domenica 28 dicembre 2014

La Coop, strategie di vendita, stagisti e una destra italiana che fa sempre più pena

La Coop non è mai andata a genio a chi non è di sinistra. Ammetto che anche a me non sta particolamente simpatica, però  quando leggo certe cose mi viene davvero da chiedere se chi le scrive ci è o ci fa.

Sì perchè capisco odiare qualche cosa, capisco lo scrivere su un quotidiano di una destra palesemente in crisi di consensi, ma uscirsene con discorsi di questo tipo è tragicomico.

Articolo in prima pagina online qualche giorno fa su "Il Giornale":






"LA COOP SI PAGA GLI STAGISTI CON LA SPESA DEI CLIENTI"

Titolo nelle intenzioni scandalistico, degno del miglior (o peggior) giornale di gossip. Basterebbe però fermasi un secondo per chiedersi "Perchè, gli altri con cosa pagano gli stagisti e i dipendenti tutti?". Esatto, con la spesa dei clienti.

L'articolo poi è tutto un cercare di trovare un appiglio per rendere poco etica (per non dire vergognosa) l'inizitiva della Coop in cui

"anziché ritirare i regali come avviene di solito, il cliente riceverà tot bollini ogni tot di spesa e aiuterà, in questo modo, a coprire i costi di uno stagista che, a sua volta, riceverà 500 euro al mese per fare uno stage in uno dei 1.394 supermercati della filiera rossa. Un'occupazione (provvisoria) che, in futuro potrebbe anche tramutarsi in un posto fisso."

Perchè viene criticata? Semplice: funziona! 

"Lo scorso anno, a Mantova, un esperimento pilota ha dato ottimi risultati (per la Coop). Il fatturato è stato esplosivo, perché condito con la salsa del buonismo, e ha generalo bollini per ben 45mila euro. In venti disoccupati hanno potuto, quindi, partecipare ai tirocini formativi per poi essere assunti all'interno di uno dei supermercati"

Una campagna marketing geniale che ha aumentato le vendite del supermercato e, al contempo, ha dato lavoro ad un tot numero di giovani, oltre a mantenere i posto a quelli che già ci lavoravano (perchè se avesse venduto meno forse qualcuno lo avrebbero lasciato a casa...meglio dirlo a questi che scrivono codeste banalità). 
Vorrei poi ricordare la pubblicità di qualche mese fa di Mediaset, in cui mostrava quanto lavoro l'azienda di Berlusconi abbia creato nel corso degli anni. Un vero e proprio spot elettorale mascherato, ma non essendo della Coop quello andava bene a quanto pare.

Mi sovviene una domanda: la destra a cui si rivolge "Il Giornale" è anche quella degli imprenditori che hanno visto in Berlusconi un loro rappresentate (...)?. Davvero questi imprenditori vogliono che venga un'iniziativa di successo economico e, perchè no, sociale, come questa?


Non lo so, ma di una cosa son sicuro: la "destra italiana" (se così si può chiamare) fa sempre più pena. Per fortuna anche gli italiana pare se ne stiano accorgendo.



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martedì 23 dicembre 2014

Gli stipendi degli italiani diminuiranno (prima di crescere)

Articolo scritto e pubblicato su MySolutionPost il 18/11/2014
 
I sindacati annunciano battaglia: in 50mila sono pronti a scioperare a dicembre contro la Legge di Stabilità che, a oggi, confermerebbe il sesto anno di blocco salariale in quanto anche nel 2015 gli stipendi del pubblico impiego non subirebbero ritocchi per mancanza di risorse. Il possibile sciopero si andrebbe ad unire alle varie manifestazioni sia del pubblico impiego sia di svariati lavoratori privati che lamentano da una parte i tagli di posti di lavoro, dall’altra il blocco dei salari se non la diminuzione degli stessi (-832 euro nel biennio 2010-2012 secondo Bankitalia).

In un periodo in cui i consumi delle famiglie sono in diminuzione (nel 2013 la spesa media mensile è in calo del -2,5% rispetto al 2012, dati Istat), bloccare se non diminuire lo stipendio di dipendenti pubblici e privati rischierebbe di far crollare ancora di più la spesa dedita ai consumi. Se a ciò uniamo anche una tassazione destinata ad aumentare (fra tasse locali e Iva), il potere di acquisto delle famiglie, già sanguinante, potrebbe esaurirsi totalmente.

Il risultato, senza nemmeno bisogni di dirlo, sarebbe una spirale negativa che coinvolgerebbe le imprese e di conseguenza il Paese tutto, con il rischio di perdite nel gettito fiscale che comprometterebbero il raggiungimento degli obiettivi di bilancio concordati nelle sedi europee.
Detto così il titolo di questo post non avrebbe senso: perché gli stipendi, nonostante tutto il ragionamento qui sopra, diminuiranno? La risposta è semplice: c’è troppa disoccupazione.
Il mercato del lavoro si basa su di un gruppo di agenti che domandano lavoro (imprese e talvolta il settore pubblico) e agenti che offrono lavoro (cittadini in età lavorativa). Senza complicare troppo le cose, se la domanda di lavoro è elevata, gli agenti che si offrono avranno un potere contrattuale maggiore, ergo potranno richiedere stipendi più alti. Se però la domanda scarseggia mentre l’offerta abbonda, allora in una logica di mercato quest’ultima dovrà diminuire il proprio prezzo (leggasi stipendio) fino a trovare un punto di equilibrio.

Oggi, purtroppo, la situazione è la seconda: la disoccupazione è alle stelle (specialmente quella giovanile) e le imprese faticano ad assumere (anzi...). L’offerta di lavoro eccede, e di gran lunga, la domanda. Per questo motivo chiedere oggi ritocchi salariali è fuori luogo, soprattutto per quanto riguarda il settore pubblico

Se consideriamo la bassissima inflazione, il potere reale di acquisto degli stipendi è invariato e lo stesso potrebbe fin aumentare in caso di deflazione (come già accaduto pochi mesi fa). Non vi è quindi alcun bisogno, a oggi, di aumentare le retribuzione.
A essere precisi poi, bisognerebbe ricordare a sindacati e lavoratori del pubblico come i loro stipendi siano tutt’ora maggiori rispetto ai colleghi del privato (a dispetto di un produttività in media
minore), senza contare poi le maggiori tutele.
A sindacati e lavoratori del privato invece, è doveroso rammentare che la produttività media delle imprese italiane sia de facto ferma da 15 anni rispetto agli altri concorrenti UE:                             

Poletti _20141117 

Il destino degli stipendi italiani è quindi quello di diminuire in un primo momento per poi, solo successivamente, ricominciare a crescere al pari della produttività? Non necessariamente. Il problema infatti non è tanto lo stipendio in busta paga che ricevono mensilmente i dipendenti, ma il costo del lavoro di quel dipendente.

Il cuneo fiscale italiano è fra i più alti dei paesi dell’area Ocse: 47,8% per un lavoratore single senza figli contro il 35,9% di media e la differenza tende ad aumentare per gli altri casi (dati Ocse).
Se il Governo decidesse un taglio deciso alla tassazione sul lavoro, ecco che il pericolo di diminuzione degli stipendi sparirebbe, domanda e offerta tornerebbero a tendere verso l’equilibrio (meglio se supportati da una riforma seria e vera del mercato del lavoro stesso).

Questa sarebbe la soluzione ideale ed è ciò che i sindacati, tutti assieme, dovrebbero chiedere a gran voce. Gli aumenti salariali arriverebbero, nel medio-lungo periodo, automaticamente.

