mercoledì 29 febbraio 2012

Domanda ai "No Tav": Perchè tanto accanimento solo contro i (presunti) sprechi della TAV?

Scrivo questo post "provocatorio" per rivolgere una domanda ai "No Tav" che in questi giorni stanno facendo molto parlare di sé per le proteste e gli scontri oramai quotidiani.

Il movimento è contro la Tav, in particolare quella che a fatica si sta cercando di costruire in Val di Susa.

Non voglio entrare assolutamente nella faccenda anche perchè, leggendo su internet, non è possibile trovare un accordo fra chi è a favore e chi è contro. Se volete discutere di questo, ci sono centinaia di discussioni aperte nei vari forum in cui potrete parlare, insultarvi, picchiarvi.

Il costo è (secondo gli ultimi dati) stato ridotto a 3.5 miliardi di euro (invece dei 15-20 circa precedenti). Ammettiamo per ipotesi assurda che il ritorno economico sia zero, quindi sono soldi buttati al 100% che ammonterebbero ad appunto 3.5 miliardi. Possiamo anche prendere i 15-20, il ragionamento è uguale (ah, ricordo che i costi si ammortizzano negli anni).


La domanda è questa: perchè tutto questo accanimento contro la Tav, quando in Italia vi sono tantissimi altri sprechi che costano ogni anno come se non di più di questa opera? Perchè non fate tutto questo casino (che non approvo sia chiaro) per combattere contro altre sprechi più corpulenti (e di sicuro non ritorno economico, anzi, che danneggiano pure l'economia stessa?)

Perchè non protestare contro i 2 miliardi di euro annui buttati per mantenere le province? Perchè non protestare per ridurre i costi dell'amministrazione centrale, regionali, locali (quanto si potrebbe risparmiare? 1 miliardino o due anche qui?)?
Perchè non protestare contro i 60 miliardi annui di costo della corruzione (valore stimato dalla Corte dei Conti come riportato da Baldassarri)?
Perchè non protestare contro gli stipendi dei manager pubblici?
Perchè non protestare contro la grossissima fetta di spesa militare (pari circa a 11 miliardi di euro) volta a pagare stipendi e pensioni a militari, comandanti in servizio o in pensione (molto più alta, in proporzione alla spesa militare totale, della medie UE)?


martedì 28 febbraio 2012

Diretta Streaming convegno fondazione NFA: Non importa se il gatto è bianco o nero. Politiche per la crescita.


Metto qui la diretta streaming del convegno organizzato dalla Fondazione Noisefromamerika, in collaborazione con: Centro Studi Economia Reale, Associazione Libertà Eguale, Istituto Bruno Leoni, e Kuva comunicazione. Roma, 28-29 febbraio 2012.

lunedì 27 febbraio 2012

Stipendi lordi italiani fra i più bassi d'Europa. I lettori di The Rebel Ekonomist non saranno stupiti

Il rapporto Eurostat sugli stipendi lordi del 2009 conferma che gli stipendi lordi italiani nel 2009 (e, vista la pressione fiscale, quelli netti andranno ancora peggio) sono fra i più bassi d'Europa. Solo Malta, Portogallo, Slovenia e Slovacchia hanno buste paga più basse.

Il dato non mi stupisce per nulla e non dovrebbe stupire nemmeno voi che leggete quotidianamente questo blog: da tempo su The Rebel Ekonomist ho denunciato questo fatto spiegandone anche i motivi più influenti.


Produttività bassa e ferma, pressione fiscale esasperante, servizi scadenti, mercato del lavoro da riformare, articolo 18 (fate recapitare ai sindacati) sono i fattori che più influiscono sui bassi salari italiani e su questi il governo tecnico deve intervenire per migliorare le cose (anche imputandosi contro partiti e parti sociali).

domenica 26 febbraio 2012

Tra il dire e il fare c'è di mezzo il PDL



Si sa che in campagna elettorale (o in opposizione) si promettono molte riforme, molti cambiamenti e innovamenti che poche volte vengono poi rispettati una volta eletti. Il caso del PDL è però emblematico e mi è venuto lo stimolo di scrivere questo articolo dopo aver letto la lettera che Tremonti ha inviato al direttore del Corriere della Sera intitolata "Ecco perchè la Rai dovrebbe trasmettere i film in inglese".

Ciò che Tremonti dice mi sento di condividerlo pienamente (sì, anche lui dice cose giuste a volte) e mi rammarico che sia da 10-15 anni che lo dice (ma non è il solo) senza aver raggiunto nemmeno un risultato minimo.

La domanda che rivolgo all'ex ministro è: ma le risulta che al governo per 8 anni c'è stato il suo partito, con lei stesso fra i ministri, oppure me lo sono sognato?
Il DTT era una grande occasione, perchè non è stato sfruttato anche per questo scopo?


