sabato 21 dicembre 2013

Ripudiare il debito pubblico: è davvero una buona idea?

- Articolo originale pubblicato su MySolutionPost -     Mattia Poletti


Qualche tempo fa parlai del debito pubblico e del come ridurlo nel modo sbagliato. In quel post, in particolare, analizzai la proposta molto cara ad una parte del panorama politico italiano e dell’elettorato di adottare una patrimoniale, arrivando a concludere che un’azione di quel tipo avrebbe fatto più danni che altro.
In questo post vado ad analizzare un’altra proposta in voga, soprattutto nel panorama grillino-indignados (ma anche forconi), ovvero la “ribellione contro il debito”. La cosa è semplice: il debito non lo abbiamo creato noi, ci sta strozzando, ergo ripudiamolo.
Sia ben chiaro: ripudiare totalmente o parzialmente il debito equivale a fare default. Ricordate una decina di anni fa il caso dell’Argentina? Ecco, è la stessa identica cosa.
Non pagare il debito comporterebbe da un lato la rottura di un contratto con i creditori (quindi, de facto, rubare i soldi che ci hanno prestato), dall’altro come conseguenza l’esclusione dai mercati finanziari (ovvero, non possiamo più indebitarci o, nel caso, farlo ma a tassi proibitivi).
La cosa curiosa quindi è che nel caso di ripudio, l’Italia sarebbe de facto costretta ad adottare il pareggio di bilancio, lo stesso che viene tanto criticato (non a torto a mio avviso) dai sostenitori della ribellione contro il debito.
Ma chi possiede il debito italiano?
Secondo i dati di Bankitalia, a maggio 2013, i detentori del debito pubblico italiano erano così ripartiti:
  • Banca d’Italia: 4,75%;
  • banche e istituzioni finanziarie: 50,47%;
  • privati (famiglie e imprese): 9,64%;
  • totale detentori Italia: 64,86%;
  • non residenti: 35,14%.
Da precisare che la quota dei non residenti si è quasi dimezzata in cinque anni: nel 2008 infatti essi possedevano circa il 60% dei bond in circolazione. Rispetto però al 2012 la loro quota si è mantenuta costante.
Dai dati quindi si può vedere come da un default i 2/3 dei detentori di debito che perderebbero soldi sono italiani, ciò comporta che non ripagare il debito e gli interessi legati ad esso danneggerebbe per lo più chi risiede in Italia (banche, istituti finanziari e cittadini), ergo il costo verrebbe pagato da italiani!
Ovviamente ora qualcuno mi dirà che solo una minima parte è detenuta dai privati e quindi a rimetterci sarebbero istituzioni finanziarie e le tanto odiate banche. Le cose non sono così semplici, purtroppo.

Se è vero che la quota direttamente detenuta da cittadini ed imprese è minima (il che però non toglie il fatto che lo Stato ruberebbe i risparmi di tante famiglie ed imprese che volevano solamente un investimento sicuro per non perderli. Di nuovo, vedere i pensionati in piazza a protestare per il default argentino), la quota di banche ed altri istituti finanziari tocca indirettamente gli stessi cittadini!
I depositi costituiscono attività per le famiglie (tipiche unità in surplus che depositano in banca il loro denaro) e passività per la banca; su questi la banca pagherà un tasso d'interesse, rendimento per le famiglie. La banca impiegherà il denaro in attività reali o finanziarie come azioni, debito pubblico, mutui, prestiti alle imprese, eccetera, in base al rendimento e al rischio che vogliono avere. Il rendimento su queste costituisce il ricavo della banca. Se ora lo Stato non ripagasse più i suoi debiti, le banche vedrebbero persi i loro investimenti oltre ai ricavi potenziali previsti da essi  (gli interessi sul debito). Di conseguenza, anche i depositi fatti dalle famiglie ne risentirebbero, in più le banche si troverebbero nella condizione di far fronte ad un buco nelle attività e nei ricavi non incassati (e considerando la quantità di titoli di Stato acquistata non più tardi di un anno fa non è nemmeno piccolo), mettendole nelle condizioni di finire per davvero a gambe all’aria. Non c'è bisogno che vi dica chi pagherà i costi di una crisi delle banche.
Se Grillo&Co vogliono davvero ripudiare il debito, lo facciano pure. Ma prima se lo comprino tutto loro. Scommettiamo che cambiano idea?
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giovedì 19 dicembre 2013

Come la tua reputazione su Facebook si riflette nella vita reale

Facebook (nota: uso come esempio FB perchè è il più diffuso, ma vale per tutti) è più che mai parte integrante della nostra vita.Ci logghiamo almeno una volta al giorno tutti i giorni per vedere le news, spiare la vita degli amici, leggere se la ragazza/il ragazzo che ci piace, pubblicare messaggi e condividere link.
In media ognuno di noi ci passa circa 20 minuti al giorno, ma è una media: sono sicurissimo che la stragrande maggioranza di voi ci sta per almeno un'ora (2 o più se avete smartphone e circa la mia età) al giorno.

Fin qui più o meno tutto bene: è uno svago interessante, potenzialmente uno strumento molto utile, mal utilizzato da molti ma che sotto molti aspetti ha migliorato la vita di tutti noi. Ciò però che pare non essere tanto compreso da chi lo utilizza è il fatto che il social network non è una vita parallela, diversa o vituale senza collegamenti con la realtà. Non è il Second Life della situazione tanto per capirci, ma nemmeno la chat anonima che andava di moda 5-10 anni fa.

Facebook è un luogo di incontro virtuale sì, ma fatto da profili reali (fake esclusi) che corrispondono a persone reali. Il profilo è una sorta di carta d'identità del nostro essere e tutto ciò che facciamo (condivisioni, link, foto, commenti, messaggi) riflette ciò che siamo, così come accade con le nostre azioni nel mondo reale.

Se fai lo stupido nella vita reale, vieni etichettato come tale. La stessa idendica cosa accade su Facebook: scrivi idiozie, sei un idiota e non solo sul social, ma anche nella vita reale. Le due cose sono collegate, per questo ho esordito con un "è più che mai parte integrante della nostra vita".

Quante volte vi capita di vedere una persona per strada e ricordavela per qualche cosa che ha scritto o pubblicato sul social, sia essa buona o cattiva? Quante volte avete guardato un ragazzo o una ragazza e vi è subito venuta in mente una particolare foto che ha pubblicato, magari in qualche posa non proprio..."cattolica"? Oppure per un commento che ha scritto perchè la grammatica italiana deve essere una qualche cosa a lui sconosciuta?

Ciò che siamo, ciò che facciamo su internet ha lo stesso indentico valore di ciò che siamo e facciamo nella vita reale. Mettetevelo in testa. E in fretta anche. Ne va non solo della vostra reputazione, ma anche della vostra occupazione:

L'anno scorso "il 37% circa dei datori di lavoro fa uno “screening” sui social media per scoprire di più sui propri candidati. Il sospetto lo avevamo un po’ tutti ed a quanto pare era perfettamente giustificato.
Si tratta di una ricerca informale, che coinvolge principalmente Facebook, poi LinkedIn e per finire Twitter. Le cinque cose più cercate sono: il candidato si presenta in modo professionale? (65%); si potrà integrare bene con la “cultura aziendale”? (51%); sono presenti più dati di quanti non ne abbia detti a riguardo delle sue qualifiche? (51%); il candidato è una persona equilibrata? (35%). La quinta è la più preoccupante, ma anche la meno frequente: solo il 12% ha ammesso di cercare direttamente delle “ragioni per non assumere il candidato”."

