domenica 29 settembre 2013

L'aumento dell'IVA andrà a pagare i costi della crisi di governo

Sabato 28 settembre 2013  Berlusconi ha ordinato ai suoi ministri di dimettersi, dando inizio ufficialmente alla crisi di governo.
Il motivo ufficiale è che non voleva aumentare l'IVA, tradendo così i propri elettori (come se non fosse mai accaduto) e il sottoscritto ha deciso di far finta di credere a questa versione. Gesto eroico del PdL? No, al contrario. Le conseguenze saranno molto più gravi e costose.

Prima di tutto, per evitare/rinviare l'aumento dell'IVA previsto serviva circa 1 miliardo di euro. Se avessero voluto, questi soldi li avrebbero trovati nel giro di poche settimane come avevo indicato qualche mesetto fa, ma la distrazione di un condannato e la mancanza di volontà politica hanno preso il sopravvento e i soldi dal lato della spesa non si sono tagliati.
Si parlava di aumentare altro (tipico gioco delle tre carte made in italy) come benzina, il che sarebbe stato fin peggio (oltre alla solita presa per i fondelli). Oggi sono però tutti discorsi inutili. Il rischio ora è che venga annullato tutto ciò che di buono-brutto è stato fatto in questi mesi, se non di più.

La cosa curiosa però è che i soldi per evitare l'aumento dell'IVA, li spenderemo comunque! Anzi, i soldi che incasseremo da essa andranno a pagare i costi della crisi di governo!

Il motivo è semplice. Ipotizziamo elezioni a febbraio: i soli costi di nuove elezioni ammonteranno a circa 400 milioni di euro, poco meno della metà della cifra necessaria per evitarne l'aumento. Ma purtroppo non finisce qui. C'è infatti il fattore "instabilità politica" che influisce sul costo del nostro debito pubblico (il famoso spread, ricordate?) e che già stavamo pagando prima (vedi confronto con bonos spagnoli).


Considerando che da qui a marzo 2014 abbiamo circa 150 miliardi di debito pubblico da emettere, se lo spread dei nostri titoli di stato aumentasse anche solo di 50 punti base (0.5%), la spesa extra in interessi ammonterebbe a 750 milioni di euro annui. Se sommiamo questi ai 400 milioni circa, ecco che otteniamo 1.1 miliardi, più o meno la cifra che sarebbe servita per evitare l'aumento dell'IVA (che ricordo essere la causa ufficiale della crisi di governo). E 50 punti base in media da qui a marzo non sono cosa impossibile, anzi, il rischio è che siano più alti ancora.

Tra l'altro, ricordo che per adesso la legge elettorale non è cambiata, ergo il nuovo governo potrebbe aver bisogno di alcuni mesi per esser formato, il che potrebbe incidere sulla durata del rialzo dello spread. Se mantenessimo i nostri 50 punti base in più e ipotizzassimo il formarsi di un nuovo governo a giugno, il debito da rinnovare ammonterebbe a circa 240 miliardi, ovvero 1.7 miliardi in più di spesa per interessi. Aggiungiamo i nostri 400 milioni di costi per nuove elezioni et voilà, abbiamo speso il doppio rispetto alla cifra per evitare l'aumento dell'IVA.

In totale, l'anno prossimo rischieremmo di dover pagare quell'1% dell'IVA in più programmato, più un ennesimo aumento di qualche tassa a caso per coprire i costi di questa crisi di governo.
Ma Berlusconi lo ha fatto nell'interesse dell'Italia e di noi cittadini. Ricordatevelo.

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