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lunedì 27 ottobre 2014

L'Articolo 18 è l'ultimo dei problemi per imprese e lavoratori

Articolo apparso su MySolutionPost in data 06/10/2014 con titolo "L'articolo 18: l'ultimo dei problemi per imprese e lavoratori"

Il dibattito politico italiano vive sempre di più di “mode”: ogni mese/due mesi i politici italiani tirano fuori dal cilindro un tema sul quale dibattere, spesse volte legato ad una particolare ideologia, concentrando in questo modo tutta l'opinione pubblica su di esso, dimenticandosi del resto.
Argomento del momento è l'articolo 18: da un lato abbiamo chi, come Renzi, lo vorrebbe cambiare o addirittura eliminare per rilanciare l'occupazione e la crescita; dall'altro chi, come una parte della sinistra e i sindacati, invece lo ritiene un simbolo della lotta proletaria al limite della sacralità assolutamente da non toccare.
Ma davvero la modifica dell'articolo 18 oggi è la condicio sine qua non l'occupazione non possa ripartire, le imprese non ricomincino ad investire e di conseguenza il Paese non torni a crescere?
Mettendo da parte le ideologie, il 18 è vero che rappresenta un problema per gli imprenditori attuali e quelli potenziali, in quanto nel caso di un licenziamento non solo non permette loro di avere costi certi (quindi programmabili) fra rimborsi al lavoratore e spese legali/processuali, ma addirittura non garantisce nemmeno l'allontanamento del dipendente. In praticamente nessun altro Paese Occidentale vige una così grande incertezza sulle spalle del datore di lavoro e ciò di sicuro rappresenta un limite (se proprio non vogliamo chiamarlo problema).
Anche (ma non solo, sia chiaro) per questo motivo le imprese medio/grandi sono riluttanti ad assumere a tempo indeterminato. Ma non è la principale causa che limiti le assunzioni delle imprese o impedisca agli investitori di aprire un'attività in Italia o ampliare quelle già estistenti.
I due primissimi responsabili che oggi limitano gli investimenti e le assunzioni in Italia sono l'eccessiva burocrazia e una tassazione fuori dal mondo sia dei profitti, sia dei lavoratori. Il costo del lavoratore nel nostro Paese è fra i più elevati nel Mondo e la causa di ciò (ma non credo ci sia bisogno di dirlo) non sono gli stipendi troppo alti, ma il loro costo gravato proprio dalle tasse su di esso!
È dunque il costo del lavoro il problema da risolvere oggi! In una situazione in cui la disoccupazione è a livelli mai visti (ergo si è in presenza di un eccesso di offerta di lavoro) e la produttività è stagnante, è ovvio che i salari tendano a diminuire per cercare l'equilibrio. Se non diminuirà la tassazione sul lavoro, il rischio inevitabile è che saranno gli stipendi stessi a diminuire.
Considerando il loro attuale livello e i consumi sempre più in crisi, la spirale potrebbe essere ancora più negativa.
Senza una riduzione sostanziale (leggasi: non i fantomatici 80€ in più in busta paga solo alcune fasce di reddito) di questo costo non si può sperare in una ripresa dell'occupazione.
A ciò, come detto in precedenza, bisogna affiancare una sburocratizzazione decisa riducendo tempi e costi per chi avesse idee e volesse investire, in modo da creare ex novo posti di lavoro e una riduzione generale della tassazione sull'attività imprenditoriale (profitti in primis), così da incentivare più persone a rischiare il proprio capitale in un investimento sul territorio italiano.
Fatto ciò, ma solo dopo, allora si può iniziare a discutere sul tema articolo 18 e da lì partire a riformare non solo il mercato del lavoro, ma anche degli ammortizzatori sociali (altro tema scottante). Prima è solo uno specchietto per le allodole, una distrazione per evitare di parlare dei problemi veri di questo Paese. Gli interventi da fare, ed urgentemente, sono ben altri.

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venerdì 22 agosto 2014

#IceBucketChallenge: aiuto reale o solo moda idiota?

Sta spopolando in questa estate non particolarmente calda la "Ice Bucket Challenge", una sfida che consiste nel rovesciarsi addosso una secchiata da acqua gelida, nominando poi altre persone sfidandole a fare lo stesso. Lo scopo è quello di raccogliere fondi per la lotta contro la SLA: quello che si versa l'acqua dona 10$, i nominati se non accettano la sfida ne devono versare 100$ (se accettano, ovviamente 10$ in + nominano altre persone per continuare la catena benefica).

Ho scritto "devono", in realtà sarebbe meglio dire "dovrebbero". Sì perchè solamente poco più del 10% di quelli che accettano la sfida donano realmente soldi: da giugno a metà agosto, secondo i dati riferiti dall'associazione ALS, ci sono state 2.2 milioni di condivisioni su Facebook e 260mila nuovi donatori (la divisione potete farla voi).

L'impressione è che le secchiate d'acqua gelida siano diventate solamente una moda idiota, fatta da persone che imitano gli amici a random, come se non ci fosse un secondo fine di mezzo. Tutto ciò rende la cosa inutile? No.

Sicuramente fa riflettere la sempre più diffusa "pecoraggine" della gente, in più deprime il fatto che quelli che accettano la sfida poi non la portino a compimento, donando i 10$ (ma anche se fosse meno, va bene...si sa, rinunciare ad UNA serata al bar è un sacrilegio per i giovani d'oggi) dando aiuto concreto alla causa.

In realtà però, il solo fatto di diffondere questa "moda", ha come conseguenza quella di aumentare le visite, ampliare il pubblico e quindi il numero di potenziali donatori. E ciò è un bene!
Certamente il VIP di turno ha molto più potere di diffusione, però anche il semplice utente di FB (o Twitter), condividendo il proprio video contribuisce ad aumentare, seppur di poco, il numero di spettatori e di persone "reached", ovvero raggiunte. Sapete tutti che il "piccolo numero" ripetuto milioni di volte diventa "gigante".

Non mi sento quindi di condannare questa moda, anzi! Il numero di donazioni è aumentato di quasi 10 volte rispetto lo stesso periodo dell'anno scorso (da 1.7 milioni a 13.3 milioni di dollari), quindi ben vengano questi video virali e queste mode a favore della beneficenza!

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martedì 5 agosto 2014

Abbiamo speso 1.650 miliardi di interessi per un debito creato da noi

I grandi numeri, si sa, fanno effetto. Pensate solo alle tante foto condivise su Facebook che quotidianamente vi invadono la home page. Numeri sugli stipendi del tal parlamentare o del tal Ministro, sulle spese dell'ultimo anno di Palazzo Chigi, della Regione X, Y, Z o del debito sia dell'Italia sia di una città sull'orlo del fallimento.

Vedere cifre quasi astratte per voi poveri cittadini, scritte con colori forti e caratteri giganteschi vi carica di rabbia, frustrazione. E iniziate a condividere a manetta corredando il tutto con qualche commento molto lontano dal dolce stil novo.

L'ultimo di una lunga serie ad apparire viene dal maggior quotidiano italiano: Il Corriere della Sera. Ieri, 4 agosto 2014, appare questo articolo che recita:






Tenendo conto che il debito italiano si aggira intorno ai 2mila miliardi, capite che quella cifra è faraonica.

Cito:


"Qual è il Paese tra i principali europei con il saldo migliore tra entrate e spese (al netto degli interessi) delle amministrazioni pubbliche negli ultimi 20 anni? L’Italia, e con molto distacco, considerando che ha cumulato 585 miliardi di euro del cosiddetto avanzo primario (con un 20 per cento riferibile alle privatizzazioni), contro gli 80 miliardi della Germania (dal 1995) e saldi negativi per Francia (-479 miliardi) e Spagna (-270 miliardi). Peccato che ciò sia servito in gran parte a pagare gli interessi sulla fonte principale dei guai, il debito pubblico. I numeri sono tratti da un’analisi comparata sulla finanza pubblica che ha messo a punto un team coordinato da Roberto Poli, uno dei più prestigiosi consulenti italiani"


Ecco appunto. Perchè abbiamo pagato così tanti interessi? Perchè lo stock di debito pubblico che NOI abbiamo creato era nettamente superiore rispetto alle altre grandi nazione europee!

