martedì 24 settembre 2013

Aumentare le accise sulla benzina sarebbe una follia

Il prezzo del carburante, argomento di discussione ad ogni minimo rialzo, soprattutto perchè qui in Italia lo paghiamo molto più degli altri. I motivi sono molteplici, ma uno su tutti pesa più degli altri (e anche tanto): le tasse, ovvero IVA e soprattutto accise.

In Italia abbiamo il prezzo della benzina più alto d’Europa (25 centesimi oltre la media, 23 dei quali dovuti al maggior carico fiscale) e quello del gasolio al secondo posto dietro la Svezia (24 centesimi dei 25 sopra la media sono dovuti proprio alle tasse).
Si legge sul Messaggero, che fornisce un altro dato molto interessante:

Fino allo scorso anno la riduzione delle entrate dovute al calo delle vendite di auto era compensato dall’aumento degli introiti provenienti dalle imposte sui carburanti: era sceso il consumo, ma era aumentato il gettito a causa della forte crescita dei prezzi alla pompa. Nel 2013 i consumi hanno proseguito la loro discesa portandosi dietro anche le entrate fiscali. Secondo uno studio del Centro Studi Promotor nei primi 8 mesi dell’anno, il gettito delle imposte su benzina e gasolio da autotrazione è calato di 870 milioni.

870 milioni di euro in meno nelle casse dello Stato a causa del minor consumo di benzina: gli italiani, a causa della crisi, hanno iniziato anche ad utilizzare meno l'automobile, annullando quindi delle entrate praticamente sicure (come avevo spiegato qui) nonostante i continui rialzi del costo del prodotto. Benvenuti nell' "effetto Laffer", ovvero quando all'aumento eccessivo delle imposte le entrate non crescono più ma diminuiscono.

Ciò si vede bene nella famosa "Curva di Laffer"


fonte
ove "t" è la pressione fiscale e T sono le entrate fiscali. Come si vede (ed è logico), se t è zero, anche T sarà zero, così come se t è max (100%) T sarà sempre zero (se il governo tassa al 100% ciò che guadagni tu ovviamente non lavorerai più quindi le entrate saranno pari a zero). Ciò che succede in mezzo è meno chiaro: in generale non si sa dove si trovi il punto Tmax, ovvero non è chiaro quale sia la t* che permetta di massimizzare T.

Nel nostro caso però, l'evidenza sembra mostrare come le troppe tasse sul carburante abbiano superato quel punto, ovvero esse sono talmente alte che la domanda dei consumatori è calata e le entrate totali sono diminuite.
Se ricordate, un caso simile si verificò con la tassa sulle barche esattamente un anno fa:

Il vero fallimento, com’era prevedibile, si è rivelato essere la tassa sulle imbarcazioni superiori ai 10 metri di lunghezza: il gettito previsto era di ben 155 milioni, il gettito ottenuto corrisponde invece alla somma di 23 milioni. Il 14% di quanto auspicato dai “tecnici”. In compenso, la riduzione dei consumi presso le località marittime e portuali ha determinato un minore introito stimato in circa 700 milioni di euro. Un vero danno per esercenti, albergatori e località turistiche.
Quale soluzione quindi?
Aumentare ancora le accise sarebbe una follia: se è vero che l'utilizzo dell'automobile non può essere ridotto all'infinito (bisogna pur sempre spostarsi e il servizio di mezzi pubblici in Italia, soprattutto per chi non vive in grandi città, fa pena), tassare ancor di più il carburante potrebbe spingere al ribasso sia l'utilizzo dell'automobile (quindi le entrate potrebbero diminuire ulteriormente) sia stabilizzare/aumentare gli introiti fiscali dai carburanti, ma abbassare i consumi su tutti gli altri beni, distruggento la domanda, aggravando la crisi e diminuendo le entrate generali (minor gettito iva, imprese che chiudono etc).

Sarebbe davvero ora che si eliminassero tutte quelle accise introdotte decenni fa per abbassare il prezzo del carburante. Pagare 0.24 centesimi in più dsulla benzina solo a causa delle tasse è un furto legalizzato.


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