venerdì 24 maggio 2013

Sui dottorati e magistrali in inglese e sulla ridicolaggine dei prof universitari

Se volevate un'altra, ennesima prova che le università italiane non siano all'altezza di quelle straniere anche (se non soprattutto) per colpa di chi ci insegna eccola qui:

Il Politecnico dovrà dire addio al progetto di estendere la lingua inglese a tutti i corsi delle lauree magistrali (ovvero i due anni dopo la triennale) e dei dottorati. Ad affermarlo è il Tar, che ha accolto il ricorso presentato da 150 professori contro il provvedimento approvato a maggio dello scorso anno dal Senato accademico, che prevedeva l’inglese come unica lingua delle lauree di secondo livello a partire dal 2014. Già oggi al Politecnico sono 17 le lauree magistrali, due quelle triennali e 24 i dottorati di ricerca dove l’italiano è off limits, mentre la nuova iniziativa doveva riguardare tutti i 34 corsi specialistici.(da: Repubblica)

150 professori hanno presentato un ricorso a questa iniziativa in quanto è incostituzionale e minaccia la libertà di insegnamento e discrimina gli studenti. Discrimina gli studenti avete capito?

Lasciatemelo dire: sono caxxate, ma grosse anche. Cari studenti (e vi parlo da studente), alla maggior parte dei professori universitari non gliene frega nulla di voi. Non lo fanno per voi, ma solamente per loro.

Sì perchè basta andare in una qualunque università italiana per vedere professori che "spiegano" leggendo le solite slides fatte anni e anni fa e che magari manco metteno su internet, così da obbligarvi a spendere soldi per i biglietto del treno e seguire una lezione totalmente inutile in quanto, se permettete, le slides sono capacissimo di leggermele anche a casa per conto mio.
Loro non vogliono corsi solo in inglese perchè...non lo sanno! Un provvedimento come questo metterebbe in luce il sistema molto poco meritocratico con il quale vengono scelti i professori universitari da 30 anni a questa parte (anzi, forse di più)! Ovviamente loro si oppongono, ma per loro questioni personali, mica per il bene di noi studenti! Il posto sicuro di prof universitario ordinario/associato fa gola a tutti...e chi ce l'ha se lo tiene ben stretto tanto anche se son fannulloni nessuno dice niente.
Certo, non tutti sono così, però vi assicuro che non sono pochi ed è anche per questo motivo che le nostre università sono così indietro nelle classifiche mondiali.

Perchè sarebbe un bene avere corsi magistrali e dottorati in inglese? Semplice: volenti o nolenti, è la lingua della scienza (e non solo). La maggior parte dei papers (comunque tutti i più importanti) sono scritti in inglese per dare la possibilità a tutti gli studiosi del mondo di leggerli e capire cosa c'è scritto. Tra l'altro, spesse volte gli autori sono di nazionalità diversa e quindi ovviamente devono utilizzare una lingua che entrambi conoscono (l'inglese appunto).

"Obbligare" gli studenti a studiare determinate materie in inglese nel breve sarà ovviamente più faticoso (anche qui, a mio avviso per colpa del sistema scolastico che non prepara a dovere) ma nel medio/lungo periodo aver studiato quelle materie in inglese ed essere abituati a farlo renderà la vita molto più facile a tutti loro una volta laureati ed entrati nel mondo del lavoro. Tra l'altro, avranno facilmente la possibilità di emigrare (temporaneamente o per sempre) all'estero e, al contempo, studenti stranieri saranno più facilmente attratti nel venire a studiare nelle nostre università (a patto che i corsi siano interessanti e vengano insegnati bene...) e costruirsi più facilmente una vita qui. Al posto di esportare laureati ed importare, con il massimo rispetto possibile, muratori inizieremo anche noi ad importare giovani e brillaanti studenti/laureati.


Un consiglio da studente a studente: prima di scendere in piazza a protestare ignorantemente a fianco dei baroni, fermatevi un attimo, pensate anche a questa vicenda e ponetevi alcune domande.

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lunedì 20 maggio 2013

Ma l'austerity che descrive Krugman in Italia non esiste!

E' sulla bocca di tutti. Home page gigante sul sito dell'"Huffington Post" italiano, Repubblica che titola "La rivincita degli anti austerity Krugman all'attacco di Alesina". Il premio Nobel dell'economia, noto per le sue posizioni anti austerity ha parlato attaccando Alesina e Ardagna per aver influenzato UE e BCE a mettere in atto le politiche di riduzione della spesa pubblica in quanto ciò porterebbe ad un aumento del PIL. In realtà, dice PK, ciò non è avvenuto e non avviene: basta guardare al caso di Grecia ed Italia.

