Napolitano ha deciso: due gruppi di "saggi" per riforme che siano condivise dalla maggioranza del Parlamento e rilegittimazione del Governo Monti, ovvero dei tecnici. In pratica, un governo di larghe intese.
Ecco la grande rivoluzione del Movimento 5 Stelle: farci spendere 380 milioni di euro per fare delle elezioni, arrivare terzi avendo un peso fondamentale nella formazione del nuovo governo, rifiutare la fiducia (senza però interpellare gli elettori) ad un governo anche solo di scopo per cambiare legge elettorale, conflitto di interessi, frequenze tv e riduzione numero Parlamentari, dice "no" a tutto (probabilmente se lo dicono anche fra di loro) e il risultato qual è? Far risorgere Berlusconi nei sondaggi e al governo tenere Monti e i tecnici.
Anzi, ora oltre a loro ci sono pure i saggi. Ma tranquilli cari 5 stelle, non fatevi venire strane idee....
Certo, rispetto a prima c'è una differenza: un centinaio di Parlamentari (e non solo) che sparano ancora più assurdità rispetto a quelli di prima...Ma che questa volta hanno pure un'influenza...
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domenica 31 marzo 2013
venerdì 29 marzo 2013
I conti sbagliati di Grillo per eliminare l'IRAP
Beppe Grillo è uscito oggi con un articolo in cui spiega come intende elimnare l'IRAP alle imprese riducendo i costi della politica. L'idea non è sua, ma studiata da Pietro Monsurrò ed esposta in un documento dell'Istituto Bruno Leoni dal titolo "I costi della politica in Italia".
Scrive il Grillo:
Sembra facile scritta così, una cosa da fare domani mattina. In realtà le cose non stanno proprio in questi termini.
Se l'autore dell'articolo sul blog avesse letto bene fino in fondo, avrebbe scoperto che nell'ultima pagina, appena sotto la tabella riassuntiva, c'è chiaramente scritto:
C'è però un'altra cosa da dire. Quei 16 miliardi si possono e si devono sì tagliare, ma nel tempo visto che bisogna, ad esempio, riformare tutto l'apparato e le competenze delle amministrazioni locali nel caso di eliminazione delle province, riformare tutti i lavoratori che perderanno/cambieranno lavoro etc etc, per non parlare poi di come riallocare le risorse a tutti quegli enti finanziati dall'IRAP.
Come spiegato dallo stesso Monsurrò su facebook:
L'eliminazione della tassa era già presente, ad esempio, nel programma di Fare Fermare il Declino in cui era spiegato passo a passo tutto il sentiero volto ad eliminare l'IRAP (da pag. 32). Ecco, forse i grillini dovrebbero guardarselo. Un paper per una riforma fiscale un partito in Parlamento dovrebbe farlo in quel modo lì e non con un post sul blog con dati copiati, pure male, da un paper che in due righe confrontava solamente i tagli dei costi della politica con l'eliminazione dell'imporsta, giusto per rendere meglio l'idea dell'importo potenziale.
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Scrive il Grillo:
Le PMI per vivere devono misurarsi con i concorrenti europei per livello di burocrazia, di fiscalità, di servizi, di leggi a supporto dell'imprenditoria (ad esempio dell'inasprimento per il falso in bilancio e l'introduzione di efficaci norme anticorruzione). Oggi le PMI sono senza armi. Il baratro dove stanno sprofondando lo hanno creato i partiti, quelli che ora si stracciano le vesti. La ricostruzione delle PMI deve iniziare subito per evitare il fallimento del Paese. Un primo passo è l'abolizione dell'IRAP che ammonta a circa 20 miliardi l'anno di tasse sulle imprese, anche se in perdita. Perdono e pagano le tasse sulla perdita, lo Stato si comporta come chi davanti a uno che affoga gli lega un masso al collo. "Seeeeeeeeeee! E i soldi dove si trovano?", questa è l'obiezione tipica per non fare nulla.Tutto giusto, e quindi dove trovano i soldi? Ce lo spiega:
L'IRAP coincide grosso modo ai maggiori costi della politica in Italia comparati con i maggiori Paesi europei. Sarebbe sufficiente tagliare questi costi per eliminare l'IRAP e dare ossigeno alle imprese. Se si misura la spesa per la politica in funzione della popolazione, l'extra costo italiano rispetto ai Paesi con dimensione equivalente è circa un punto di PIL, pari a 16 miliardi, un terzo del deficit. Dal 1990 vi è stato un raddoppio dei costi della politica di circa 20 miliardi, dovuto in massima parte alle amministrazioni centrali. Alcuni esempi. Il costo del Parlamento italiano è il doppio di quello francese (confrontabile per numero di parlamentari: 920 > 945) e inglese: 1,6 miliardi contro lo 0,9 di Francia e 0,6 di Gran Bretagna. Il Quirinale ha un bilancio di previsione per il 2013 di 349 milioni mentre l'Eliseo costa 112 milioni. Il finanziamento pubblico ai partiti vale 100 milioni di euro all'anno, somma rinunciabile con una semplice lettera, come ha fatto il M5S per i 42 milioni che gli erano assegnati. Il taglio delle province farebbe risparmiare 2 miliardi annui. Vi sono poi i risparmi per le auto blu, circa 7.000, e delle 52.000 "auto grigie" senza autista e con minore cilindrata, con 19.000 addetti complessivi di cui 10.000 autisti per un risparmio di 800 milioni e altri minori. "Un viaggio lungo mille chilometri inizia con un piccolo passo", Lao Tse
Sembra facile scritta così, una cosa da fare domani mattina. In realtà le cose non stanno proprio in questi termini.
Se l'autore dell'articolo sul blog avesse letto bene fino in fondo, avrebbe scoperto che nell'ultima pagina, appena sotto la tabella riassuntiva, c'è chiaramente scritto:
Le cifre in gioco non sono affatto piccole, basti pensare che l’IRAP pagata dalle aziende (al netto delle partiti di giro) ammonta a circa 20 miliardi di euro, e con i risparmi Cofog e poco altro (molti degli altri risparmi nella tabella sono già inclusi nell’aggregato Co - fog) si potrebbe finanziare l’abolizione dell’IRAPQuindi nei 15-16 miliardi quelle cifre ci sono già. Ovvio, ne mancherebbero "solo" 4-5 e quelli si potrebbero trovare, ad esempio, tagliano la spesa per gli stipendi militari oppure mettendo un tetto di 3mila euro alle pensioni.
C'è però un'altra cosa da dire. Quei 16 miliardi si possono e si devono sì tagliare, ma nel tempo visto che bisogna, ad esempio, riformare tutto l'apparato e le competenze delle amministrazioni locali nel caso di eliminazione delle province, riformare tutti i lavoratori che perderanno/cambieranno lavoro etc etc, per non parlare poi di come riallocare le risorse a tutti quegli enti finanziati dall'IRAP.
Come spiegato dallo stesso Monsurrò su facebook:
[...]il problema grosso è che i 39 miliardi di 'costo della politica' sono classificati come "apparato legislativo, esecutivo, diplomatico, fiscale, finanziario", quindi sono la somma dei costi di Parlamento, Quirinale, consigli comunali, provinciali, regionali, ma anche il Ministero degli Affari Esteri, la rete diplomatica (che costa poco: meno di Francia e UK), il MEF, le 4 agenzie fiscali (ora tre)...
Il bottino potenziale è quindici miliardi, ma prima di imputare tutti i costi alla loro sede opportuna e formulare riforme efficaci per riallineare i costi agli altri paesi europei avoja...
L'eliminazione della tassa era già presente, ad esempio, nel programma di Fare Fermare il Declino in cui era spiegato passo a passo tutto il sentiero volto ad eliminare l'IRAP (da pag. 32). Ecco, forse i grillini dovrebbero guardarselo. Un paper per una riforma fiscale un partito in Parlamento dovrebbe farlo in quel modo lì e non con un post sul blog con dati copiati, pure male, da un paper che in due righe confrontava solamente i tagli dei costi della politica con l'eliminazione dell'imporsta, giusto per rendere meglio l'idea dell'importo potenziale.
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mercoledì 27 marzo 2013
Battiato espulso. Non tutti son fatti per essere politici, anche se dicono cose giuste
Ecco perchè è stato espulso: Battiato ha detto cose giuste, ma nel modo sbagliato.
Fare il politico è bello. Dibattere, confrontarsi, aiutarsi e lavorare per il bene della "polis", sia essa un piccolo comune, una città o un'intera regione piace e deve piacere a tanta gente. Non tutti però, nonostante abbiano le conoscenze adatte per ricoprire quel ruolo e l'onestà adatta (a mio parere entrambi requisiti base), possono farlo.