Usate Facebook con la testa e comportatevi come se foste realmente seduti in un luogo di ritrovo reale. Ne va della vostra reputazione. Nella vita, quella di tutti i giorni.

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venerdì 13 dicembre 2013

De la lettura, librerie, Amazon, detrazioni fiscali e vaccate all'italiana


Puntata uno: arriva Amazon con sconti del 30% sui libri. La gente timidamente ricomincia a leggerne qualcuno.

Puntata due: il parlamento approva una legge ad aziendam che vieta gli sconti superiori al 15%, perchè sennò uno la gente legge troppo e due le costosissime librerie di quartiere che non hanno mai un ca**o chiudono.

Puntata tre: la gente torna a guardare la tv e molla i libri, e col ca**o che torna nelle sfornitissime e costosissime librerie di quartiere, che uno già non ci andava prima, due non è chiaro perchè dovrebbero andarci solo perchè per legge hanno fatto alzare i prezzi ad Amazon.

Puntata quattro: le detrazioni fiscali per chi compra libri ''per aiutare la lettura e le librerie".

Poi venite pure a dire che l'italia è sull'orlo del baratro per colpa dei tedeschi. Per favore venitemelo a dire in faccia, rimanendo seri.
(Niccolò Cavagnola)


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lunedì 9 dicembre 2013

(Clamoroso)! Lo confesso: Con i 2 euro il PD finanzierà gli "antigrillini"

Oggi ci sono state le Primarie del Partito Democratico Meno Elle. I "piddini", così come vengono apostrofati dalla ggggente, hanno dovuto pakare una tassa di 2 euri x ciucciare le matite e votare con una icse i 3 kandidati della ka$ta: Quello che Twitta, Quello che assomiglia allo Chef Carlo Conforti in "Benvenuti a Tavola" e Quello che imitia Fonzie.

Alla fine ha non perso Quello che imita Fonzie, forse perkè in Heppy Deiys era "cul" e si sa, di cul l'Italia ne ha bisogno ora più che mai.

Ma ciò che voglio confessare oggi è che i 2 euri dei piddini non andranno al PDmenoElle ma a tutti gli antigrillini! Sì! Proprio a tutti quelli che deridono e insultano quelli della gggente perchè non valgono gnente (così dicono loro).

Loro vengono pakati dalla ka$ta in questo modo! 6 milioni di euri intaskeranno! E' una vergogna! I tiggi e i quotidiani non ne parlano! Denunciate questo skandalo!!! Ve lo dico io che sono un pentito! Io ero uno di loro, ma poi ho conosciuto la gggente, i gombloddi che ci sono e tutto il resto e mi sono reso conto che non sapevo gnente. Ma ora sono svelio e vi assikuro che è così! A me mi dovete credere!!!

Fai girare il messaggio! SVELIAAAAA!

@RebelEkonomist 

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domenica 8 dicembre 2013

Kim Jong-Il, Marco Rizzo e il confronto Nord-Sud Corea

Kim Jong-Il, dittatore sanguinario della North Korea, è deceduto. Ciò potrebbe portare ad un cambiamento rivoluzionario per il popolo nordcoreano, da anni sottomesso alla dittatura comunista.

In Italia Marco Rizzo e i Comunisti Sinistra Popolare (che forse in Corea del Nord non ci sono mai stati) ne piangono la morte sul loro sito "Il Segretario del Partito Marco Rizzo e il Responsabile esteri Alfonso Galdi , hanno espresso dolore e presentato le proprie condoglianze al popolo nordcoreano per la morte di Kim Jong-il, guida della causa rivoluzionaria dell’ideologia Juche e del Partito, dell’esercito e del popolo della Repubblica Democratica Popolare di Corea."

Sinceramente, caro Rizzo, non credo che i nordcoreani siano poi così addolorati per la perdita. Se poi vedi qualcuno di loro triste, è o perchè era un protetto dall'ex dittatore o perchè è stato "cortesemente" influenzato da altri a mostrarsi triste.
Consiglio a voi la lettura della voce di Wikipedia (anche italiana) per capire un po' le condizioni in cui stanno vivendo i "cittadini" sotto il regime comunista.

Dal punto di vista economico però, è interessante confrontare il Pil Pro-Capita con la "sorella" confinante Corea del Sud, molto più democratica, libera, "capitalista":




Ecco Rizzo, forse tu confondi la North Korea con la South Korea. Quella di cui stiamo parlando è quella in viola lì in basso.

#PrimariePD: i 2 euro per votare non sono il problema. Lo sono i finanziamenti pubblici...

Oggi domenica 8 dicembre sono in corso le Primarie del Partito Democratico. In lizza Renzi, Civati e Cuperlo.
Su queste pagine quest'anno non ne ho parlato volutamente, ma mi auguro solo (anzi, almeno) che chiunque dei tre uscirà vincitore riesca a distinguersi dal passato piuttosto patetico del più grande partito della sinistra italiana, facendo fuori (politicamente s'intende) tutti quei politici di professione che da decenni occupano gli alti ranghi della sinistra senza merito alcuno. E questo lo dico per il bene del Paese, che necessita di gente nuova e si spera preparata, "sia a destra" che a "sinistra"

Tralasciando battute più o meno divertenti (spero però lo siano), leggo molti cittadini protestare e contestare (anche pesantemente e poco civilmente) il PD per i famosi 2 euro di contributo chiesti agli elettori per votare.

E' curioso che queste persone siano le stesse che chiedono a gran voce l'abolizione (o un profondo cambiamento, almeno da parte mia) del finanziamento pubblico ai partiti. Il contributo dei privati, in caso di abolizione di quel contributo tanto contestato, diventa fondamentale per la sopravvivenza di un partito.

Chiedere 2 euro ai propri elettori non è e non deve essere un crimine! Il PD ha tutto il diritto di apporre una "tassa" a chi desidera partecipare alle elezioni del partito stesso. E' sbagliato invece che riceva (lui come gli altri partiti) fior fiori di soldi pubblici. Questo è da condannare! ma far di tutta l'erba un fascio, come nella stragrande maggioranza delle volte, è sbagliato e fa passare dalla parte del torto.

Ci si concentri dunque sul finanziamento pubblico. Quello privato, lo si lasci stare...

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venerdì 6 dicembre 2013

Le 10 citazioni più belle di Nelson Mandela


L'istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È attraverso l'istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, che il figlio di un minatore può diventare dirigente della miniera, che il figlio di un bracciante può diventare presidente di una grande nazione

Un vincitore è solo un sognatore che non si è arreso.

Ho lottato contro il dominio bianco e contro il dominio nero.
Ho coltivato l'ideale di una società libera e democratica nella quale tutti possano vivere uniti in armonia, con uguali possibilità.Questo è un ideale per il quale spero di vivere...
L'educazione è l'arma più potente che può cambiare il mondo. 
Non c'è nessuna strada facile per la libertà.
Quando a un uomo è negato il diritto di vivere la vita in cui crede, questi non ha altra scelta che diventare un fuorilegge.
Il coraggio non è la mancanza di paura, ma la capacità di vincerla.  

Quando la proverbiale mancanza di elasticità del burocrate si combina con la meschinità del razzismo il risultato può fare vacillare la mente.
Sapevo che l'oppressore era schiavo quanto l'oppresso, perché chi priva gli altri della libertà è prigioniero dell'odio, è chiuso dietro le sbarre del pregiudizio e della ristrettezza mentale. L'oppressore e l'oppresso sono entrambi derubati della loro umanità.  
Si dice che non si conosce veramente una nazione finché non si sia stati nelle sue galere. Una nazione dovrebbe essere giudicata da come tratta non i cittadini più prestigiosi ma i cittadini più umili.