Ecco, prendiamo l'Italia. Krugman parla chiaramente (come quasi tutti del resto) di "austerity" nel senso di "tagliare la spesa pubblica". Se per austerity si intende ciò, in Italia l'austerity non esiste e il concetto lo ha spiegato bene Andrea Giuricin in un post su "Chicago Blog": dal 2010 al 2012 la spesa pubblica in percentuale al PIL in Italia (e Spagna) è aumentata dell'1.3% (1.6%), più della crescita del PIL (+0.9% per l'italia, +0.1% per la Spagna).


Basta prendere i dati ISTAT per vedere bene la realtà dei fatti: 753,255 miliardi di spesa corrente e 47,827 miliardi quella in conto capitale nel 2012. Nel 2010 la spesa corrente è stata di 741,101 miliardi e 51,783 miliardi quella in conto capitale. Risultato:  8,2 miliardi di spesa pubblica in più (2 anni di IMU prima casa se volete).

L'ho già detto più di una volta: l'Italia non ha seguito le direttive della BCE, nemmeno con Mario Monti. Il problema del nostro paese è stato che gran parte delle manovre degli decenni sono state incentrate sull'aumento della pressione fiscale per finanziare una spesa pubblica palesemente inefficiente.

Guardate, sono il primo a dire che l'austerity andrebbe rivista (e lo stesso Alesina pare aver cambiato un po' rotta dicendo cose che già avete letto in articoli su questo blog), ma da qui a dire che non bisogna tagliare la spesa pubblica italiana ce ne passa (poi magari tornerò su questo tema in un altro articolo).

Mi convinco sempre di più che Krugman quando parla di Europa ed Italia lo faccia al fine di rivolgersi a lettori e politici americani, ma in USA la situazione è ben diversa: preessione fiscale e spesa sono molto ma molto minori rispetto al nostro paese! E la stessa cosa accadeva ai tempi in cui Keynes parlava!

Secondo voi, con la brillante mente che aveva, Keynes avrebbe appoggiato un espansione fiscale attraverso maggior spesa in un paese come il nostro in cui è già al 50% del PIL finanziata con una tassazione reale oltre quella cifra e con tutti gli sprechi di essa (costi politica, dirigenti pubblici, assunzioni ridicole ed inutili soprattutto in certe zone d'Italia, corruzione etc etc)? O avrebbe detto altre cose?


PS: in Grecia intanto l'austerity, con tutti i suoi limiti, pare stia dando qualche buon risultato

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sabato 18 maggio 2013

La balla dell'IMU come causa del crollo della compravendita delle case

La causa di tutti i mali. A chi non piacerebbe trovarla? Penso a tutti, soprattutto se sia relativamente facile togliela così da farci stare bene una volta per tutte. E' una cosa normale ed è comprensibile che l'uomo cerchi prima di trovarla e poi di risolverla.
In Italia il colpevole pare essere l'IMU sulla prima casa: una tassa che secondo alcuni ha messo in ginocchio non solo le famiglie italiane ma perfino l'intermo mercato immobiliare del paese, facendo crollare vendite e prezzi con brutte conseguenze sull'economia (pensate a tutte le imprese immobiliari ed edili che lavorano nel settore).

Su questo chiodo martella soprattutto una parte dei politici, quelli che sull'abolizione e restituzione dell'IMU hanno basato molta della loro campagna elettorale, e in fondo comprendo anche il motivo: quale capro espiatorio migliore per spiegare il crollo della compravendita delle case e dei consumi se non una tassa patrimoniale sulla casa odiata da tutti, introdotta sotto il cattivissimo governo tecnico di Monti che colpisce 22 milioni di famiglie italiane?

La lotta ha portato frutti: oggi il Cdm ha deciso il rinvio della rata a settembre, con grande gioia di Berlusconi e dei suoi. Problemi risolti? Assolutamente no!

Della parte sulle famiglie ho già parlato fin troppo qui sul blog (vedi qui ad esempio), mentre del settore immobiliare ho scritto solamente un articolo ad inizio anno che oggi vado a completare.

Nell'altro articolo avevo mostrato come i prezzi delle case stessero calando già da molto prima rispetto all'introduzione dell'IMU.



Nel 2008 non mi pare ci fosse l'IMU giusto?