L'ultimo caso è quello di Franco Battiato, ex assessore al turismo in Sicilia, espulso da Crocetta dopo la vicenda che lo ha riguardato.
La colpa del cantautore è di aver detto che "Ci sono troie in giro in Parlamento che farebbero di tutto, dovrebbero aprire un casino" a Bruxelles presso il Parlamento Europeo, nel corso dell’incontro “Nuovi percorsi fra turismo e cultura in Sicilia”.
Diciamocelo: Battiato ha ragione. Ha detto cose che credo tutti noi sani di mente pensiamo e diciamo al bar con gli amici. Il problema però è proprio questo: noi le diciamo agli amici in un locale, non in veste ufficiale al
Parlamento Europeo, e con quel tono!
Se proprio doveva esternare in una sede ufficiale il suo pensiero, avrebbe potuto alludere, dire e non dire, come ad esempio "Nel Parlamento italiano abbiamo di quelle donne che...le foto parlano da sole, ve le consiglio" come battuta, magari ridendo. Si sarebbe parlato della cosa ma in maniera diversa e lo reputo troppo intelligente per non capirlo (e trovare una frase migliore di quella detta).
Questa è la dimostrazione che non tutti son fatti per esser politici. Nemmeno quelli bravi. Ci vuole un qualcosa in più, soprattutto a livelli alti, che in pochi, pochissimi hanno.
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Fare il politico è bello. Dibattere, confrontarsi, aiutarsi e lavorare per il bene della "polis", sia essa un piccolo comune, una città o un'intera regione piace e deve piacere a tanta gente. Non tutti però, nonostante abbiano le conoscenze adatte per ricoprire quel ruolo e l'onestà adatta (a mio parere entrambi requisiti base), possono farlo.
L'ultimo caso è quello di Franco Battiato, ex assessore al turismo in Sicilia, espulso da Crocetta dopo la vicenda che lo ha riguardato.
La colpa del cantautore è di aver detto che "Ci sono troie in giro in Parlamento che farebbero di tutto, dovrebbero aprire un casino" a Bruxelles presso il Parlamento Europeo, nel corso dell’incontro “Nuovi percorsi fra turismo e cultura in Sicilia”.
Diciamocelo: Battiato ha ragione. Ha detto cose che credo tutti noi sani di mente pensiamo e diciamo al bar con gli amici. Il problema però è proprio questo: noi le diciamo agli amici in un locale, non in veste ufficiale al
Parlamento Europeo, e con quel tono!
Se proprio doveva esternare in una sede ufficiale il suo pensiero, avrebbe potuto alludere, dire e non dire, come ad esempio "Nel Parlamento italiano abbiamo di quelle donne che...le foto parlano da sole, ve le consiglio" come battuta, magari ridendo. Si sarebbe parlato della cosa ma in maniera diversa e lo reputo troppo intelligente per non capirlo (e trovare una frase migliore di quella detta).
Questa è la dimostrazione che non tutti son fatti per esser politici. Nemmeno quelli bravi. Ci vuole un qualcosa in più, soprattutto a livelli alti, che in pochi, pochissimi hanno.
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domenica 24 marzo 2013
Vendere la dignità per 10 euro
Quando la dignità vale una manciata di euro
Il servizio di Repubblica in cui viene documentato che molti dei manifestanti del PDL presenti in Piazza Popolo non siano lì perchè sostenitori della causa di Silvio Berlusconi ma perchè pagati addirittura 10 euro per farlo.
La giustificazione più comune data dai partecipanti è che avendo una pensione da schifo, con 10 euro si arrotonda. Ovvio che per quelli che vanno anche in altri programmi tv, 10 da una parte, 40 dall'altra a fine mese si raccoglie un gruzzoletto che in questi tempi fa sempre comodo.
Quello che però mi chiedo è: davvero la dignità di certe gente vale così poco? 10 euro per manifestare a favore di un uomo che ha contribuito attivamente e pesantemente alla situazione di crisi attuale del nostro paese? Il responsabile della disoccupazione dei figli e dei nipoti di questi figuranti e anche della loro bassa pensione?
Con che coraggio si guardano allo specchio al mattino prima di partire e, una volta tornati a casa, rispondono ai nipoti che chiedono cosa abbiano fatto durante il giorno?
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Il servizio di Repubblica in cui viene documentato che molti dei manifestanti del PDL presenti in Piazza Popolo non siano lì perchè sostenitori della causa di Silvio Berlusconi ma perchè pagati addirittura 10 euro per farlo.
La giustificazione più comune data dai partecipanti è che avendo una pensione da schifo, con 10 euro si arrotonda. Ovvio che per quelli che vanno anche in altri programmi tv, 10 da una parte, 40 dall'altra a fine mese si raccoglie un gruzzoletto che in questi tempi fa sempre comodo.
Quello che però mi chiedo è: davvero la dignità di certe gente vale così poco? 10 euro per manifestare a favore di un uomo che ha contribuito attivamente e pesantemente alla situazione di crisi attuale del nostro paese? Il responsabile della disoccupazione dei figli e dei nipoti di questi figuranti e anche della loro bassa pensione?
Con che coraggio si guardano allo specchio al mattino prima di partire e, una volta tornati a casa, rispondono ai nipoti che chiedono cosa abbiano fatto durante il giorno?
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Berlusconi,
Società
sabato 23 marzo 2013
Quanto costa il reddito di cittadinanza promesso da Grillo? oltre 100 miliardi
E' una delle proposte che ha permesso al M5S di essere il secondo partito alle ultime elezioni. Ma quanto costa il reddito di cittadinanza promesso da Beppe Grillo?
Beppe Grillo è andato da Napolitano e, oltre alle battute poco rispettose sue e di Crimi verso un'alta carica dello Stato, ha presentato i suoi 20 punti per un ipotetico ma poco probabile governo a 5 Stelle.
Il primissimo punto è il famoso reddito di cittadinanza, promosso da Grillo e di cui avevo già parlato qui. Sicuramente la promessa di dare come minimo 1000 euro a tutti i residenti in Italia, assieme alla riduzione dell'orario di lavoro, ha aiutato il Movimento 5 Stelle a raggiungere il consenso che ha ottenuto alle ultime elezioni. Ma quanto costerebbe una riforma del genere? Facciamo due conti.
Partiamo dai disoccupati. Gli ultimi dati danno la disoccupazione all'11.7%, ciò vuol dire circa 3 milioni di persone senza lavoro ma che lo stanno cercando attivamente. Solo per dar loro il reddito di cittadinanza servono 36 miliardi di euro annui.
A questi bisogna aggiungere gli inattivi, ovvero i disoccupati che non sono attivi nella ricerca del lavoro (quindi non vengono conteggiati nelle statistiche ufficiali). Nel 2011 erano a quota 3 milioni a cui si aggiungevano i 2 milioni di disoccupati per un totale di 5 milioni di persone. Se prendiamo 5 milioni come dato il costo del reddito di cittadinanza sale a 60 miliardi di euro. Ma non è finita.
A quella cifra bisogna aggiungere i pensionati che percepiscono una pensione inferiore ai 1000 euro. Secondo la tabella INPS che avevo già pubblicato qui, abbiamo 7.257.158 a cui dobbiamo aumentare il reddito che in media è di 579 euro.
Ciò vuol dire un spesa di
E non è ancora finita, perchè ci sarebbero da aggiungere tutte quelle persone che oggi lavorano con stipendi inferiori a 1000 euro e leggermente superiori (fino a 1100 sicuro, se non 1200 o addirittura 1300 euro) che smetterebbero di lavorare avendo la possibilità di guadagnare di più o poco meno standosene a casa a far niente.
Tanto per provare a fare un conto, i dati ISFOL comunicano che lo stipendio medio dei precari si attesta a 945 euro al mese, mentre per la Cgia di Mestre sono 836 euro quindi al di sotto dei 1000 euro promessi da Grillo. Ciò comporta che una grande fetta dei precari con il reddito di cittadinanza non lavorerebbe più.
Il numero di questi è molto variabile: si passa dai 3 milioni dell'Istat ai 3,15 della Cgia agli oltre 4 milioni della Cigl.
Siccome sono buono prendo i dati Istat (che sono i più aggiornati): 3 milioni equivalgono ad altri 36 miliardi di euro di spesa.
Totale: 132 miliardi di euro
E a questi manca la fascia 1000-1200 euro. Se considerate che la metà dei contribuenti Irpef dichiara al fisco un reddito inferiore ai 15.723 euro lordi, cioè meno di 1.300 euro al mese mentre il reddito medio degli italiani è di 19.655 euro, fate un po' voi i conti...