Questa è solo una delle tante proposte fatte e mai realizzate (cercate nel tag Berlusconi o PDL e ne trovate molte altre) da un partito che, nonostante TUTTO, è ancora fra i più graditi dal popolo.
Visto che le promesse non vengono mantenute (quelle buone eh, perchè le leggi per evitare la galera ad Egli, quelle le han fatte passare tutte) e che l'operato delle persone dovrebbe essere giudicato dai fatti, la domanda è: PERCHE'?

sabato 25 febbraio 2012

Ecco la legge che ha salvato dalla condanna per il processo Mills Silvio Berlusconi


Riporto il testo della legge chiamata Ex Cirielli che ha salvato, possiamo dirlo, il culo di Berlusconi.

Da notare che tale legge viene chiamata "Ex Cirielli" perché il suo primo firmatario, il senatore Edmondo Cirielli (PDL, e di che partito volete che fosse), dopo le modifiche apportate dal parlamento la sconfessò e votò contro, chiedendo successivamente che tale legge non venisse più chiamata col suo nome (si sarà reso conto della enorme immoralità di tale legge).


Legge 5 dicembre 2005, n. 251

" Modifiche al codice penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione delle circostanze di reato per i recidivi, di usura e di prescrizione "

pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 285 del 7 dicembre 2005

Art. 1.

1. L’articolo 62-bis del codice penale è sostituito dal seguente:

«Art. 62-bis - (Circostanze attenuanti generiche). – Il giudice, indipendentemente dalle circostanze previste nell’articolo 62, può prendere in considerazione altre circostanze diverse, qualora le ritenga tali da giustificare una diminuzione della pena. Esse sono considerate in ogni caso, ai fini dell’applicazione di questo capo, come una sola circostanza, la quale può anche concorrere con una o più delle circostanze indicate nel predetto articolo 62.

Ai fini dell’applicazione del primo comma non si tiene conto dei criteri di cui all’articolo 133, primo comma, numero 3), e secondo comma, nei casi previsti dall’articolo 99, quarto comma, in relazione ai delitti previsti dall’articolo 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura penale, nel caso in cui siano puniti con la pena della reclusione non inferiore nel minimo a cinque anni».

2. All’articolo 416-bis del codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al primo comma, le parole: «da tre a sei anni» sono sostituite dalle seguenti: «da cinque a dieci anni»;

b) al secondo comma, le parole: «quattro» e «nove» sono sostituite, rispettivamente, dalle seguenti: «sette» e «dodici»;

c) al quarto comma, le parole: «quattro» e «dieci» sono sostituite, rispettivamente, dalle seguenti: «sette» e «quindici» e le parole: «cinque» e «quindici» sono sostituite, rispettivamente, dalle seguenti: «dieci» e «ventiquattro».
3. All’articolo 418, primo comma, del codice penale, le parole: «fino a due anni» sono sostituite dalle seguenti: «da due a quattro anni».

Art. 2.

1. Al primo comma dell’articolo 644 del codice penale, le parole: «da uno a sei anni e con la multa da euro 3.098 a euro 15.493» sono sostituite dalle seguenti: «da due a dieci anni e con la multa da euro 5.000 a euro 30.000».

Art. 3.

1. Il quarto comma dell’articolo 69 del codice penale è sostituito dal seguente:

«Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alle circostanze inerenti alla persona del colpevole, esclusi i casi previsti dall’articolo 99, quarto comma, nonchè dagli articoli 111 e 112, primo comma, numero 4), per cui vi è divieto di prevalenza delle circostanze attenuanti sulle ritenute circostanze aggravanti, ed a qualsiasi altra circostanza per la quale la legge stabilisca una pena di specie diversa o determini la misura della pena in modo indipendente da quella ordinaria del reato».

Art. 4.

1. L’articolo 99 del codice penale è sostituito dal seguente:

«Art. 99 - (Recidiva). – Chi, dopo essere stato condannato per un delitto non colposo, ne commette un altro, può essere sottoposto ad un aumento di un terzo della pena da infliggere per il nuovo delitto non colposo.

La pena può essere aumentata fino alla metà:

1) se il nuovo delitto non colposo è della stessa indole;

2) se il nuovo delitto non colposo è stato commesso nei cinque anni dalla condanna precedente;
3) se il nuovo delitto non colposo è stato commesso durante o dopo l’esecuzione della pena, ovvero durante il tempo in cui il condannato si sottrae volontariamente all’esecuzione della pena.

Qualora concorrano più circostanze fra quelle indicate al secondo comma, l’aumento di pena è della metà.

Se il recidivo commette un altro delitto non colposo, l’aumento della pena, nel caso di cui al primo comma, è della metà e, nei casi previsti dal secondo comma, è di due terzi.
Se si tratta di uno dei delitti indicati all’articolo 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura penale, l’aumento della pena per la recidiva è obbligatorio e, nei casi indicati al secondo comma, non può essere inferiore ad un terzo della pena da infliggere per il nuovo delitto.
In nessun caso l’aumento di pena per effetto della recidiva può superare il cumulo delle pene risultante dalle condanne precedenti alla commissione del nuovo delitto non colposo».

