domenica 30 settembre 2012

Le conseguenze dell'uscita dall'Euro della Germania e il secondo fine di Berlusconi

Berlusconi pochi giorni fa ha auspicato un'uscita dall'Euro della Germania. Quale potrebbe essere lo scenario se ciò accadesse? Vi è un ipotetico secondo fine dello stesso Berlusconi?

Quando si governa per 8 anni su 10 un paese al collasso, il miglior modo di giustificare il proprio (vergognoso) operato è quello di dare la colpa agli altri. Prima erano i comunisti, ora l'Euro e la Germania (ma di questo ho già parlato). Dopo aver ammesso che uscire dalla moneta unica sarebbe molto difficile per l'Italia, l'ex Premier ha dichiarato che invece se fosse la Germania ad uscire (ritornando al Marco) non sarebbe un dramma.
Due domande sorgono spontanee: quali sarebbero le conseguenze economiche di un'uscita della Germania dalla moneta unica e se vi sono, da parte di Berlusconi, fini "politici personali" in ciò. Ovviamente una risposta sicura al 100% non esiste, ma si può provare ad immaginare uno scenario

Partiamo dalla prima. Il ritorno al Marco da parte della Germania avrebbe come conseguenza una svalutazione nel giro di poco tempo della moneta unica e un apprezzamento della (vecchia) nuova. Dal punto di vista della politica monetaria, cadrebbe la grande opposizione tedesca sulle richieste dei paesi deboli all'operato della BCE (tradotto: acquistare titoli di stato e stampare moneta su moneta, in stile FED), il che svaluterebbe ancora di più l'Euro. In pratica si potrebbe giungere ad uno scenario simile al ritorno alla Lira: non c'è il vecchio conio, ma le politiche monetarie sarebbero le stesse. Questo a patto che la BCE rinneghi i motivi per cui è nata: contenimento dell'inflazione e mantenimento del potere d'acquisto.

Sugli effetti di una svalutazione vi rimando all'articolo che ho scritto sul ritorno alla Lira al quale aggiungo che, come si sta verificando dopo l'annuncio del QE3 da parte della FED, gli altri paesi non stanno più a guardare (Brasile in primis): il rischio è che le nazioni "concorrenti" optino anch'esse per una svalutazione della propria moneta, il che ha l'effetto di annullare i (pochi) benefici, ma non i (molti) aspetti negativi.

Un'altra conseguenza riguarda il futuro degli altri paesi "nordici" con i conti un po' più a posto come Paesi Bassi, Finlandia, Belgio etc: onestamente non credo che accetterebbero di (de facto) tassarsi al fine di pagare gli sprechi dei loro cugini del Sud, Italia compresa. Nel giro di poco quindi, anche loro potrebbero seguire l'esempio dei tedeschi ed uscire dall'Euro. A quel punto A) non ci sarebbe nessun paese "sano" a garantire la moneta unica, B) avrebbe ancora senso la BCE? C) che fine faranno gli stati del Sud con i loro debiti?

Veniamo ora alla seconda domanda (che completa comunque la prima): Berlusconi in tutto ciò cosa ci guadagna? La risposta è semplice: se la BCE agisse come la vecchia Banca D'Italia, lui potrebbe continuare con le sue politiche di spesa pubblica inutile, senza riformare il paese e continuando a mantenere i privilegi suoi e dei suoi parenti/amici.
Certamente ciò non durerà molto: l'effetto positivo della svalutazione vale solo per il breve periodo e senza le riforme strutturali necessarie in poco tempo ci ritroveremo nella stessa condizione, se non peggio (proprio ciò che sta accadendo all'Argentina).

Se vogliamo vedere la luce alla fine del tunnel e recuperare altra credibilità internazionale, il primo passo è di liberarci (politicamente s'intende) di personaggi come Silvio Berlusconi.

sabato 29 settembre 2012

I partiti stanno "pagando" la campagna elettorale a Grillo

Le ultime vicende che coinvolgono i partiti probabilmente aumenteranno i consensi al comico e al 5 Stelle. Gratuitamente.

Non solo "Laziogate": ora le indagini si sono spostate in Piemonte ed Emilia, senza contare poi quelle che già coinvolgono Lombardia e Puglia, per non parlare dell'ex Lombardo in Sicilia.
Curioso come il tutto sia partito all'improvviso e con una velocità assurda, quasi a sembrare che inquirenti e giornalisti, come dire, non si aspettavano di trovare uan situazione così.

Ironia a parte, a pochi mesi ormai dalle elezioni del 2013 tutte queste vicende sono un spot elettorale perfetto per l'anticasta (e non chiamatela "antipolitica" per favore) per eccellenza : Beppe Grillo e il suo M5S.

Per un movimento che non fa una campagna elettorale (a differenza degli altri) basata per lo più sugli interventi televisivi il fatto che giornali, telegiornali e programmi tv stiano focalizzando la loro attenzione sugli scandali dei partiti rivali va a tutto a suo vantaggio. La campagna elettorale in tv gliela stanno facendo gratuitamente i politici stessi con i loro comportamenti.

Grillo&company potrebbero continuare a far propaganda solo per strada e su internet: alla tv ci pensano gli avversari. E meglio di così non potrebbero farla.

giovedì 27 settembre 2012

La tragedia non è l'Euro, ma Berlusconi

Il barzellettiere di Arcore ci ricasca e ne spara un'altra. Prima era colpa dei comunisti, poi degli speculatori, poi dei tedeschi, ora dell'Euro.