Come spiegato dallo stesso Poli (grassetti miei):


"Un debitore con debito elevato paga interessi più che proporzionali. E tutto questo è la conferma del peccato originale che l’Italia si trascina dal 1992, l’anno della firma del Trattato di Maastricht, sottoscritto pur avendo un parametro del tutto fuori controllo: il debito pubblico, che rappresentava il 104,7%del Pil contro il 42% della Germania, il 39,7% della Francia e il 45,5% della Spagna"

 E quando si è formato questo boom di debito/Pil?

Da inizio anni '80 fino alla metà degli anni '90 c'è stata una vera e propria esplosione. Gli anni d'oro delle baby pensioni, del posto fisso statale assicurato per tutti, anche per lavori inutili e/o personale davvero incompetente (malattia, questa, non ancora sconfitta fra l'altro) etc etc.

Qui non c'è nemmeno Euro che tenga, anzi, la moneta unica come già spiegato altrove ci ha dato una mano per diminuire i tassi d'interesse.

La verità è che la fossa dei 1.650 miliardi di interessi ce la siamo scavata da soli come italiani. E non venite a propormi cose del tipo "ripudiamo il debito o gli interessi", perchè di sciocchezze (vedi qui il perchè lo siano) se ne dicono già abbastanza.


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domenica 3 agosto 2014

I dazi di Grillo? Uccideranno consumatori e imprese italiane

In questa anomala estate, caratterizzata più da pioggia e fulmini che altro, mancava una tuonata anche del comico/portavoce/leader più famoso d'Italia.
Beppe Grillo torna a parlare di economia e di crisi, proponendo la soluzione per mettere fine allo spaventoso numero di fallimenti di imprese italiane:
"Sì ai dazi sociali, sì ai dazi per proteggere il made in Italy e l'economia italiana".
A parte il fatto che, per l'ennesima volta, smentisca se stesso (ma su questo ci siamo abituati), ma mi chiedo sempre di più chi sia il suo consulente economico. Come si fa ad uscirsene ancora con la storia dei dazi? Non bastava la Lega Nord a portare avanti questa pericolosa buffonata economica? Sì, pericolosa, perchè il danno per le imprese e i consumatori italiani potrebbe mettere davvero fine al Bel Paese.

Il motivo è semplice: mettere dazi a prodotti importati dall'estero dal punto di vista del consumatore italiano renderebbe meno conveniente il loro acquisto, escludendoli automaticamente dal mercato. Meno concorrenza, meno scelta (e minor efficienza del sistema, visto che andrebbero a proteggere aziende non competitive). Ciò comporta l'obbligo di acquistare prodotti italiani, che prima erano esclusi in quanto costavano troppo. Il loro prezzo però non è diminuito (anzi, avendo meno concorrenza alcune imprese potrebbero addirittura aumentarlo), ergo il consumatore si ritroverebbe a pagare prodotti simili a quelli che acquistava pin precedenza a prezzi più elevati. Capite voi stessi che se già in una situazione ordinaria ciò è scomodo (oltre che ingiusto), in una situazione di crisi come questa porterebbe un crollo dei consumi ancor maggiori, con conseguenti danni erariali ed alle imprese distributrici.

Le stesse imprese italiane però ne soffrirebbero. Sì perchè all'annuncio della messa in vigore di dazi per i prodotti esteri, gli altri Paesi risponderebbero tutti con dei dazi punitivi verso i prodotti italiani, distruggendo l'export di quel "Made in Italy" che si vorrebbe proteggere. Siete davvero sicuri di volere tutto questo?

Guardate che è la storia che si ripete: già durante la crisi del '29 gli USA ebbero la cattiva idea di aumentare a livelli record i dazi con lo Smoot-Hawley Tariff Act del giugno 1930. Quale fu la conseguenza? Semplice, gli altri paesi li aumentarono a loro volta. Quel provvedimento portò il declino del commercio internazionale a livelli mai visti prima:


"Le importazioni USA passarono da un picco di $1,334 milioni del 1929 a un misero $390 milioni nel 1932, nel mentre le esportazioni USA verso l'Europa passarono da $2,341 milioni nel 1929 a $784 milioni nel 1932. Globalmente, il commercio mondiale calò del 66% fra il 1929 e il 1934. Più in generale, lo Smoot-Hawley non fece nulla per favorire la fiducia e la cooperazione fra le nazioni sia dal punto di vista economico, sia politico durante un'epoca pericolosa nelle relazioni internazionali."


Per concludere, citando l'economista Charles Poor Kindleberger: 

“Il mantenimento di un mercato per le merci in difficoltà può essere visto come una forma diversa di finanziamento. Il libero commercio ha due dimensioni: adattare le risorse interne alle variazioni delle capacità produttive estere; mantenere aperto il mercato di importazione in periodi di tensione. L’introduzione di dazi a protezione dell’agricoltura americana adottata dal governo repubblicano – in contrasto con quanto auspicato dalla Conferenza economica mondiale del 1927 – diede luogo ad una corsa internazionale alle ritorsioni che si rivelò dannosa per tutti. La formula della tregua doganale e della stabilizzazione promossa dalla Conferenza del 1933, non essendosi svolta in presenza di un paese che si assumesse il peso di fornire un mercato per i prodotti in declino e crediti a lungo termine, assicurò il progredire della deflazione” (Moneta e Credito, vol. 63 n. 252 (2010), pag. 332).



Data l'evidenza dei fatti, chiedo a Grillo e grillini: siete davvero sicuri di volere ciò per l'Italia?


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sabato 2 agosto 2014

Il vergognoso caso di Carlo Tavecchio, specchio di un Paese fallito

L'ho detto più volte: il calcio è lo specchio di un Paese, soprattutto quando si parla della nostra Italia. Il nostro è un calcio malato, conseguenza diretta della malattia che da anni ormai contraddistingue lo Stato a tutti i suoi livelli, ma anche molti, troppi cittadini.

Ultimo vergognoso epilogo di questa malattia diffusa è il caso Tavecchio. Il candidato alla presidenza della FIGC poco più di una settimana fa se ne è uscito con delle dichiarazioni molto discutibili:

«Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L’Inghilterra individua i soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare . Noi, invece, diciamo che Opti Poba è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio. E va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree».
A parte il fatto che quella è una questione di meritocrazia che riguarda le squadre e non lui, poi vi pare che possiamo mandare a rappresentare il calcio italiano, ricordato oramai più per le scommessopoli e calciopoli che altro, uno che parla in questo modo?

E ancor più vergognoso è il comportamento di alcune squadre di A (Milan compreso, visto che è la squadra che tifo) che cercano di giustificarlo dicendo che "Non è razzista".
Anche io credo che non sia razzista (ma ben altro sì, ed è meglio che non lo dica), ma un candidato Presidente di una federazione non può parlare in questo modo! Scherziamo?

Tanto per fare un raffronto, negli USA un presidente di una squadra di basket (quindi non un candidato per la Presidenza della Federazione) si è dovuto dimettere per una frase razzista intercettata mentre parlava al telefono con la sua compagna. E qui costui che ha detto quella frase pubblicamente è ancora il candidato favorito per la Presidenza della FIGC? E gli altri lo difendono pure? Ma che razza di Paese siamo? Ci lamentiamo poi se all'estero, tedeschi in primis, ci trattano come l'ultima ruota del carro? Fanno solo bene!

Fra l'altro poi, queste frasi sono solo l'ultimo problema della sua candidatura. A parte l'età (vogliamo il cambiamento e poi candidiamo uno over 70??), ma basterebbe dare un'occhiata alla sua biografia per rendersi conto di chi abbiamo di fronte:

Esponente della DC (quindi appartenente a quella vecchia politica che sarebbe meglio dimenticare), processato e condannato cinque volte. È stato condannato a 4 mesi di reclusione nel 1970 per falsità in titolo di credito continuata in concorso, a 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell’IVA, a 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione di versamento di ritenute previdenziali e assicurative, a 3 mesi di reclusione nel 1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, a 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d'ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, oltre a multe complessive per oltre 7.000 euro (fonte).

Non bastava tutto ciò a vietare ad una persona del genere la candidatura a monte? Evidentemente no, perchè qui da noi tutto è accettato. Tanto siamo sempre più furbi degli altri...