Art. 5.

1. All’articolo 81 del codice penale, dopo il terzo comma, è aggiunto il seguente:

«Fermi restando i limiti indicati al terzo comma, se i reati in concorso formale o in continuazione con quello più grave sono commessi da soggetti ai quali sia stata applicata la recidiva prevista dall’articolo 99, quarto comma, l’aumento della quantità di pena non può essere comunque inferiore ad un terzo della pena stabilita per il reato più grave».
2. All’articolo 671 del codice di procedura penale, dopo il comma 2, è inserito il seguente:
«2-bis. Si applicano le disposizioni di cui all’articolo 81, quarto comma, del codice penale».

Art. 6.

1. L’articolo 157 del codice penale è sostituito dal seguente:

«Art. 157 - (Prescrizione. Tempo necessario a prescrivere). – La prescrizione estingue il reato decorso il tempo corrispondente al massimo della pena edittale stabilita dalla legge e comunque un tempo non inferiore a sei anni se si tratta di delitto e a quattro anni se si tratta di contravvenzione, ancorchè puniti con la sola pena pecuniaria.

Per determinare il tempo necessario a prescrivere si ha riguardo alla pena stabilita dalla legge per il reato consumato o tentato, senza tener conto della diminuzione per le circostanze attenuanti e dell’aumento per le circostanze aggravanti, salvo che per le aggravanti per le quali la legge stabilisce una pena di specie diversa da quella ordinaria e per quelle ad effetto speciale, nel qual caso si tiene conto dell’aumento massimo di pena previsto per l’aggravante.
Non si applicano le disposizioni dell’articolo 69 e il tempo necessario a prescrivere è determinato a norma del secondo comma.
Quando per il reato la legge stabilisce congiuntamente o alternativamente la pena detentiva e la pena pecuniaria, per determinare il tempo necessario a prescrivere si ha riguardo soltanto alla pena detentiva.
Quando per il reato la legge stabilisce pene diverse da quella detentiva e da quella pecuniaria, si applica il termine di tre anni.
I termini di cui ai commi che precedono sono raddoppiati per i reati di cui agli articoli 449 e 589, secondo e terzo comma, nonchè per i reati di cui all’articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, del codice di procedura penale.
La prescrizione è sempre espressamente rinunciabile dall’imputato.
La prescrizione non estingue i reati per i quali la legge prevede la pena dell’ergastolo, anche come effetto dell’applicazione di circostanze aggravanti».

2. All’articolo 158, primo comma, del codice penale, le parole: «o continuato» e le parole: «o la continuazione» sono soppresse.

3. L’articolo 159 del codice penale è sostituito dal seguente:

«Art. 159 - (Sospensione del corso della prescrizione). – Il corso della prescrizione rimane sospeso in ogni caso in cui la sospensione del procedimento o del processo penale o dei termini di custodia cautelare è imposta da una particolare disposizione di legge, oltre che nei casi di:
1) autorizzazione a procedere;

2) deferimento della questione ad altro giudizio;
3) sospensione del procedimento o del processo penale per ragioni di impedimento delle parti e dei difensori ovvero su richiesta dell’imputato o del suo difensore. In caso di sospensione del processo per impedimento delle parti o dei difensori, l’udienza non può essere differita oltre il sessantesimo giorno successivo alla prevedibile cessazione dell’impedimento, dovendosi avere riguardo in caso contrario al tempo dell’impedimento aumentato di sessanta giorni. Sono fatte salve le facoltà previste dall’articolo 71, commi 1 e 5, del codice di procedura penale.
Nel caso di autorizzazione a procedere, la sospensione del corso della prescrizione si verifica dal momento in cui il pubblico ministero presenta la richiesta e il corso della prescrizione riprende dal giorno in cui l’autorità competente accoglie la richiesta.
La prescrizione riprende il suo corso dal giorno in cui è cessata la causa della sospensione».

4. All’articolo 160, terzo comma, del codice penale, le parole: «ma in nessun caso i termini stabiliti nell’articolo 157 possono essere prolungati oltre la metà» sono sostituite dalle seguenti: «ma in nessun caso i termini stabiliti nell’articolo 157 possono essere prolungati oltre i termini di cui all’articolo 161, secondo comma, fatta eccezione per i reati di cui all’articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, del codice di procedura penale».

5. All’articolo 161 del codice penale, il secondo comma è sostituito dal seguente:

«Salvo che si proceda per i reati di cui all’articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, del codice di procedura penale, in nessun caso l’interruzione della prescrizione può comportare l’aumento di più di un quarto del tempo necessario a prescrivere, della metà nei casi di cui all’articolo 99, secondo comma, di due terzi nel caso di cui all’articolo 99, quarto comma, e del doppio nei casi di cui agli articoli 102, 103 e 105».