Le colpe del declino italiano sono di molte persone. A mio modestissimo avviso, bisogna partire dagli anni '80, con politiche adottate dalla DC, con Craxi, con chi li ha lasciati fare, li ha votati; finita la Prima Repubblica, inizia la seconda, dominata dalla sinistra negli anni '90 e da Berlusconi nel primo decennio del nuovo secolo. Tralasciando un attimo il periodo pre 2001, analizziamo l'Italia nell'era di Silvio Berlusconi e dell'Euro.
Di questo avevo già scritto tempo fa, ma ricordare è sempre un bene, soprattutto quando il Pinocchio a cui crescono i capelli al posto del naso apre la bocca. Copio e incollo dal mio articolo "Non siamo vittime dell'Euro":

Negli ultimi tempi va di moda guardare lo spread fra BTP e BUND (anche qui su Rebel l'ho fatto più volte) il quale funge un po' da misuratore dello stato di rischio di default italiano percepito dal mercato.

Ho trovato un articolo del 9/6/05 su Lavoce (titolo: "Lo Spread Btp-Bund in tempi di Euro") il quale mostra quale sia stato il ruolo della moneta unica in questo contesto. Lo si vede bene dal grafico:

Cito testualmente (grassetti miei):

Con l’entrata nell’euro, il rischio di cambio è totalmente scomparso per l’Italia relativamente alla Germania. Con la scomparsa del rischio di cambio, anche il rischio di default si è drasticamente ridotto e i differenziali di interesse tra Italia e Germania sono passati da una media di 452 punti base (con una varianza di 122 punti base) nel periodo 1990-1996 a una media di 24 punti base (con una varianza di 10 punti base) nel periodo 1999-2005 (vedi figura 1).
Un bel risparmio per i contribuenti italiani, se si pensa che 100 punti base di costo di finanziamento del debito equivalgono a circa 13 miliardi di euro all’anno.
Capito?
Aggiungo un'altra cosa: per anni abbiamo avuto la concreta possibilità di risparmiare spesa pubblica avendo meno interessi da pagare e non lo abbiamo fatto. Guardiamo infatti il grafico dell'avanzo primario:
Negli anni in cui lo spread si riduceva, anche l'avanzo primario seguiva il trend. Ricordo che l'avanzo primario esclude il pagamento degli interessi sul debito, quindi mentre questi diminuivano in maniera sostanziale, lo stato (Berlusconi soprattutto) ha approfittato di questo nel modo sbagliato, aumentando la spesa invece di diminuirla cercando di mettere veramente in ordine i conti.



Questo è stato il grande sbaglio e per questo dico che non siamo vittime dell'Euro ma di chi ci governa. Loro sono i responsabili. E loro dovranno pagare per questo. E' ora di cacciarli una volta per tutte.

Mandatelo a Berlusconi e ai beoni che credono a tutto ciò che dice (ancora troppo numerosi).

@RebelEkonomist
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mercoledì 26 settembre 2012

Cittadino onesto: controllo con il redditometro. Partito ladro: no controllo bilancio esterno

Quando si dice: la giustizia in Italia

Fonte immagine
Il nuovo redditometro potrebbe essere attivo da novembre. Il software destinato a “controllare” il tenore di vita degli italiani è stato messo a punto dalla Sose e dall’Agenzia delle Entrate, sentendo i pareri delle associazioni di categoria e dei sindacati. Lo strumento sarà applicato al primo periodo d’imposta assoggettato alla nova procedura di accertamento sintetico, il 2009. Questa retroattività preoccupa i contribuenti, in merito l’Agenzia delle Entrate potrebbe adottare un atteggiamento più morbido per le annualità più remote e più severo per quelle più attuali. (fonte)

Qui potrete trovare maggiori dettagli sul nuovo redditometro che, in estremissima sintesi, si traduce in un: spendi quindi guadagni.
La principale novità rispetto a ciò che avveniva prima è che il redditometro non guarda piu’ i singoli beni posseduti come ad esempio la barca, la seconda casa, la moto, l'automobile etc etc ma controlla (si può dire spia?) cosa il cittadino contribuente spende. E' a tutti gli effetti un controllo sulle spese.
Possiamo chiamarlo un controllo sulle uscite del bilancio dell'impresa cittadino single/famiglia?

Questa misura è stata approvata dai politici, gli stessi che poche settimane fa hanno votato contro la proposta di adottare controlli sui bilanci dei partiti eseguiti da società esterne (per fortuna reintrodotto dalla Giunta per il Regolamento)

Due pesi due misure quindi: controlli di spesa ai cittadini, mentre nessuno ai partiti LADRI. Quando si dice giustizia all'italiana..

martedì 25 settembre 2012

Il nuovo Huffington Post parte dal vecchio Berlusconi

Berlusconi è più vivo che mai, e lo si vede dall'apertura dell'Huffington Post Italia 

"Un nuovo media per un nuovo mondo", così titola l'articolo di apertura Lucia Annunziata, direttore de "L'Huffington Post". Se il media e il mondo sono nuovi, non lo è putroppo il protagonista in prima pagina: Silvio Berlusconi.

L'apertura "Scoop" è proprio un'intervista all'ex Premier ("Io, Silvio") che si racconta ad Alessandro De Angelis. Questa è una scelta giornalistica ed economica che chiaramente fa capire come, purtroppo, quello che sembrava "passato politico" in questo paese tenda, pochi mesi dopo, a tornare presente, se non addirittura "futuro politico".

Far partire un nuovo media/giornale online con il vecchio Berlusconi a mio parere è una contraddizione, anche molto pericolosa: il nuovo che parte e racconta il vecchio, il quale tanti danni ha fatto a questo paese, rischia di ringiovanirlo, di trasformarlo in qualche cosa di attuale. Siccome poi la memoria è corta, il rischio è quello di far dimentacare alla gente ciò che è stato, in favore di fantomatiche proposte politiche presenti e future che, se ci ricordassimo proprio di quel passato, sapremmo essere solo bugie.

Avrei, per questi motivi, preferitoche la prima pagina del primo giorno di vita de "L'Huffington Post" made in Italy fosse su un soggetto di prospettiva, del presente e del futuro, non del buio passato.