Per ulteriori dettagli sull'andamento del prezzo vi invito a leggere quell'articolo. Ora andiamo a vedere i dati sulle vendite delle case.
Hanno fatto scalpore le ultime rilevazioni:

"Il primo numero che colpisce nell’analisi dei dati elaborati da Abi ed Agenzia delle Entrate è quello delle compravendite normalizzate. Nel corso del 2012 si sono svolte su tutto il territorio nazionale 448.364 transazioni, il che equivale non solo ad una diminuzione di quasi il 30% rispetto a quelle concluse nel 2011 (erano state all’epoca 603.176, vale a dire il 27,5% in più), ma ha riportato le transazioni normalizzate praticamente sugli stessi valori ottenuti nel lontano 1985, vale a dire 27 rilevazioni anni prima)."

Alcuni politici, come detto, ci hanno marciato su imputando questo crollo all'entrate in vigore dell'IMU. Peccato che, come per i prezzi, il calo delle vendite di immobili sia partito molto prima:


Ops, ma guarda un po'! Il calo inizia nel 2006! 6 anni prima dell'introduzione dell'IMU! Ancora, un grafico con l'andamento dei prezzi nominali e delle compravendite di abitazioni:

Case, prezzi e compravendite in calo - Finanza Mercati - 08/09/2009

Riprendendo il comunicato, ad un certo punto dice che "ma ha riportato le transazioni normalizzate praticamente sugli stessi valori ottenuti nel lontano 1985, vale a dire 27 rilevazioni anni prima". Valori del 1985, fattore molto grave. A riprova di ciò che sostengo con i fatti, vi cito un articolo apparso su Edilizia e Territorio, 8-13 giugno 2009 (l'IMU non c'era ancora, ricordo) dal titolo "La costruzione di nuove case è tornata ai livelli del 2002" e si citano i dati riportati nei grafici sopra.

Oltre a quello vi è un altro articolo apparso pochi giorni dopo, il 18 giugno 2009 su Lavori Pubblici: "Un mercato che torna ai livelli del 1997". I dati qui sono a dire la verità sono diversi rispetto a quelli dei grafici e dell'altro articolo, ma il trend non cambia: prezzi e compravendite sono in diminuzione e le aspettative future non sono buone.

Ecco, le aspettative future. Vi segnalo cosa diceva il Cresme nell'ottobre 2002:

CI SIAMO, È ARRIVATA LA RECESSIONE

Inversione di ciclo 

Per il settore delle costruzioni il più lungo ciclo positivo dagli anni cinquanta volge al termine. L’importante fase di crescita iniziata nel 1995 è destinata ad interrompersi. Come per tutti cicli vi sono fasi espansive e vi sono fasi di flessione: gli elementi che emergono dall’analisi congiunturale di quest’anno, portano a concludere che ci siamo: nel 2002 la crescita delle costruzioni si riduce all’1,5%, nel 2003 si entrerà in una fase recessiva, con un calo dello 0,5%, una fase destinata ad aggravarsi ulteriormente nel 2004.(Cresme, Il mercato delle costruzioni 2003, "Lo scenario di medio periodo 2002-2007", pagina 3)
Direi che abbiamo dati molto chiari per dichiarare una volta per tutte che il mercato immobiliare italiano è da molto tempo che soffre e l'entrata in vigore dell'IMU non c'entra con la sua crisi. Chiunque sostenga ciò o non legge i dati, o fa finta di non leggerli e vuole imbrogliare la gente.

Ripeto per l'ennesima volta: non è l'IMU sulla prima casa la causa di tutti i mali. Piantiamola di perdere tempo con queste sciocchezze. I problemi sono altri e, ahimè, molto più seri e complicati da risolvere.

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giovedì 16 maggio 2013

Non è solo l'austerity a far soffrire l'Italia, ma la stupidità di tutti noi

Sul Wall Strett Journal è apparso un interessante articolo sull'Europa e sulla recessione in atto  che sta bloccando letteralmente la crescita da tempo. La stessa Germania sta iniziando a soffrire a riprova che da sola non può "tirare la carretta" da sola e a tempo indeterminato. Ci vogliono profonde riforme strutturali, riferendosi specialmente ai paesi del sud come Italia, Grecia, Portogallo e Francia e sarebbe meglio farle in fretta, al posto di millantare riprese troppo esagerate (ricordate le parole di Monti un annetto fa?).

C'è un passaggio che mi ha colpito:

"Yet if borrowing money for the government to spend on "growth" worked, Europe wouldn't be in this mess. The Continent finds itself in a never-ending slump because it has mostly failed to reform sclerotic labor markets, cut job-killing regulations, reduce the rolls of the civil service, improve its tax competitiveness, and rein in public unions. When government accounts for about 50% of GDP—as it does in Italy, Portugal, France and Greece—that's a fair indication that whatever else is ailing Europe, it isn't government "austerity."