RIP Nelson Mandela
da PensieriParole
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sabato 30 novembre 2013

L'Italia è il Paese più ricco del G7 ma l'Europa non ne tiene conto? Per fortuna!

Navigando sul web mi sono imbattuto in un articolo pubblicato su un blog del Sole24Ore tenuto da tal Vito Lops (che, e me ne scuso, non so chi sia) che parla della ricchezza delle famiglie italiane lamentando del fatto che l'Europa non tenga conto di questa variabile che, numeri alla mano, ci vede al primo posto come mostrato dalla tabella con i dati OCSE:

Il post, dopo aver analizzato la tabella, conclude con il seguente paragrafo:

A questo punto, la domanda è: come mai nei parametri di Maastricht e successivi non si tiene conto di queste ponderazioni? Ci si sofferma solo su un lato della medaglia (deficit, debito) e non si analizza in profondità il corrisponde attivo (come farebbe un qualsiasi ragioniere nella logica della partita doppia)?
Messa così, la domanda può essere legittima: perchè non tenere conto anche della ricchezza dei privati cittadini nei parametri di Masstricht? Essendo noi posizionati bene, ne usciremmo con un'immagine meno negativa di quella che abbiamo e magari non saremmo costretti a fare così tanti sacrifici.

Le cose non stanno così, e per fortuna dico io!
Perchè mai l'Europa dovrebbe tener conto della ricchezza PRIVATA di cittadini e famiglie nella sostenibilità del debito PUBBLICO? Un vincolo di quel genere renderebbe un Paese, in cui i privati risparmiano e/o finanziano con i soldi guadagnati con fatica, libero di indebitarsi fino al collo "tanto nel caso preleviamo, anzi, rubiamo dai risparmi dei nostri cittadini". Perchè questo è.

I cittadini, oltre alle elevatissime tasse che già pagano, andrebbero a finanziare gli sprechi statali con i loro risparmi. Non mi voglio ripetere, ma ho già parlato di che tipo di patrimoniale servirebbe a diminuire il debito e quali saranno le conseguenze concludendo che non fosse davvero il caso di scegliere questra strada.

L'autore poi ha scritto "e non si analizza in profondità il corrisponde attivo (come farebbe un qualsiasi ragioniere nella logica della partita doppia)?". Caro mio, un qualsiasi ragioniere nella logica della partita doppia considererebbe le attività del soggetto indebitato, quindi dello Stato...e non dei suoi cittadini.

Nel suo ragionamento, è come se per un'impresa si tenesse conto non solo delle attività patrimoniali sue ma anche di quelle dei suoi dipendenti. E non mi pare sia così. Per fortuna.

@RebelEkonomist
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mercoledì 27 novembre 2013

AMT di Genova e trasporto pubblico in Italia: i problemi reali e una possibile soluzione

Qualche lettore mi ha chiesto un parere sulla questione AMT di Genova e relativo sciopero dei lavoratori di settimana scorsa alla quale han preso parte sindacati oltre a Beppe Grillo (che ricordo, è di Genova).

Molto onestamente, della situazione specifica a Genova non ne so molto, ma da quanto riportato dal Sole24Ore, mi pare uguale alla media italiana.Se andiamo a vedere i dati, abbiamo che:

I 2.400 dipendenti di Amt sono costati, nel 2012, 109 milioni di euro e 116 milioni di euro l'anno prima. Da solo il costo per stipendi e salari vale quasi 2 volte i ricavi dalla vendita dei biglietti che portano in cassa circa 60 milioni di euro l'anno. Il resto del bilancio è fatto dai sussidi pubblici. Il solo contributo per il servizio reso è di 72 milioni; altri 40 milioni sono coperture per il contratto e contributi tariffari. Su un fatturato che sfiora i 190 milioni di euro la vendita di biglietti (i ricavi da mercato) vale poco meno del 30%, tutto il resto è fatto da sussidi

Ciò rispecchia la situazione generale del trasporto pubblico italiano (nota da tempo), ultra sussidiato e con i conti perennemente in rosso (compresa l'AMT di Genova, 35 milioni di perdite dal 2005 al 2012...ed è una di quelle messe meglio, fate voi). Alla fine, a pagare è sempre il comune, quindi i cittadini con le proprie tasse.
Come segnalato da Linkiesta infatti, il grafico che mette a confronto l'Italia con altri paesi UE e la media UE stessa è impietoso:


Dal primo grafico potrebbe sembrare che i costi non siano un grosso problema, in quanto bene o male in linea con gli altri Paesi europei simili a noi (solo la Gran Bretagna fa decisamente meglio di tutti). Dal punto di vista della performance però, l'Italia è decisamente la peggiore: senza grossi sussidi, nettamente più elevati dei ricavi, il sistema trasporto pubblico non potrebbe rimanere vivo. Solo la Francia ha più sussidi che entrate, ma in misura minore della nostra.
Il nostro grosso problema (e da qui deriva anche il problema costi) è la scarsa produttività: load factor basso (solo la Germania fa peggio) così come i km per addetto delle vetture (nessuno peggio di noi).

Vi sono quindi numerosi problemi da risolvere: cercare di diminuire i costi, aumentare produttività, efficienza e nel medio-lungo periodo anche l'offerta.

Dal punto di vista del management, svolgere dei concorsi aperti, pubblici e trasparenti dal quale selezionare in modo meritocratico (e non in base a parentele/amicizie/simpatie) i candidati che potranno così attuare le azioni necessarie (con la collaborazione dello Stato, perchè in questo campo il pubblico è agente "attivo").
Fatto ciò, i dirigenti dovranno impegnarsi nel cercare di mantenere un livello di ricavi tali che i sussidi pubblici non vadano a superare una certa soglia in % dei ricavi stessi (ad esesmpio, partendo dall'80% e cercare man mano di diminuire fino a minimizzarli).

La privatizzazione potrebbe essere una soluzione, se fatta bene e in maniera da favorire la concorrenza. Ricordo però che non sempre i privati sono garanzia di qualità, chiedere delle ferrovie inglesi per ulteriori chiarimenti...

@RebelEkonomist
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domenica 24 novembre 2013

Le 11 (presunte)frasi dette da Che Guevara che non ti saresti mai aspettato

Che Guevara, idolo di praticamente tutti i giovani di sinistra, specialmente comunisti, di ogni generazione dopo la sua ascesa al potere, presente su gran parte delle loro magliette (il che lo rende molto commerciale, una moda, caratteristica di una società prettamente capitalista...curioso no?).


La frase più famosa citata e riportata è sicuramente quel "Hasta la victoria, siempre!" riportata anche nell'immagine qui accanto.

Vi sono però altre citazioni, riportate da Humberto Fontova nel suo libro "Exposing the Real Che Guevara and the Useful Idiots Who Idolize Him" e riprese dalla YAF (Young America's Foundation) per il "No More Che Day" del quale non andare proprio prioprio fieri:

1.“Youth must refrain from ungrateful questioning of
governmental mandates. Instead, they must dedicate
themselves to study, work and military service.”

2.“These hyenas (Americans) are fit only for
extermination.”

3.“Hatred is the central element of our struggle!
Hatred so violent that it propels a human being beyond
his natural limitations, making him a violent and cold-
blooded killing machine.”

4.“We reject any peaceful approach. Violence is inevi-
table. To establish Socialism, rivers of blood must flow.”