Se Grillo mi dice dove li trova...
PS: ah, nemmeno a ripudiare tutti gli interessi (quindi rubando soldi anche a cittadini italiani) si arriverebbe a quella cifra...
@Rebel Ekonomist
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Beppe Grillo è andato da Napolitano e, oltre alle battute poco rispettose sue e di Crimi verso un'alta carica dello Stato, ha presentato i suoi 20 punti per un ipotetico ma poco probabile governo a 5 Stelle.
Il primissimo punto è il famoso reddito di cittadinanza, promosso da Grillo e di cui avevo già parlato qui. Sicuramente la promessa di dare come minimo 1000 euro a tutti i residenti in Italia, assieme alla riduzione dell'orario di lavoro, ha aiutato il Movimento 5 Stelle a raggiungere il consenso che ha ottenuto alle ultime elezioni. Ma quanto costerebbe una riforma del genere? Facciamo due conti.
Partiamo dai disoccupati. Gli ultimi dati danno la disoccupazione all'11.7%, ciò vuol dire circa 3 milioni di persone senza lavoro ma che lo stanno cercando attivamente. Solo per dar loro il reddito di cittadinanza servono 36 miliardi di euro annui.
A questi bisogna aggiungere gli inattivi, ovvero i disoccupati che non sono attivi nella ricerca del lavoro (quindi non vengono conteggiati nelle statistiche ufficiali). Nel 2011 erano a quota 3 milioni a cui si aggiungevano i 2 milioni di disoccupati per un totale di 5 milioni di persone. Se prendiamo 5 milioni come dato il costo del reddito di cittadinanza sale a 60 miliardi di euro. Ma non è finita.
A quella cifra bisogna aggiungere i pensionati che percepiscono una pensione inferiore ai 1000 euro. Secondo la tabella INPS che avevo già pubblicato qui, abbiamo 7.257.158 a cui dobbiamo aumentare il reddito che in media è di 579 euro.
Ciò vuol dire un spesa di
12 x (1.000 - 579) x 7.257.158 = 36.660.549.639,12In totale abbiamo 96,660 miliardi di euro di spesa.
E non è ancora finita, perchè ci sarebbero da aggiungere tutte quelle persone che oggi lavorano con stipendi inferiori a 1000 euro e leggermente superiori (fino a 1100 sicuro, se non 1200 o addirittura 1300 euro) che smetterebbero di lavorare avendo la possibilità di guadagnare di più o poco meno standosene a casa a far niente.
Tanto per provare a fare un conto, i dati ISFOL comunicano che lo stipendio medio dei precari si attesta a 945 euro al mese, mentre per la Cgia di Mestre sono 836 euro quindi al di sotto dei 1000 euro promessi da Grillo. Ciò comporta che una grande fetta dei precari con il reddito di cittadinanza non lavorerebbe più.
Il numero di questi è molto variabile: si passa dai 3 milioni dell'Istat ai 3,15 della Cgia agli oltre 4 milioni della Cigl.
Siccome sono buono prendo i dati Istat (che sono i più aggiornati): 3 milioni equivalgono ad altri 36 miliardi di euro di spesa.
Totale: 132 miliardi di euro
E a questi manca la fascia 1000-1200 euro. Se considerate che la metà dei contribuenti Irpef dichiara al fisco un reddito inferiore ai 15.723 euro lordi, cioè meno di 1.300 euro al mese mentre il reddito medio degli italiani è di 19.655 euro, fate un po' voi i conti...
Se Grillo mi dice dove li trova...
PS: ah, nemmeno a ripudiare tutti gli interessi (quindi rubando soldi anche a cittadini italiani) si arriverebbe a quella cifra...
@Rebel Ekonomist
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lunedì 18 marzo 2013
Cipro e le conseguenze. Il rischio ora è una corsa agli sportelli
I fatti di Cipro e le possibili conseguenze nel nostro paese
Ciò che in queste ore sta succedendo a Cipro non è nuovo a noi italiani. Nel 1992 Giuliano Amato proprio per risanare i conti disastrati dell'Italia fece un'operazione molto simile a quella avvenuta nell'isolotto mediterraneo: prelevare a sorpresa una "piccola" percentuale (6 per mille) dai conti correnti depositati in banca per ricavare un gettito extra dai cittadini italiani.
Cipro ha fatto la stessa cosa: 6.75% sui depositi sotto i 100mila euro e 9.9% sopra quella cifra.
La situazione è grave e le colpe sono un po' di tutti, in primis di chi ha permesso al sistema bancario dell'isola di ingigantirsi così tanto rispetto al PIL di un paese divenuto zona di deposito di soldi russi (per la maggiore).
Il rischio ora è che gli oligarchi russi fuggano dal paese: come riferisce l'economista Simeon Matsi, i russi stanno già indicando che vogliono prelevare i loro soldi ed andarsene. La cifra stimata è di 3 miliardi di euro (circa 1/5 del PIL di Cipro)
La conseguenza di ciò è una crisi bancaria senza precedenti per il paese che rischia di contagiare l'Europa tutta.
Ciò che temo è che in Italia succeda un po' la stessa cosa. Memori del recente passato (20 anni non sono poi molti, in più la classe politica è bene o male simile), la possibilità che vi sia una "bank run" (corsa agli sportelli) con conseguenze disastrose per le nostre banche e quindi per il paese non è più così remota.
Sia ben chiaro, non siamo Cipro e il pericolo per adesso è ancora lontano. E' bene però avvisare i futuri governanti di non ripetere gli errori del passato, facendosi influenzare da scelte di paesi limitrofi al nostro con problemi forse più simili all'Islanda che a noi.
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Ciò che in queste ore sta succedendo a Cipro non è nuovo a noi italiani. Nel 1992 Giuliano Amato proprio per risanare i conti disastrati dell'Italia fece un'operazione molto simile a quella avvenuta nell'isolotto mediterraneo: prelevare a sorpresa una "piccola" percentuale (6 per mille) dai conti correnti depositati in banca per ricavare un gettito extra dai cittadini italiani.
Cipro ha fatto la stessa cosa: 6.75% sui depositi sotto i 100mila euro e 9.9% sopra quella cifra.
La situazione è grave e le colpe sono un po' di tutti, in primis di chi ha permesso al sistema bancario dell'isola di ingigantirsi così tanto rispetto al PIL di un paese divenuto zona di deposito di soldi russi (per la maggiore).
Il rischio ora è che gli oligarchi russi fuggano dal paese: come riferisce l'economista Simeon Matsi, i russi stanno già indicando che vogliono prelevare i loro soldi ed andarsene. La cifra stimata è di 3 miliardi di euro (circa 1/5 del PIL di Cipro)
"The Russians are already indicating they want to withdraw their money. Why should they stay? They will go somewhere where they can be protected; we can't protect them,"
"We have indications that billions (of euros) will be withdrawn, we already know of about three billion that is ready to move. They are already asking lawyers to draw up documents to withdraw money." (fonte: The Economic Times)
La conseguenza di ciò è una crisi bancaria senza precedenti per il paese che rischia di contagiare l'Europa tutta.
Ciò che temo è che in Italia succeda un po' la stessa cosa. Memori del recente passato (20 anni non sono poi molti, in più la classe politica è bene o male simile), la possibilità che vi sia una "bank run" (corsa agli sportelli) con conseguenze disastrose per le nostre banche e quindi per il paese non è più così remota.
Sia ben chiaro, non siamo Cipro e il pericolo per adesso è ancora lontano. E' bene però avvisare i futuri governanti di non ripetere gli errori del passato, facendosi influenzare da scelte di paesi limitrofi al nostro con problemi forse più simili all'Islanda che a noi.
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lunedì 11 marzo 2013
Riflessione sulla composizione sociale del voto nelle elezioni politiche 2013
Chi ha votato Rivoluzione Civile? Chi il PD? Chi il PDL? Chi Monti? Chi il M5S? Ecco tutti i dati con una riflessione
Il sito Demos.it ha pubblicato sul suo sito i dati sulla composizione sociale del voto nelle scorse elezioni politiche 2013. In pratica, hanno guardato la percentuale presa da ogni partito in base alla categoria socio-professionale dei votanti.
I risultati sono molto interessanti. Ecco la tabella riassuntiva:
Il dato che salta subito all'occhio è il voto dato dagli operati: 21.7% alla coalizione di Centro-Sinistra contro il 25.8% al Centro-Destra di Berlusconi e addirittura il 40.1% al Movimento 5 Stelle.Ciò mostra quanto disastrosa sia stata la scelta della sinistra di puntare su Vendola, colui che è sempre stato vicino agli operai senza evidentemente guadagnare la loro fiducia.