"Eppure, se il prendere in prestito moneta per il governo da spendere in crescita avesse funzionato, l'Europa non sarebbe in questo guaio. Il Continente si trova in una recessione senza fine soprattutto perche' ha fallito nella riforma di un mercato del lavoro sclerotico, nel togliere quelle regole che uccidono la creazione di posti di lavoro, nel ridurre il peso della pubblica amministrazione, nel migliorare la propria competitività fiscale e nel tenere a freno i sindacati. Quando le spese del governo ammontano al 50% del Pil, come avviene in Italia, Portogallo, Francia e Grecia, è una chiara indicazione che qualunque cosa stia facendo soffrire l'Europa, questa non e' l'austerity del governo"

Per quando riguarda l'Italia, non posso che sottoscrivere ogni parola, tranne forse l'ultima frase. I nostri politici, Monti compreso (colpevole di non essere stato in grado di forzare il Parlamento ad uscire dai propri schemi da "casta" quando ne ha avuto l'occasione), nonostante una crisi che viene da lontano hanno fatto poco o niente per riformare questo nostro Bel Paese, anche ora che il bisogno di quelle riforme è palese. 

Non capisco il motivo per il quale in Italia non si riesca a fare nemmeno l'ovvio, e forse è per questo che non riusciamo ad uscire da una crisi che è durata fin troppo tempo. Ma ce la meritiamo tutta, visti i temi su cui i politici litigano ogni maledetto giorno.

Non concordo sull'ultima frase perchè l'austerity, così come è stata fatta in Italia (più tasse, solo tasse e nesusn taglio sulla spesa pubblica) in un primo momento ha tenuto a galla il malato abbassando la febbre, ma ora, come un medicinale di cui abbiamo abusato per troppo tempo, sta presentando quel conto, salato, che hanno gli effetti collaterali: le imprese chiudono, la crescita è bloccata, aumenta la disoccupazione e con essa le tensioni sociali.

Per questi motivi è d'obbligo un cambio di marcia radicale, iniziando a riformare facendo ciò che è necessario. Se non lo si fa, è per colpa della stupidità dei politici (che non lo capiscono o fanno finta di non capirlo) e di tutti noi, che non facciamo nulla o peggio assecondiamo le loro sciocchezze quotidiane ripetendole con gli amici al bar o su Facebook.

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lunedì 13 maggio 2013

Il sistema scolastico italiano fra i peggiori dei paesi sviluppati

Il rapporto del World Economic Forum è sempre un buon resoconto globale che prende in esami varie categorie economiche e sociali per capire come un paese si posizioni nei confronti degli altri (vicini/lontani, più/meno sviluppati e diversi).

Visto l'interessamento avuto da Santoro nell'ultima puntata di Servizio Pubblico, direi di guardare alle statistiche riguardo l'educazione scolastica del nostro paese. Come ne usciremo?

Per chi mi segue o si interessa della materia non dirò nulla di nuovo, per i neofiti invece potrebbe risultare scioccante ciò che andrò ad illustrare. Il sistema scolastico italiano, mi spiace dirlo, non è assolutamente all'altezza degli altri paesi "occidentali". Ciò era già emerso dagli Invalsi degli anni scorsi in cui, salvo rare eccezioni, le prestazioni degli alunni italiani erano al di sotto della media OCSE (in alcuni casi di molto).
Ovviamente, siccome noi ci riteniamo più furbi ed intelligenti degli altri, al posto di fermarci a riflettere sui motivi di questi brutti risultati, abbiamo criticato aspramente i test, minacciando di invalidarli o invitando i professori a non somministrarli agli alunni.

Anche nella ricerca del WEF notiamo tutto ciò. Prendendo la tabella "Quality of the educational system" notiamo come la nostra povera Italia sia all'87° posto, lontana anni luce da praticamente tutti i paesi sviluppati.

Tabella 5.03, pagina 443





Ci va un po' meglio per quanto riguarda scienze e matematica con un 65° posto (fanno peggio di noi, fra le altre, Portogallo e Spagna)

Tabella 5.04 pagina 444

Impietoso infine il confronto con gli altri paesi sull'accesso a internet nelle scuole: 86° posto, ultimo fra i paesi sviluppati (assieme a Brasile e Argentina):




Al posto di protestare contro i test (sicuramente migliorabili, ma quanto tutti dicono la stessa cosa forse...), sarebbe forse ora di riformare questa maledetta scuola e successivamente aumentare la spesa pubblica in questo settore per migliorare la situazione (visto il declino intellettuale italiano...).
Magari, una volta fatto ciò, la smetteremo di votare pagliacci...