Art. 7.

1. Dopo l’articolo 30-ter della legge 26 luglio 1975, n. 354, è inserito il seguente:

«Art. 30-quater - (Concessione dei permessi premio ai recidivi). – 1. I permessi premio possono essere concessi ai detenuti, ai quali sia stata applicata la recidiva prevista dall’articolo 99, quarto comma, del codice penale, nei seguenti casi previsti dal comma 4 dell’articolo 30-ter:
a) alla lettera a) dopo l’espiazione di un terzo della pena;

b) alla lettera b) dopo l’espiazione della metà della pena;
c) alle lettere c) e d) dopo l’espiazione di due terzi della pena e, comunque, di non oltre quindici anni».

2. Al comma 1 dell’articolo 47-ter della legge 26 luglio 1975, n. 354, è premesso il seguente:
«01. La pena della reclusione per qualunque reato, ad eccezione di quelli previsti dal libro II, titolo XII, capo III, sezione I, e dagli articoli 609-bis, 609-quater e 609-octies del codice penale, dall’articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale e dall’articolo 4-bis della presente legge, può essere espiata nella propria abitazione o in altro luogo pubblico di cura, assistenza ed accoglienza, quando trattasi di persona che, al momento dell’inizio dell’esecuzione della pena, o dopo l’inizio della stessa, abbia compiuto i settanta anni di età purchè non sia stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza nè sia stato mai condannato con l’aggravante di cui all’articolo 99 del codice penale».
3. Il comma 1 dell’articolo 47-ter della legge 26 luglio 1975, n. 354, è sostituito dai seguenti:
«1. La pena della reclusione non superiore a quattro anni, anche se costituente parte residua di maggior pena, nonchè la pena dell’arresto, possono essere espiate nella propria abitazione o in altro luogo di privata dimora ovvero in luogo pubblico di cura, assistenza o accoglienza, quando trattasi di:
a) donna incinta o madre di prole di età inferiore ad anni dieci con lei convivente;

b) padre, esercente la potestà, di prole di età inferiore ad anni dieci con lui convivente, quando la madre sia deceduta o altrimenti assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole;
c) persona in condizioni di salute particolarmente gravi, che richiedano costanti contatti con i presìdi sanitari territoriali;
d) persona di età superiore a sessanta anni, se inabile anche parzialmente;
e) persona minore di anni ventuno per comprovate esigenze di salute, di studio, di lavoro e di famiglia.

1. 1. Al condannato, al quale sia stata applicata la recidiva prevista dall’articolo 99, quarto comma, del codice penale, può essere concessa la detenzione domiciliare se la pena detentiva inflitta, anche se costituente parte residua di maggior pena, non supera tre anni».
4. Il comma 1-bis dell’articolo 47-ter della legge 26 luglio 1975, n. 354, è sostituito dal seguente:
«1-bis. La detenzione domiciliare può essere applicata per l’espiazione della pena detentiva inflitta in misura non superiore a due anni, anche se costituente parte residua di maggior pena, indipendentemente dalle condizioni di cui al comma 1 quando non ricorrono i presupposti per l’affidamento in prova al servizio sociale e sempre che tale misura sia idonea ad evitare il pericolo che il condannato commetta altri reati. La presente disposizione non si applica ai condannati per i reati di cui all’articolo 4-bis e a quelli cui sia stata applicata la recidiva prevista dall’articolo 99, quarto comma, del codice penale».
5. Dopo l’articolo 50 della legge 26 luglio 1975, n. 354, è inserito il seguente:
«Art. 50-bis - (Concessione della semilibertà ai recidivi). – 1. La semilibertà può essere concessa ai detenuti, ai quali sia stata applicata la recidiva prevista dall’articolo 99, quarto comma, del codice penale, soltanto dopo l’espiazione dei due terzi della pena ovvero, se si tratta di un condannato per taluno dei delitti indicati nel comma 1 dell’articolo 4-bis della presente legge, di almeno tre quarti di essa».
6. Il comma 1 dell’articolo 58-quater della legge 26 luglio 1975, n. 354, è sostituito dal seguente:
«1. L’assegnazione al lavoro all’esterno, i permessi premio, l’affidamento in prova al servizio sociale, nei casi previsti dall’articolo 47, la detenzione domiciliare e la semilibertà non possono essere concessi al condannato che sia stato riconosciuto colpevole di una condotta punibile a norma dell’articolo 385 del codice penale».
7. Dopo il comma 7 dell’articolo 58-quater della legge 26 luglio 1975, n. 354, è aggiunto il seguente:
«7-bis. L’affidamento in prova al servizio sociale nei casi previsti dall’articolo 47, la detenzione domiciliare e la semilibertà non possono essere concessi più di una volta al condannato al quale sia stata applicata la recidiva prevista dall’articolo 99, quarto comma, del codice penale».