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venerdì 1 agosto 2014

Dopo gli Iphone, ora la SIAE vi regalerà anche i GALAXY S5

In seguito all'aumento della tassa sull'equo compenso attuato dal Governo Renzi per mano di Franceschini (quello che doveva tagliare la spesa per diminuire le tasse), Apple incrementò il prezzo dei propri prodotti, Iphone in primis.
Nulla di nuovo per chiunque abbia letto un libro di economia, direte voi. A quanto pare però in SIAE nessuno ne ha mai letto uno, in quanto la vicenda ha fatto andare su tutte le furie Gino Paoli e company, i quali hanno annunciato per protesta di comprare Iphone in Francia e regalarli ad alcuni studenti in Italia.

Detto fatto. 22 Iphone acquistati a Nizza (16 mila euro circa la spesa), regalati a studenti, con tanto di morso ad una mela gialla in segno di sfida/protesta alla società fondata da Steve Jobs.
"Sconfitta" la multinazionale cattiva? Secondo loro sì, secondo le casse di Apple assolutamente no, anzi. Sì perchè, ma non ditelo a loro, comprando Iphone Apple ci ha guadagnato lo stesso anche se l'acquisto è stato fatto fuori dai confini italoti.

Presumo che è stata questa iniziativa ad aver spinto Samsung ad alzare anch'essa i prezzi dei propri prodotti, no? Non sia mai che la SIAE non decida di acquistare decine Galaxy S5 a Nizza per poi regalarli a studenti italiani.

Ovviamente si scherza, però a furia di legger sciocchezze qualcuna posso spararla anche io ogni tanto, giusto per ridere un po'.

Onestamente però, fossi stato in Samsung non avrei alzato i listini. Sarebbe stata un'ottima pubblicità gratuita contro un diretto rivale. "L'Equo Compenso ve lo paghiamo noi!". Non trovate?



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giovedì 31 luglio 2014

Renzi ha 12 ore per pagare 68 MLD di debiti della PA

In questo momento sono le 12:00 di Giovedì 31 Luglio 2014. 12 ore e Agosto farà la sua comparsa, nonostante il clima ricordi più fine Ottobre e l'avvento di Novembre.

Perchè sono così preciso? Perchè ricordo questa data? Semplice, entro domani la Pubblica Amministrazione Italiana dovrà pagare 68 miliardi di suoi debiti verso i privati, gli stessi privati che la stessa pubblica amministrazione (o meglio, lo Stato Italiano) tartassa con tasse e, nel caso di mancato pagamento di esse, multe salatissime.

Siamo a mezzodì, ergo entro 12 ore Matteo Renzi dovrò mantenere la promessa fatta a pochi giorni dal suo avvento a Palazzo Chigi: "Entro luglio pagheremo tutto".


In realtà, vi anticipo già, i pagamenti non li vedrete. Almeno non entro domani. Nella famosa intervista del  "che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5% non cambia niente dal punto di vista della vita quotidiana delle persone" (sul quale dirò un parere nei prossimi giorni), il Premier ha anche aggiunto che

"Entro il 21 settembre dovremmo riuscire a pagare tutti i debiti della pubblica amministrazione"

Staremo a vedere. Però quel "dovremmo", al condizionale, lascia ben poche speranze. O il sottoscritto è troppo pessimista?

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martedì 8 luglio 2014

L'Italia e quella laicità dello Stato perduta (o forse mai avuta)

Italia Stato Laico. Almeno in teoria. O forse no? Davvero lo Stato italiano è laico? Quanti di voi si sono posti questa domanda negli ultimi tempi?

Personalmente seguendo la cronaca mi è venuto il dubbio più e più volte. Senza andare a parare su temi davvero delicati come aborto, eutanasia, matrimoni ed adozioni gay, basta prendere in considerazione il tema del crocifisso.

Pochi giorni va, il sindaco leghista di Padova, Massimo Bitonci, ha annunciato tramite il suo profilo Twitter (con foto allegata) che il comune regalirà un crocifisso obbligatorio per tutti gli edifici e le scuole:
“Ora in tutti gli edifici e scuole un bel crocifisso obbligatorio regalato dal Comune. E guai a chi lo tocca”."
La giurisprudenza dice che (sentenza 2011 della Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo) l'esposizione del crocifisso è legittima, quindi a livello legislativo il sindaco non fa nulla di male, almeno secondo la UE. 

Il problema è che qui OBBLIGA l'esposizione del crocifisso. Quale Stato laico obbligherebbe l'esposizione di un qualsivoglia simbolo religioso sul muro dei suoi stessi edifici?

Un conto è la tolleranza, un altro è l'obbligo. Perchè mai in un edificio di uno Stato laico a maggioranza dipendenti atei o islamici o buddisti dovrebbe mantenere obbligatoriamente un simbolo religioso non riconosciuto dagli stessi dipendenti?

Guardate che se nel Cristianesimo ci fosse l'obbligo del burka, una "riforma" di un sindaco del genere sarebbe quella di obbligare le donne ad indossarlo. Diventeremmo tali e quali quei Paesi da dove provengono alcuni immigrati che Lega Nord in primis critica praticamente ogni giorno.

A questo sindaco ricordo la sentenza n° 203 del 1989 della Corte Costituzionale la quale afferma che:


4. - I valori richiamati concorrono, con altri (artt. 7, 8 e 20 della Costituzione), a strutturare il principio supremo della laicità dello Stato, che é uno dei profili della forma di Stato delineata nella Carta costituzionale della Repubblica.
Il principio di laicità, quale emerge dagli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione, implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale. Il Protocollo addizionale alla legge n. 121 del 1985 di ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Santa Sede esordisce, in riferimento all'art. 1, prescrivendo che , con chiara allusione all'art. 1 del Trattato del 1929 che stabiliva: .
La scelta confessionale dello Statuto Albertino, ribadita nel Trattato lateranense del 1929, viene cosi anche formalmente abbandonata nel Protocollo addizionale all'Accordo del 1985, riaffermandosi anche in un rapporto bilaterale la qualità di Stato laico della Repubblica italiana.
La decisione del sindaco leghista, a mio modo di vedere, è totalmente illegittima in quanto va contro la citata sentenza.

Again, come da titolo: siete così sicuri di vivere in uno Stato laico? Io no.


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giovedì 3 luglio 2014

Il CALO dello SPREAD è merito di RENZI?

Articolo scritto e pubblicato originariamente su MySolutionPost il 12 maggio 2014


Chi di voi si ricorda lo spread? Il termine più famoso della crisi che stiamo vivendo da oramai 6 anni a questa parte.
Ultimamente è un po’ passato di moda, forse perché siamo distratti da altre vicende (politiche) o forse solo a causa della sua stabilità a livelli più accettabili rispetto a 2 anni fa (fortunatamente), fatto sta che è sempre più raro vedere commenti sull’andamento dei tassi di interesse dei titoli a 10 anni dei Paesi mediterranei rispetto al Bund tedesco. Sono dunque i titoloni quasi quotidiani sui maggiori giornali italiani in cui venivano mostrate anche le più piccole variazioni della differenza di rendimento Btp-Bund, sia sotto forma di allarme quando cresceva, sia di contenuta gioia quando diminuiva.
A inizio aprile però il neo premier Matteo Renzi ha tirato fuori l’argomento, annunciando che lo spread “non è mai stato così basso dal 2011”. Effettivamente è vero, perché un livello a 160-170 punti era tanto tempo che non si vedeva da queste parti. Molti giornali parlavano (e tutt’ora continuano) di “Effetto Renzi”, in quanto dalla sua nomina sembra ci sia stato un cambio di marcia positivo del temutissimo spread. Ottima cosa quindi, però da qui a dare i meriti a Renzi come tanti stanno facendo ce ne passa.
Analizziamo il grafico Btp-Bund da un anno a questa parte (da il Sole 24 Ore):