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venerdì 10 maggio 2013

Abenomics e gli effetti all'estero che vanno tutto a nostro vantaggio

Una delle tematiche economiche mondiali principali sono le politiche monetarie e fiscali molto aggressive e non convenzionali (tanto da rinominarle con il termine "Abenomics") del premier Giapponese Shinzo Abe assieme a Haruhiko Kuroda (BoJ) annunciate a fine 2012 e che oggi stanno mostrando i primi effetti reali. Ovviamente è ancora presto per dire se funzioneranno o meno, però possiamo commentare ciò che ad oggi sta succedendo sul mercato, specialmente se riguarda anche l'Europa e in particolare il nostro piccolo grande "Bel Paese".

Sì perchè nonostante un inizio un po' "confuso" in cui gli investitori giapponesi si sono comportati in maniera opposta a quella che tutti si aspettavano, essendo stati venditori netti di obbligazioni estere per sei settimane consecutive, probabilmente perchè hanno visto una possibile via di facile profitto nel brevissimo termine visto l'indebolimento dello Yen.
La situazione ora sta tornando a quella normalità prevista, ovvero i giapponesi stanno iniziando ad investire in titoli diversi da quelli di Stato giapponesi per ripararsi dal deprezzamento dello Yen dovuto alle politiche monetarie espansive volute da Abe visibilissimo dal grafico (cambio Euro/Yen):


da: Il sole 24 ore

L'Euro si sta apprezzando verso lo Yen costantemente dal dicembre 2012 e presumibilmente continuerà a farlo nei mesi successivi (la stessa cosa vale per il cambio USD/Yen). Ciò, unito ai rendimenti ahimè alti del debito pubblico italiano spingerà gli investitori giapponesi ad investire nei nostri titoli di stato, abbassando così lo spread (per nostra gioia).

In parte ciò è gia avvenuto ad Aprile. Speriamo solo che i risparmi derivanti dal calo del costo del debito (interessi) vengano usati in maniera intelligente dal Governo Letta e non come in passato fece Berlusconi.  

Sugli effetti dell'Abenomics in Giappone invece aspetterei ancora un po' di tempo per un giudizio perchè...come dire...secondo me il breve termine spesse volte è ingannevole.

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giovedì 9 maggio 2013

I soldi per togliere l'IMU diamoli alle PMI

Lo so, ennesimo articolo sull'IMU ma essendo la tematica economica principale su cui si basa la sopravvivenza del Governo Letta (e qui c'è dentro tutto) non posso non parlane ancora. Prometto, salvo novità rilevanti, che sarà l'ultimo post sul tema: chi lo ha capito bene, gli altri beh..se il loro reddito non crescerà in futuro consiglio loro di guardarsi allo specchio quando vorranno trovare un colpevole.

Il volere e condizione necessaria di Berlusconi è togliere l'IMU sulla prima casa restituendo la parte già versata lo scorso anno. Per finanziare questa doppia operazione quest'anno sono necessari 8-9 miliardi di euro. Dove si andranno a prendere ancora non l'ho capito, fatto sta che l'ex premier è stato chiaro: o così, o si va tutti a casa.

Ciò mi porta a fare due riflessioni:

1) Per la prima volta, Silvio Berlusconi si sta impegnando per rispettare una sua proposta elettorale (ricordate la lettera sul rimborso IMU che ho bruciato?)
2) Per l'ennesima volta, gli italiani si fanno trasportare dal populismo della classe politica, accontentandosi di ricevere poco nel brevissimo periodo, fottendosene allegramente del medio-lungo.

Se il partito che si autodefinisce liberale, per la libertà i giovani e vicino agli imprenditori avesse davvero a cuore questa fetta di propri elettori chiederebbe al governo di investire quei soldi, ad oggi destinati al taglio dell'IMU prima casa e restituzione della stessa versata nel 2012, per le piccole e medie imprese italiane strozzate dalle tasse e dal credit crunch.

Come segnalato su "La Voce", "portando al 70 per cento la deducibilità del costo del lavoro ai fini Irap, si avrebbe un risparmio di circa 6,5 miliardi per l’intero settore privato: una cifra abbordabile anche per i nostri conti pubblici. Così facendo, non solo si risolverebbe il problema della pro-ciclicità del tax rate, ma si garantirebbe anche un sensibile beneficio alle Pmi, senza ricorrere a complicati interventi.".

