domenica 27 febbraio 2011

Perchè streaming e pirateria non uccideranno il Cinema








Sono usciti gli ultimi dati riguardo l'incasso globale fatto dai cinema:

In 2010, theaters around the world reported a combined total revenue of $31.8 billion, up 8 percent from 2009. While the industry certainly has its share of piracy problems, they aren't affecting box office receipts.

Quasi 32 miliardi di dollari, in aumento dell'8% rispetto al 2009. Un dato molto significativo che ci fa capire come lo straming e la pirateria non siano poi questa gran minaccia che volevano farci credere per il cinema. Il motivo è semplice: l'andare al cinema ha una qualità introvabile nello streaming-pirateria che giustifica il prezzo speso per essa.

Settimana scorsa sono andato a vedere "Parto col Folle" (con una ragazza), dopo anni che non entravo in una sala cinematografica: il sound, la qualità, l'atmosfera erano davvero belle e sono contento di aver speso 5.50€ per questo film (che vi consiglio) nonostante non fosse il classico capolavoro di effetti speciali, in 3D che si gustano al 100% solo al cinema.
Ho provato ieri a rivederlo in streaming su Megavideo (non sapevo prima che ci fosse): totalmente differente...spenderei di nuovo 5 euro tutta la vita ma andrei al cinema perchè è un altro mondo.


Vi dirò di più: ci tornerò, andando a vedere altri film perchè mi sono davvero divertito.

Il messaggio che spero di passare, soprattutto ai gestori di cinema, ai produttori e hai registi, è che se voi proponete film e servizi di qualità (ottimo sound, sale accoglienti etc etc) noi i soldi saremo ben lieti di spenderli, quindi per guadagnare sapete cosa fare: lavorare meglio per offrire una qualità migliore.

Il prezzo è solo uno dei fattori: se non si può competere su quello, si passa a migliorare altro. La qualità appunto.



venerdì 25 febbraio 2011

Democrazia e libertà esportate con le idee e non con le armi







Le notizie delle rivolte in atto in molti paesi stanno ricoprendo giustamente le prime pagine dei giornali mondiali e dei siti/blog del settore. Mi sembra quindi doveroso spendere due parole su questi fatti.

Non riporto la cronaca perchè sarebbe inutile visto che tutti (spero) siate informati sui fatti, piuttosto faccio brevemente una riflessione sul modo in cui queste rivolte sono avvenute.

Tutti abbiamo in mente Afghanistan ed Iraq in cui i rispettivi regimi sono stati spodestati grazie all'intervento degli americani: se per il primo la situazione è cambiata, nel secondo caso credo proprio che si possa dire di avere un saldo molto negativo, ma di questo parleremo in altra sede.

In queste rivolte invece, i protagonisti sono civili, soprattutto i giovani che grazie alla tecnologia si sono uniti per combattere i vari regimi.

Oltre a questo però, sicuramente il contatto con le civiltà più libere e democratiche e anche l'educazione ricevuta da esse è stato il fattore determinante per far scattare le rivolte: popoli stanchi della non libertà dittatoriale (alla faccia dei complottisti anti America ed occidente) che scendono in piazzia per esprimere le loro idee.


Curioso il fatto che giusto qualche giorno fa avevo pubblicato un articolo riportando il mio appoggio ad un post di Mankiw proprio a riguardo l'utilità di dialogare con i paesi in via di sviluppo anche per istruirli con idee di democrazia e libertà.

Vi lascio con uan domanda: può la liberazione dell'Iraq, o meglio, la caduta del dittatore Saddam Hussein, avere contribuito a far nascere l'idea di una rivolta contro i dittatori (avente come immagine simbolo, la statua di Saddam che viene buttata giù dagli iracheni), un "Yes, We Can", nei cittadini ribelli? Io dico di sì, almeno in parte (più o meno grossa), e voi?


