E' sulla bocca di tutti. Home page gigante sul sito dell'"Huffington Post" italiano, Repubblica che titola "La rivincita degli anti austerity
Krugman all'attacco di Alesina". Il premio Nobel dell'economia, noto per le sue posizioni anti austerity ha parlato attaccando Alesina e Ardagna per aver influenzato UE e BCE a mettere in atto le politiche di riduzione della spesa pubblica in quanto ciò porterebbe ad un aumento del PIL. In realtà, dice PK, ciò non è avvenuto e non avviene: basta guardare al caso di Grecia ed Italia.
Ecco, prendiamo l'Italia. Krugman parla chiaramente (come quasi tutti del resto) di "austerity" nel senso di "tagliare la spesa pubblica". Se per austerity si intende ciò, in Italia l'austerity non esiste e il concetto lo ha spiegato bene Andrea Giuricin in un post su "Chicago Blog": dal 2010 al 2012 la spesa pubblica in percentuale al PIL in Italia (e Spagna) è aumentata dell'1.3% (1.6%), più della crescita del PIL (+0.9% per l'italia, +0.1% per la Spagna).
Basta prendere i dati ISTAT per vedere bene la realtà dei fatti: 753,255 miliardi di spesa corrente e 47,827 miliardi quella in conto
capitale nel 2012. Nel 2010 la spesa corrente è stata di 741,101 miliardi e 51,783 miliardi quella in conto capitale. Risultato: 8,2 miliardi di spesa pubblica in più (2 anni di IMU prima casa se volete).
L'ho già detto più di una volta: l'Italia non ha seguito le direttive della BCE, nemmeno con Mario Monti. Il problema del nostro paese è stato che gran parte delle manovre degli decenni sono state incentrate sull'aumento della pressione fiscale per finanziare una spesa pubblica palesemente inefficiente.
Guardate, sono il primo a dire che l'austerity andrebbe rivista (e lo stesso Alesina pare aver cambiato un po' rotta dicendo cose che già avete letto in articoli su questo blog), ma da qui a dire che non bisogna tagliare la spesa pubblica italiana ce ne passa (poi magari tornerò su questo tema in un altro articolo).
Mi convinco sempre di più che Krugman quando parla di Europa ed Italia lo faccia al fine di rivolgersi a lettori e politici americani, ma in USA la situazione è ben diversa: preessione fiscale e spesa sono molto ma molto minori rispetto al nostro paese! E la stessa cosa accadeva ai tempi in cui Keynes parlava!
Secondo voi, con la brillante mente che aveva, Keynes avrebbe appoggiato un espansione fiscale attraverso maggior spesa in un paese come il nostro in cui è già al 50% del PIL finanziata con una tassazione reale oltre quella cifra e con tutti gli sprechi di essa (costi politica, dirigenti pubblici, assunzioni ridicole ed inutili soprattutto in certe zone d'Italia, corruzione etc etc)? O avrebbe detto altre cose?
PS: in Grecia intanto l'austerity, con tutti i suoi limiti, pare stia dando qualche buon risultato
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