6.5 miliardi, 2 in meno di quelli necessari ad abolire e restituire l'IMU, 2 in più rispetto all'abolizione della stessa in futuro.
I benefici sarebbero però molto maggiori per tutti: le pmi avrebbero meno tasse da pagare e molte di loro sopravviverebbero a questa crisi, lo Stato perchè eviterebbe il fallimento di molte imprese (quindi meno disoccupati, più gettito e meno tensioni sociali), i lavorati perchè non perderebbero il posto, i disoccupati in quanto, a causa del minor costo, vedrebbero cresce l'offerta di lavoro.

Questa sarebbe una proposta semplice per tenere a galla l'economia del paese. Non restituire 200 euro (in media) a famiglia. Mi auguro che prima o poi l'italota medio lo capisca e lo faccia capire ai nostri politici.

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venerdì 3 maggio 2013

Può la Tobin Tax finanziare il taglio di altre tasse come dice il M5S?

Bisogno di soldi per abbassare tasse e/o far quandrare i conti e/o aumentare la spesa pubblica? No problema! La soluzione c'è e non danneggerà il cittadino medio: Tobin Tax!

Questo è il ragionamento che è stato fatto qui in Italia da molti tra cui il Movimento 5 Stelle con le dichiarazioni di Beppe Grillo e un documento dei parlamentari grillini.
Fra le molte cose dette (su cui magari discuterò in un altro articolo) vi è anche l'idea di eliminare la TARES, evitare l'aumento dell'IVA, eliminare l'IMU sulla prima casa e il bollo sui conti correnti.
Diciamo subito che le prime due porterebbero alcuni benefici ai ceti medio-bassi, mentre le ultime due ai medio-alti e altissimi. In questo c'è equità: un po' ai poveri, un po' ai ricchi.

Dove si trovano i soldi? Tagliando la spesa? Non sia mai! Meglio aumentare le tasse da un'altra parte, magari inasprire la Tobin Tax.

Ve lo dico subito: è una stupidata. E grossa. I motivi sono due: la Tobin farà danni ad un sistema che in Italia non è molto competitivo e sviluppato come negli altri paesi (anglosassoni soprattutto) e le maggiori entrate saranno minime per non dire ridicole.

Entrambi i motivi li ho spiegati nel vecchio articolo in cui analizzavo le conseguenze disastrose dell'introduzione di questa tassa in Svezia 25 anni fa circa:

Svalutazione degli assets: lo stesso giorno in cui fu annunciata la tassa, i prezzi delle azioni scesero del 2,2%. Ci fu però una fuga di informazioni nei 30 giorni precedenti l’annuncio, la quale probabilmente spiega la discesa del 5,35% dei prezzi. Quando la tassa raddoppiò, i prezzi calarono dell'1%.
Dal punto di vista fiscale, le aspettative erano di guadagnare ogni anno 1.500 milioni di corone svedesi. Nella realtà, a cifra più alta fu di 80 milioni; in media il guadagno fu vicino ai 50 milioni. Un fallimento totale.

Il volume degli scambi in Svezia calò considerevolmente (vedi tabelle 2 e 3 e figure 4 e 5 del paper) per poi riprendere a tasse eliminate.In pratica, tassare portò al diminuire degli scambi e/o alla migrazione in altri mercati in cui la tobin tax non era presente: ad esempio, oltre il 60% dell’intero volume di scambio si era trasferito off-shore.

Per questi motivi la Svezia abbandonò la Tobin Tax alla fine del 1991 e i volumi di trading aumentarono considerevolmente negli anni '90 (vedi ancora figure 4 e 5).
Ciò che ipotizzati mesi fa si è già avverato, Come riportato su MilanoFinanza nel post "Tobin Tax, meno volumi e più costi":

Non c'è stato soltanto il calo del 30% delle transazioni di borsa nel suo primo mese di applicazione in Italia, come riferito da Italia oggi. La Tobin tax, entrata in vigore il primo marzo (con aliquota dello 0,12% per le compravendite in borsa, e dello 0,10% per quelle in mercati non regolamentati), non ha nemmeno avuto un impatto rilevante sulla stabilizzazione dei mercati finanziari, contribuendo invece ad aumentare i costi. Come emerge da un'analisi di Christoph Mast, Global Head of Trading di Allianz  global investors.

"A partire dal mese di agosto del 2012, in Francia e Italia sono entrate in vigore nuove leggi sulla tassazione delle transazioni finanziarie e, nell’ambito di una maggiore cooperazione, anche a livello di Unione Europea si stanno discutendo nuove proposte su tale materia", dice Mast.