domenica 20 febbraio 2011

Avevo detto di non fidarsi di Fli






«Sarebbe davvero inutile negare l'evidenza: il progetto di Futuro e Libertà vive un momento difficile, sta attraversando la fase più negativa da quando, con la manifestazione di Mirabello, ha mosso i primi passi». Così Gianfranco Fini, leader di Fli, nell'articolo che verrà pubblicato venerdì sul Secolo. L'intervento di Fini perché il gruppo al Senato di Futuro e Libertà, dopo Giuseppe Menardi, sta per perdere altri tre componenti: Franco Pontone, Mario Baldassarri e Maurizio Saia mentre dal gruppo alla Camera torna a casa (nel PdL) il deputato Roberto Rosso


Io lo avevo detto già qualche mese fa che questa rivolta mi sembrava una burla, infatti è ciò che sta accadendo: tanti esponenti di Fli se ne stanno tornando nella maggioranza.


Perchè questo? Facile: se non si hanno idee forti per cui si lotta, è facile essere corrotti con "pochi" denari. Questi personaggi non le avevavo anche perchè se son rimasti con Berlusconi per così tanti anni un motivo ci sarà stato, e di sicuro non sono le idee, ma i denari e le opportunità. Visto il non successo (oggettivamente) del nuovo movimento, eccoli che per pochi denari si rivendono al padrone, dimostrando ancora una volta la poca dignità e moralità (oltre alle non idee) che contraddistingue la politica nostrana.





martedì 15 febbraio 2011

L'uomo che piace non ha bisogno di pagare una donna



(fonte immagine)


Leggendo il favoloso articolo scritto da Michele Boldrin su Nfa dal titolo "Nè puttane, nè Madonne, solo Donne (e Uomini)" mi è venuta in mente una piccola riflessione che purtroppo non è scontata a sentire i vari sostenitori di Berlusconi.

Scrive il prof Boldrin:

BS e Fede affittano puttane perché sono vecchi, grassi, laidi, squallidi e probabilmente impotenti. Per tutta la vita sono anche stati brutti e nanerottoli e le donne se le sono sempre dovute comprare d'una maniera o nell'altra. BS straparla delle sue conquiste da giovane ma ... non sono mai spuntate. Non vorrei dire, ma secondo me eran tutte a pagamento anche allora. C'è una prima moglie anonima sparita nel dimenticatoio. E poi c'è quella roba che l'ha appena divorziato e per avere la quale ha dovuto spendere una fortuna! Insomma: un poveretto, sessualmente parlando, tutta la vita. Lui, Fede e compagnia sono degli sfigati a cui nessuna delle allegre giovincelle con cui passano ora le serate darebbe neanche un'unghia se non ci fossero di mezzo i soldi ed i posti in politica. Questi due losers avrebbero voluto avere il sex appeal di un Alfredo Reichlin (che mi perdonerà, spero, per averlo nominato) o di un Mastroianni (altro comunista, ma che scopava alla grande) o anche solo d'un Casini (!) ed invece hanno la pancia flaccida e le scarpe con il rialzo interno. Sessualmente parlando, dei poveretti. Diciamolo!

- Questi, assieme ai loro compari, sono anche quelli che da sempre spingono per fare la guerra giudiziaria alle puttane. Sono, quindi, degli squallidi ipocriti. E vi prego d'apprezzare il fatto che sorvolo sul ruolo della signora ministra Mara Carfagna in questa questione di vajasse ...

- Ovviamente, essendo degli omuncoli incapaci di avere una relazione paritetica con una donna decente, ed essendo sempre stati incapaci di suscitare l'interesse d'una donna decente, costoro, BS in testa, hanno una concezione della donna che dà il vomito a chi con le donne normali ha relazioni paritetiche. La donna, nella testa di BS e dei suoi seguaci, è il sostituto costoso della sega. Rispetto alla sega ha l'unico vantaggio che, a volte, la puoi esibire in pubblico suggerendo agli altri "visto cosa mi sono comprato?". E, dice il prete, non fa venire la meningite ... L'esempio di BS è chiaramente seguito dai suoi ministri e seguaci: basti vedere le "consorti" di Brunetta e di Bondi, tanto per restare alla lettera B.