PS: detto ciò, il progetto ovviamente mi piace (viste anche le precedenti esperienze all'estero). L'intervista a Berlusconi poteva essere fatta, ma non come articolo di lancio di un nuovo media. La mia critica è solo su questa scelta editoriale.

lunedì 24 settembre 2012

I laziali invochino in piazza le dimissioni della Polverini

Dopo lo scandalo, nonostante lo scandalo, Renata Polverini non si dimette da Presidente della Regione Lazio. Se non lo fa lei, tocca ai cittadini muoversi per far fuori (politicamente) la giunta del PdL.

"Altro che Polverini, è un polverone": questo è ciò che scrivevo 2 giorni fa. Lo scandalo che ha colpito la giunta regionale del Lazio ha fatto tremare le fondamenta del PdL.
Trovo curioso che i due partiti che vinsero le elezioni 2008 (PdL e Lega) siano uno dopo l'altro stati investiti da continui scandali (ricordo che il PdL ha anche Formigoni, Governatore della Lombardia indagato). Questa volta pensavo che andasse in maniera diversa e che il polverone potesse spazzar via tutta la giunta, presidente compreso. Renata Polverini più volte mi ha fatto sperare nelle sue dimissioni ma si sa, il denaro vince sempre, anche sulla dignità, quindi ha deciso di rimanere attaccata alla poltrona.

Mi rivolgo quindi ai cittadini del Lazio: fatela dimettere voi, scendendo in piazza a protestare! Non potete accettare un consiglio regionale con un presidente di questo tipo. La "rivoluzione" parte anche da qui: protestate ed invocate (civilmente s'intende) le sue dimissioni. Deve andarsene assieme a tutti i consiglieri, di modo che sarete voi a decidere con elezioni anticipate il nuovo consiglio che vi governerà. E vi prego, questa volta sceglietevelo bene.

 


PS: per fortuna, dopo l'ennesima furbata, si è dimessa



sabato 22 settembre 2012

Volete sapere perchè Renata Polverini non si è dimessa?

Perchè ha il conto corrente in rosso.

In molti se le aspettavano, ma alla fine non sono arrivate. Renata Polverini non si dimette, nonostante gli scandali, nonostante le sue dichiarazioni in cui sembrava di voler lasciare.
In molti si sono chiesti il perchè non abbia rassegnato le dimissioni (cosa che in un qualsiasi paese normale un politico avrebbe fatto, anche per molto meno). La spiegazione ufficiosa data dalla Polverini è stata:

"Io non so se ho preso la decisione giusta ma alla fine ho deciso di rimanere perchè oltre al sostegno della mia maggioranza tante persone mi hanno detto di continuare."

La verità è, a mio parere, un'altra e di carattere economico: i consiglieri del Lazio sono fra i più pagati d'Italia, con una retribuzione netta mensile di 11.250€, più bonus per presidente (1.536€) e vice (1.024€) di ogni gruppo.


Capite ora il perchè delle sue non dimissioni? Altro che il sostegno della maggioranza, le persone che le han detto di continuare, quelle sono balle. Se la Polverini si dimettesse, rinuncerebbe a quella grossa cifra! E siccome, cara Renata, il suo conto corrente è sempre in rosso, quei soldi li ha bisogno non è vero?



venerdì 21 settembre 2012

Stato solidale...ma solo con qualcuno, a patto che faccia rumore

La vicenda Sulcis-Alcoa occupa ancora le prime pagine dei giornali. Non si sa ancora se la chiusura degli impianti verrà effettivamente posticipata, non si sa se effettivamente ci siano dei compratori e, soprattutto, che condizioni vogliano. Intanto lo Stato e l'opinione pubblica fa finta di dimenticarsi di tutte le altre imprese in difficoltà

Le condizioni sono un punto fondamentale: se gli impianti Alcoa sono fuori mercato, se la miniera Sulcis è fuori mercato (e quella lo è da minimo 80 anni), perchè mai un privato dovrebbe rischiare tantissimi soldi quando il guadagno atteso, viste le condizioni attuali, non coprirebbe i costi?

Ripercorrendo la storia, notiamo che lo Stato è sempre intervenuto per mantenere in vita queste due aziende che, a mio parere, dovevano chiudere anni e anni fa: sarebbe stato economicamente più conveniente per lo Stato, per i cittadini e per gli stessi lavoratori.
Partiamo dalla Sulcis: leggendo il suo passato si scopre che la miniera è entrata subito in crisi ad inizio '900 e dal 1971 è un susseguirsi di sussidi statali per tenerla aperta. Nel 1993 sembrava tutto finito ma un decreto dell'anno successivo riapre la miniera per dare lavoro ai minatori. Essendo però sempre anti economica ricominciano i sussidi, 420 miliardi di lire, che poi risultano NON ESSERE SUFFICIENTI. Quindi si obbligò l'Enel a comprare per otto anni l’elettricità del Sulcis a 160 lire per kwh, quando il costo medio di produzione dell’Ente è di 72 lire (quindi meno della metà). Indovinate un po' chi ha pagato tutto ciò? Ma noi consumatori ovviamente!
Qui si ferma il racconto, ma ovviamente non è finita: dal 1996 ad oggi le miniere Sulcis sono costate 600 milioni di euro! Senza contare i 200 necessari ora e non si sa per quanti anni.
La Carbosulcis è una società che ha chiuso il 2011 in perdita per 25 milioni di euro, nonostante i 35 milioni di finanziamenti pubblici! Vi pare normale una cosa del genere?

Per quanto riguarda Alcoa è la stessa cosa:Calcolando anche gli anni successivi sarà il ministro Sacconi a parlare di un miliardo di euro di aiuti. Per i dieci anni precedenti si possono così stimare circa 2 miliardi. Alcoa, quindi, per produrre alluminio in Italia ha usufruito di un sostegno dallo Stato di circa tre miliardi.