Art. 8.

1. Dopo l’articolo 94 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, è inserito seguente:

«Art. 94-bis - (Concessione dei benefìci ai recidivi). – 1. La sospensione dell’esecuzione della pena detentiva e l’affidamento in prova in casi particolari nei confronti di persona tossicodipendente o alcooldipendente, cui sia stata applicata la recidiva prevista dall’articolo 99, quarto comma, del codice penale, possono essere concessi se la pena detentiva inflitta o ancora da scontare non supera i tre anni. La sospensione dell’esecuzione della pena detentiva e l’affidamento in prova in casi particolari nei confronti di persona tossicodipendente o alcooldipendente, cui sia stata applicata la recidiva prevista dall’articolo 99, quarto comma, del codice penale, possono essere concessi una sola volta».

Art. 9.

1. All’articolo 656 del codice di procedura penale, il comma 9 è sostituito dal seguente:

«9. La sospensione dell’esecuzione di cui al comma 5 non può essere disposta:
a) nei confronti dei condannati per i delitti di cui all’articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni;

b) nei confronti di coloro che, per il fatto oggetto della condanna da eseguire, si trovano in stato di custodia cautelare in carcere nel momento in cui la sentenza diviene definitiva;
c) nei confronti dei condannati ai quali sia stata applicata la recidiva prevista dall’articolo 99, quarto comma, del codice penale».

Art. 10.

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

2. Ferme restando le disposizioni dell’articolo 2 del codice penale quanto alle altre norme della presente legge, le disposizioni dell’articolo 6 non si applicano ai procedimenti e ai processi in corso se i nuovi termini di prescrizione risultano più lunghi di quelli previgenti.
3. Se, per effetto delle nuove disposizioni, i termini di prescrizione risultano più brevi, le stesse si applicano ai procedimenti e ai processi pendenti alla data di entrata in vigore della presente legge, ad esclusione dei processi già pendenti in primo grado ove vi sia stata la dichiarazione di apertura del dibattimento, nonchè dei processi già pendenti in grado di appello o avanti alla Corte di cassazione.

PS: spero davvero che non ci sia più nessuno di voi che voterà di nuovo questo personaggio..

venerdì 24 febbraio 2012

Essere ricchi non è una colpa


Premessa: non sono ricco, sono un cittadino giovane medio quindi evitare commenti idioti del tipo "figlio di papà" etc etc. Scrivo solo questo brevissimo articolo come nota da ricordare.


Il fatto è questo. Sempre più spesso sento sparare giudizi negativi sui cittadini più ricchi (con "ricco" intendo un cittadino che guadagna oltre i 300 mila euro l'anno), basti vedere le reazioni in giro dopo che i ministri hanno pubblicato i loro redditi.

Guadagnare tanti soldi (se fatto onestamente e in regola sia chiaro) non è una colpa, un male da debellare, un fatto per cui vergognarsi. Se si viene pagati da qualcuno una tale cifra per la propria offerta di lavoro (perchè si conoscono tante cose, si è molto produttivi etc etc) che male c'è?

Se poi uno lavora molto, è estremamente bravo nell'investire i propri soldi, perchè non dovrebbe guadagnare tali cifre?

Possiamo poi discutere in certi ambiti sul perchè si riesca a guadagnare cifre esorbitanti: per quale motivo un notaio guadagna 500 mila euro l'anno per il lavoro che fa? E' davvero così utile, produttivo oppure ci sono delle distorsioni (in regola) di mercato che permettono un guadagno così elevato? In questo caso la risposta è sì, esistono (vi è una casta che gestisce questo e che si tutela questo reddito). Qui lo Stato e la politica devono intervenire per liberalizzare e mettere in concorrenza il mercato facendo diminuire i redditi di questi signori.

Lo stesso ragionamento lo si può fare per gli stipendi dell'amministrazione pubblica, ma su questo ci tornerò in un altro post.


Se però prendiamo un imprenditore che investe, apre un'attività fabbricando e commerciando un prodotto di successo, è giusto che guadagni tanto (nota: un imprenditore di questo tipo giova anche alla società perchè, ad esempio, assume personale), come è giusto che un illustre avvocato prenda tanti soldi per difendere i propri clienti.

E' bene quindi smetterla di "guardar male" la gente che guadagna tanto con il proprio lavoro ma, anzi, bisognerebbe invogliare i figli a cercare di seguire le orme di questi, impegnandosi e studiando. Forse così, cambiata questa mentalità, le cose potranno andare meglio.

giovedì 23 febbraio 2012

Emigriamo tutti nel paradiso chiamato Argentina

Siete stufi di sacrifici, stipendi che non crescono, poca trasparenza, corruzione, crisi e governi tecnici? Ho la soluzione che fa per voi! Emigrare in Argentina!