- Pausa. Sto sparando ad alzo zero? Si', sto sparando ad alzo zero: mi sono rotto dell'ipocrisia di costoro. Mi sono rotto e mi vergogno di gente come Renato Brunetta che si offende (ed io lo difendo) perché lo prendono in giro per il fatto che è alto un metro ed un ... PERO' non ha il coraggio, la dignità, il minimo di spina dorsale per dire pubblicamente che il suo capo, il BS, è un uomo di merda quando prende in giro la Rosy Bindi. Perché, effettivamente, la Rosy Bindi bella non è, ma nemmeno BS e Brunetta sono alti, o fighi! Infatti, i tre si assomigliano ... fisicamente, sia chiaro, che la Rosy, ch'io sappia, non affitta gigolò ...

- Fatta la pausa ricomincio. No, non preoccupatevi, non ricomincio. Tanto il punto è chiaro. Ed è il seguente: questa marmaglia indecente che in questi giorni, e da mesi, si slancia in prolusioni squallide sul moralismo ed il puritanesimo di coloro che criticano i comportamenti di BS va affrontata e battuta sul suo stesso terreno. Sono LORO quelli con i problemi sessuali, sono LORO quelli per cui la donna è solo una cosa da comprare, sono LORO quelli che baciano le pile, son LORO che fan finta di obbedire al prete e poi con il prete vanno a puttane o, mentre il prete si fa il chierichetto, cercano di corromperne la sorellina del chierichetto con lo zucchero filato! Ok, ok, son partito in quarta di nuovo. Punto è, carissimi, che il mondo da cui BS e la sua cricca vengono è quello delle frustrazioni, dell'impotenza, delle seghe e del sesso solo a pagamento. I frustrati sono Ferrara e Berlusconi, non chi li critica! Siamo NOI i SESSUALMENTE SANI, sono LORO gli INFERMI MENTALI!

Questo è assolutamente vero! Io leggo (e qui sono stati abilissimi SB e giornalisti vari, oltre che boccaloni e trolls i vari omuncoli e non elettori del PDL) commenti del tipo: "Accusate Berlusconi solo perchè siete gelosi in quanto lui PIACE alle donne e voi no" oppure "Siete invidiosi perchè lui si fa modelle e voi no".


Allora carissimi e carissime ( le donne che lo difendono sono ancora peggio, vedi articolo di Boldrin per capire il perchè), io, da uomo, non trovo alcun motivo di vanto nel fare sesso con una minorenne, o con una modella, PAGANDO anzi, questo è segno di resa, di debolezza e dell'essere uno sfigato.

Un uomo bello e piacente (non solo nell'aspetto fisico) non ha bisogno di pagare per avere accanto una bella ragazza che lo ama e fa sesso per amore (e non per soldi)....è bene che lo sappiate cari omuncoli perchè sennò siete messi davvero male.


Per il resto, spero che ci mettiate poco a svegliarvi perchè sennò finiamo veramente male...


domenica 13 febbraio 2011

Non bisogna avere paura dei mercati emergenti



Segnalo un articolo molto interessante scritto da Mankiw apparso sul NYtimes di domenica, dal titolo (tradotto) "Mercati emergenti come partners, non rivali" che contesta ciò che il presidente Obama ha detto lo scorso mese nel suo "State of the union Address", ovvero il "Winning the Future" contro le sfide che i paesi in via di sviluppo stanno lanciando (secondo Obama) contro gli Stati Uniti.

Mankiw giustamente bacchetta il presidente perchè questi paesi sono liberissimi di crescere (come abbiamo fatto noi 50 anni fa) e in più rappresentano una opportunità per le nostre economie, spiegata in maniera semplificata con l'esempio della strada coperta di neve e del vicino bambino che gioca con la xbox (metafora per spiegare il surplus del consumatore e del produttore):

You have a driveway covered in snow and would be willing to pay $40 to have it shoveled. The boy next door can do it in two hours, or he can spend that time playing on his Xbox, an activity he values at $20. The solution is obvious: You offer him $30 to shovel your drive, and he happily agrees.

