Le condizioni sono un punto fondamentale: se gli impianti Alcoa sono fuori mercato, se la miniera Sulcis è fuori mercato (e quella lo è da minimo 80 anni), perchè mai un privato dovrebbe rischiare tantissimi soldi quando il guadagno atteso, viste le condizioni attuali, non coprirebbe i costi?
Ripercorrendo la storia, notiamo che lo Stato è sempre intervenuto per mantenere in vita queste due aziende che, a mio parere, dovevano chiudere anni e anni fa: sarebbe stato economicamente più conveniente per lo Stato, per i cittadini e per gli stessi lavoratori.
Partiamo dalla Sulcis: leggendo il suo passato si scopre che la miniera è entrata subito in
crisi ad inizio '900 e dal 1971 è un susseguirsi di sussidi statali per tenerla
aperta. Nel 1993 sembrava tutto finito ma un decreto dell'anno successivo
riapre la miniera per dare lavoro ai minatori. Essendo però sempre anti
economica ricominciano i sussidi, 420 miliardi di lire, che poi risultano NON
ESSERE SUFFICIENTI. Quindi si obbligò l'Enel a comprare per otto anni
l’elettricità del Sulcis a 160 lire per kwh, quando il costo medio di
produzione dell’Ente è di 72 lire (quindi meno della metà). Indovinate un po'
chi ha pagato tutto ciò? Ma noi consumatori ovviamente!
Qui si ferma il racconto, ma ovviamente non è finita: dal 1996 ad oggi le miniere Sulcis sono costate 600 milioni di euro! Senza contare i 200 necessari ora e non si sa per quanti anni.
Qui si ferma il racconto, ma ovviamente non è finita: dal 1996 ad oggi le miniere Sulcis sono costate 600 milioni di euro! Senza contare i 200 necessari ora e non si sa per quanti anni.
La Carbosulcis
è una società che ha chiuso il 2011 in perdita per 25 milioni di euro,
nonostante i 35 milioni di finanziamenti pubblici! Vi pare normale una cosa del
genere?
Per quanto riguarda Alcoa
è la stessa cosa:Calcolando anche
gli anni successivi sarà il ministro Sacconi a parlare di un miliardo
di euro di aiuti. Per i dieci anni precedenti si possono così stimare circa
2 miliardi. Alcoa, quindi, per produrre alluminio in Italia ha usufruito di
un sostegno dallo Stato di circa tre miliardi.
Mi viene ovviamente da pensare che il gioco sia su quanti soldi di sussidi lo Stato sia disposto a dare negli anni all'azienda X interessata, i quali si tradurranno in costi maggiori nelle nostre bollette cari cittadini.
Ma oggi voglio lanciare una provocazione: questi soldi servirebbero, de facto, far mantenere il posto di lavoro ad operai e minatori si S&A.
In Italia ogni giorno aziende chiudono, falliscono, lasciano a casa dipendenti. I dati parlano chiaro:
Dal 2009 al 2012 il trend dei fallimenti nella penisola mostra un evidente e costante aumento: dalle 2.202 chiusure registrate nel primo trimestre 2009, infatti, si e' passati ai 2.825 casi del primo trimestre 2010, ai 2.988 del primo trimestre 2011, fino ai 3.001 rilevati al 31 marzo scorso. Dall' 1 gennaio 2009 alla rilevazione attuale in Italia sono state complessivamente 35.839 le imprese che hanno portato i libri in Tribunale dichiarando fallimento. I fallimenti si sono concentrati principalmente nelle aree della penisola a maggior vocazione imprenditoriale.
Solo nel primo trimestre del 2012, la media è stata di 33 fallimenti AL GIORNO! Quanti posti di lavoro si sono persi?
Perchè a loro lo Stato non da nulla? Magari queste sono aziende in difficoltà solo dall'inizio della crisi (prima erano virtuose), magari devono chiudere perchè hanno crediti milionari verso lo stesso Stato, il quale non paga.
Non sarebbe meglio, al posto di sussidiare aziende fuori mercato (per nondire morte) come Sulcis-Alcoa&company iniziare a pagare i debiti verso le imprese appena citate sopra? Si salverebbero in quel modo numerosissimi posti di lavoro con soldi che spettano a loro di diritto, e non per applicare teorie economiche di dubbia valenza ed efficacia.
Che differenza c'è fra quei dipendenti e quelli sardi? Perchè i primi no e gli altri sì? Forse perché fanno meno rumore? Oppure portano meno voti alle elezioni?
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