L'Argentina è un paese fallito una decina di anni fa ma che si è ripreso in maniera egregia, grazie anche alla propria moneta svalutata. La corruzione è stata quasi completamente eliminata, i dati sono trasparenti e non vi è alcun segnale di crisi.


Vogliamo poi parlare degli stipendi? Essi stanno crescendo a ritmo elevatissimo (25% precisamente), mentre l'inflazione secondo il trasparentissimo ed onesto governo, è inferiore al 10%.
In quale paese le retribuzioni reali aumentano del 15%? In nessuno al mondo!

Da notare poi l'ottimo trasporto pubblico (ferroviario soprattutto), di ultima generazione, puntuale e sicurissimo.

Se siete poi ragazzi potreste incontrare la sosia di Belen!

Cosa state aspettando? E' un'occasione unica da non perdere!

martedì 21 febbraio 2012

Chi vuole far chiudere "Il Manifesto"?



Il Manifesto, quotidiano storico della sinistra comunista italiana, è seriamente a rischio chiusura.

Chi è però che vuole farlo chiuderlo? Leggendo l'articolo del giornale stesso, sembra che gran parte della colpa sia attribuita al taglio dei contributi previsti:

"Dal 2008 cala la pubblicità, le vendite vanno e vengono (incoraggianti a novembre e dicembre, in lieve calo a gennaio) e senza il contributo pubblico (che era previsto) il bilancio del 2011 non si può chiudere."
e ancora:

Dai primi dati attendibili la "campagna acquisti" sta dando i suoi frutti: l'aumento in media del 50% nonostante il tempo da lupi. Ma l'immobilità del governo ci sta uccidendo.


La realtà è diversa. Su stessa ammissione della firma storica del quotidiano, Rossana Rossanda,
“vende sempre meno da otto anni a questa parte. La media dei primi trent’anni era” circa di trentamila copie, una nicchia “ma solida e rispettata. Ora si è circa la metà”.
Altro che vanno e vengono! Le vendite sono a picco da anni! Infatti nell'articolo trovate come la Rossanda critichi il giornale stesso e il modo con il quale esso è stato gestito.

La causa della (eventuale) chiusura sono soltanto le vendite, calate drasticamente (e quindi, oltre ai soldi non percepiti da esse, anche il calo dei proventi pubblicitari). E' colpa di chi non vi vuole comprare più, altro che del governo!

Tra l'altro, i sussidi ai quotidiani dovrebbero TUTTI essere aboliti, obbligando così le redazioni a rivedere tutta la gestione economico-finanziaria e dei costi.

Una possibile soluzione per diminuire i costi e rimettere in ordine i conti è quella di non stampare più fisicamente il giornale ma tenerlo solamente online e sui vari tablet, telefoni etc (e gli esempi sono moltissimi, vedi le italiane Linkiesta, ilpost oppure il più famoso Huffington Post).

Il lamento verso il governo è, vista la situazione, molto fuori luogo per non dire ridicolo.

mercoledì 15 febbraio 2012

Quando si ha un governo serio...


Questa è la risposta a tutti quelli che si chiedono come sia e cosa comporti avere un governo serio fatto di politici seri.

Quando si ha un governo serio, si guarda in faccia alla realtà e si rifiutano manifestazioni sportive costosissime per il paese come le Olimpiadi e molto remunerative per i soliti noti imprenditori.

Quando si ha un governo serio, si hanno ministri che, almeno sulla carta, hanno esperienza nel campo che andranno a dirigere.

Quando si ha un governo serio, i mercati hanno più fiducia e lo spread tende a scendere.


Quando si ha un governo serio, i governanti esteri non hanno bisogno del traduttore per capire ciò che viene detto loro in un inglese poco credibile.

Quando si ha un governo serio, il termine "Escort" si riferisce solamente ad un modello di autovettura fabbricato dalla Ford.

Quando si ha un governo serio, i ministeri non si spostano al Nord per poi rimanere inoperativi

Quando si ha un governo serio, i ministri ricevono i complimenti per le riforme e non per le "forme".

Quando si ha un governo serio, il Times si chiede se il primo ministro riuscirà a salvare l'Europa al posto di dire come il primo ministro uscente abbia messo a repentaglio l'Unione Europea e il motivo per cui non ne è dispiaciuto.


domenica 12 febbraio 2012

Crisi Grecia: di chi è la colpa e con chi se la dovrebbero prendere i manifestanti?



In questo momento in Grecia è in atto una delle più grandi (se non la più grande) manifestazione del paese contro i nuovi tagli imposti per cercare di salvare una nazione sempre più vicina al baratro del fallimento.

Perchè si è arrivati a questo? Di chi è la colpa?