"Dopo l’applicazione della normativa, i volumi scambiati di titoli francesi e italiani sono diminuiti immediatamente rispetto al resto dell’Europa. Tuttavia, complessivamente sembra che, dato l’ambito di applicazione limitato delle imposte sulle transazioni finanziarie italiane e francesi, gli impatti su liquidità, spread e volatilità siano risultati inferiori al previsto. Per quanto concerne gli effetti sui costi di negoziazione è invece interessante evidenziare che, dopo l’applicazione delle nuove tasse, Francia e Italia sono entrati nell’elenco dei cinque paesi più costosi per il trading in Europa", afferma Mast."

Su chi graverebbe? Grandi banche, i grandi speculatori? Siete completamente fuori strada. Come spiegato da Seminerio (Phastidio):

"Se non fosse che, sfortunatamente, a pagare non sarà “il settore finanziario”, se non per la parte di operazioni effettuate per il “conto proprio”, cioè per la proprietà, ma i risparmiatori, nel momento in cui passano un ordine di compravendita alla propria banca; o i fondi pensione che amministrano il risparmio previdenziale; o i fondi comuni. Comunque la si giri, l’impatto sul “consumatore finale”, il risparmiatore, sarà sostanziale. E quanto al “conto proprio” delle banche, si svilupperanno forme alternative di investimento a “bassa frequenza” senza passare dalle transazioni, ad esempio ricorrendo ai total return swap, in cui due controparti entrano in un rapporto contrattuale in cui uno paga all’altro (ad esempio) la variazione totale di prezzo di un indice o di un singolo titolo. La fantasia elusiva dell’innovazione finanziaria non conosce confini, notoriamente (e purtroppo). Ribadiamolo ad abundantiam: in larghissima parte ad essere incisi dal tributo saremo noi contribuenti individuali, non le banche. Ed un prelievo dello 0,1 per cento ad operazione sarebbe oggettivamente molto penalizzante, sommandosi (nel nostro paese) all’imposta patrimoniale sostitutiva, pari quest’anno all’1 per mille del controvalore di mercato e destinata a salire il prossimo anno all’1,5 per mille."
Questo per quanto riguarda il primo punto. Veniamo al secondo, più semplice e forse più interessante per il cittadino medio: davvero la Tobin Tax può fornire un gettito fiscale tale da eliminare le altre tasse? La risposta è NO.

In parte la risposta l'ho già data con l'esempio svedese. A quello aggiungo che in Francia il gettito stimato è di 500 milioni per il 2013, mentre in Italia si spera in 1 miliardo. In realtà, sarà molto meno in quanto come abbiamo visto i volumi diminuiscono (anzi, il bilancio potrebbe alla fine essere fin negativo, come nel caso della tassa sulle barche). Dubito fortemente poi che possiamo ricavare il doppio delle entrate che si aspetta l'Eliseo, infatti ItaliaOggi stima:

In base ai flussi attuali all'appello mancheranno, dunque, almeno 300 milioni di euro a fronte di un previsto 1 miliardo di euro.
Se volete un mio giudizio personale, incasseremo meno della Francia

Queste comunque sono le stime delle entrate. Perchè non possono coprire i tagli di tasse che vuole fare Grillo? Facile, basta fare due conti.

Da un lato abbiamo una cifra stimata dai 500 ai 700 milioni, dall'altra abbiamo:

  • IMU sulla prima casa (più di 4 miliardi)
  • IVA (2.1 miliardi)
  • TARES (1.9 miliardi. Se volesse abolirla completamente 8 miliardi)
  • Bollo C/C (4.7 miliardi)
Siamo sui 13 miliardi di euro

Loro però parlano di inasprimento della Tobin Tax. Bene, a queste cifre la Tobin dovrebbe essere alzata di 20 volte, ipotizzando ovviamente che i volumi e il comportamento degli operatori rimanga fisso. Mi pare superfluo spiegare che non sarà così, anzi...


Se le cose stanno davvero in questi termini (l'HP ha letto una bozza, ma se l'idea è questa le cose stanno così), mi spiace, ma si parla del nulla. Questa è fin peggiore della proposta di Berlusconi di eliminare l'IMU tassando bibite e gioco d'azzardo. Non capisco come possano prendere piede proposte di questo tipo dopo 25-30 anni in cui la vecchia politica ha continuamente mentito. E' ora di imparare a riconoscere quando un politico/portavoce dice cose assurde come questa.

@Rebel Ekonomist

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mercoledì 1 maggio 2013

Perchè il programma economico del M5S è assurdo

Tutti mi chiedono il perchè io ce l'abbia con il Movimento 5 Stelle. In fondo, è l'unica alternativa alla vecchia poltica che ci ha ridotto così come siamo oggi, no? Perchè criticarlo così tanto?