 Poletti _01_120514

Come è facile notare, dal picco di fine giugno in poi la discesa è sempre stata più o meno costante, fino ad arrivare al minimo del 6 maggio. Sicuramente è una buonissima cosa che farà risparmiare soldi in interessi nei prossimi anni. Però, vediamo subito che dal 22 febbraio (data insediamento dell’attuale premier) a oggi siamo passati da 194 punti a 154. Nello stesso arco temporale (fine novembre-inizio dicembre) siamo passati da valori fra 230 e 240 punti ad appunto 194, quindi il calo è stato pressappoco identico. Renzi non ha compiuto alcun miracolo da questo punto di vista. Lo spread scendeva prima, ha continuato a scendere anche dopo allo stesso ritmo.
Confrontandolo poi con un Paese membro dei “Pigs”, la Spagna, si nota come anch’esso abbia seguito un trend identico a quello italiano:

 Poletti _02_120514

Prendendo il Portogallo (altro Paese membro dei “Pigs”), il calo dello spread è ancora migliore rispetto a quello di Italia e Spagna: un trend sempre a ribasso, ma più deciso (partiva anche da una condizione peggiore, sia chiaro):

 Poletti _03_120514

I dati parlano chiaro: lo spread italiano stava calando già per conto suo. Dopo l’arrivo di Renzi ha continuato la sua discesa in maniera costante, senza alcun miglioramento particolare del trend. Stessa cosa vale per i due Paesi del sud Europa più simili all’Italia (anzi, uno ha fatto meglio, il Portogallo).
Renzi ha quindi il merito di non aver alterato il trend positivo presente in tutti i Paesi del Sud Europa. Sempre che si possa chiamare merito…

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lunedì 2 giugno 2014

"Grillusconi is back". Dal #vinciamonoi alle accuse di brogli elettorali

Accettare le sconfitte è sempre difficile, specialmente quelle elettorali. Se poi per tutto il periodo di campagna elettorale hai usato come slogan #vinciamonoi ecco che perdere con il 20% di voti in meno quasi brucia tantissimo.

Per questo Grillo è stato zitto in un primo momento, per poi tuonare sul suo blog denunciando "brogli" nei comuni rossi. Ovviamente, essere doppiati dal partito vincente quando si pensava di essere i primi in Italia è inaccettabile, ergo sicuramente ci deve essere qualche cosa in più, qualche cosa di irregolare, un qualche "complotto".

Non è mica colpa delle assurde dichiarazioni fatte in campagna elettorale, dei toni utilizzati e del tentare sempre di attaccare l'avversario, proponendo poco o niente e quel poco argomentato malissimo (vedi intervista da Vespa). No, sicuro gli altri hanno barato. Se poi a riportarlo è un sito chiaramente lontano dal complottismo come Informare X Resistere, allora deve essere per forza vero.

Curioso perchè la stessa cosa era accaduta nel 2006 (ad esempio): protagonisti Prodi e Berlusconi, con quest'ultimo che imputava la vittoria del primo grazie a brogli elettorali. Berlusconi, quello che Grillo ha preso in giro, appellato con soprannomi divenuti famosi nel Bel Paese.

E non vogliamo ricordare questo spezzone di un suo spettacolo in cui derideva quel Berlusconi che si lamentava dei brogli:




Ecco. Ora lui è uguale. Due nemici, opposti all'inizio, che agiscono sempre di più allo stesso modo. Ed è proprio chi lo accusava, che ora lo imita comportandosi allo stesso modo. Anzi, peggio.

@RebelEkonomist
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domenica 1 giugno 2014

La Troika impone nuove regole su latte e yogurt in Grecia: tortura o...?

"Ora la Troika vuole anche dire ai greci come prudurre lo yogurt", oppure "Non possono nemmeno produrre latte e yogurt come vogliono". Questi sono alcuni dei tanti lamenti che si leggono in Italia per denunciare la crudeltà della Troika verso i malcapitati cittadini greci
Certo, letti così sono frasi sicuramente ad effetto che pongono il lettore in una posizione di simil odio nei confronti della Troika stessa.

Se però modificassimo quelle frasi, con una tipo "Gli agricoltori greci non possono nemmeno imporre il proprio latte e il proprio yogurt ai loro cittadini", ecco che il vostro giudizio cambierebbe di colpo, giusto? Ahhhh, il potere delle parole.

Sì perchè le prime due frasi raccontano solamente la posizione degli agricoltori, i quali sono effettivamente scesi in piazza lo scorso marzo per protestare contro queste misure per tutelare i propri interessi. Tralasciano il resto.

Ad esempio, non dicono che in Grecia il latte definito "fresco" aveva scadenza 5 giorni (in quanto per loro il latte fresco è quello di semplice o di bassa pastorizzazione). La Troika chiedeva quindi di seguire la pratica comunitaria seguita da tutti gli altri Paesi.
Quella scadenza di fatto obbligava i consumatori in Grecia ad acquistare solamente il latte prodotto, guardacaso, dai produttori locali. Risultato? Il prezzo del latte in Grecia è circa 1/3 più alto rispetto agli altri Paesi, ed è il terzo più caro dopo Cipro e Italia.

Il provvedimento della Troika vuole favorire la concorrenza, aprendo di fatto le porte ad altri tipi di latte (sempre fresco, sia chiaro), con il risultato di proporre un prodotto più economico, far scendere probabilmente anche il prezzo del latte "super fresco" tipico della Grecia e lasciare finalmente al consumatore la libertà di scelta che fino ad oggi è mancata.

La stessa cosa ovviamente vale per tutti gli altri prodotti derivanti dal latte stesso, yogurt compreso: potendone utilizzare di vari tipi, si verrebbe a creare un nuovo ventaglio di beni a disposizione del cittadino greco.

Questa è la grande tragedia: dare la libertà di scelta ai greci. Prima non potevano, ora sì. E non c'è nessun divieto ai produttori di latte e yogurt di produrre il loro latte "super fresco" a scadenza 5 giorni. Possono continuare a farlo ed esportarlo come sempre. Non devono però vietare ad altri tipi di latte e latticini di far concorrenza ai loro. De Facto, si tratta di rompere il monopolio di una lobby/casta, monopolio che (come sempre) veniva pagato dai cittadini.