5.“I’d like to confess, Papa, at that moment I
discovered that I really like killing.”

6.“Youth should learn to think and act as a mass. It is
criminal to think as individuals!”

7.“The victory of Socialism is well worth millions of
atomic victims!”

8.“If the (nuclear) missiles had remained, we would
have fired them against the very heart of the U.S.,
including New York City.”

9.“Judicial evidence is an archaic bourgeois detail.
When in doubt, execute.”

10.“We must do away with all newspapers. A
revolution cannot be accomplished with freedom of the
press.”

11.“Cuban workers have to start getting used to life
under socialism. By no means can they go on strike.”
Oltre alle magliette, hanno fatto pure un gioco a quiz con queste in cui bisogna scegliere "Puoi dire chi ha detto cosa?" confrontando Che con Hitler. Ovviamente sono state tutte dette dal primo.

Sia ben chiaro: io le riporto così come sono. Il libro è stato criticato e sul Che sono state dette tantissime cose che ancora oggi contrappongono contestatori e sostenitori sulla loro veridicità (per quello ho aggiunto il "presunte" al titolo, non si sa mai). Le accuse però ci sono e varie fonti le sostengono, il che mi porta a pensare a una discreta possibilità che il rivoluzionario abbia detto effettivamente queste cose.

A voi lettori il giudizio.

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martedì 19 novembre 2013

Proposta: Prelievo forzoso sugli stipendi dei politici per aiutare le zone colpite da catastrofi

Un'altra catastrofe ha colpito l'Italia. L'ennesima, che non ha quasi fatto notizia all'inizio se non sui social network (twitter in particolare). Il Servizio Pubblico, la RAI, ci ha messo molto prima di dare notizie, quando altri erano già lì, il che pone molti quesiti (ad esempio sull'utilità del canone). Ma non voglio far polemiche ora su questo, piuttosto lanciare una proposta.

A molti potrà sembrare populismo, ma così non è. Per niente. E' una proposta che reputo ponderata e giustificata.

Il sottoscritto propone:


- Un prelievo forzoso fino al 60% dello stipendio di un anno dei politici del consiglio regionale, provinciale e comunale delle zone colpite a patto che non dimostrino di aver denunciato i pericoli (ove presenti) e provato a risolvere il problema
- Un prelievo forzoso fino al 50% dei Parlamentari provenienti dalle zone colpite a patto che non dimostrino di aver denunciato i pericoli (ove presenti) ai colleghi parlamentari/ministri addetti alla tutela dell'ambiente e del territorio
- Un prelievo forzoso fino al 30% i quei parlamentari e ministri che non si sono mossi in favore di una soluzione ai problemi del territorio (ove presenti) che avrebbe evitato o contenuto la tragedia verificatasi. Si alza fino al 50% se il problema, sottoposto da terzi, è stato evitato senza una valida motivazione

I proventi dei prelievi verranno delovuti interamente alla zona colpita.

Si ispira un po' a ciò che il codice civile dice sulla responsabilità degli amministratori. Essendo i politici paragonabili ad "amministratori di una società", mi sembrava un buon compromesso.

E' un po' troppo provocatorio?
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giovedì 14 novembre 2013

"Trattato dei vari tipi di evasione fiscale"

- Articolo originale pubblicato su MySolutionPost -     Mattia Poletti

Un’intervista fece scalpore, soprattutto perché proveniva da un esponente di lusso del maggior partito della sinistra italiana. La scorsa estate Stefano Fassina, vice ministro dell’economia, parlò dell’evasione fiscale citando la famosa “evasione di sopravvivenza”, ammettendo la sua esistenza. Così l’ansa:
''La pressione fiscale è insostenibile'' […]''C'è una relazione stretta tra la pressione fiscale, la spesa e l'evasione'', […]  Il viceministro riconosce che esiste ''un'evasione di sopravvivenza''. ''Senza voler strizzare l'occhio a nessuno, senza ambiguità nel contrastare l'evasione ci sono ragioni profonde e strutturali che spingono molti soggetti a comportamenti di cui farebbero volentieri a meno''. ''Non è una questione di carattere prevalentemente morale'', sottolinea il viceministro, ricordando di aver affrontato la questione in un libro alcuni anni fa.
Che esista una relazione stretta fra pressione fiscale e spesa pubblica è ovvio: se spendi X, devi per forza tassare Y la gente per recuperare quell’ammontare. Più X è grosso, più Y cresce.
Questo è un punto molto importante perché da qui possiamo spiegare il perché dell’evasione. Con una tassazione crescente, le reazioni possono essere:
  • Gli individui, al crescere della tassazione, vedono servizi sempre più efficienti che migliorano di molto la loro vita quotidiana. Dire che son felici di pagare le tasse forse è troppo, ma almeno accettano la cosa usufruendo di un welfare di qualità. Questo è il caso se vogliamo dei Paesi nord europei
  • Gli individui notano che la tassazione continua a crescere, nonostante sia già elevata, e notano che i servizi non migliorano anzi, in alcuni casi peggiorano (magari il treno che loro prendono al mattino viene costantemente soppresso ma i prezzi del biglietto salgono). Da qui un sentimento di avversione totale nei confronti della parola “tassa”. Questo è il caso italiano.
Qui abbiamo i due casi generali ed estremi.
In entrambe le situazioni, vi sono però cittadini che evadono principalmente per due motivi:
  1. Sono dei delinquenti. Anche con la metà della pressione fiscale, loro troverebbero sempre la scusa che le tasse sono alte e cercherebbero di nascondere capitali. Ricordate l’operazione Cortina di Mario Monti? Ecco, quella gente lì.
  2. Sono disperati. Mettendo una tassazione X =100, riescono a lavorare. Se questa però aumenta a 120, con grandi sforzi arrivano a 110, ma il resto o lo evadono o chiudono/falliscono. Molte Pmi si trovano in questa situazione.
Per quanto riguarda solo la situazione B), si hanno anche cittadini che evadono “per protesta”, ovvero vedendo sprecati i propri soldi guadagnati con fatica e prelevati dallo Stato (perché così è, de facto) giustificano la loro evasione come un “rifiuto” a pagare le tasse per finanziare gli sprechi di Stato.
Fassina ha quindi ragione. L’”evasione da disperazione” ESISTE, ma accanto a essa ce ne sono almeno altre due: l’”evasione da protesta” e l’”evasione delinquenziale” nel vero senso del termine.
È molto importante distinguere le tre perché sarebbe bene iniziare a trattarle in maniera differente, tutelando in qualche modo i primi (se non pagano perché non possono sospendere i pagamenti per esempio rinviandoli a quando la situazione non sarà migliore) e colpendo duramente gli ultimi (che ricordo, danneggiano gli altri).
Sulla seconda, essa potrebbe rientrare anche in una delle due: da un lato se ne approfittano della furbata giustificandola in questo modo, dall’altro potrebbero pagare ma non lo fanno perché in quel modo il margine di guadagno sarebbe ridotto al minimo e ciò non giustifica lo sforzo e l’impegno. Non è evasione da sopravvivenza (perché vivono anche pagandole tutte) ma è un rifiuto di consegnare allo “Stato ladro” il loro margine extra.
Il tema evasione è molto più complesso di come spesse volte viene descritto dai giornali. Bisognerebbe davvero riuscire a distinguere caso per caso, punendo chi “specula” e imbroglia ma allo stesso tempo ragionare bene su chi evade perché la sua situazione economica non lascia altra scelta.
- Articolo originale pubblicato su MySolutionPost -     Mattia Poletti
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sabato 9 novembre 2013

La proposta di Reddito di Cittadinanza del M5S è praticamente inapplicabile

L'HuffPost ha pubblicato il testo della proposta di legge del M5S sul famoso reddito di cittadinanza, promesso in campagna elettorale e per la gioia dei grillini. O forse no.

