mercoledì 27 novembre 2013

AMT di Genova e trasporto pubblico in Italia: i problemi reali e una possibile soluzione

Qualche lettore mi ha chiesto un parere sulla questione AMT di Genova e relativo sciopero dei lavoratori di settimana scorsa alla quale han preso parte sindacati oltre a Beppe Grillo (che ricordo, è di Genova).

Molto onestamente, della situazione specifica a Genova non ne so molto, ma da quanto riportato dal Sole24Ore, mi pare uguale alla media italiana.Se andiamo a vedere i dati, abbiamo che:

I 2.400 dipendenti di Amt sono costati, nel 2012, 109 milioni di euro e 116 milioni di euro l'anno prima. Da solo il costo per stipendi e salari vale quasi 2 volte i ricavi dalla vendita dei biglietti che portano in cassa circa 60 milioni di euro l'anno. Il resto del bilancio è fatto dai sussidi pubblici. Il solo contributo per il servizio reso è di 72 milioni; altri 40 milioni sono coperture per il contratto e contributi tariffari. Su un fatturato che sfiora i 190 milioni di euro la vendita di biglietti (i ricavi da mercato) vale poco meno del 30%, tutto il resto è fatto da sussidi

Ciò rispecchia la situazione generale del trasporto pubblico italiano (nota da tempo), ultra sussidiato e con i conti perennemente in rosso (compresa l'AMT di Genova, 35 milioni di perdite dal 2005 al 2012...ed è una di quelle messe meglio, fate voi). Alla fine, a pagare è sempre il comune, quindi i cittadini con le proprie tasse.
Come segnalato da Linkiesta infatti, il grafico che mette a confronto l'Italia con altri paesi UE e la media UE stessa è impietoso:


Dal primo grafico potrebbe sembrare che i costi non siano un grosso problema, in quanto bene o male in linea con gli altri Paesi europei simili a noi (solo la Gran Bretagna fa decisamente meglio di tutti). Dal punto di vista della performance però, l'Italia è decisamente la peggiore: senza grossi sussidi, nettamente più elevati dei ricavi, il sistema trasporto pubblico non potrebbe rimanere vivo. Solo la Francia ha più sussidi che entrate, ma in misura minore della nostra.
Il nostro grosso problema (e da qui deriva anche il problema costi) è la scarsa produttività: load factor basso (solo la Germania fa peggio) così come i km per addetto delle vetture (nessuno peggio di noi).

Vi sono quindi numerosi problemi da risolvere: cercare di diminuire i costi, aumentare produttività, efficienza e nel medio-lungo periodo anche l'offerta.

Dal punto di vista del management, svolgere dei concorsi aperti, pubblici e trasparenti dal quale selezionare in modo meritocratico (e non in base a parentele/amicizie/simpatie) i candidati che potranno così attuare le azioni necessarie (con la collaborazione dello Stato, perchè in questo campo il pubblico è agente "attivo").
Fatto ciò, i dirigenti dovranno impegnarsi nel cercare di mantenere un livello di ricavi tali che i sussidi pubblici non vadano a superare una certa soglia in % dei ricavi stessi (ad esesmpio, partendo dall'80% e cercare man mano di diminuire fino a minimizzarli).

La privatizzazione potrebbe essere una soluzione, se fatta bene e in maniera da favorire la concorrenza. Ricordo però che non sempre i privati sono garanzia di qualità, chiedere delle ferrovie inglesi per ulteriori chiarimenti...

@RebelEkonomist
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