The key here is that everyone gains from trade. By buying something for $30 that you value at $40, you get $10 of what economists call “consumer surplus.” Similarly, your young neighbor gets $10 of “producer surplus,” because he earns $30 of income by incurring only $20 of cost. Unlike a sports contest, which by necessity has a winner and a loser, a voluntary economic transaction between consenting consumers and producers typically benefits both parties.

This example is not as special as it might seem. The gains from trade would be much the same if your neighbor were manufacturing a good — knitting you a scarf, for example — rather than performing a service. And it would be much the same if, instead of living next door, he was several thousand miles away, say, in Shanghai.

In sintesi, se io valuto 40€ un determinato bene, e lo pago 30€, avrò guadagnato 10 € (surplus consumatore); se il produttore sostiene dei costi pari a 20€ ma vende il bene a 30, avrà guadagnato anch'esso 10.

Vedere la cosa come una partita in cui ci deve per forza essere un vincitore e uno sconfitto, ha fatto Obama, ma anche il nostro Tremonti (vi ricordate le sparate contro la Cina?) è sbagliato ed economicamente non corretto. Entrambe le parti possono trarre benefitto, sia le economie sviluppate (pagando meno i prodotti) sia i mercati emergenti (generando più ricavi di costi).



Interessante anche la critica fatta sempre ad Obama per quanto riguarda gli studenti che, una volta terminati gli studi in America, tornano nei loro paesi sfruttando ciò che hanno appreso ai danni della stessa. Mankiw smentisce questo, dicendo che questo è un modo per esportare conoscenza e soprattutto quei principi di libertà e democrazia che non sono presenti in quei paesi.

Concludo citando al frase di chiusura dell'articolo in quanto mi sembra riassumere il concetto in maniera egregia:


As we confront the many hard policy choices ahead, let’s prepare for the future. Let’s invest for the future. Let’s be willing to make hard sacrifices for a more prosperous future. But let’s not presume that the future is a game requiring winners and losers



sabato 12 febbraio 2011

Ma dove sono le nostre università?




Girando per internet ho trovato per caso il sito dell'Academic Ranking or World Universities, ovvero l'organizzazione che stila il ranking delle università mondiali.

Andando a vedere la classifica generale possiamo notare come non ci sia nemmeno un'università italiana fra le prime 100. La meglio posizionata è l'Università di Milano che si trova fra le prime 150. Poco più in giù Pisa e La Sapienza di Roma.

Troverete a questo indirizzo tutte le classifiche, anche in base al campo e alla materia.


Questo dovrebbe essere un campanello d'allarme per farci capire che riforme universitarie come quelle passate basate non sulla meritocrazia ma sull'assumere ricercatori e professori perchè amici, parenti, senza concorsi seri e con scarsa valutazione portano solamente a risultati pessimi.
Con la riforma Gelmini si è fatto un passo (troppo piccolo forse) verso la direzione giusta. E' tempo anche per i professori (esclusi quelli che lo fanno già) di rimboccarsi le maniche e lavorare un po'.

mercoledì 9 febbraio 2011

Cos'è cambiato in Italia dal 1995?

Non ho scelto a caso il 1995. Iin quell'anno infatti, è da poco finita la vicenda "Mani Pulite", è entrato in politica l'imprenditore Silvio Berlusconi e il debito pubblico ha raggiunto il suo massimo livello in rapporto al PIL: 120%.

Cosa è cambiato da allora?

Potrei svelarvi il finale già ora (che è scontato, almeno, spero lo sia) ma preferisco prima analizzare i dati.

Partiamo subito dal numero diventato famoso, il rapporto Debito Pubblico/PIL. Questo il grafico (dati Eurostat):





In 14 anni (95-09), siamo passati da un rapporto pari al 120%, ad uno pari al 116% (nel 2010 lo abbiamo bene o male pareggiato).