Sì perchè analizzando il testo, si scopre che è MOLTO diverso da quello che Grillo andava promettendo prima delle elezioni di febbraio. 1000€ mensili a tutti (saliti poi a 1200€ più avanti per qualche giorno), questo era il reddito di cittadinanza made in Grillo.

Chi ci segue su Rebel Ekonomist sa benissimo che quella proposta era PURA FOLLIA visto che, dati alla mano, il costo si aggirava come minimo intorno ai 130 miliardi di euro (vedi qui per i conti), ed ora la situazione è fin peggiorata rispetto ad allora.

La proposta del M5S è diversa: prima di tutto, niente 1000 euro a giovani e disoccupati. Chi è single, senza lavoro e vive da solo si becca 600€. Se fa parte di un nucleo famigliare, potrebbe percepire ZERO se il reddito del nucleo supera il livello presente nella legge (vedi allegato 1). Se ad esempio in una famiglia composta da tre persone i due genitori percepiscono due stipendi da 750 euro ciascuno, il figlio non ha diritto a niente (1500€ di reddito totale, superiore a quello indicato, pari a 1330).

Capito?

A tutto ciò, di per sè già limitante, si aggiungono i vari requisiti dettati dall'articolo 4. Se poi il beneficiario non rispetta i vincoli dell'art. 9 e seguenti, perderà il reddito di cittadinanza (questo è ovvio, non è che te ne stai a casa pagato a far nulla, ci mancherebbe).

Onestamente, penso che questa legge sia fatta apposta per NON essere approvata. Le coperture sono dubbiose (magari ne parlerò), i beneficiari sono a conti fatti e difficili da individuare, sono presenti discriminazioni (vedi art. 4, comma 1 e 2). Insomma, trovo la proposta confusa, mal costruita e di difficile applicazione.
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domenica 27 ottobre 2013

A noi consumatori dell’italianità di Alitalia non importa nulla

- Articolo originale pubblicato su MySolutionPost -     Mattia Poletti


Errare humanum est perseverare autem diabolicum” recita un famosissimo detto latino, che si traduce con “Commettere errori è umano, ma perseverare è diabolico”. Perché questa citazione classica? Semplicemente la ritengo la miglior sintesi di tutto ciò che sta succedendo in questi tempi nel nostro amato Bel Paese. Noi commettiamo tantissimi errori a livello politico, sociale ed economico ma non impariamo mai, anzi, perseveriamo nel commetterli, riuscendo fin a fare peggio.
Solo così posso giustificare una dirigenza pubblica che vuole risalvare la compagnia aerea di bandiera, Alitalia, scordandosi che cinque anni fa fece la stessa cosa con i soldi di noi contribuenti italoti (che, ricordo, paghiamo più tasse di qualsiasi altro nostro collega mondiale, o quasi): i risultati li abbiamo sotto gli occhi tutti.
Sì, Alitalia è ancora in difficoltà e ancora una volta i nostri dirigenti vogliono impegnarsi nell’ennesimo salvataggio della stessa. Il bello è che da vent’anni questa compagnia aerea è in perenne perdita (salvo qualche rara eccezione). Massimo Fontana sul suo blog (Archeo-Finanza) ha raccolto i dati facendo un elenco dal 1990 ad oggi:

- 2012: -280 milioni euro.
- 2011: -69 milioni euro.
- 2010: -168 milioni euro.
- 2009: -326 milioni euro.
- 2008: a fine luglio il Cda non approva la semestrale e dichiara l'insolvenza della società.
- 2007: -495 milioni euro.
- 2006: -626 milioni euro.
- 2005: -168 milioni euro.
- 2004: -812 milioni euro.
- 2003: -519 milioni euro.
- 2002: +94 milioni euro.
- 2001: -907 milioni euro.
- 2000: -249 milioni euro.
- 1999: +6 milioni euro.
- 1998: +210 milioni euro.
- 1997: +260 milioni euro.
- 1996: -621 milioni euro.
- 1995: +0.7 milioni euro ( dovuto a plusvalenza di 220 milioni euro grazie a cessione Aeroporti Roma)
- 1994: -192 milioni euro.
- 1993: -177 milioni euro.
- 1992: -8 milioni euro.
- 1991: -17 milioni euro.
- 1990: -48 milioni euro.
Curioso come dal 2000 e in poi, ad eccezione del 2002, l’azienda sia in netta perdita per svariate centinaia di milioni di euro all’anno, ed ha continuato anche dopo il 2008 nonostante la cordata patriottica voluta e sponsorizzata da Silvio Berlusconi, pagata a caro prezzo da tutti noi (4 miliardi circa, un’Imu) rivelatasi un flop annunciato.
Oggi, i nostri dirigenti patriottici vogliono commettere lo stesso errore, facendo partecipare Poste Italiane alla ricapitalizzazione di Alitalia. Il tutto in nome dell’”italianità”.
Volete una confessione? A noi consumatori razionali, dell’italianità di Alitalia, non ce ne frega nulla. Il consumatore razionale guarda soprattutto alla qualità e al costo del prodotto: in base a questi sceglie che cosa acquistare. Alitalia, mi spiace dirlo, non è competitiva né sul prezzo né sulla qualità. I consumatori che guardano al portafoglio preferiscono compagnie aeree low cost (Easy Jet/Ryanair), mentre chi guarda alla qualità si dirige verso altri colossi del settore. A ciò bisogna poi aggiungere la concorrenza nelle brevi tratte sempre migliore dei vari Tav (pensiamo anche solo al Milano-Roma).
Non ci  strappiamo le vesti se Alitalia venisse venduta a qualche acquirente estero, così come non hanno fatto gli svizzeri quando Swissair (o meglio, quel che restava visto che era fallita) è stata comprata da Lufthansa una decina di anni fa. Anzi, dirò di più: se Alitalia venisse venduta e “magicamente” ritornasse a fornire servizi di qualità a prezzi competitivi, allora noi consumatori viaggeremo molto volentieri sui loro aerei, non curanti di chi sarà la proprietà.
La verità è che i nostri dirigenti vogliono salvare le loro poltrone (e quelle degli amici). Dell’italianità non frega nulla nemmeno a loro. Quella è solo l’ennesima scusa per scucire soldi a cittadini che di soldi ne han sempre meno…


@Rebel Ekonomist

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martedì 22 ottobre 2013

Ma quando Maradona evase, le tasse erano molto più basse

Intervistato da Fabio Fazio, Maradona parlando di Equitalia della sua "presunta" evasione, si è espresso in modo poco signorile facendo il gesto dell'ombrello in diretta tv. Fazio, da buon presentatore, ovviamente non ha fatto nulla (ma questa è un'altra storia).

Il gesto clamoroso del Pibe de Or ha scatenato le polemiche sul web e molti lo hanno appoggiato in quanto segno di ribellione ad uno Stato ladro che opprime i contribuenti asfisiati dalle tasse. In poche parole: "Ha fatto bene ad evadere".

Chi mi legge sa che sono d'accordo sulla questione sprechi di Stato (il cosidetto "Affamare la bestia") e su una pressione fiscale davvero troppo alta per i servizi che il Paese offre e che sta letteralmente uccidendo, assieme alla burocrazia, tutto il settore produttivo italiano.
Arrivare però a considerare quasi un "eroe" una persona che ha evaso, secondo il fisco, 38 milioni di euro mi pare ridicolo.