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venerdì 30 maggio 2014

Perché le quote rosa sono un male per la società e le donne stesse

Articolo pubblicato per MySolutionPost


È da poco passato l’8 marzo, festa della donna in cui si dovrebbero celebrare le conquiste sociali ed economiche del sesso femminile ottenute in questi ultimi decenni per arrivare, molto lentamente ad essere onesti, alla parità dei sessi.
Siccome, nei fatti, siamo ancora lontani dal considerare uomo e donna uguali, molte donne spingono per riforme anche “estreme” per obbligare la società ad accettarle come pari, e non inferiori, agli uomini.
Sia ben chiaro, nessuno vuole affermare che gli uomini siano superiori e ci si augura che la parità dei sessi arrivi il prima possibile anche nei fatti e non solo nelle parole, però alcune proposte fatte sono esse stesse antimeritocratiche, sessiste e quindi sbagliate.
Fino a qualche mese fa si parlava del femminicidio (argomento delicato e complicato che non andremo a trattare qui), oggi vanno di moda le “Quote Rosa”, soprattutto dopo l’insediamento del nuovo Governo Renzi, il quale ne ha fatto un proprio marchio di riconoscimento (per non dire “spot elettorale per future elezioni).
Cosa sono dal punto di vista imprenditoriale? In pratica, obbligano le società quotate e a partecipazione pubblica ad avere una certa percentuale di donne nel CDA. Lo scopo è quello di spingere verso una “parificazione di carriera” fra uomo e donna. E chissà che magari non vengano estese a tutte le aziende un giorno.
Il ragionamento è semplice: nell’azienda X non ci sono donne nel CDA? Da ora in poi sei obbligato ad assumerne per arrivare ad un rapporto uomini/donne secondo il legislatore congruo. Rapporto che ovviamente dovrà crescere nel tempo. Se non lo farai, scatteranno delle punizioni.
Certamente, dati alla mano, la situazione è tragicomica. Come sottolineato dal Sole24Ore:
il numero di donne presenti nei consigli di amministrazione delle aziende italiane è in aumento: lo dice il report annuale elaborato da Ria Grant Thornton, secondo cui, rispetto allo scorso anno, le «quote rosa» nei cda sono salite dal 14 al 15,7% […] Il nostro Paese resta tuttavia indietro rispetto non solo al resto d'Europa, ma anche del mondo. Basti pensare che nel vecchio continente la percentuale di donne che siedono nei cda delle aziende è del 23%, mentre a livello globale addirittura del 24% […]
Una distinzione va fatta anche per gli incarichi ricoperti: solo il 10% riesce a diventare amministratore delegato e appena il 7% ha il ruolo di presidente. La presenza di donne nei board delle aziende diminuisce inoltre con l'aumentare del fatturato delle società, con una presenza particolarmente concentrata nelle imprese con turnover compreso tra i 30 e i 100 milioni.”
Siamo ben sotto al resto del mondo (come in praticamente ogni cosa, a dire il vero), quindi obbligare attraverso una legge ad assumere donne potrebbe essere una soluzione? A mio parere no, anzi, sarebbe fin deleterio per le donne stesse.
Parità di trattamento e diritti e quote rosa sono contrari più che sinonimi e non sono la giusta via per arrivare alla parità di sesso in quanto esse stesse in primis distinguerebbero maschi e femmine, “premiando” le seconde solo per un fatto di sesso. Cadono quindi nello stesso vizio per il quale sono nate.
Fra l’altro, non gioverebbero neppure alle donne presenti nei CDA, le quali verrebbero viste come “privilegiate”, gettando ancora più benzina sul fuoco su quella sciocca lotta fra sessi.
Oltre a ciò, non verrebbero risolti i veri problemi alla radice di questa poca presenza femminile nelle aziende tutte, non solo quelle quotate: ad esempio la maternità, sempre più un costo di difficile gestione per le aziende, dato anche il momento di crisi; oppure la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, soprattutto per le madri che hanno figli piccoli (data anche la scarsità di asili nido) e orari di lavoro inconciliabili con il vero e proprio lavoro di mamma (i quali causano le richieste di cambiamento da full-time a part-time).
Personalmente poi spingerei per davvero, ove possibile, su quel lavoro da casa (che sarà il futuro, quindi tanto vale iniziare ad introdurlo il prima possibile) che risolverebbe i problemi sopra citati.
Queste sarebbero riforme che naturalmente porterebbero ad aumentare la presenza femminile nelle aziende, anche in posizioni importanti. Se una donna è brava verrebbe per davvero assunta e riuscirebbe ad avere una carriera uguale a quella dei suoi colleghi uomini, se non addirittura migliore. Un caso è quello nel settore della comunicazione:
Circa il 70% dei responsabili degli uffici stampa delle aziende è rappresentato da donne, e una presenza femminile quasi analoga si registra tra i direttori (o meglio le direttrici) dell'area della comunicazione.
E' quanto emerge dalla previsione per il 2012 (ma datata 2007) di Censis Servizi, previsione che sembra per il momento essere stata rispettata.
[…]
quali sono quindi le caratteristiche che fanno si che le donne si impongano sul sesso forte nei settori della comunicazione? [...]
Dello stesso parere delle intervistate sembra essere Gherarda Guastalla Lucchini (presidente G&G Relazioni Pubbliche e Socio fondatore FERPI) che ha dichiarato: “[…] Credo che sia la naturale conseguenza della maggiore sensibilità sociale delle donne, della loro superiore capacità di ascoltare, della loro più alta attenzione all'etica. Oltretutto le donne hanno più coraggio a dire no a politiche o decisioni che non condividono.”
Le quote rosa non sono quindi una soluzione per risolvere il problema. Attuare le riforme per aiutare le donne impegnate anche nella costruzione di una famiglia, facendo in modo che possano esprimere tutto il loro talento. Questa sarebbe una soluzione.
E chissà, magari anche un cambio di mentalità dei papà, i quali potrebbero chiedere giorni di congedo per far rientrare al lavoro prima le mogli, come accade in Svezia, ad esempio.

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giovedì 22 maggio 2014

Quanto siete bravi in finanza? Un breve test di "Capacità Finanziaria" ve lo dirà

Quanto siete bravi in finanza? Pensate di essere più bravi dei vostri amici, colleghi...del cittadino medio?

Questo test presente sul sito della "FINRA Investor Education Foundation" ve lo dirà.


Sia chiaro, è in inglese, quindi dovrebbe avere un minimo di padronanza della lingua.Ma se l'ho fatto io, la maggior parte di voi non avrà problemi a svolgerlo.

Qui le domande con le risposte multiple:

Suppose you have $100 in a savings account earning 2 percent interest a year. After five years, how much would you have?


Imagine that the interest rate on your savings account is 1 percent a year and inflation is 2 percent a year. After one year, would the money in the account buy more than it does today, exactly the same or less than today?

If interest rates rise, what will typically happen to bond prices? Rise, fall, stay the same, or is there no relationship?

True or false: A 15-year mortgage typically requires higher monthly payments than a 30-year mortgage but the total interest over the life of the loan will be less.



True or false: Buying a single company's stock usually provides a safer return than a stock mutual fund.


Fatemi sapere nei commenti qui sotto o sulla fanpage come vi è andato. Al sottoscritto molto bene:


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sabato 17 maggio 2014

Piantatela! Se il PIL è in calo la colpa non è di Renzi

Se c'è un aspetto negativo nel sacrosanto diritto della "libertà di parola" è che chiunque si senta libero di dire ciò che vuole su un qualunque argomento. Di solito l'argomento in questione varia in base alla "moda" del momento: che sia il calcio ("siamo tutti allenatori"), un fatto di cronaca ("siamo tutti investigatori") o che riguarda il mondo scientifico ("siamo tutti scienziati").

Ultimamente, per via della crisi e grazie anche alle Elezioni Europee, tutti vogliono dire la propria sull'economia. "Siamo tutti economisti" quindi.

Nella giornata di ieri, sono stati resi noti i dati riguardo la crescita del PIL del primo trimestre del 2014. Nel nostro Paese, purtroppo, di crescita proprio non si può parlare. Il PIL infatti si è contratto dello 0.1%, riportando l'economia al lontano anno 2000.

I commenti si sprecano, ma chi legge queste pagine non sarà affatto sorpreso. I commenti però che personalmente mi hanno fatto arrabbiare sono quelli del tipo "Eh, tutta colpa di Renzi".

Cari lettori, se mi seguite saprete cosa il sottoscritto pensa dell'attuale Governo e Premier, giudicato sempre dai fatti. E propriò perchè su queste pagine i fatti fanno da padroni, trovo ridicolo dar la colpa a Matteo Renzi per la pessima performance del Paese nei primi tre mesi del 2014.

Come si possa, dico io, individuare in un Premier che è in carica da fine febbraio (2/3 del trimestre quinid), che non ha ancora attuato alcuna riforma (per questioni governative), la causa della decrescita del PIL? In quale universo la colpa è di Renzi?

Capisco criticare, che ci devono essere, ma il tifo da stadio ignorante lasciamolo fuori dagli argomenti seri...

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sabato 3 maggio 2014

Gli scontri prima di Fiorentina-Napoli e la vergogna di essere italiano

Oggi ho visto il Barça pareggiare in casa con il Getafe perdendo ogni speranza per il titolo, il Man Und perdere in casa con il Sunderland dicendo quasi addio all'Europa League. Qualche giorno fa il Bayern Monaco beccarne 4 in casa dal Real uscendo dalla CL. Settimana scorsa il Liverpool perdere in casa con le riserve del Chelsea salutando quasi sicuramente un titolo dato per vinto. Nulla accadde.

Poi guardo in Italia e prima di una partita di calcio vedo l'ennesimo episodio che mi fa vergognare sempre di più di questo Paese e di essere italiano.