Non tanto curioso il voto delle casalinghe al PDL: il rimbambimento misto al palese conflitto di interesse delle reti Mediaset è tutto qui.
I pensionati si sono divisi fra PD e PDL: il primo lo hanno votato sia perchè unica alternativa da loro conosciuta a Berlusconi (il M5S, non usando internet, in pochi lo hanno considerato e Monti evidentemente non era ben visto) sia forse per tradizione; il secondo principalmente per lo stesso motivo delle casalinghe e per la faccenda della lettera sul rimborso dell'IMU e tutti i proclami collegati (come il sottoscritto aveva ipotizzato il giorno dopo le elezioni).
Curioso infine il voto di imprenditori, autonomi e liberi professionisti, i quali non hanno scelto come primo partito il PDL, ovvero chi teoricamente dovrebbe rappresentarli meglio, preferendo Grillo.
5 Stelle che trionfa anche fra i disoccupati (forse per via del fantomatico reddito di cittadinanza) e studenti (qui è più normale vista la loro presenta sulla rete).
Queste mie riflessioni vengono confermate dai due grafici in cui si confronta quello è che stato il voto alle elezioni 2013 con quello che fu nel 2008.
Voto dei lavoratori autonomi e degli imprenditori
Voto degli operai
Come si nota, il PDL ha perso la metà dei voti sia di imprentitori ed autonomi, sia degli operai mentre il PD ha perso circa un terzo del voto degli operai. Ciò vuol dire che il Centro-Sinistra non è riuscito a "rubare" nè il voto degli imprenditori nè il voto operaio perso dal Centro-Destra i quali hanno scelto il Movimento 5 Stelle (complimenti a Grillo e company).
Qui è il fallimento del Partito Democratico. Non ha ascoltato il consiglio di un non elettore come il sottoscritto durante le primarie, chissà se ora ascolterà quello di pochi giorni fa....
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Il sito Demos.it ha pubblicato sul suo sito i dati sulla composizione sociale del voto nelle scorse elezioni politiche 2013. In pratica, hanno guardato la percentuale presa da ogni partito in base alla categoria socio-professionale dei votanti.
I risultati sono molto interessanti. Ecco la tabella riassuntiva:
Il dato che salta subito all'occhio è il voto dato dagli operati: 21.7% alla coalizione di Centro-Sinistra contro il 25.8% al Centro-Destra di Berlusconi e addirittura il 40.1% al Movimento 5 Stelle.Ciò mostra quanto disastrosa sia stata la scelta della sinistra di puntare su Vendola, colui che è sempre stato vicino agli operai senza evidentemente guadagnare la loro fiducia.
Non tanto curioso il voto delle casalinghe al PDL: il rimbambimento misto al palese conflitto di interesse delle reti Mediaset è tutto qui.
I pensionati si sono divisi fra PD e PDL: il primo lo hanno votato sia perchè unica alternativa da loro conosciuta a Berlusconi (il M5S, non usando internet, in pochi lo hanno considerato e Monti evidentemente non era ben visto) sia forse per tradizione; il secondo principalmente per lo stesso motivo delle casalinghe e per la faccenda della lettera sul rimborso dell'IMU e tutti i proclami collegati (come il sottoscritto aveva ipotizzato il giorno dopo le elezioni).
Curioso infine il voto di imprenditori, autonomi e liberi professionisti, i quali non hanno scelto come primo partito il PDL, ovvero chi teoricamente dovrebbe rappresentarli meglio, preferendo Grillo.
5 Stelle che trionfa anche fra i disoccupati (forse per via del fantomatico reddito di cittadinanza) e studenti (qui è più normale vista la loro presenta sulla rete).
Queste mie riflessioni vengono confermate dai due grafici in cui si confronta quello è che stato il voto alle elezioni 2013 con quello che fu nel 2008.
Voto dei lavoratori autonomi e degli imprenditori
Voto degli operai
Come si nota, il PDL ha perso la metà dei voti sia di imprentitori ed autonomi, sia degli operai mentre il PD ha perso circa un terzo del voto degli operai. Ciò vuol dire che il Centro-Sinistra non è riuscito a "rubare" nè il voto degli imprenditori nè il voto operaio perso dal Centro-Destra i quali hanno scelto il Movimento 5 Stelle (complimenti a Grillo e company).
Qui è il fallimento del Partito Democratico. Non ha ascoltato il consiglio di un non elettore come il sottoscritto durante le primarie, chissà se ora ascolterà quello di pochi giorni fa....
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domenica 10 marzo 2013
Dopo il "Rifugiato Politico" arriva il "Malato Politico", alias Silvio Berlusconi
Pensiero quasi tragicomico sulla vicenda
Diversi pensieri hanno vagato nella mia mente mentre leggevo le varie news dai quotidiani sul fatto di cui tutti parlano in questi ultimi due giorni: l'uveite ha impedito a Silvio Berlusconi di andare in tribunale a Milano dove è imputato nel processo Mediaset che infatti è ricoverato all'ospedale San Raffaele di Milano, quindi non può presentarsi davanti ai magistrati. E qui arrivano le stranezze.
I medici dell'ospedale lo ricoverano, mentre "i medici nominati dalla corte d'appello per la visita fiscale a Berlusconi, nell'affermare che non sussiste alcun impedimento alla partecipazione dell'ex premier al processo di oggi, hanno sottolineato che le lamentate problematiche visive del paziente - dolori all'occhio sinistro e fotofobia - tutt'al più possono incidere sull' efficacia psicofisica dell'imputato, quindi hanno respinto il legittimo impedimento."
La loro sentenza è stata "Non sussiste un impedimento alla partecipazione all'udienza di oggi di Silvio Berlusconi, imputato al processo Mediaset" (Ansa).
A questo punto, Alberto Zangrillo, medico personale del Cavaliere e primario del reparto di anestesia dell'ospedale San Raffaele, comunica che 'Silvio Berlusconi rimarrà ricoverato in ospedale fino a domani' in quanto è "sotto stretto monitoraggio cardiovascolare da questa mattina". Più precisamente, riporta sempre l'Ansa: "Nella notte e questa mattina - continua - si è verificata l'alterazione dell'equilibrio emodinamico, che porta a dei picchi di ipertensione arteriosa. Per questo motivo si è deciso di porlo sotto stretta osservazione cardiologica, sotto la guida del prof. Alberto Margonato, e gli si stanno somministrando farmaci ipertensivi".
In pratica, siccome i medici incaricati dal tribunale hanno detto che il problema all'occhio non impediva a Berlusconi di presentarsi, il suo medico personale nonchè primario di del reparto di anestesia dell'ospedale, ha deciso di ricoverarlo un giorno/due in più per tenerlo sotto osservazione cardiologia, ovvero per un problema più grave rispetto all'occhio.
Certamente la sua situazione potrebbe davvero essere tanto grave da impedire a Berlusconi di andare a processo però, come insegna la storiella della pecora che gridava "al lupo al lupo" continuamente quando il lupo non c'era per fare gli scherzi alle altre pecorelle salvo poi, quando il lupo davvero è arrivato, non essere creduta da nessuna di loro, anche qui a furia di cercare scuse ed impedimenti per non farsi processare la volte che sta male veramente nessuno gli crede.
Ora, non so a voi, ma a me ricorda un po' i certificati medici che a scuola alcuni alunni portavano come scusa dopo aver bigiato qualche giorno. Oppure, ancora meglio, il Rifugiato Politico ovvero chi è fuggito o è stato espulso a causa di discriminazioni politiche, religiose o razziali dal proprio Paese e trova ospitalità in un Paese straniero. Essendo per lui la magistratura politicizzata (a sinistra), il ragionamento fila. Certo, lui è fuggito non in un altro paese ma in un ospedale. Più che rifiugiato politico, sarebbe più corretto chiamarlo, un "Malato Politico"...
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I medici dell'ospedale lo ricoverano, mentre "i medici nominati dalla corte d'appello per la visita fiscale a Berlusconi, nell'affermare che non sussiste alcun impedimento alla partecipazione dell'ex premier al processo di oggi, hanno sottolineato che le lamentate problematiche visive del paziente - dolori all'occhio sinistro e fotofobia - tutt'al più possono incidere sull' efficacia psicofisica dell'imputato, quindi hanno respinto il legittimo impedimento."