Mi viene ovviamente da pensare che il gioco sia su quanti soldi di sussidi lo Stato sia disposto a dare negli anni all'azienda X interessata, i quali si tradurranno in costi maggiori nelle nostre bollette cari cittadini.

Ma oggi voglio lanciare una provocazione: questi soldi servirebbero, de facto, far mantenere il posto di lavoro ad operai e minatori si S&A.
In Italia ogni giorno aziende chiudono, falliscono, lasciano a casa dipendenti. I dati parlano chiaro:
Dal 2009 al 2012 il trend dei fallimenti nella penisola mostra un evidente e costante aumento: dalle 2.202 chiusure registrate nel primo trimestre 2009, infatti, si e' passati ai 2.825 casi del primo trimestre 2010, ai 2.988 del primo trimestre 2011, fino ai 3.001 rilevati al 31 marzo scorso. Dall' 1 gennaio 2009 alla rilevazione attuale in Italia sono state complessivamente 35.839 le imprese che hanno portato i libri in Tribunale dichiarando fallimento. I fallimenti si sono concentrati principalmente nelle aree della penisola a maggior vocazione imprenditoriale.
Solo nel primo trimestre del 2012, la media è stata di 33 fallimenti AL GIORNO! Quanti posti di lavoro si sono persi?
Perchè a loro lo Stato non da nulla? Magari queste sono aziende in difficoltà solo dall'inizio della crisi (prima erano virtuose), magari devono chiudere perchè hanno crediti milionari verso lo stesso Stato, il quale non paga.
Nel 2009 Bankitalia ha quantizzato in 64 miliardi l'ammontare totale dei crediti che le imprese (100.000 secondo le stime) vantano nei confronti dello Stato (di cui la maggior parte verso Regioni e Comuni), il che vuol dire avere un debito medio di 640.000 euro ad impresa. Ci stupiamo poi se ogni giorno aziende falliscono o lasciano a casa dipendenti? Tra l’altro, le tasse però, quelle imprese le devono pagare lo stesso, il che porta ad una situazione tragicomica tipicamente italiana.
Non sarebbe meglio, al posto di sussidiare aziende fuori mercato (per nondire morte) come Sulcis-Alcoa&company iniziare a pagare i debiti verso le imprese appena citate sopra? Si salverebbero in quel modo numerosissimi posti di lavoro con soldi che spettano a loro di diritto, e non per applicare teorie economiche di dubbia valenza ed efficacia.

Che differenza c'è fra quei dipendenti e quelli sardi? Perchè i primi no e gli altri sì? Forse perché fanno meno rumore? Oppure portano meno voti alle elezioni?

giovedì 20 settembre 2012

Altro che Polverini, è un polverone!

La casta, la casta e ancora la casta: ma quando vi stancherete di votare questi pseudo politici?


Ennesimo scandalo "economico" che colpisce un partito italiano: dopo la Margherita, dopo la Lega Nord, ora tocca al PDL, in particolare al gruppo in Regione Lazio con a capo Renata Polverini.

I dettagli li potete trovare in qualsiasi telegiornale, giornale, sito quindi non sto qui a ripetere tutta la storia. Vorrei solo invitare tutti gli elettori che hanno votato questi signorotti a farsi un esame di coscienza, serio però.

Il cambiamento in meglio di questo paese inizierà l'anno prossimo, dopo le elezioni politiche, forse le più importanti degli ultimi 20 anni. Sarete voi a decidere chi ci governerà, se questa gentaccia qui oppure qualcuno di nuovo.

Negli ultimi mesi avete avuto prova reale di ciò che la casta politica italiana, ad ogni livello (non solo a Roma ma anche nelle Regioni e all'interno degli stessi partiti), realmente è: un branco di incapaci, di dubbia moralità ed inclini alla corruzione.
Voi mi direte che non tutti sono così: questo è vero, ma queste persone se le sono scelte loro e i "buoni" non hanno mai (o quasi mai) alzato la voce.

Non sapere è sinonimo di incapacità (chi mai voterebbe un politico/capogruppo per governare un paese sul filo del collasso che non sa ciò che fanno/rubato i suoi alleati all'interno del suo partito?), sapere e non parlare beh...non c'è neanche bisogno che lo spieghi.

L'ultimo scandalo riguardante è la riprova della necessità di cambiare totalmente i pessimi attori della politica italiana.

Altro che Polverini, questo è un polverone. Speriamo sia la volta buona per spazzarli via tutti.


martedì 18 settembre 2012

I dati sulla realtà Fiat per iniziare a discutere sul futuro del Lingotto

I numeri sono alla base delle decisioni di ogni azienda. Analizziamo quelli della Fiat per provare a capire il perchè di certe dichiarazioni

Fiat di nuovo al centro dell'informazione italiana in seguito alle dichiarazioni senza peli sulla lingua di Diego Della Valle contro l'amministratore delegato Sergio Marchionne e del presidente John Elkann dopo il passo indietro su Fabbrica Italia.

Senza (per ora) entrare nel merito di chi abbia torto o ragione, voglio solamente fornire qualche dato proprio sulla casa automobilistica perchè è da quelli che partono poi tutte le valutazioni economiche.

Senza andare a cercare lontano, "IlSole24Ore" ne fornisce alcuni molto importanti:

la fabbrica gioiello polacca di Tychy con i suoi circa 6mila addetti nel 2011 ha prodotto da sola quasi 468mila vetture, ossia poco meno delle 472mila vetture sfornate da cinque impianti italiani con oltre 24mila operai (per l'anno scorso sono da calcolare anche le ultime 37mila auto assemblate a Termini Imerese prima della chiusura).
Ma è in Brasile, dove Fiat è market leader come in Italia, che i numeri del confronto si fanno incredibili: nell'impianto di Betim - nella regione di Belo Horizonte - Fiat l'anno scorso ha prodotto 745mila veicoli (quasi il 60% più che in Italia) con 15.374 dipendenti diretti (il 62,5% in meno che in Italia) più 8.200 dell'indotto, per un totale di 23.500 addetti complessivi.