La questione è semplice: non mi piace chi racconta balle populiste per raccattare voti di cittadini facendo leva sulla loro rabbia e disperazione.
Non voglio qui parlare delle varie contraddizioni all'interno del movimento fondato da Grillo come streaming una volta sì e due no, espulsioni di chi non la pensa come il leader, votazioni di dubbia correttezza, wikileaks Bologna, il ruolo di Casaleggio etc etc (quelle le lascio al vostro giudizio personale), piuttosto dei punti cardine del suo programma economico con il quale ha ottenuto un grandissimo risultato alle elezioni di fine febbraio. L'ho fatto in questi mesi (anzi, anni oramai) con gli altri in vari articoli quindi mi sembra giusto parlare anche di quello del M5S.

Partiamo dal reddito di cittadinanza: fino ad ora, Grillo ha ufficialmente detto che sarà di 1000 euro, se non addirittura 1200 euro. Scartando la seconda ipotesi (è troppo troppo assurda), secondo i dettami del Grillo il costo di questa riforma sarebbe superiore, come ho già scritto, a 100 miliardi di euro. Non 10,20,30 come leggo in qualche link o commento su Facebook, ma 100.

Dove troveranno questi soldi? "I soldi si trovano" dice il "portavoce", magari tagliando stipendi pubblici e pensioni? Peccato che, per le pensioni almeno, si arrivi a 8-10 miliardi. Pochini viste le cifre in gioco. Sugli stipendi non commento neppure. D'accordo sul diminuire gli stipendi degli amministratori, però il più sono i lavoratori della classe media e tagliare i loro stipendi, soprattutto in un periodo come questo, ammazzerebbe il paese. Sicuramente bisogna cambiare le carte in tavola, ma ci vogliono anni e il tempo ora è poco (per approfondire, ne ho parlato più in dettaglio qui, con anche una mia proposta).

Altro punto in programma è l'eliminazione dell'IRAP (30-35 miliardi). In realtà per ora vorrebbe eliminarne solo quella pagata dalle aziende (al netto delle partiti di giro) che ammonta a 20 miliardi. La fonte sono i tagli alla politica. Ne ho parlato qui. In realtà i costi della politica da tagliare ammontano a 15 miliardi, quindi ci sarebbe un buco da 5.

E vogliamo farci mancare l'eliminazione dell'IMU, almeno sulla prima casa? Lo dicono tutti quindi i grillini, che vivono di populismo, non se lo possono far mancare. Poco più di 4 miliardi, anche qui senza copertura.
Che poi, perchè tutto questo accanimento sull'IMU...proprio non lo capisco.

Vi è poi un punto sul favorire le produzioni locali. La traduzione è "sussidi alle produzioni locali", ovvero soldi pubblici. Anche qui, non si sa da dove vengano presi i soldi. Stessa cosa per le società no profit. Perchè dobbiamo pagare tutto noi con le nostre tasse?

Quindi da una parte abbiamo riduzione delle tasse, dall'altra aumento della spesa il tutto finanziato con un taglio minimo della stessa. A meno di creare un buco di bilancio (quindi deficit, quindi altro debito..proprio loro che giustamente accusano i vecchi politici di averlo creato e ingigantito), tutte queste riforme messe così sono impossibili.
Ci sono cose buone ma altre davvero senza senso, figlie di un mix mal gestito di varie correnti di pensiero e idee molto confuse.
In più, cosa molto grave, nulla sulla tassazione del lavoro, dei redditi e delle imprese (IRAP escluso), nulla sul finanziamento dei comuni (se si abolisce l'IMU...), della sanità (via IRAP e garantire l’accesso alle prestazioni essenziali del Servizio Sanitario Nazionale universale e gratuito...ma chi paga?), sul lavoro (abolizione Legge Biagi..c'è solo questo, nessuna proposta).
Non parliamo poi delle idee strampalate non messe nero su bianco ma comunque dette a parole (tipo questa).

Mi spiace, se l'alternativa è questa siamo messi maluccio cari italiani. Mi spiace perchè, ripeto, ci sono molte cose carine e alcune ottime, ma il resto è disastroso e annullerebbe in toto ciò che c'è di positivo.

@Rebel Ekonomist

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Consiglio inoltre una serie di articoli che analizzano altri punti non discussi in questo post molto interessanti:
Il programma del Movimento 5 stelle: proposta, protesta o semplice vaffanculo? (Carlo Stagnaro)
L’Intero Programma Economico del Movimento 5 Stelle (FunnyKing)
Doctor Beppe and Mr. Grillo (Sandro Brusco)

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