La loro sentenza è stata "Non sussiste un impedimento alla partecipazione all'udienza di oggi di Silvio Berlusconi, imputato al processo Mediaset" (Ansa).
A questo punto, Alberto Zangrillo, medico personale del Cavaliere e primario del reparto di anestesia dell'ospedale San Raffaele, comunica che 'Silvio Berlusconi rimarrà ricoverato in ospedale fino a domani' in quanto è "sotto stretto monitoraggio cardiovascolare da questa mattina". Più precisamente, riporta sempre l'Ansa: "Nella notte e questa mattina - continua - si è verificata l'alterazione dell'equilibrio emodinamico, che porta a dei picchi di ipertensione arteriosa. Per questo motivo si è deciso di porlo sotto stretta osservazione cardiologica, sotto la guida del prof. Alberto Margonato, e gli si stanno somministrando farmaci ipertensivi".
In pratica, siccome i medici incaricati dal tribunale hanno detto che il problema all'occhio non impediva a Berlusconi di presentarsi, il suo medico personale nonchè primario di del reparto di anestesia dell'ospedale, ha deciso di ricoverarlo un giorno/due in più per tenerlo sotto osservazione cardiologia, ovvero per un problema più grave rispetto all'occhio.
Certamente la sua situazione potrebbe davvero essere tanto grave da impedire a Berlusconi di andare a processo però, come insegna la storiella della pecora che gridava "al lupo al lupo" continuamente quando il lupo non c'era per fare gli scherzi alle altre pecorelle salvo poi, quando il lupo davvero è arrivato, non essere creduta da nessuna di loro, anche qui a furia di cercare scuse ed impedimenti per non farsi processare la volte che sta male veramente nessuno gli crede.
Ora, non so a voi, ma a me ricorda un po' i certificati medici che a scuola alcuni alunni portavano come scusa dopo aver bigiato qualche giorno. Oppure, ancora meglio, il Rifugiato Politico ovvero chi è fuggito o è stato espulso a causa di discriminazioni politiche, religiose o razziali dal proprio Paese e trova ospitalità in un Paese straniero. Essendo per lui la magistratura politicizzata (a sinistra), il ragionamento fila. Certo, lui è fuggito non in un altro paese ma in un ospedale. Più che rifiugiato politico, sarebbe più corretto chiamarlo, un "Malato Politico"...
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La MMT applicata: il caso disastroso dello Zimbabwe
Quando la fantasia economica si scontra con la realtà dei fatti.
Ultimamente si sta diffondendo in alcuni ambienti italiani (piace molto ad alcni grillini a quanto pare), sponsorizzata da Paolo Barnard e Federico Rampini, una "nuova" teoria economica: la Modern Monetary Theory.
Secondo quanto hanno in mente Barnard, Rampini e company, la soluzione dei nostri problemi sarebbe quella di riappropiarci della sovranità monetaria e...stampare moneta a go go. Fine dell'austerità, fine dei problemi, tutti felici come prima.
In realtà le cose non stanno così. Prima di tutto questa moda di dare tutte le colpe all'Euro è ridicola: ho già spiegato come la moneta unica fosse un'ottima risorsa per far ripartire il paese, grazie al risparmio sugli interessi da pagare, sprecata non dai banchieri cattivi europei ma da un certo Silvio Berlusconi. Accusare l'Euro di tutti i nostri problemi vuol dire, in conseguenza, salvare le "non" politiche di Berlusconi, Tremonti e amici vari. Ricordo che lo stesso ex premier ha dato la colpa all'Euro della condizione attuale italiana, in modo da giustificare il suo fallimento.
In secondo luogo, risolvere i problemi semplicemente stampando moneta è una favola, tra l'altro con un finale molto brutto per i cittadini. Nella storia vi sono stati diversi esempi, tutti finiti malissimo (la Repubblica di Weimar è il più famoso). Negli utlimi anni un paese in particolare ha seguito de facto i dettami della MMT: lo Zimbabwe.
Il 16 febbraio 2006, come annunciato dalgovernatore della Banca Centrale dello Zimbabwe, il governo aveva stampato 20 500 miliardi di dollari al fine di comprare valuta estera per saldare gli arretrati al Fondo Monetario Internazionale. (fonte)
A maggio 2006 il governo dello Zimbabwe annunciò che avrebbero prodotto ulteriori 60 000 miliardi di dollari (fonte).
Ad inizio 2008, la banca centrale emise una banconota da 10 milioni di dollari. Sempre in quell'anno continuarono ad emettere banconote di valore sempre più alto (50-100-250 e infine 500 milioni di dollari).
Famosa è la banconota da 100 miliardi di dollari, utilizzata per comprare 3 uova al mercato (vedi foto)
Cosa ha prodotto tutto ciò? Prima di tutto, iperinflazione. Come si vede dal grafico (che arriva fino al 2008) i prezzi dei beni sono aumentati a causa soprattutto della troppa massa monetaria immessa nel mercato:
La crescita pro capite dal 2001 al 2010 è stata la peggiore AL MONDO, peggio fin di Italia e Haiti (nonostante i disastri naturali di quest'ultima:
Tutto ciò ricordando che il paese ha enormi quantità di materie prime, non sfruttate a causa della corruzione (un problemino che anche noi abbiamo, non è vero?).
La disoccupazione ha raggiunto quota 94% nel 2009, tanto alla fine da spingere il governo ad apristi a valute straniere (dato che la loro, causa inflazione al 231.000.000% data dalla politica monetaria, era carta straccia).
Per quanto riguarda lo stato di salute della popolazione:
Tra l'altro, notizia di un mesetto fa, lo Zimbabwe ha finito i soldi. Curioso viste tutte le banconote che hanno stampato.
Per concludere, ripeto ancora una volta: in economia non esiste la magia. Soluzioni semplici, rapide ed indolori per la situazione italiana non ce ne sono. Chiunque le sponsorizzi o non ha capito/non sa come funziona il mondo o è un ciarlatano.
Bisogna avere pazienza. I problemi italiani sono tanti e, con le dovute proporzioni, simili al caso citato sopra. Non è stampando moneta che si combatte la corruzione, il degrado della scuola (università in particolare), l'inefficienza di giustizia, burocrazia e spesa pubblica, la presenza di varie caste (politica in primis) che bloccano il paese, la dualità del mercato del lavoro (che pesa tutta sui giovani) e così via ma solo riformando, pian piano nel tempo.
Se invece chi governerà sceglierà di uscire dall'Euro, tornare alla Lira ed applicare ciò che Barnard e MMT dicono, vi chiedo solo di farmelo sapere in tempo. Cercare un posto all'estero non è poi così facile..
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Ultimamente si sta diffondendo in alcuni ambienti italiani (piace molto ad alcni grillini a quanto pare), sponsorizzata da Paolo Barnard e Federico Rampini, una "nuova" teoria economica: la Modern Monetary Theory.
Secondo quanto hanno in mente Barnard, Rampini e company, la soluzione dei nostri problemi sarebbe quella di riappropiarci della sovranità monetaria e...stampare moneta a go go. Fine dell'austerità, fine dei problemi, tutti felici come prima.
In realtà le cose non stanno così. Prima di tutto questa moda di dare tutte le colpe all'Euro è ridicola: ho già spiegato come la moneta unica fosse un'ottima risorsa per far ripartire il paese, grazie al risparmio sugli interessi da pagare, sprecata non dai banchieri cattivi europei ma da un certo Silvio Berlusconi. Accusare l'Euro di tutti i nostri problemi vuol dire, in conseguenza, salvare le "non" politiche di Berlusconi, Tremonti e amici vari. Ricordo che lo stesso ex premier ha dato la colpa all'Euro della condizione attuale italiana, in modo da giustificare il suo fallimento.
In secondo luogo, risolvere i problemi semplicemente stampando moneta è una favola, tra l'altro con un finale molto brutto per i cittadini. Nella storia vi sono stati diversi esempi, tutti finiti malissimo (la Repubblica di Weimar è il più famoso). Negli utlimi anni un paese in particolare ha seguito de facto i dettami della MMT: lo Zimbabwe.
Il 16 febbraio 2006, come annunciato dalgovernatore della Banca Centrale dello Zimbabwe, il governo aveva stampato 20 500 miliardi di dollari al fine di comprare valuta estera per saldare gli arretrati al Fondo Monetario Internazionale. (fonte)
A maggio 2006 il governo dello Zimbabwe annunciò che avrebbero prodotto ulteriori 60 000 miliardi di dollari (fonte).
Ad inizio 2008, la banca centrale emise una banconota da 10 milioni di dollari. Sempre in quell'anno continuarono ad emettere banconote di valore sempre più alto (50-100-250 e infine 500 milioni di dollari).