Andiamo ora a vedere la pressione fiscale rispetto ad oggi:


(fonte: pubblicazione della Banca d’Italia Supplementi al Bollettino Statistico – Anno XX – 3 Settembre 2010 n°44 – Indicatori monetari e finanziari – Statistiche di finanza pubblica nei paesi dell’Unione europea, presa dal sito banknoise.com)

Quindi con pressione fiscale maggiore, il nostro debito è rimasto uguale, segnale che, nonostante i sacrifici chiesti (dalla classe politica), la situazione non è migliorata (anzi).



Andando poi a prendere altri dati, come l'indice della libertà economica redatto dalla fondazione Heritage, possiamo notare come sia rimasta invariata (diventando uno dei più bassi fra i paesi sviluppati):


Considerato poi che il nostro paese è indietro dal punto di vista tecnologico, perdendo posizioni negli ultimi anni rispetto alle altre nazioni (fonte, dati 2005) e che la ricchezza di noi italiani è al valore più basso dal 1994, possiamo concluedere che in questi anni l'Italia, in proporzione, è peggiorata e di molto.



lunedì 7 febbraio 2011

I buoni falsi propositi di Berlusconi


CRITICA ALLA LETTERA DEL PREMIER AL DIRETTORE DEL CORRIERE DELLA SERA

Il Presidente del Consiglio scrive così nella lettera dell'11 gennaio al direttore del Corriere della Sera:

[..]Ma se riusciamo a portare la crescita oltre il tre-quattro per cento in cinque anni[..] l’aggressione vincente al debito e al suo costo annuale diventa, da subito, l’innesco di un lungo ciclo virtuoso.
Per fare questo occorre un’economia decisamente più libera, poiché questa è la frustata di cui parlo, in un Paese più stabile, meno rissoso, fiducioso e perfino innamorato di sé e del proprio futuro. La «botta secca» è, nonostante i ragionamenti interessanti e le buone intenzioni del professor Amato e del professor Capaldo, una rinuncia statalista, culturalmente reazionaria, ad andare avanti sulla strada liberale [..]
(grassetti miei)

Le buone intenzioni nella lettera ci sono, e concordo con Berlusconi per quanto riguarda la patrimoniale: non è la soluzione.
Le soluzioni per abbassare il debito e ricominciare a crescere sono quelle che ha scritto lui (in generale), ma c'è un "Però" grosso come una casa.

Per prima cosa, andando ad analizzare i dati di crescita del PIL negli ultimi 15 anni, possiamo notare (dati ISTAT) che la crescita annua con Berlusconi è crollata:

(dati stimati..l'elenco completo dei dati reali lo trovate nel link)

Il 2008 si è verificato un -1%, il 2009 un -5% e il 2010 un +1%.

Togliendo i dati 2006 e 2007 (governo Prodi) che ammontano a circa il 3.8%, l'ammontare della crescita del PIL con Berlusconi come premier ammonta a: -1,8%.
Risulta difficile credere che nel giro di 5 anni la crescita italiana sarà pari a oltre 4-5%, considerando che nemmeno sommando tutti i dati 2001-inizio 2006 (secondo governo Berlusconi) arriviamo al 4%.

Obiettivo ambizioso, ma poco reale se confrontati con la realtà.

Secondo aspetto: la spesa pubblica. Berlusconi ha affermato che si deve risparmiare in questo settore e ha perfettamente ragione. Il problema però, anche qui, è che andando ad analizzare i dati, il primo che ha aumentato la spesa pubblica è stato proprio lui!








Parla poi delle liberalizzazioni. Giustissime a mio parere, peccato che sia stato proprio lui a togliere le uniche due riforme liberali che sono state fatte da Bersani negli ultimi anni (professione forense e vendita di medicinali da parte delle parafarmacie).

Sulle privatizzazioni non ne parliamo, visto che ha come ministro dell'economia Tremonti (socialista de facto) che, come ha rimarcato, è contrario alle stesse.

Vedremo un po' come andrà a finire. Sinceramente credo che, come sempre, siano solo parole buttate lì per calmare le acque e che rimarranno tali. Spero che almeno la promessa di non seguire il consiglio di Amato sia rispettata.




sabato 5 febbraio 2011

Il problema del debito pubblico non si risolve aumentando le tasse





In questo periodo in cui tiene banco la questione su come risolvere il problema del debito pubblico, pensando ad una patrimoniale (= nuove tasse) mi sembra doveroso segnalarvi un articolo (in inglese) in cui Kevin Hassett dell' American Enterprise Institute afferma la non efficacia di un aumento delle tasse per la riduzione del debito; l'unica via è tagliare le spese.