L'ex Premier Romano Prodi punta il dito contro Francia e Germania, colpevoli di non aver controllato a dovere i conti greci nonostante la Commissione Europea avesse proposto più e più volte il loro monitoraggio.


Di sicuro Francia e Germania hanno delle colpe, forse anche nella gestione successiva (quella in piena crisi), però non dimentichiamo che i responsabili principi sono proprio coloro i quali quei conti gli hanno truccati, quelli che si sono, de facto, comprati i voti dei cittadini (dando ad esempio, pensioni di reversibilità a go go), ovvero quei politici corrotti incapaci di far pagare le tasse (per la gioia dei numerosissimi evasori fiscali).

Una parte di colpa infine è degli stessi cittadini greci visto che, essendo uno stato democratico, quella classe politica se la sono eletta loro (vi ricorda qualcuno?).

venerdì 10 febbraio 2012

Sull'inutilità del decreto "salva carceri"


Il decreto "salva carceri" (o svuota carceri) è la trovata del Ministro della Giustizia Paola Severino per cercare di risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri italiane.

Purtroppo per la giustizia italiana, sarà del tutto inutile. Prima di tutto, sulle 22 mila persone in eccesso, solo poco più di 3mila usufruiranno del decreto, quindi il problema non si risolve (e questo ha scatenato le proteste dei Radicali); secondo, anche con l'amnistia (come vorrebbero gli stessi Radicali), il problema verrebbe solamente rimandato, come ho già scritto più e più volte.


Questo, come l'amnistia, è solamente un cerotto su una voragine. Riformare la giustizia, velocizzandola, convertire ed utilizzare le caserme dismesse, migliorare la rieducazione e legalizzare prostituzione e droghe leggere: queste sarebbero soluzioni al problema.

domenica 5 febbraio 2012

Le verità mostrate dalla neve: dall'irresponsabilità del cittadino all'inefficienza e disorganizzazione del servizio pubblico


I disagi di questi giorni dovuti alla neve hanno, oltre a far ridere l'Europa (il caso delle partite non giocate per impraticabilità di campi e spalti sono un qualche cosa di vergognoso), mostrato quello che da tempo esperti e non con un po' di sale in zucca andavo dicendo da anni e anni: il settore pubblico italiano non è assolutamente all'altezza degli altri paesi "occidentali".
A questo aggiungo io che anche il cittadino medio deve un attimino iniziare ad essere molto più responsabile di quello che fa (ispirarsi ai colleghi del Nord Europa farebbe solo bene).

Partendo dalle colpe del cittadino medio, è evidente che durante una nevicata del genere la macchina debba essere utilizzata con saggezza e soprattutto solo se indispensabile (ripeto, da me i pullman andavano normalmente, in orario e in massima sicurezza. In alternativa la vecchia MTB come ho fatto io). Se uniamo questo al fatto che molte macchine (e Tir) fossero in giro senza catene/gomme termiche la frittatona è fatta e via con gli incidenti.
Nota dolente anche i marciapiedi, anche davanti a casa, non spalati da molti (suvvia, un po' di lavoro comune per aiutarsi a vicenda lo si può fare, almeno nelle emergenze no?).


Per quando riguarda il servizio pubblico, il caso di Roma è inquietante: se già i disagi c'erano quando pioveva, figuriamoci ora con la neve. La disorganizzazione avuta nonostante il maltempo fosse previsto, unita alla mancanza vera e propria di servizi (in primis alternativi alla macchina) non è degna di una capitale di uno dei paesi più importanti e sviluppati del mondo.

Sulle Ferrovie meglio stendere un velo pietoso: non capisco davvero come si possa pensare di andare avanti in questo modo senza una completa riforma del settore. E' vergognoso e lo sono ancora di più tutte le persone che cercano in tutti i modi di bloccare ogni qualsivoglia cambiamento.

Italiani è ora di 1) diventare più responsabili anche nei confronti della "res publica" e 2) di svegliarsi, ma davvero, perchè così non si può andare avanti.

sabato 4 febbraio 2012

La bufala del "Niente galera agli stupratori in branco/gruppo"




Girano su Facebook (e dove sennò?) numerosi link e foto (come questa a fianco) in cui ci si indigna per una sentenza in cui, secondo loro, viene tolta la carcerazione per gli stupratori in gruppo. Se così fosse, sarebbe una cosa vergognosa. In realtà le cose sono molto diverse.

La sentenza in questione è la n. 4377/2012 della terza sezione penale della Corte di Cassazione (che trovate qui) e stabilisce che viene annullata la carcerazione preventiva per gli indagati di aver commesso uno stupro di gruppo. E' una cosa completamente diversa! Se poi il sospettato risulta essere colpevole, ovviamente va in carcere!