Famosa è la banconota da 100 miliardi di dollari, utilizzata per comprare 3 uova al mercato (vedi foto)
Cosa ha prodotto tutto ciò? Prima di tutto, iperinflazione. Come si vede dal grafico (che arriva fino al 2008) i prezzi dei beni sono aumentati a causa soprattutto della troppa massa monetaria immessa nel mercato:
Fonte: France24 |
Fonte: Economist |
La disoccupazione ha raggiunto quota 94% nel 2009, tanto alla fine da spingere il governo ad apristi a valute straniere (dato che la loro, causa inflazione al 231.000.000% data dalla politica monetaria, era carta straccia).
Per quanto riguarda lo stato di salute della popolazione:
"Il 75% della popolazione vive in uno stato di povertà profonda, e i bambini sono i primi a pagarne le conseguenze. Secondo l'organizzazione umanitaria inglese “Save the Children”, 10 dei 13 milioni di abitanti dello Zimbabwe lottano ogni giorno con sempre maggiore difficoltà per ottenere almeno un pasto. Lo Stato è al collasso: il 75 % delle scuole sono chiuse perché gli insegnanti non ricevono lo stipendio o ricevono un salario inadeguato. É scoppiata una lotta tra poveri per l'accaparramento delle scarse risorse disponibili, mentre l'epidemia di colera continua a mietere vittime (senza contare la pandemia dell'AIDS)."(fonte: SMA)La situazione di povertà in cui vive lo Zimbabwe è stata documentata dal servizio "Elephant story": prodotto da uno dei vincitori del Word Press Photo 2010, David Chancellor, testimonia il modo in cui sopravvivono quotidianamente 12 milioni di persone nello Zimbabwe attraverso fotografie di una realtà nuda e cruda.
Tra l'altro, notizia di un mesetto fa, lo Zimbabwe ha finito i soldi. Curioso viste tutte le banconote che hanno stampato.
Per concludere, ripeto ancora una volta: in economia non esiste la magia. Soluzioni semplici, rapide ed indolori per la situazione italiana non ce ne sono. Chiunque le sponsorizzi o non ha capito/non sa come funziona il mondo o è un ciarlatano.
Bisogna avere pazienza. I problemi italiani sono tanti e, con le dovute proporzioni, simili al caso citato sopra. Non è stampando moneta che si combatte la corruzione, il degrado della scuola (università in particolare), l'inefficienza di giustizia, burocrazia e spesa pubblica, la presenza di varie caste (politica in primis) che bloccano il paese, la dualità del mercato del lavoro (che pesa tutta sui giovani) e così via ma solo riformando, pian piano nel tempo.
Se invece chi governerà sceglierà di uscire dall'Euro, tornare alla Lira ed applicare ciò che Barnard e MMT dicono, vi chiedo solo di farmelo sapere in tempo. Cercare un posto all'estero non è poi così facile..
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sabato 9 marzo 2013
Casaleggio ricatta il M5S:"ha detto che se decidessimo di dare l’appoggio a qualche partito lascerebbe il movimento"
Casaleggio ricatta il M5S: "ha detto che se decidessimo di dare l'appoggio a qualche partito lui lascerebbe il M5S”. Perchè a decidere sono i grillini con votazioni democratiche
Roberto Cotti, 51 anni bocconiano: "Casaleggio ha detto che se decidessimo di dare l’appoggio a qualche partito lascerebbe il movimento"
E' cio che riporta l'Huffington Post in home page. I lettori del blog non ne saranno sopresi: da tempo ho denunciato come Grillo e Casaleggio non siano due portavoci ma due influencer che con le loro dichiarazioni influenzano, manipolano, indirizzano i voti dei grillini a loro piacimento. Questa è solamente un'ulteriore conferma di ciò che ho sempre sostenuto.
Da qui rinnovo il mio appello ai grillini: non siate argilla nelle mani di Grillo e Casaleggio. Voi potete davvero cambiare il modo di far politica e il paese. Avete ora la possibilità di liberarvi da questo guru che non si sa bene chi sia, cosa faccia e dove voglia arrivare.
Le decisioni le dovete prendere VOI con votazioni online trasparenti, punto. Se "Uno vale uno" nessuno può decidere per conto proprio o minacciarvi di andarsene se non viene presa una determinata decisione.
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Roberto Cotti, 51 anni bocconiano: "Casaleggio ha detto che se decidessimo di dare l’appoggio a qualche partito lascerebbe il movimento"
E' cio che riporta l'Huffington Post in home page. I lettori del blog non ne saranno sopresi: da tempo ho denunciato come Grillo e Casaleggio non siano due portavoci ma due influencer che con le loro dichiarazioni influenzano, manipolano, indirizzano i voti dei grillini a loro piacimento. Questa è solamente un'ulteriore conferma di ciò che ho sempre sostenuto.
Da qui rinnovo il mio appello ai grillini: non siate argilla nelle mani di Grillo e Casaleggio. Voi potete davvero cambiare il modo di far politica e il paese. Avete ora la possibilità di liberarvi da questo guru che non si sa bene chi sia, cosa faccia e dove voglia arrivare.
Le decisioni le dovete prendere VOI con votazioni online trasparenti, punto. Se "Uno vale uno" nessuno può decidere per conto proprio o minacciarvi di andarsene se non viene presa una determinata decisione.
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venerdì 8 marzo 2013
Costa Rica: se è vero, Grillo ha violato le regole del M5S. Se ne andrà fuori dalle palle?
Lo dice la Senatrice Bencini
Sono contento. Il mio appello "Cari Parlamentari 5 stelle, non siate argilla nelle mani di Grillo e Casaleggio" a quanto pare è stato ascoltato e la senatrice Bencini ha detto chiaramente quale sia la posizione del Movimento 5 Stelle. Prendendosi i suoi rischi, vista la fine che fa chi accusa il comico o Casaleggio (" "Se c'è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prende e va fuori dalle palle. Se ne va. Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia. Io mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente").
La domanda ora è: Grillo, se la storia sarà confermata, se ne andrà fuori dalle palle? (citando i termini usati da lui stesso) O lui è diverso dalla Salsi, da Favia, Tavolazzi e tutti gli altri espulsi per sua decisione in quanto violavano le regole del movimento?
Se "uno vale uno", le regole valgono per tutti...
ps: Qui la risposta ai commenti.
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Alessandra Bencini, neosenatrice del Movimento 5 Stelle, a 'Un Giorno da Pecora', su Radio2, ha dato il suo giudizio sull'inchiesta de l'Espresso, in edicola domani, secondo cui l'autista di Grillo e sua cognata avrebbero tredici società in Costa Rica. Senatrice, cosa ne pensa? "Non lo so, faranno delle indagini se è vero qualcosa". E se fosse vero? "Se fosse vero ha fatto male a fondare il Movimento 5 Stelle". Perché? "Perché noi siamo contro i paradisi fiscali, per cui si dà la zappa sui piedi". Se fosse vero, Grillo dovrebbe lasciare il Movimento 5 Stelle ? "Lasciare non lo lascia, perché è suo. E lui comunque non è candidato". Lei invece lascerebbe il m5S? "No, perché? Nel Movimento si portano avanti delle istanze, tra cui quella sulla fiscalità, di conseguenza si sarebbe dato un po' la zappa sui piedi", ha precisato la Bencini a 'Un Giorno da Pecora'. (fonte)
Sono contento. Il mio appello "Cari Parlamentari 5 stelle, non siate argilla nelle mani di Grillo e Casaleggio" a quanto pare è stato ascoltato e la senatrice Bencini ha detto chiaramente quale sia la posizione del Movimento 5 Stelle. Prendendosi i suoi rischi, vista la fine che fa chi accusa il comico o Casaleggio (" "Se c'è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prende e va fuori dalle palle. Se ne va. Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia. Io mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente").
La domanda ora è: Grillo, se la storia sarà confermata, se ne andrà fuori dalle palle? (citando i termini usati da lui stesso) O lui è diverso dalla Salsi, da Favia, Tavolazzi e tutti gli altri espulsi per sua decisione in quanto violavano le regole del movimento?
Se "uno vale uno", le regole valgono per tutti...
ps: Qui la risposta ai commenti.