Numeri da far paura per quanto riguarda l'Italia. Il primo problema è qui: la produttività per operaio è bassa, troppo bassa nel nostro paese rispetto ai colleghi esteri. Se poi a questo aggiungiamo:

record storico di produzione e vendite in Brasile, con oltre 98mila immatricolazioni: in un solo mese più di un terzo di quanto venduto in Italia in due quadrimestri.
Qui si produce meno e allo stesso tempo il mercato acquista meno.

Ultimo dato, i guadagni/perdite del gruppo:

“Io mi impegno – afferma Marchionne – ma non da solo. Ci vuole un impegno dell’Italia. La mia parte la faccio, guadagnando quest’anno 3 miliardi e mezzo a livello operativo, netti di quasi 700 milioni di perdite nel nostro Paese”. (da Il Fatto Quotidiano)
E' doversono notare, guardando i dati comunicati a fine luglio 2012, che la maggior parte di quei 3 miliardi e mezzo detti da Marchionne verranno da Chrysler:

Il consiglio di ammnistrazione di Fiat di oggi ha approvato la semestrale che vede Fiat raddoppiare l’utile operativo nel secondo trimestre 2012 grazie agli ottimi risultati di Chrysler che compensano le grandi difficoltà sul mercato europeo. [...]
E’ stata Chrysler a fornire  gli utili del gruppo grazie a un utile operativo di 866 milioni, su 1 miliardo per l’intero gruppo. La crescita di Chrysler porta a un sempre maggior peso degli Usa nei risultati per area geografica: il Nordamerica ha contribuito infatti con quasi 11 miliardi di fatturato, più del 50%, contro i 4,9 dell’Europa e i 2,6 dell’America Latina. [...]
Esclusa Chrysler, c’è una perdita di 246 milioni di euro rispetto all’utile di 1.380 milioni di euro del secondo trimestre 2011

 Questi sono i numeri. Da qui si deve iniziare a discutere. Il resto è noia.

domenica 16 settembre 2012

Quando aumentare la spesa pubblica è giusto (per comprendere quando è da tagliare)

La spesa pubblica non sempre è un male. Ci sono molti casi in cui è nesessaria per lanciare la crescita di un paese. Eccone alcuni esempi


In questi mesi avete sentito parlare numerosissimi economisti parlare della necessità di tagliare la spesa pubblica. Accanto a loro anche io nel mio piccol(issim)o ho cercato di far passare questo messaggio ai miei lettori. Ridurre la spesa pubblica è l'unica via che l'Italia ha per diminuire le tasse e ricominciare a crescere.

Ci sono però economisti e politici che la pensano in maniera diversa: tagliare la spesa metterebbe ancora più in ginocchio il paese, meglio invece stimolare l'economia aumentandola.

Dire che è un'eresia è sbagliato: è vero che aumentare la spesa pubblica stimola la crescita. Non è però detto che ciò accada sempre e l'Italia ne è un esempio.

Se siete interessati alle curve, oltre alla ben nota "Curva di Laffer" che riguarda la tassazione (di cui ho discusso nell'articolo precedente) vi è un'altra curva, meno famosa che invece si occupa proprio della spesa pubblica: la "Curva di Armey":



Come si vede dal grafico, essa afferma che quando la Government Size (Dimensione del governo nell'economia, aka la spesa pubblica) supera un certo valora, la crescita economuica diminuisce. Come per la Curva di Laffer, non si sa in quale valore si verifichi il picco massimo quindi bisogna valutare caso per caso.
Guardando ai paesi OCSE, la tesi sostenuta da Armey è corretta: quando la spesa pubblica è bassa, un aumento della stessa stimolerebbe la crescita economica, viceversa quando è alta la crescita sarebbe rallentata/diminuirebbe.
I motivi sono molteplici:

  1. La spesa pubblica deve essere finanziata: più è alta più lo Stato o deve aumentare le tasse (e si ritorna a Laffer) oppure deve indebitarsi. Un maggior indebitamento equivale a maggior interessi da rimborsare i quali aumentano la stessa spesa pubblica
  2. Corruzione: qui l'Italia ne è l'esempio vivente: una spesa pubblica elevata favorisce la corruzione e il clientelismo
  3. Fini elettorali: quanti politici hanno promesso assunzioni in caso di elezione? Quei lavoratori lì devono essere pagati, anche se svolgono un lavoro inutile per la società
  4. Inefficienze: sono un po' il risultato dei due punit precedenti, a cui dobbiamo aggiungere tutta la spesa sostenuta per mantenere in vita attività fuori mercato o che si sarebbero verificate anche senza l'intervento statale. E' il caso dei sussidi alle imprese.

Quando allora è giusto aumentarla? Quando mancano i servizi. La spesa pubblica aiuta la crescita quando è utilizzata per creare o migliorare servizi realmente utili a tutti come ad esempio: costruzione di strade, linee ferroviarie, rete internet etc etc che siano necessarie, e non per aiutare l'impresa dell'amico/parente.
In Italia la spesa pubblica ha notevolmente incrementato la crescita quando lo Stato ha costruito tutte quelle cose ove mancavano. Lì si è visto il famoso "Moltiplicatore Keynesiano" (tanto usato per giustificare l'aumento della spesa statale).
Oggi, visti i punti 1-2-3-4, del moltiplicatore manco l'ombra. Se spendo soldi per scavare e chiudere buche, mi dite come faccio a crescere?