Ma tanto la colpa è sempre degli altri, altri che vivono in Paesi dove bene o male tutto funziona meglio che qui (di sicuro non peggio), mica nostra.

Continuiamo così, mi raccomando.

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venerdì 25 aprile 2014

Hai rinunciato all'auto di servizio? Peggio per te, non passi

Altro che cambia verso…
Questa mattina prendo la moto per recarmi a Piazza Venezia per rappresentare la Camera dei Deputati alla celebrazione per il 25 Aprile con il Presidente della Repubblica. Arrivo a Piazza della Bocca della Verità e c'è un blocco dei vigili urbani. Mi accosto ed educatamente dico loro: buongiorno sono il vicepresidente della Camera e dovrei andare a Piazza Venezia per la cerimonia con il Presidente della Repubblica. Risposta del primo vigile: qui possono passare solo auto di servizio, lei con la moto privata no. Provo a replicare:si ma guardi io ho rinunciato all'auto di servizio giro solo ed esclusivamente con la mia moto. Insorge il secondo vigile: e ha fatto male, se vuole va a piedi qui passano solo le auto di servizio.
Così solo per raccontare come vanno le cose in questo meraviglioso Paese. Buona giornata a tutti!


(Roberto Giachetti, vice presidente della Camera)

Che Bel Paese....

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sabato 19 aprile 2014

Renzi: Evasione fiscale e sobrietà per le coperture più ridicole di sempre

A leggere certe cose al sottoscritto viene l'orticaria. Perchè le prese in giro in forma di battutine da bambino di terza elementare sono anche passabili ogni tanto (visto che l'italota medio ride...), ma se poi le ritrovi anche in quelle che dovrebbero essere le coperture trovate dal tuo governo le palle iniziano a girare.

Già che è presente uno pseudo hashtag alla twitter, #oraics, rende il tutto una barzelletta (giuro, pensavo fosse uno scherzo), ma è nulla in confronto allo schema pubblicato:


Già sull'aumento del gettito Iva avrei da dubitare, ma le ultime due voci sono fantastiche: Lotta all'evasione che passa da uno 0.3 ad un 3 pieno e....SOBRIETA', che passa da uno 0.9 ad un 2.

La domanda prima che vorrei porre al sommo Renzi è: ma dati questi super aumenti di gettito e risparmio previsti nel 2014, non si potrebbero aumentare anche quelli di quest'anno? Delle due l'una: o non si vuole aumentarle già quest'anno, oppure già ora si ammette che sono coperture fantasiose.

Curioso poi il termine "Sobrietà": siam passati da un governo che vuole aumentare le accise sugli alcolici per finanziare la scuola, ad uno che parla in generale di sobrietà. Peccato che ad essere presi per i fondelli siano sempre i cittadini. E se vi applaudono, un po' (tanto) se lo meritano

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venerdì 18 aprile 2014

Spiegate a Grillo cosa sia l'avanzo primario, visto che non lo sa

Molti di voi (per non parlare di alcuni miei amici) mi chiedono: ma perchè non sei (più) un grillino? Pure tu critichi la casta, i partiti, i politici sia a livello nazionale che locale. Pure tu vuoi cambiare il Paese, vuoi un futuro migliore. Il M5S è l'alternativa.

Sicuramente concordo con il M5S sulla critica che esso fa ai privilegi della casta politica ed amministrativa (quella che costa di più), infatti su quello non ho mai detto nulla di negativo. Il problema è il resto, a partire dalle penosa preparazione su...praticamente tutto. A partire dal suo guru/leader/"portavoce".

Ultimo post sul blog di Grillo titolato "L'Italia in mano agli usurai". Si parla di Europa (...). Solite cose su complotti e pagamenti di interessi alle banche tedesche (non dite lui che circa il 60-70% del debito italiano è detenuto da istituti, imprese e famiglie italiane). Ad un certo punto però, ecco la perla di saggezza:

Siamo tornati al '600 in Italia. Al posto degli eserciti stranieri, i poteri finanziari, ma almeno, allora, non ci prendevano per il culo con una finta democrazia e le riforme costituzionali fatte solo per perpetuare la Casta. Lo Stato italiano spende circa 800 miliardi di euro ogni anno. Di questi, 100 sono di interessi sul debito, senza questa zavorra avremmo un avanzo primario. Le entrate sarebbero superiori alle spese nonostante gli sprechi, che comunque sono enormi, tra i 100 e i 150 miliardi. 
Dov'è la stupidata? Suggerimento: se avete frequentato almeno i primi due anni di ragioneria in due secondi la trovate da soli.
 Questo per  dire a tutti gli altri quando grande sia la vaccata scritta:

"Lo Stato italiano spende circa 800 miliardi di euro ogni anno. Di questi, 100 sono di interessi sul debito, senza questa zavorra avremmo un avanzo primario"

Cari lettori, grillini e non, dovete sapere che l'avanzo primario è la differenza fra le entrate e le spese pubbliche senza la spesa per interessi. Quindi, quei 100 miliardi non si contanto nel calcolo dell'avanzo primario.
Tanto per, l'Italia è già in avanzo primario, ed anche di un bel po' (4% circa sul PIL).

Rifatevi la domanda: Perchè non son grillino? Perchè al governo io non ci mando gente che ne sa meno di mio fratello che frequenta la quarta ragioneria.



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giovedì 17 aprile 2014

Il centrodestra barese e la grammatica (non pervenuta)





Non so chi si meriti Bari, ma Di Paola sicuramente molte lezioni di italiano. E un nuovo responsabile della comunicazione. Cassano non è che sia poi il più adatto.

(Scherzo Antonio :D)


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Quando anche il M5S tutto votava A FAVORE della modifica del 416-ter

Vi ricordate V per Vendetta, in cui i totalitaristi salgono al potere realizzando attentati biologici e attribuendone la paternità a "gruppi terroristici"? Cito questo film (e non il fumetto, lì ciò non accade) non a caso: le maschere di Guy Fawkes sono infatti spesso presenti nei raduni dei 5 stelle (piccola provocazione, sorry).

Bene, torniamo alla realtà. Modifica del 416-ter, più conosciuto come "Scambio Elettorale Politico-Mafioso". Non voglio discutere sul testo (ognuno avrà la sua idea), però se siete grillini sicuramente sarete solidali con i vostri parlamentari che hanno gridato allo scandalo, sollevando un polverone tale da far parlare tutto il web (e non solo) di questa modifica.
A torto o a ragione, hanno ottenuto il loro obiettivo: screditare gli autori di questa modifica.

Peccato però che esista il web, lo stesso tanto amato dai grillini, loro leader in primis, e peccato anche che le varie votazioni in Parlamento vadano tutte online.

Fra queste è online anche la votazione n. 13 (Camera), seduta n. 54 del 16/07/2013:
"[Modifica 416-ter, scambio elettorale politico-mafioso ] TU pdl 204 e abb.-A - voto finale link alla fonte ufficiale la votazione si riferisce agli atti: - Atto C.204 Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico-mafioso approvato con il nuovo titolo "Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico-mafioso" 
Nel testo è ovviamente presente tutto ciò che ha destato scalpore ed ira nei parlamentari grillini, come potete verificare voi stessi qui.

Secondo voi, quanti grillini sono stati contrari a questa votazione? Tutti? 3/4? Metà. Siete fuori strada miei cari.


NESSUNO.

Curioso come i grillini siano in prima linea nel denunciare (giustamente) contraddizione e comportamenti opportunistici dei loro avversari politici, per poi essere allo stesso tempo totalmente ciechi quando i loro stessi cittadini fanno altrettanto.
Qui TUTTI i grillini hanno votato a fvore di questa modifica, stessa modifica che poi oggi stanno duramente criticando puntando il dito a tutti gli altri partiti che l'han fatta passare.

Un po' come i totalitaristi in V per Vendetta: realizzano il peccato, e poi danno la colpa ad altri.