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8 Marzo:"Buona festa della donna", ricordando le troppe disparità economiche
Oggi è l'8 marzo giorno in cui, come tutti sanno, si celebra la festa della donna. L'origine di questa data viene dalla protesta delle donne russe nel 1917 per porre fine alla guerra. Come riporta Wikipedia,
Si parla giustamente delle violenze, dei maltrattamenti e del fatto che purtroppo la violenza sulle donne sia diventata tema ricorrente nei fatti di cronaca dei TG, senza dimenticare tutti gli altri casi silenziosi, non denunciati per paura di ripercussioni, vendette a causa di uno Stato che non condanna duramente quando deve e non protegge di ha il coraggio di denunciare.
Accanto a ciò però, le operaie di una volta, impiegate e in carriera di oggi devono protestare contro le disparità di trattamento e di stipendio al lavoro. Siamo in un'Europa in cui le donne devono lavorare 59 giorni in più per guadagnare tanto quanto un uomo. Il divario retributivo medio si è attestato nel 2010 a 16.2%, in calo rispetto al 17% e più degli anni precedenti ma sempre troppo ampio. (fonte dati).
L’obiettivo della Strategia Europa 2020 è quello di portare il tasso di occupazione femminile al 75%. Alcune aziende si stanno già muovendo:
E questo è solo un esempio, fra l'altro dei più postivi. In Italia infatti la partecipazione femminile al mercato del lavoro rimane tra le più basse d'Europa:
Lo afferma Confartigianato, sottolinenado che il tasso di inattività delle donne nel nostro Paese è del 48,9%, a fronte della media europea del 35,5%. Peggio dell'Italia fa soltanto Malta. Il dato emerge dall'Osservatorio sull'imprenditoria femminile curato dall'Ufficio studi di Confartigianato. Secondo l'associazione, "siamo in ritardo di 23 anni rispetto all'Europa" perché il nostro attuale tasso di inattività delle donne è uguale a quello registrato nel 1987 dai Paesi dell'allora Comunità europea. (fonte)
Sul fatto che nel nostro paese siamo indietro di 2 decenni su tutto, non è una novità.
Auguro quindi a tutte le donne un buon 8 marzo nella speranza che, assieme al riposo e al divertimento, sai un punto di partenza per riflettere sulla vostra condizione al fine di cambiarla e renderla uguale a quella di noi uomini.
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"l'8 marzo 1917 (il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia) le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra: la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni di protesta che portarono al crollo dello zarismo, ormai completamente screditato e privo anche dell'appoggio delle forze armate, così che l'8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l'inizio della «Rivoluzione russa di febbraio». Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, il 14 giugno 1921 la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell’apertura del III congresso dell’Internazionale comunista, fissò all'8 marzo la «Giornata internazionale dell'operaia»."E' con questo stesso spirito che dovrebbero festeggiare la loro giornata, sia in quanto donne sia in quanto lavoratrici.
Si parla giustamente delle violenze, dei maltrattamenti e del fatto che purtroppo la violenza sulle donne sia diventata tema ricorrente nei fatti di cronaca dei TG, senza dimenticare tutti gli altri casi silenziosi, non denunciati per paura di ripercussioni, vendette a causa di uno Stato che non condanna duramente quando deve e non protegge di ha il coraggio di denunciare.
Accanto a ciò però, le operaie di una volta, impiegate e in carriera di oggi devono protestare contro le disparità di trattamento e di stipendio al lavoro. Siamo in un'Europa in cui le donne devono lavorare 59 giorni in più per guadagnare tanto quanto un uomo. Il divario retributivo medio si è attestato nel 2010 a 16.2%, in calo rispetto al 17% e più degli anni precedenti ma sempre troppo ampio. (fonte dati).
L’obiettivo della Strategia Europa 2020 è quello di portare il tasso di occupazione femminile al 75%. Alcune aziende si stanno già muovendo:
- la società editoriale tedesca Axel Springer AG ha varato nel 2010 il programma “Chancen: gleich!” (Stesse opportunità!) con l’obiettivo di portare al 30% la percentuale di donne con posizioni dirigenziali nell’arco di 5-8 anni;
- la Kleemann Hellas SA, impresa greca che fabbrica ascensori, intende aumentare il numero di donne addette ai servizi vendita e assistenza tecnica, rompendo gli stereotipi e riducendo la segregazione di genere. Il progetto “Diversità e uguaglianza di genere” ha permesso di portare la presenza femminile nel dipartimento vendite dal 5% del 2004 al 30% nel 2012;
- in Lituania, la compagnia di telefonia mobile Omnitel ha realizzato il progetto “Creare un ambiente di lavoro favorevole alle famiglie” che intende rendere l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata parte integrante della cultura organizzativa dell’impresa dando al personale la possibilità di lavorare in modo flessibile. Il progetto ha fatto salire la percentuale di donne manager nell’impresa;
- in Germania, il “German Women’s Leadership Council” dell’IBM incoraggia le donne a intraprendere una carriera nel settore delle telecomunicazioni fornendo un tutoraggio personalizzato e a distanza alle studentesse nelle scuole e offrendo un tutoraggio anche alle colleghe più giovani che si avviano ad una carriera specialistica o manageriale.
Circa il 70% dei responsabili degli uffici stampa delle aziende è rappresentato da donne, e una presenza femminile quasi analoga si registra tra i direttori (o meglio le direttrici) dell'area della comunicazione.
E' quanto emerge dalla previsione per il 2012 (ma datata 2007) di Censis Servizi, previsione che sembra per il momento essere stata rispettata. Nel nostro Paese infatti le aree Comunicazione e Ufficio Stampa si caratterizzano per una netta predominanza di donne, le quali stanno lentamente accrescendo anche la percentuale di dipendenti-donne totale, stimata intorno al 50% [Istat 2010]. Pari opportunità dunque? Non proprio. Dagli anni '60 ad oggi, la percentuale di donne professioniste nel mondo delle Pubbliche Relazioni (iscritte alla Ferpi, Federazione Relazioni Pubbliche Italiana) è passata dal 15 al 57%.
Il problema è che se le donne risultano essere molto numerose alla base, non lo sono altrettanto ai vertici aziendali, se escludiamo, ovviamente, quelle aree strategiche che riguardano la comunicazione. Nei settori finanziari e nelle risorse umane infatti, a prevalere sono ancora gli uomini, così come nella direzione generale; qualche passo in avanti è stato fatto nel campo del marketing, nel quale quasi il 50% degli addetti è rappresentato da donne, ma la strada per arrivare alla parità con gli uomini è ancora lunga.
Se si pensa che in Italia solo il 4% di top manager è di sesso femminile (contro il 41% della Norvegia), secondo un reportage realizzato dal Wall Street Journal a fine 2010, è facile capire come non si possa parlare di pari opportunità.
E questo è solo un esempio, fra l'altro dei più postivi. In Italia infatti la partecipazione femminile al mercato del lavoro rimane tra le più basse d'Europa:
Lo afferma Confartigianato, sottolinenado che il tasso di inattività delle donne nel nostro Paese è del 48,9%, a fronte della media europea del 35,5%. Peggio dell'Italia fa soltanto Malta. Il dato emerge dall'Osservatorio sull'imprenditoria femminile curato dall'Ufficio studi di Confartigianato. Secondo l'associazione, "siamo in ritardo di 23 anni rispetto all'Europa" perché il nostro attuale tasso di inattività delle donne è uguale a quello registrato nel 1987 dai Paesi dell'allora Comunità europea. (fonte)
Sul fatto che nel nostro paese siamo indietro di 2 decenni su tutto, non è una novità.
Auguro quindi a tutte le donne un buon 8 marzo nella speranza che, assieme al riposo e al divertimento, sai un punto di partenza per riflettere sulla vostra condizione al fine di cambiarla e renderla uguale a quella di noi uomini.
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giovedì 7 marzo 2013
Ecco come Grillo e Casaleggio manipoleranno i voti dei grillini nei referendum
Legalmente s'intende
Negli ultimi giorni su internet si è alzato un vento che non so se definire polemico oppure no, spinto da Don Gallo, il quale si è appellato a Grillo al fine di organizzare un referendum sul web per decidere su un eventuale tavolo con il Partito Democratico. Riporto le parole precise di Don Gallo
Come dice anche il non-statuto all'art 4, sono gli utenti della rete a decidere, i cittadini e lo strumendo decisionale è il referendum. Se uno vale uno, si deve far così, non ci sono "se" o "ma" che tengano.
C'è però un problema di cui ho già parlato: Beppe Grillo de facto non è un portavoce del movimento, ma un leader che parla, esprime le SUE idee senza che nessuno sia stato consultato o abbia votato ciò che dice.
Con il suo carisma Grillo diventa ciò che si definisce un "influencer", ovvero la persona che grazie alla rete, ai comizi, alle dichiarazioni su tv e giornali e alle sue attività riesce a coinvolgere un alto numero di persone influenzando la loro opinione.