La spesa in Italia è molto alta, troppo se consideriamo il livello dei servizi (specialmente in alcune zone). Siamo in piena fase discendente della curva di Armey da anni. In conclusione, aumentarla non porterebbe nuova crescita, anzi, farebbe solo danni. La soluzione è individuare i punti 2-3-4 e tagliare: le risorse guadagnate serviranno a ridurre il debito e tagliare la tassazione (in primis sul lavoro e sui redditi). Così, si cresce.




Favia farebbe bene ad abbandonare il M5S

Spunta un'ipotesi di scissione nel Movimento 5 Stelle da parte di Favia e dei suoi sostenitori. 

La corrente di Favia invece esiste. Il consigliere regionale deve solo prenderla in mano, darle una voce, plasmarle una forma. In tanti sottolineano come, dopo il comunicato della sfiducia di Grillo ("Io non caccio nessuno, ma Giovanni Favia non ha più la mia fiducia"), i commenti più votati, in fondo, stavano dalla sua parte. E la scelta (quella tra il ritirarsi alzando le mani e occuparsi della sua salute, dello choc post fuori onda oppure gettarsi nella mischia) in fondo è già fatta.
Chi è vicino al ribelle assicura che ormai "Giovanni ha deciso di abbandonare i nani e le ballerine, di lasciare i cortigiani di Grillo al loro destino, e di giocarsi la partita più importante". Ormai, la riconciliazione con il guru sembra impossibile (fonte: Repubblica)

Non so se sia la scelta vincente, ma di sicuro è quella giusta: se i militanti del 5 Stelle, dopo tutto quello che è uscito, vogliono continuare a credere alla favola del "1 vale 1", bene fa Favia (e i suoi sostenitori/militanti "contro" Grillo) ad andarsene, proprio come il sottoscritto ha suggerito nel suo video.
Avrei auspicato personalmente ad un distaccamento del Movimento 5 Stelle tutto da Grillo e Casaleggio, però non si può avere tutto dalla vita. Vediamo gli sviluppi. Certo è che se davvero questa scissione avverrà, la corsa alle elezioni del 2013 non parte bene.


PS: Non è che Favia mi legge?

sabato 15 settembre 2012

Basta alla censura del web legalizzata: sciopero degli utenti OkNotizie contro le nuove regole

Comunico l'adesione allo sciopero fino a lunedì degli utenti OkNotizie per le nuove regole che minano la libertà dei bloggers sul maggior aggregatorie di notizie in Italia. Basta alla censura legalizzata.

ATTENZIONE. LEGGERE E CONDIVIDERE 

Sull'aggregatore di notizie "OkNotizie", il più importante in Italia, è in corso una vera e propria rivolta degli utenti che si sentono minacciati dalle nuove regole, fra cui una in particolare apparsa sotto forma di avviso: "Al momento limitatevi quindi a postare contenuti che siano unicamente Notizie, ovvero che riportino fatti o accadimenti da poco avvenuti o che stanno per avvenire nel brev e termine." "Fatti o accadimenti", quindi le opinioni di un blogger come me teoricamente sono escluse. Starà quindi agli amministratori decidere quali notizie sono accettabili e quali no. I voti degli utenti conteranno quindi poco o nulla. Dopo l'esperienza con TzeTze (bannato e censurato per aver scritto due articoli in cui facevo una piccola critica a Grillo) questo nuovo modo di amministrare OkNotizie mi fa temere che molti bloggers vengano esclusi. Ciò comporta un danno sia dal punto di vista di traffico verso il Blog sia, di conseguenza, dal punto di vista prettamente economico.
Questa è, a mio avviso, una forma di censura verso le opinioni di utenti e bloggers legalizzata.

Dato tutto ciò, confermo la mia adesione allo sciopero degli utenti di OkNotizie, non visitando, votando, condividendo alcuna notizie sull'aggregatore di notizie dalla giornata di venerdì 14 a lunedì 17.

Basta alla censura del web legalizzata


venerdì 14 settembre 2012

Quando più tasse (demagogiche) portano meno gettito

Aumentare la pressione fiscale non vuol dire necessariamente aumentare il gettito fiscale. Soprattutto quando le tasse sono demagogiche.


La via intrapresa da Monti per il risanamento del paese è stata quella dell'aumentare la pressione fiscale o, detto più terra a terra, tassare di più. Mettendo più tasse, lo Stato aumenta il gettito fiscale (le sue entrate), in questo modo tappa i buchi di bilancio creati in questi anni.

Se da una parte questa è una delle strade percorribili per raggiungere l'obiettivo, dall'altro il tassare "a go go" non porta sempre ai risultati sperati, divenendo inutile se non dannoso, oltre ai tassati, anche al tassante, ovvero lo Stato.

Per chi studia economia, nulla di nuovo sotto il sole. Già a suo tempo Laffer lo aveva spiegato con la famosa "Curva di Laffer": con tasse pari allo 0% e al 100% il gettito fiscale è nullo (se non mi tassi niente non guadagni, se mi tassi tutto io non produco più e di conseguenza il tuo guadagno è zero). Nel mezzo il gettito varia in base a livello di tassazione. Dove vi sia il picco t*, in cui dato quel livello di tasse il gettito fiscale è massimo, non è dato saperlo.
Quel modello è molto semplice, però da l'idea di come funzionano le cose in generale.

Come detto Monti ha scelto la via della tassazione e alcune di queste sono anche state accettate dal popolo, come le tasse sui beni di lusso. Queste sono tasse tipicamente demagogiche che piacciono molto alla maggior parte della gente ma in realtà non è detto che diano un vantaggio alla collettività, anzi.