Si può poi discutere se sia giusto o meno lasciare libero un indagato del genere: la mia idea è che, visti gli innumerevoli casi di stupri risultati non veri, non sia così fuori dal mondo questa decisione. Ricordo poi che la carcerazione preventiva (in Italia) è consentita in tre casi: pericolo di fuga e conseguente sottrazione al processo ed alla eventuale pena, pericolo di reiterazione del reato e pericolo di turbamento delle indagini. Nel caso del presunto stupro, queste tre cose sono molto poco probabili (l'unica forse è la seconda, che può essere evitata con gli arresti domiciliari).

Bisognerebbe interrogarsi semmai sulla severità delle pene per i condannati (dal mio punto di vista, troppo leggere).

Per fortuna su FB si trova anche gente che il cervello lo usa un attimino e cerca di combattere questi link fatti in ignoranza/malafede.


giovedì 2 febbraio 2012

La categoria che non conosce crisi: i figli di papà


I dati sulla disoccupazione, specialmente giovanile, sono molto preoccupanti: 8,9%, in media, e al 31% per i giovani. Una situazione insostenibile che per essere risolta richiede interventi decisi sul mercato del lavoro.

C'è però una parte che questa crisi non la sente minimamente (o molto meno della maggioranza): son i figli di papà (o "del papi"), quelli che in un modo o nell'altro i soldi da spendere li hanno, non sempre meritandoli.

Chi sono? Alla lettera, il figlio di papà è il classico ragazzo figlio di un imprenditore che, grazie alla disponibilità economica de genitori, spende ingenti quantità di denaro per comprarsi vestiti, macchine, moto, fare aperitivi, andare nei privè dei locali alla moda....insomma, per A) essere invidiato e B) cuccare le ragazze più belle.

Vi sono poi i figli di politici che non solo si servono della disponibilità economica del papi, ma ottengo pure benefici (entrando in politica o vengono piazzati in qualche ente con un ottimo stipendio).


A questi si aggiungono tutta una serie di figli che sfruttando posizioni a modi casta dei padri, si trovano ad essere (oltre alla disponibilità economica) ulteriormente avvantaggiati dalla sicurezza più o meno certa di un lavoro. Sto parlando dei figli di notai, avvocati, farmacisti, commercialisti e anche imprenditori (magari me ne sono scordati altri) che senza meriti superiori di altri si trovano avvantaggiati nei confronti di altri a proseguire/iniziare l'attività o ad occupare ruoli importanti che teoricamente, guardando alla bravura, altri si sarebbero meritati.

Con questo non voglio dire che per tutti sia così, però questa usanza medievale in cui il figlio di un farmacista (ad esempio) sia farmacista, così come il figlio del notaio sia notaio, dell'avvocato etc così tanto (troppo) diffusa in Italia non sia un bene.

Sì capisce quindi uno dei perchè le caste siano in rivolta contro le liberalizzazioni: con esse il rampollo di famiglia non avrebbe vita facile come invece ce l'ha ora.

Nulla contro i figli di papà, hanno avuto fortuna e quindi beati loro. Vediamo però, dove è possibile, di ridurre un po' questa fortuna e premiare i meriti, quelli veri.


Disagi Neve: si potevano (in parte) evitare con il trasporto pubblico


Giorni di disagi in Italia per le nevicate che stanno investendo soprattutto il nord della penisola: paesi e città ancor più rallentati del solito (per non dire bloccati in certe zone) con incidenti stradali vari.

Si sarebbe potuto evitare tutto ciò? In parte sì, utilizzando i mezzi pubblici.

I pullman qui che passano davanti a casa mia sia ieri sia stamane sono tutti in orario (hanno un ritardo di 5-10 minuti), in città le metrò sono perfettamente in funzione. Gli unici che hanno problemi sono i treni, ma quelli li hanno sempre avuti quindi nulla di nuovo.


Questa è un'occasione in più per fare delle riflessioni doverose (anche sull'argomento taxi, visto che fanno parte del trasporto pubblico) sulla questione: se è vero che in Italia il servizio non è buono, soprattutto in confronto alla pressione fiscale, è vero anche che l'italiano medio non vede di buon occhio l'uso dello stesso (come dico sempre: "Per l'italiano la car è sempre la car"), difatti i pullman passati (molto più velocemente delle macchine) erano VUOTI.

Non dico di non avere la macchina, però (quando è possibile e gli orari coincidono) usate i mezzi pubblici: ne gioverà l'ambiente, il traffico e il vostro portafoglio.

mercoledì 1 febbraio 2012

Spread BTP-BUND sotto i 400





Per quelli che "Rivogliamo Berlusconi perchè era tutto più bello" e "Nooo il governo tecnico e le liberalizzazioni sono un male" oooh yeah..

ps: ok, sulla questione liberalizzazioni bisognerebbe discutere sul fatto che quelle proposte siano o meno vere liberalizzazioni, però sono sempre un passo avanti rispetto all'immobilismo vergognoso di prima

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