In media ognuno di noi ci passa circa 20 minuti al giorno, ma è una media: sono sicurissimo che la stragrande maggioranza di voi ci sta per almeno un'ora (2 o più se avete smartphone e circa la mia età) al giorno.
Fin qui più o meno tutto bene: è uno svago interessante, potenzialmente uno strumento molto utile, mal utilizzato da molti ma che sotto molti aspetti ha migliorato la vita di tutti noi. Ciò però che pare non essere tanto compreso da chi lo utilizza è il fatto che il social network non è una vita parallela, diversa o vituale senza collegamenti con la realtà. Non è il Second Life della situazione tanto per capirci, ma nemmeno la chat anonima che andava di moda 5-10 anni fa.
Facebook è un luogo di incontro virtuale sì, ma fatto da profili reali (fake esclusi) che corrispondono a persone reali. Il profilo è una sorta di carta d'identità del nostro essere e tutto ciò che facciamo (condivisioni, link, foto, commenti, messaggi) riflette ciò che siamo, così come accade con le nostre azioni nel mondo reale.
Se fai lo stupido nella vita reale, vieni etichettato come tale. La stessa idendica cosa accade su Facebook: scrivi idiozie, sei un idiota e non solo sul social, ma anche nella vita reale. Le due cose sono collegate, per questo ho esordito con un "è più che mai parte integrante della nostra vita".
Quante volte vi capita di vedere una persona per strada e ricordavela per qualche cosa che ha scritto o pubblicato sul social, sia essa buona o cattiva? Quante volte avete guardato un ragazzo o una ragazza e vi è subito venuta in mente una particolare foto che ha pubblicato, magari in qualche posa non proprio..."cattolica"? Oppure per un commento che ha scritto perchè la grammatica italiana deve essere una qualche cosa a lui sconosciuta?
Ciò che siamo, ciò che facciamo su internet ha lo stesso indentico valore di ciò che siamo e facciamo nella vita reale. Mettetevelo in testa. E in fretta anche. Ne va non solo della vostra reputazione, ma anche della vostra occupazione:
L'anno scorso "il 37% circa dei datori di lavoro fa uno “screening” sui social media per scoprire di più sui propri candidati. Il sospetto lo avevamo un po’ tutti ed a quanto pare era perfettamente giustificato.
Si tratta di una ricerca informale, che coinvolge
principalmente Facebook, poi LinkedIn e per finire Twitter. Le cinque
cose più cercate sono: il candidato si presenta in modo professionale?
(65%); si potrà integrare bene con la “cultura aziendale”? (51%); sono
presenti più dati di quanti non ne abbia detti a riguardo delle sue
qualifiche? (51%); il candidato è una persona equilibrata? (35%). La
quinta è la più preoccupante, ma anche la meno frequente: solo il 12% ha
ammesso di cercare direttamente delle “ragioni per non assumere il
candidato”."
Usate Facebook con la testa e comportatevi come se foste realmente seduti in un luogo di ritrovo reale. Ne va della vostra reputazione. Nella vita, quella di tutti i giorni.
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