Prendiamo il caso della tassa sulle barche. Cito da un articolo:

Il vero fallimento, com’era prevedibile, si è rivelato essere la tassa sulle imbarcazioni superiori ai 10 metri di lunghezza: il gettito previsto era di ben 155 milioni, il gettito ottenuto corrisponde invece alla somma di 23 milioni. Il 14% di quanto auspicato dai “tecnici”. In compenso, la riduzione dei consumi presso le località marittime e portuali ha determinato un minore introito stimato in circa 700 milioni di euro. Un vero danno per esercenti, albergatori e località turistiche. 
La tassa sulle imbarcazioni ha portato 23 milioni di euro (sui 155 previsti) facendo danni per 700 milioni. L'articolo sottolinea giustamente il fanno per esercenti, albergatori e località turistiche, i quali avranno magari ridotto il personale e le proprie spese, ma si dimentica di un altro soggetto che ha perso molti soldi, indovinate un po' chi è.

Se state pensando allo Stato, la risposta è esatta. Sì perchè 700 milioni erano tassati! Contando solo l'Iva, il danno erariale è stimato in più di 100 milioni di euro! Senza contare le future minor spese di quelli danneggiati e magari qualche cassa integrazione derivante dai licenziamenti (ripeto: date quelle cifre, qualcuno credo che a casa sia stato lasciato). Un fallimento totale insomma.

Diffidare, diffidare sempre dalle soluzioni populiste. Il più delle volte, chi ci rimette è la società tutta.




mercoledì 12 settembre 2012

Una proposta per alleggerire gli zaini di scuola

Primo giorno di scuola. Rimpiango un po' quel momento pieno di emozioni in cui inizi un nuovo anno, magari in una nuova scuola e con nuovi compagni di classe. C'è però una cosa che in assoluto non rimpiango ed è giunto il momento di provare a risolverla con una proposta concreta.

Da oggi vedremo ondate di bambini e ragazzi più o meno grandi sfilare per strada, ognuno con pensieri diversi, con preoccupazioni diverse (chi per l'interrogazione, chi per il compito in classe) ma tutti hanno in comune una cosa: zaini più pesanti di loro.

Se gli studenti delle superiori possono sopportare un peso anche elevato, la cosa non si può dire per i bambini di elementarie e medie.Abitando davanti ad una scuola elementare e alla fermata del pulman di medie e superiori vedere nel 2012 bambini di 7-8 anni piegati dal peso dei libri mi sembra alquanto ridicolo.

Cosa si può fare? Un'ottima soluzione sarebbe quella di far acquistare i libri non più in formato cartaceo ma digitale (studiando sul tablet): il risparmio derivante il minor prezzo degli stessi andrebbe a coprire il costo del tablet.
Capisco però che per molti non andrebbe bene far usare un tablet al proprio figlio di 7-8 anni, così come gli insegnati e i professori (in Italia) non vedano di buon occhio la tecnologia (già in università mi guardano storto quando prendevo appunti con il pc), senza contare tutto il giro che c'è dietro ai libri.

Una soluzione al momento più realistica è quella di mettere degli armadietti "USA Style" in una stanza apposita (o se manca nei corridoi o nelle stesse aule) in cui gli studenti possono depositare i libri e i vari accessori, in questo modo porterebbero a casa solo quelli necessari allo studio e ai compiti alleggerendo gli zaini.

La scusa del "mancano i soldi" non regge: l'uso dell'armadietto, essendo in prestito, viene pagato da ogni alunno con una tassa di affitto annuale. Io pensavo dai 5 ai 10 euro all'anno in base alla dimensione degli stessi, ma su questa poi ogni scuola deciderà insieme ai rappresentanti dei genitori.

Non pare nulla di impossibile, anzi! Molto semplice, che aiuterà gli stessi alunni a responsabilizzarsi verso il loro piccolo angolo scolastico personale.





martedì 11 settembre 2012

Casini, sarebbero queste le persone perbene ed esterne alla politica?

Casini e la sua idea di offerta politica composta da persone perbene

Poco tempo fa sul blog Perle Parlamentari (che vi consiglio di seguire) ho segnalato una dichiarazione di Casini che mi fece molto sorridere (del tipo "Ma se fosse davvero così tu saresti escluso a priori"). Copio una parte:

"Noi riteniamo sia giusto presentare un’offerta politica composta da persone perbene, che credono importante continuare lo spirito del governo Monti, e da tante personalità oggi esterne alla politica"
Nel post ho chiesto ironicamente a Casini se anche il suo amico Cuffaro sia da considerare "persona perbene". Oltre a lui però ci sono diversi personaggio da aggiungere alla lista, segnalati da Alessandro Gilioli sul suo blog "Piovono Rane":

Dunque, in prima fila ad applaudire Casini, ieri a Chianciano, c’erano:
Beppe Pisanu, l’ex dc di lunghissimo corso costretto dimettersi dal governo nell’83 per i suoi rapporti con la P2, poi dal 1994 ininterrottamente con Berlusconi.
Daniela Melchiorre, una che a soli 42 anni è già passata dalla Margherita al Pdl, poi dal Pdl all’opposizione per ritornare poco dopo con Berlusconi e poi di nuovo contro.
Stefania Craxi, la più orgogliosa erede del padre morto latitante, con Forza Italia dal 2006, poi sottosegretario con Berlusconi, che ha abbandonato appena caduto l’ultimo governo del Cavaliere.
Renata Polverini, l’ex sindacalista missina eletta nel Lazio con l’appoggio decisivo di Storace, quella che abitava in una casa dell’Ater all’Aventino senza averne ovviamente i requisiti di reddito.
Gustavo Selva e va beh, non c’è bisogno di aggiungere niente su Gustavo Selva.

 Proprio persone perbene ed esterne alla politica.

Ripeto per l'ennesima volta: Casini alias "Gli altri fanno schifo ma io so peggio"


lunedì 10 settembre 2012

Alcoa e Sulcis dovevano essere chiuse anni fa

Si sta svolgendo a Roma corteo degli operai Sulcis e Alcola per evitare la chiusura e quindi il licenziamento. Seppur sia vicino e comprenda le richieste dei lavoratori, S&A sono fuori mercato e da chiudere. Anzi, dovevano essere chiuse già da anni.