Cito:

The data tell a clear story: What works is cutting government spending.

A series of influential papers by Harvard University economist Alberto Alesina and various co-authors found decisive evidence that successful consolidations rely almost exclusively on spending reductions, while unsuccessful consolidations seek to close 50 percent or more of the gap with tax increases.

Cutting Is Key

A recent study by the International Monetary Fund supports the principle that cuts, particularly to entitlement programs, are key.

Of the budget consolidations examined by the IMF, those that met the goal Alesina laid out in his latest paper--a 4.5 percentage-point reduction in the ratio of debt to potential gross domestic product--did so with spending cuts that were about twice as big as tax increases. Cuts to pension and health entitlements had the most beneficial effect on economic growth.

Tax increases fail to achieve sustained debt reduction for two likely reasons.

First, they increase the risk that an economy will experience a double-dip recession. Second, they illustrate that the offending government is unwilling to take a tough stand against soaring entitlements. A welfare state that can't shrink in a recession will possibly never shrink, which means that today's high taxes provide an ominous foreshadow of even higher rates to come.

In soldoni dice che, a seguito di ricerche del FMI e dall'economista dell'università di Harvard Alberto Alesina (italiano...) i tagli alla spesa pubblica (pensioni e diritti alla salute) risultano i più efficaci per la crescita economica di un paese, mentre non è così per gli aumenti delle tasse che invece aumentano il rischio di cadere in una nuova e più profonda depressione e mostrano che un mal governo non è disposto a prendere una presa di posizione forte contro i diritti sempre più in aumento. A qusto si aggiunge il fatto che un welfare con tasse alte che non le diminuisce neppure in recissione, non lo farà mai il che comporta un probabile aumento delle stesse in futuro.


mercoledì 2 febbraio 2011

Politici che pensano di essere ancora a scuola




Riprendo la considerazione fatta su un link condiviso (ovviamente su Facebook) da un mio ex compagno di liceo sui nostri politici italiani.

Copio e incollo proprio le sue parole:

In Italia la politica è come andare a scuola. Giocano, ridono e scherzano mentre devono prendere decisioni di massima gravità.
Per me questo è molto più scandaloso di quel che succede ad Arcore.
Lascio a voi lettori il giudizio sul più o meno scandaloso dei fatti di Arcore, ma è sicuramente una cosa molto grave.

Il link (Repubblica) era riferito al fatto che Berlusconi avrebbe disegnato un anno fa delle mutandine da donna, passandole poi agli altri premier durante un vertice a Bruxelles.

Posso citare anche il clamoroso fatto del deputato PDL che, in parlamento, navigava in un sito di Escort sul suo Ipad, senza contare i vari Cucù di Berlusconi alla Merkel, le battute su Obama (quella però ci poteva stare), le corna, le veline in parlamento etc etc.

La differenza è che, mentre a scuola cose simili si fanno a 12-13-14, anche 18 anni, durante l'intervallo o mentre la prof spiega, ad esempio, geografia. questi hanno 50-60-70 anni e lo fanno durante discussioni di carattere economico, politico, sociale, che riguardano l'Italia, l'UE, il mondo.

La cosa preoccupante è che, per noi, è la normalità e la gente (una buona parte) oramai è abituata a questo, sostenendola pure.


Politica, economia, non sono giochi, sono cose serie. A me così non va bene, considerati i soldi che prendono. Se a voi invece diverte essere presi in giro dal mondo, regalare stipendi a gente che gioca, si diverte (al posto di fare il proprio lavoro), cosa devo dirvi...non vi lamentate però se un bel giorno vi dicono che da ora si lavorerà di più (per i più fortunati..gli altri invece se ne staranno a casa a far la fame) perchè sennò si fallisce.



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