Non voglio star qui a discutere se lui fosse consapevole o meno della cosa, non mi interessa. Il fatto è che il fisco dal 17 febbraio 2005 considera Maradona un evasore fiscale con un debito di 35 milioni di euro (e aumenta di 3mila ogni giorno).

L’ingente debito di Maradona ammonta a poco piu' di 39 milioni di euro ed è stato più volte confermato dalle autorità giurisdizionali competenti. In particolare si ricordano dalla sentenza della Corte di Cassazione del 17 febbraio 2005, da quella della Commissione Tributaria Provinciale di Napoli depositata nel giugno 2012 e dalla sentenza della Commissione Tributaria Centrale del primo febbraio di ques'anno. Inoltre, con un’ulteriore sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Napoli n.7/21/13 depositata il 10/01/13, divenuta definitiva per mancata opposizione, è stato dichiarato inammissibile il ricorso, con condanna alle spese di lite, contro un presunto rifiuto su istanza di sgravio. (Ansa)
Questi sono i fatti documentati. Detto ciò, voglio analizzare un attimo la questione.

Le sentenze di condanna per evasione fiscale di Maradona si riferiscono ad una sua evasione nel periodo fine anni '80/inizio anni '90 quando ancora giocava nel Napoli. Chi elogia il "Maradona evasore fiscale" si riferisce quindi a questo periodo storico.
Domandina a lor signori: a quanto ammontava la pressione fiscale?


Siamo a livelli 35-38% circa, quindi molto più bassi (una decina di punti da quella ufficiale e non reale) dell'odierno livello di tassazione.

Questo è un chiaro esempio di come l'evasione fiscale comprenda almeno due tipi di individui: chi evade perchè "o faccio così o chiudo e fallisco" e chi invece evade perchè è un ladro, punto.

Non venite a dirmi che chi guadagna 100-200 mila euro all'anno e ne dichiara 5 mila sia un eroe vittima del fisco che protesta per i propri diritti e che se abbassassimo la pressione fiscale di 10-15 punti ricomincerebbe a pagare tutte le tasse perchè è una balla e questo caso in particolare ne è la dimostrazione.

Se è vero che esiste purtroppo un'evasione da disperazione, ne esiste anche un'altra di furboni delinquenti che se ne approfittano. La cosa triste è che ci siano quelli che chiamo "naziliberisti" che pure li giustificano, facendone degli eroi. Ecco, questo è il modo più sbagliato possibile di risolvere il problema tasse in Italia.
Se evadi e lo fai non per sopravvivere, non hai alcuna giustificazione. Sei un delinquente e per questo devi pagare, e tanto.

Feci i complimenti a Monti per l'operazione Cortina del 2012. Colgo l'occasione per rinnovarli. Beccare i furbi, punendoli, servirà anche a recuperare soldi per abbassare le tasse a quelli che pagano fin quando possono, in modo tale da permetter loro di vivere (e non sopravvivere) versando tutto il dovuto al fisco.

@Rebel Ekonomist

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sabato 19 ottobre 2013

La bufala del prelievo forzoso del 10% dai conti correnti voluto dal FMI ed una considerazione economica

In questi ultimi giorni una notizia drammatica sta circolando in rete: il Fondo Monetario Internazionale sarebbe pronto a prelevare il 10% dalla ricchezza dei cittadini europei per abbassare lo stock di debito pubblico delle varie nazioni. In pratica, sarebbe un'operazione simile a quella già attuata da Amato una ventina di anni fa in Italia, ma ad una percentuale molto più significativa.


Notizia condivisa sui social e ripresa anche da testate importanti come Il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano (ma nn solo, anche molte testate estere) e blog conosciuti come quello di Beppe Grillo (in prima fila, ovviamente) che hanno letto queste righe riportate nell'immagine:




Ecco, già il fatto che venga ripreso da Grillo (che notoriamente è incline a credere ai complotti sopratutto di BCE/FMI/UE e di assurdità economiche ne dice una a settimana oramai) dovrebbe iniziare a far pensare: forse le cose non stanno proprio in questi termini.

Tutti gli articoli riportano la proposta del prelievo forzoso "temporaneo" del 10% della nostra ricchezza sui conti correnti perchè sarebbe scritta nel paper "Fiscal Monitor" redatto proprio dall'istituto guidato da Christine Lagarde. Il motivo sarebbero gli scarsi risultati ottenuti in Europa (Grecia in particolare) dalle politiche adottate fino ad ora. I soldi dei cittadini in pratica taglierebbero la testa al toro, evitando una Grecia 2.0.

Ma è così? Ovviamente no! Il Fondo Monetario Internazionale ha dovuto (pazzesco) pubblicare una nota in cui spiegava chiaramente di non aver raccomandato una patrimoniale sulle famiglie, ma solamente ipotizzato con una stima quanti soldi servirebbero per riportare il livello del debito pubblico al 2007 (pre crisi insomma).

Basterebbe leggere le righe nell'immagine per capire che lo stesso FMI reputa questa ipotesi fallace in quanto

A) Dovrebbe essere fatta di sorpresa, sennò ovviamente i cittadini andrebbero a prelevare tutti i propri risparmi sui conti correnti/occultare capitali e ricchezze, provocando una crisi epocale

B) I cittadini dovrebbero accettare la cosa come unica ed irripetibile, ovvero come un evento straordinario, sennò non depositerebbero più alcun euro in banca

C) L'evidenza empirica dimostra che con questi prelievi la riduzione del debito è stata, alla fine, fallace (direi che l'Italia ne è l'esempio principe)

Il 10% lo troviamo scritto alla fine come ammontare che servirebbe nel caso si voglia attuare questa patrimoniale, che però si è appena dimostrata inutile.

A parte che l'ipotesi è di una patrimoniale sulla ricchezza netta e non solo dai conti correnti, quindi ad esempio anche le case rientrano nella patrimoniale.
Se voi avete uan casa di proprietà del valore di 200mila euro, dovreste pagarne 20 mila. Ovviamente ciò andrebbe a distruggere il bilancio familiare. La proposta quindi non è per nulla applicabile a livello pratico.
Fra l'altro, il FMI non ha alcun potere di fare una manovra del genere, quindi anche volendo, non potrebbe.

Tutto questo però non è stato del tutto inutile: abbiamo un'ulteriore conferma di come le proposte di patrimoniali assurde da parte di alcuni partiti politici tanto sbandierate durante la campagna elettorale sono solamente balle, e pure molto dannose.

Nulla di nuovo per chi legge queste pagine.

@Rebel Ekonomist

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giovedì 10 ottobre 2013

La folle condizione sullo spread presente nella manovra correttiva varata dal governo Letta

Saccomanni ha presentato la "manovrina" correttiva pari a 1.6mld per rientrare nel famoso 3% di deficit che l'Italia ha sfiorato.

Erano trapelate notizie nei giorni scorsi anche su un eventuale aumento da subito di 6.5cent sui carburanti (ovvero, nuove accise). Fortunatamente sono state smentite/corrette e a quanto pare l'aumento non ci sarà (che mi leggano?), ma fra le tante assurdità, come vendere patrimonio pubblico non per abbassare lo stock di debito ma per coprire una "perdita temporanea" (che fra l'altro a quanto mi dicono potrebbe essere bocciata), una in particolare mi ha colpito perchè sembra davvero scritta da persone che di economa non capiscono nulla.