Della questione (in particolare della Sulcis e dei minatori) ho già parlato qualche giorno fa, ma il discorso si può estendere anche all'Alcoa: entrambi sono antieconomici, fuori mercato e quindi da chiudere. C'è poco da fare. E' crudele dirlo così, però è la verità e chi dice il contrario mente sapendo di mentire, illudendo tutti quei lavoratori che rischiano il posto.

Partiamo dalla Sulcis: leggendo la storia si scopre che la miniera è entrata subito in crisi ad inizio '900 e dal 1971 è un susseguirsi di sussidi statali per tenerla aperta. Nel 1993 sembrava tutto finito ma un decreto dell'anno successivo riapre la miniera per dare lavoro ai minatori. Essendo però sempre anti economica ricominciano i sussidi, 420 miliardi di lire, che poi risultano NON ESSERE SUFFICIENTI. Quindi si obbligò l'Enel a comprare per otto anni l’elettricità del Sulcis a 160 lire per kwh, quando il costo medio di produzione dell’Ente è di 72 lire (quindi meno della metà). Indovinate un po' chi ha pagato tutto ciò? Ma noi consumatori ovviamente!
Qui si ferma il racconto, ma ovviamente non è finita: dal 1996 ad oggi le miniere Sulcis sono costate 600 milioni di euro! Senza contare i 200 necessari ora e non si sa per quanti anni.
Suvvia, la Carbosulcis è una società che ha chiuso il 2011 in perdita per 25 milioni di euro, nonostante i 35 milioni di finanziamenti pubblici! Vi pare normale una cosa del genere?

Come ho scritto, conviene molto di più pagare 1300 euro al mese i minatori per stare a casa a far niente!

Sull'Alcoa è la stessa cosa:

Calcolando anche gli anni successivi sarà il ministro Sacconi a parlare di un miliardo di euro di aiuti. Per i dieci anni precedenti si possono così stimare circa 2 miliardi. Alcoa, quindi, per produrre alluminio in Italia ha usufruito di un sostegno dallo Stato di circa tre miliardi.

Quante volte devo ripetere che sussidiare attività non economiche è uno spreco di denaro pubblico che paghiamo tutti noi! Questi lavoratori sono mantenuti da anni da noi cittadini con bollette più alte.

Se questi impianti fossero stati chiusi ai tempi, avremmo avuto i soldi per sussidiare i lavoratori disoccupati (risparmiando una marea di soldi) e in più questi lavoratori, approfittando di una situazione economica migliore di oggi, avrebbero potuto riqualificarsi trovando dei lavori migliori (perchè non mi dite che lavorare in miniera sia bello), più utili e produttivi! E noi italiani avremmo avuto anche una bolletta più leggera da pagare.

sabato 8 settembre 2012

La norma anti-slot machines non sarebbe stata del tutto inutile fatta in questo modo

Una norma in fondo non del tutto inutile, se fosse stata così


Sembrava destinata a scomparire, invece la norma anti-slot machines è riapparsa nel decreto sanità con una modifica: non più 500 metri, ma 200 metri di distanza da scuole, ospedali e luoghi di culto.

Ammetto che quando si iniziava a vociferare di questa possibilità, nei vari commenti su Facebook l'avevo criticata bollandola come "Inutile idiozia" (o qualcosa di simile). Cosa cambiava fare 500 metri in più? Assolutamente nulla.

In realtà qualcosina cambia: nei vari paesini (praticamente tutti quelli intorno a me, compreso il mio), le macchinette da gioco sono tutte dentro nei famosi 500 metri di limite e probabilmente anche nei 200, quindi se fosse passato quel decreto, in nessuno di questi bar di paese ci sarebbero state queste macchinette mangia soldi per dementi (sì perchè se ci giochi caro mio sei un demente).

Il problema qual è? Il provvedimento vale solo per le nuove concessioni: sono esenti quindi tutte quelle già operative.

Capite che, data la quantità, la cosa è davvero totalmente inutile.

Se invece si fossero mantenuti i 500 metri e questi sarebbero valsi per tutte le macchinette (anche quelle del poker/giochi di carte varie), slot machines etc varie qui in zona non ne avremmo avuta nemmeno una perchè tutte quelle operative sarebbero state fuorilegge con realitivi benefici per i gonzi che quotidianamente ci infilano euro per giocare (per poi piangere perchè non arrivano a fine mese).

E' un peccato. Sarebbe stato un primo passo importante per far risparmiare soldi ai cittadini (soldi che avrebbero speso in altri modi più intelligenti e convenienti anche all'economia, visto che dalle macchinette lo Stato non becca un quattrino). L'ennesima occasione mancata.

giovedì 6 settembre 2012

A Piazzapulita Favia denuncia la non democrazia e la censura nel M5S. Io non sono stupito

Casaleggio, Grillo e la mancanza di democrazia nel 5 Stelle: chi mi segue sa bene che queste cose le dico da tempo

Avrete capito che non sono il più grande fan del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo per i motivi che più volte ho esposto su queste pagine. A dar manforte a ciò che vado sostenendo da tempo ci ha pensato Giovanni Favia, esponente del M5S, che ha Piazzapulita denuncia ciò che succede a capo del movimento. Il video dell'intervista è questo:


Questa è anche una mia grande, grandissima vittoria. Io stesso sono stato vittima della censura (assieme ad altri) per aver osato criticare Casaleggio, Grillo&company quindi so bene di cosa Favia sta parlando.

Son curioso di vedere ora le reazioni in rete e dei membri stessi del 5 Stelle.

PS: sì, quando ho ragione (andando contro tutti) gongolo e tanto anche. Detto ciò, spero che i grillini chiedano spiegazioni pubbliche ai loro leaderse soprattutto quelli del 5 Stelle prendano le distanze da questi signori.

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