@RebelEkonomist 

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sabato 15 marzo 2014

Cronache (nerissime) dalla futura Italia “Made in Beppe Grillo”

Articolo originale del sottoscritto pubblicato su MySolution Post

 
Comico, blogger, tuttologo, creatore e leader di un movimento politico nato dal popolo e con il popolo. Così, in estrema sintesi, si potrebbe descrivere Beppe Grillo. Per alcuni potremmo anche aggiungere un “Unico uomo capace di salvare l’Italia, anzi, il Mondo, dalla crisi economica”.
Sarebbe bello vero? E io per un periodo, il primissimo (quello dei due V-Day per intenderci), ci credevo anche e lo appoggiavo. Combattere questo Stato, questa casta politica (ma non solo), cambiare il modo di fare informazione in Italia, sviluppare rendendo “occidentali” la connessione a internet e i modi di comunicare, rendere realtà il telelavoro (ancora oggi non mi spiego il perché certa gente sia obbligata a spostarsi per andare a fare un lavoro che potrebbe svolgere comodamente a casa, ma su questo ci tornerò in un altro momento).
Per un ragazzo di 17-18 anni alle prime armi, con nessuna base di economia (frequentando il liceo scientifico...) e interessato solamente a pc e console, questi ragionamenti erano un po’ il Paese dei Balocchi: internet super veloce, lavorare da casa, cambiare classe politica e avere un’informazione decente.
Purtroppo, o per fortuna, si cresce e man mano che si studia (economia, nel mio caso) accanto a quei ragionamenti (giustissimi) si cerca quel qualche cosa in più perché ci si rende conto che
  1. un Paese non può cambiare solamente con quelle piccole riforme;
  2. per attuare alcune di quelle stesse riforme ci vuole altro, una base molto più solida e complicata da attuare che le sorregga.
Ed è qui che casca l’asino e la “magia” finisce.
Appena si parla di scienza, sia essa medicina, economia (astenersi pignoli che vogliono discutere se la materia “economia” sia definibile come “scienza” o meno, grazie) et similia si scopre come questa non sia un’alternativa valida.
Potrei elencare vari esempi, ma uno in particolare mi sembra rappresentativo, visti anche gli ultimi sviluppi. Su suo blog nel 2011 appare un articolo dal titolo “Italia Argentina” in cui un certo Zac scrive:
“Facciamo come l'Argentina!!! In otto anni sono riusciti a spazzare via la crisi, e sapete perché? Perché nonostante fossero finiti nel buio più assoluto, non avevano Stati che hanno impedito che la loro crisi seguisse ogni livello. Noi abbiamo Francia e Germania, che pur di non farci fallire (e di non perdere i loro crediti) allungheranno la nostra agonia all’infinito. Vivremo in una situazione di “simil-default” per anni, le tasse ci prosciugheranno le tasche, i conti correnti saranno tassati più volte, la disoccupazione schizzerà ancora di più. E solo perché non possiamo fallire, ce lo impediscono. Viva l’Argentina, allora. [...]”
Facciamo come l’Argentina, vale a dire non ripaghiamo il debito, in pratica default. Ho già spiegato il perché questa non sia la soluzione, quindi vi invito a rileggervi questo articolo. Il Paese sudamericano però è un esempio lampante di cosa succederebbe se imboccassimo questa strada.
Già nel 2011 l’Argentina era un Paese sulla via di un secondo default, ma oggi la situazione è tragicomica (comica perché c’è ancora gente, anche teoricamente preparata, che la prende a esempio), con un’inflazione a doppia cifra (si attesta intorno al 30% reale, mica il 10% che il Governo disperatamente va sbandierando), una moneta nazionale che esplode per quantità in circolazione (visto che la spesa pubblica aumenta sempre di più supportata dal nulla) e vale sempre meno, riserve diminuite di quasi un terzo (da 80 miliardi a 29 circa, e non tengono conto dei 10 miliardi dovuti al Club di Parigi e 8 miliardi dovuti a Repsol), con nessuno che vuole più investire visto che la proprietà privata non viene rispettata e i contratti vengono stracciati (chiedere sempre a Repsol) e nessuno pronto a finanziarla nel caso di difficoltà (come oggi), ecc.
La Presidentessa però è apparsa il tv annunciando, dopo aver abbassato l’età minima per votare, un nuovo sussidio di 600 pesos mensili per tutti i giovani disoccupati e non studenti.
Ecco, se un leader di un movimento pubblica sul blog un post in cui si augura di seguire l’esempio argentino, si circonda di “economisti” che predicano questa via (default e svalutazione in particolare), è bene anche che dica chiaramente a cosa si andrà incontro.
Aggiungo poi che, a differenza nostra, l’Argentina vive su una miniera di materie prime, ergo è riuscita a sopravvivere in questi 10 anni anche (se non soprattutto) grazie all?apprezzamento delle stesse.
Ma non ci preoccupiamo: anche noi giovani, come i nostri colleghi argentini, avremo le nostre 600mila lire di reddito di cittadinanza, pagati non si sa con quali soldi.
P.S.: Quel post si conclude con un “Si son rimboccati le maniche (gli Argentini, ndr.). E noi?”. Ecco... per rimboccarci le maniche in quel modo, evitiamo. Grazie.

@RebelEkonomist

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martedì 4 marzo 2014

Ma allora lo meritiamo tutto, il default

Gli ascolti tv di ieri sera, 3 marzo 2014 (fonte):


cito:
La prima puntata del Grande Fratello 13 ha registrato 5.440.000 telespettatori, per uno share del 24,64%.
5 milioni e mezzo di persone hanno guardato il GF13, quando in tv (ad esempio), c'era Apollo 13 (su Iris), World War Z (su Sky), The walking Dead (su Fox) per non parlare di qualunque altra attività che uno poteva svolgere (anche solo guardarsi film in dvd, streaming etc)??? Stiamo scherzando?

Chi mi segue su Facebook o Twitter conosce già il mio pensiero. Per tutti gli altri:

"Su Sky c'era World War Z, su Iris (mi pare) Apollo 13. Se te hai guardato il #GF13, non solo dovrebbero toglierti il diritto di voto, ma dovrebbero pure castrarti così da non creare altri idioti. Ce ne sono già fin troppi a questo mondo

ps: ah, poi su Fox c'era pure The Walking Dead..."


Spero solo che sia un'eccezione data dalla curiosità dell'evento, ma se così non fosse, in questo caso ce lo meritiamo tutto, il default.


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sabato 1 marzo 2014

In questo tweet c'è tutto sul perchè il Governo Renzi faccia ridere







Sottosegretaria a sua insaputa. E non si sa nemmeno di cosa...
E no, non è photoshop purtroppo.


Ricordatevelo quando andrete a pagare la Tasi aumentata...

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domenica 26 gennaio 2014

Le cause del declino economico italiano secondo i grillini (siamo senza speranza)

Se questo è il nuovo che avanza...



La causa principale è l'Euro secondo i grillini. Euro quindi peggio della corruzione, dei partiti tanto odiati, della burocrazia, della lentezza della giustizia, della Mafia etc etc etc. Ciò significa che tornando alla Lira tutto si risolverà e noi torneremo ad essere quel Bel Paese che eravamo anni fa (ma molti anni fa).

Un po' come l'Argentina del resto...

Certo...non dite loro che i problemi c'erano pure prima dell'Euro e l'Italia era già in crisi (rispetto agli altri Paesi) quando ancora c'era la Lira. E non dite loro che nel 1992, crisi molti simile a quella odierna, non esisteva la moneta unica.

Curioso anche non trovare, ad esempio, la tassazione tanto odiata da tutti o la tremenda inefficienza della spesa pubblica, della scuola, del mercato del lavoro....tutte cose che c'erano anche prima dell'Euro e che tornando alla lira non si risolverebbero (anzi, sarebbe l'ennesima scusa per rinviare le riforme, ovviamente a spese di noi poveracci comuni cittadini).

Letture Consigliate:

Draghi ha ragione: la BCE non si deve sostituire alle riforme dei governi
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@RebelEkonomist

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