Nota di Aggiornamento del DEF del Governo Letta, sulla nota 3 a pagina 2 della tabella I.1 (pagina 10 del documento)


Cito testualmente:
l’attuale scenario ipotizza una graduale chiusura degli spread di rendimento a dieci anni dei titoli di Stato italiani rispetto a quelli tedeschi a 200 punti base nel 2014, 150 nel 2015 e 100 nel 2016 e 2017.
Chiunque abbia un minimo di nozioni di economia (e di buon senso) saprebbe il perchè questa condizione sia una stupidata. Per i nostri politici, dato che a quanto pare non ne sono in possesso, la spiegherò.

Lo spread come si intende qui misura la forbice fra il tasso di interesse dei nostri titoli di debito pubblico e quelli tedeschi (BTP-BUND decennali in questo caso). Ciò vuol dire che la suddetta forbice si restringe quando o il rendimento del BTP diminuisce oppure quando quello del BUND aumenta. Ed è qui che casca l'asino: se il BUND aumentasse il suo rendimento (tasso) e i nostri BTP rimanessero stabili (o aumentassero in misura minore), lo spread diminuirebbe, ma il tasso di interesse dei BTP rimarrebbe uguale! In pratica, il risparmio ipotizzato non ci sarebbe! Capite?

Se già è una follia a mio modo di vedere legare un piano di finanza pubblica all'ipotesi di un calo dei tassi di interesse (esso dovrebbe essere preso come un eventuale risparmio extra), legarlo allo spread va estremamente oltre.

Se vi chiedete il perchè l'Italia sia entrata in una crisi più profonda che da altre parti e faccia una tremenda fatica ad uscirne, la risposta è anche in queste piccole cose. Siamo governati da incapaci.

@Rebel Ekonomist

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giovedì 3 ottobre 2013

Ma l'aumento dell'Iva lo decise Berlusconi

Nessuno lo dice...o quasi.



Testo della Legge del 15 Luglio 2011 n°111, articolo 40, comma 1
(“Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria.”
(Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 16 luglio 2011 n. 164))

 Art. 40  Disposizioni finanziarie
1.  La dotazione del fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, è incrementata di 835 milioni di euro per l'anno 2011 e di 2.850 milioni di euro per l'anno 2012. Le risorse finanziarie di cui al primo periodo per l'anno 2012 sono destinate all'attuazione della manovra di bilancio relativa all'anno medesimo.
1-bis.  Gli accantonamenti disposti, prima della data di entrata in vigore del presente decreto, dall'articolo 1, comma 13, terzo periodo, della legge 13 dicembre 2010, n. 220, sono resi definitivi con le modalità ivi previste. Le entrate previste dal primo periodo del citato comma 13 sono conseguentemente destinate al miglioramento dei saldi di finanza pubblica.
1-ter.  A decorrere dal 1° ottobre 2012 fino al 31 dicembre 2012 le aliquote Iva del 10 e del 21 per cento sono incrementate di 2 punti percentuali. A decorrere dal 1° gennaio 2013 continua ad applicarsi il predetto aumento. A decorrere dal 1° gennaio 2014 le predette aliquote sono ulteriormente incrementate di 0,5 punti percentuali. (2)
1-quater.  La disposizione di cui al comma 1-ter, secondo e terzo periodo non si applica qualora entro il 30 settembre 2012 siano entrati in vigore provvedimenti legislativi in materia fiscale ed assistenziale aventi ad oggetto il riordino della spesa in materia sociale, nonché la eliminazione o riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale che si sovrappongono alle prestazioni assistenziali, tali da determinare effetti positivi, ai fini dell'indebitamento netto, non inferiori a 13.119 milioni di euro per l'anno 2013 ed a 16.400 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2014.

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domenica 29 settembre 2013

L'aumento dell'IVA andrà a pagare i costi della crisi di governo

Sabato 28 settembre 2013  Berlusconi ha ordinato ai suoi ministri di dimettersi, dando inizio ufficialmente alla crisi di governo.
Il motivo ufficiale è che non voleva aumentare l'IVA, tradendo così i propri elettori (come se non fosse mai accaduto) e il sottoscritto ha deciso di far finta di credere a questa versione. Gesto eroico del PdL? No, al contrario. Le conseguenze saranno molto più gravi e costose.

Prima di tutto, per evitare/rinviare l'aumento dell'IVA previsto serviva circa 1 miliardo di euro. Se avessero voluto, questi soldi li avrebbero trovati nel giro di poche settimane come avevo indicato qualche mesetto fa, ma la distrazione di un condannato e la mancanza di volontà politica hanno preso il sopravvento e i soldi dal lato della spesa non si sono tagliati.
Si parlava di aumentare altro (tipico gioco delle tre carte made in italy) come benzina, il che sarebbe stato fin peggio (oltre alla solita presa per i fondelli). Oggi sono però tutti discorsi inutili. Il rischio ora è che venga annullato tutto ciò che di buono-brutto è stato fatto in questi mesi, se non di più.

La cosa curiosa però è che i soldi per evitare l'aumento dell'IVA, li spenderemo comunque! Anzi, i soldi che incasseremo da essa andranno a pagare i costi della crisi di governo!

Il motivo è semplice. Ipotizziamo elezioni a febbraio: i soli costi di nuove elezioni ammonteranno a circa 400 milioni di euro, poco meno della metà della cifra necessaria per evitarne l'aumento. Ma purtroppo non finisce qui. C'è infatti il fattore "instabilità politica" che influisce sul costo del nostro debito pubblico (il famoso spread, ricordate?) e che già stavamo pagando prima (vedi confronto con bonos spagnoli).


Considerando che da qui a marzo 2014 abbiamo circa 150 miliardi di debito pubblico da emettere, se lo spread dei nostri titoli di stato aumentasse anche solo di 50 punti base (0.5%), la spesa extra in interessi ammonterebbe a 750 milioni di euro annui. Se sommiamo questi ai 400 milioni circa, ecco che otteniamo 1.1 miliardi, più o meno la cifra che sarebbe servita per evitare l'aumento dell'IVA (che ricordo essere la causa ufficiale della crisi di governo). E 50 punti base in media da qui a marzo non sono cosa impossibile, anzi, il rischio è che siano più alti ancora.

Tra l'altro, ricordo che per adesso la legge elettorale non è cambiata, ergo il nuovo governo potrebbe aver bisogno di alcuni mesi per esser formato, il che potrebbe incidere sulla durata del rialzo dello spread. Se mantenessimo i nostri 50 punti base in più e ipotizzassimo il formarsi di un nuovo governo a giugno, il debito da rinnovare ammonterebbe a circa 240 miliardi, ovvero 1.7 miliardi in più di spesa per interessi. Aggiungiamo i nostri 400 milioni di costi per nuove elezioni et voilà, abbiamo speso il doppio rispetto alla cifra per evitare l'aumento dell'IVA.

In totale, l'anno prossimo rischieremmo di dover pagare quell'1% dell'IVA in più programmato, più un ennesimo aumento di qualche tassa a caso per coprire i costi di questa crisi di governo.
Ma Berlusconi lo ha fatto nell'interesse dell'Italia e di noi cittadini. Ricordatevelo.

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venerdì 27 settembre 2013

#boicottabarilla? No grazie

Prendi un imprenditore italiano (o meglio, il figlio di un imprenditore italiano), un'intervista su un tema molto scottante e quella strana cosa chiamata "marketing" e di sicuro avrai un caso in cui due tifoserie si scanneranno a colpi di commenti, messaggi, post e tweets.

Guido Barilla questo lo sa bene, perchè proprio stupido non è, e ha sfruttato l'occasione. Oggi tutti parlano della pasta Barilla, chi bene, chi male...chi in modo distaccato, ridendoci su ironizzando sulla cosa (come il sottoscritto)


Considerando il caos mediatico creato, non posso però tirarmi indietro dal fare una mia personale analisi sull'accaduto.

Prima di tutto ribadisco che trovo le dichiarazioni un puro e semplice atto volto a far parlare di sè. Una sorta di guerriglia marketing molto aggressivo, volto a far parlare di sè ed a creare una sorta di scontro mediatico creando tutta una sorta di brand lovers (sia di Barilla che della famiglia tradizionale) che protesta e attacca gli haters (quelli appunto de "#boicottabarilla"). Sarà curioso vedere l'effetto di tutto questo caos sulle vendite. E' difficile prevedere il risultato. Di sicuro è una mossa rischiosa, vedremo.

C'è poi un'altra questione sempre legata al marketing, ovvero il target di vendita di un prodotto. Barilla, per tradizione, punta alla famiglia chiamiamola "tradizionale" e lo ha sempre mostrato nelle sue pubblicità. E' una scelta che guardando ai risultati direi molto azzeccata. "Dove c'è Barilla c'è casa", e per casa si intende famiglia con padre, madre e figli. Gli spot sono rivolti a questo target e non, ad esempio, al 30enne single che vive da solo. Non c'è nulla di strano o sbagliato in questa scelta.

Veniamo poi all'ultima questione: la libertà di espressione. Guido Barilla potrebbe aver anche o solamente espresso una sua opinione sul concetto di famiglia: per lui la famiglia è formata da un padre e una madre con figli.. 
D'altronde è stato chiaro: "la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale". E' la sua idea, condivisibile o meno.
E' libertà d'espressione, ed è sacra fintanto non sia offensiva. L'imprenditore non ha insultato le coppie gay o ha mandato in onda uno spot in cui in qualche modo mancava di rispetto a loro. Trovo tutta la polemica estremamente sciocca ed inutile in un Paese che sta diventando "bigotto" sia in chi tutela la tradizione sia paradossalmente in chi quella tradizione la combatte quasi fosse una religione farlo (rischiando di essere più liberticida dei primi).

Ed è per questo che non boicotterò la pasta Barilla. Se vorrò o no comprarla, sarà per il rapporto qualità/prezzo dei suoi prodotti perchè ques0ta polemica proprio non mi tocca.

Ha ragione Selvaggia Lucarelli nel dire  
"Mi preoccuperei se Guido Barilla non assumesse lavoratori gay nella sua azienda, mentre immagino che ce ne siano molti e immagino pure che l’idea del boicottaggio non li entusiasmi per niente. Io continuerò a comprare la pasta Barilla, se capita, e vi dirò di più: continuerò a guardare i loro spot con famiglie in cui non mi riconosco perchè non vedo gay ma non vedo manco donne single che cenano con i figli. Ma chissenefrega."
così come ha ragione un ragazzo straniero che ha commentato il messaggio scritto su Facebook da Guido Barilla sulla fanpage dell'azienda:
"As a homosexual, I'm not offended. It's Guido's privilege to feel this way. just as it's my privilege to not purchase his pastas and sauces." (Da omosessuale, non sono offeso. E' un privilegio di Guido sentirsi in questo modo, così come è un mio privilegio non comprare la sua pasta e i suoi sughi")

 Mai commento più intelligente fu scritto su questo tema. Il resto è polemica inutile, sciocca. Il resto è noia...
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martedì 24 settembre 2013

Aumentare le accise sulla benzina sarebbe una follia

Il prezzo del carburante, argomento di discussione ad ogni minimo rialzo, soprattutto perchè qui in Italia lo paghiamo molto più degli altri. I motivi sono molteplici, ma uno su tutti pesa più degli altri (e anche tanto): le tasse, ovvero IVA e soprattutto accise.

In Italia abbiamo il prezzo della benzina più alto d’Europa (25 centesimi oltre la media, 23 dei quali dovuti al maggior carico fiscale) e quello del gasolio al secondo posto dietro la Svezia (24 centesimi dei 25 sopra la media sono dovuti proprio alle tasse).
Si legge sul Messaggero, che fornisce un altro dato molto interessante:

Fino allo scorso anno la riduzione delle entrate dovute al calo delle vendite di auto era compensato dall’aumento degli introiti provenienti dalle imposte sui carburanti: era sceso il consumo, ma era aumentato il gettito a causa della forte crescita dei prezzi alla pompa. Nel 2013 i consumi hanno proseguito la loro discesa portandosi dietro anche le entrate fiscali. Secondo uno studio del Centro Studi Promotor nei primi 8 mesi dell’anno, il gettito delle imposte su benzina e gasolio da autotrazione è calato di 870 milioni.

870 milioni di euro in meno nelle casse dello Stato a causa del minor consumo di benzina: gli italiani, a causa della crisi, hanno iniziato anche ad utilizzare meno l'automobile, annullando quindi delle entrate praticamente sicure (come avevo spiegato qui) nonostante i continui rialzi del costo del prodotto. Benvenuti nell' "effetto Laffer", ovvero quando all'aumento eccessivo delle imposte le entrate non crescono più ma diminuiscono.

Ciò si vede bene nella famosa "Curva di Laffer"


fonte
ove "t" è la pressione fiscale e T sono le entrate fiscali. Come si vede (ed è logico), se t è zero, anche T sarà zero, così come se t è max (100%) T sarà sempre zero (se il governo tassa al 100% ciò che guadagni tu ovviamente non lavorerai più quindi le entrate saranno pari a zero). Ciò che succede in mezzo è meno chiaro: in generale non si sa dove si trovi il punto Tmax, ovvero non è chiaro quale sia la t* che permetta di massimizzare T.

Nel nostro caso però, l'evidenza sembra mostrare come le troppe tasse sul carburante abbiano superato quel punto, ovvero esse sono talmente alte che la domanda dei consumatori è calata e le entrate totali sono diminuite.
Se ricordate, un caso simile si verificò con la tassa sulle barche esattamente un anno fa:

Il vero fallimento, com’era prevedibile, si è rivelato essere la tassa sulle imbarcazioni superiori ai 10 metri di lunghezza: il gettito previsto era di ben 155 milioni, il gettito ottenuto corrisponde invece alla somma di 23 milioni. Il 14% di quanto auspicato dai “tecnici”. In compenso, la riduzione dei consumi presso le località marittime e portuali ha determinato un minore introito stimato in circa 700 milioni di euro. Un vero danno per esercenti, albergatori e località turistiche.
Quale soluzione quindi?
Aumentare ancora le accise sarebbe una follia: se è vero che l'utilizzo dell'automobile non può essere ridotto all'infinito (bisogna pur sempre spostarsi e il servizio di mezzi pubblici in Italia, soprattutto per chi non vive in grandi città, fa pena), tassare ancor di più il carburante potrebbe spingere al ribasso sia l'utilizzo dell'automobile (quindi le entrate potrebbero diminuire ulteriormente) sia stabilizzare/aumentare gli introiti fiscali dai carburanti, ma abbassare i consumi su tutti gli altri beni, distruggento la domanda, aggravando la crisi e diminuendo le entrate generali (minor gettito iva, imprese che chiudono etc).

Sarebbe davvero ora che si eliminassero tutte quelle accise introdotte decenni fa per abbassare il prezzo del carburante. Pagare 0.24 centesimi in più dsulla benzina solo a causa delle tasse è un furto legalizzato.


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