Casaleggio stesso conosce molto bene questa pratica, è ed facile che sia lui a consigliare a Grillo come muoversi, cosa dire e quando dirlo, in modo tale da influenzare le idee dei grillini.
Il comico, sfruttando il carisma, la dialettica aggressiva, la rabbia e la crisi riesce ad esprimere la propria idea in modo tale che, volenti o nolenti, rimanga in testa a tutti quelli che lo ascoltano. Se sta parlando dei principi fondamentali su cui si basa il movimento, nulla da dire; quando però affronta argomenti nuovi, inaspettati come ad esempio la possibilità di un governo con il PD, esprime la sua idea con un mix di violenza e comicità (il "morto" a Bersani) in modo tale da plasmare e manipolare come argilla l'idea che il grillino tipo si stava costruendo.
Capite che, agendo in questo modo, Beppe Grillo volontariamente o no (spero di no) manipolerà i voti di qualsiasi referendum rendendoli inutili? In questo momento lui è un influencer e non lo deve essere. Lui è il portavoce, ovvero la persona che comunica ai giornali, alle televisioni e alla rete le decisioni prese democraticamente dal popolo di internet IN PRECEDENZA! E così deve essere perchè, in caso contrario, la democrazia sarà manipolata e guidata verso tutto ciò che lui e Casaleggio vorranno ottenere.
...E nessuno potrà opporsi...
AGGIORNAMENTO DEL 10/03/13 ORE 23:10
Neanche a dirlo, 2 e 3 giorni dopo questo post sono arrivati i "ricatti" di Casaleggio e Grillo in cui minacciano di lasciare il Movimento 5 Stelle nel caso in cui i grillini votassero l'alleanze con il PD. Sono un profeta?
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Negli ultimi giorni su internet si è alzato un vento che non so se definire polemico oppure no, spinto da Don Gallo, il quale si è appellato a Grillo al fine di organizzare un referendum sul web per decidere su un eventuale tavolo con il Partito Democratico. Riporto le parole precise di Don Gallo
"Caro Beppe, prova a domandare sul web ai tuoi milioni di elettori se la maggioranza è d'accordo ad andare a sedersi ad un tavolo con il centrosinistra"Ovviamente sono d'accordo con lui, come concordo sulla necessità di fare un governo di scopo con il PD per attuare le 3-4 leggi di primaria importanza per il paese per poi, nel caso, tornare al voto (ne ho parlato qui).
Come dice anche il non-statuto all'art 4, sono gli utenti della rete a decidere, i cittadini e lo strumendo decisionale è il referendum. Se uno vale uno, si deve far così, non ci sono "se" o "ma" che tengano.
C'è però un problema di cui ho già parlato: Beppe Grillo de facto non è un portavoce del movimento, ma un leader che parla, esprime le SUE idee senza che nessuno sia stato consultato o abbia votato ciò che dice.
Con il suo carisma Grillo diventa ciò che si definisce un "influencer", ovvero la persona che grazie alla rete, ai comizi, alle dichiarazioni su tv e giornali e alle sue attività riesce a coinvolgere un alto numero di persone influenzando la loro opinione.
Casaleggio stesso conosce molto bene questa pratica, è ed facile che sia lui a consigliare a Grillo come muoversi, cosa dire e quando dirlo, in modo tale da influenzare le idee dei grillini.
Il comico, sfruttando il carisma, la dialettica aggressiva, la rabbia e la crisi riesce ad esprimere la propria idea in modo tale che, volenti o nolenti, rimanga in testa a tutti quelli che lo ascoltano. Se sta parlando dei principi fondamentali su cui si basa il movimento, nulla da dire; quando però affronta argomenti nuovi, inaspettati come ad esempio la possibilità di un governo con il PD, esprime la sua idea con un mix di violenza e comicità (il "morto" a Bersani) in modo tale da plasmare e manipolare come argilla l'idea che il grillino tipo si stava costruendo.
Capite che, agendo in questo modo, Beppe Grillo volontariamente o no (spero di no) manipolerà i voti di qualsiasi referendum rendendoli inutili? In questo momento lui è un influencer e non lo deve essere. Lui è il portavoce, ovvero la persona che comunica ai giornali, alle televisioni e alla rete le decisioni prese democraticamente dal popolo di internet IN PRECEDENZA! E così deve essere perchè, in caso contrario, la democrazia sarà manipolata e guidata verso tutto ciò che lui e Casaleggio vorranno ottenere.
...E nessuno potrà opporsi...
AGGIORNAMENTO DEL 10/03/13 ORE 23:10
Neanche a dirlo, 2 e 3 giorni dopo questo post sono arrivati i "ricatti" di Casaleggio e Grillo in cui minacciano di lasciare il Movimento 5 Stelle nel caso in cui i grillini votassero l'alleanze con il PD. Sono un profeta?
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E il Dow Jones cancella le perdite della crisi finanziaria, stabilendo un nuovo record
In USA si toccano nuovi record pronti per essere battuti
Se in Europa l'incertezza ultimamente fa da padrona, oltreoceano il vento è ottimo e pienamente a favore degli USA in cui l'occupazione pare ripartire con 200 mila nuovi posti di lavoro nel settore privato creati nel mese di febbraio, le fabbriche che stanno lasciando la Cina per tornare in patria e la borsa che risponde di conseguenza: il Dow Jones spazza via le perdite causate dalla crisi finanziare e segna un nuovo record (meglio dire massimo storico) a 14.296,24 punti che, se il vento non cambierà, verrà ulteriormente migliorato.
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Se in Europa l'incertezza ultimamente fa da padrona, oltreoceano il vento è ottimo e pienamente a favore degli USA in cui l'occupazione pare ripartire con 200 mila nuovi posti di lavoro nel settore privato creati nel mese di febbraio, le fabbriche che stanno lasciando la Cina per tornare in patria e la borsa che risponde di conseguenza: il Dow Jones spazza via le perdite causate dalla crisi finanziare e segna un nuovo record (meglio dire massimo storico) a 14.296,24 punti che, se il vento non cambierà, verrà ulteriormente migliorato.
fonte:Yahoo Finance |
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Petizione online per chiedere a Grillo di far dimettere gli Scilipoti a 5 Stelle dal Parlamento
Dopo le ultime vicende, direi che è bene cacciare dal Parlamento i grillini che non sono all'altezza, per far posto invece ai tanti 5 stelle capaci che sono stati esclusi
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A Beppe Grillo, Movimento 5 Stelle ed elettori tutti: Via gli Scilipoti a 5 stelle dal Parlamento: si dimettano!
E' importante che in Parlamento, dopo 20 anni e più di buio, sia composto da persone non solo oneste, ma anche competenti in diverse materie. Solo così il paese può sperare di uscire dalla profonda crisi ancora in atto che sta gravando sulla popolazione.E' ora di voltare pagina e il Movimento 5 Stelle può essere la soluzione giusta, portando quel vento di cambiamento sia a livello morale, sia intellettuale. Ma per fare ciò occorre che solo i più bravi entrino in Parlamento. Con mio dispiacere, alcuni non si sono dimostrati all'altezza ancora prima di metterci piede.
Governare non è facile e non è da tutti: sono necessarie molteplici competenze per poter amministrare l'apparato statale e, ove possibile, migliorarlo. Abbiamo avuto negli ultimi tempi politici di dubbia onestà e di sicura incapacità. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Mi riferisco a tutti i futuri candidati i quali, dopo aver sbancato alle elezioni, hanno rilasciato dichiarazioni preoccupanti, al limite dell'assurdo che stanno ridicolizzando tutto il vostro movimento (forse è per questo che è stato vietato loro di andare in tv?).
Esempi sono: Enza Blundo che vuole dimezzare i parlamentari ma non sa quanti sono; Carlo Sibilia che non sa come funziona il meccanismo della fiducia accordata dalle Camere al governo; Bartolomeo Pepe che prima non sa dove si trovi il Senato e poi risponde con un "Non mi va di essere preso per i fondelli, studieremo e vi faremo sapere" alla domanda "come si elegge il Presidente della Repubblica?" per finire con Paolo Bernini, il quale crede alla bufala del microchip impiantato dal governo USA ai cittadini americani (“ma in America hanno già iniziato a mettere i microchip all'interno del corpo umano, per registrare, per mettere i soldi, e quindi è un controllo di tutta la popolazione. Quelle persone che se lo fanno iniettare non sanno a cosa vanno incontro. Con Internet, visto che molte coscienze si stanno svegliando, queste verità stanno venendo fuori, e infatti noi del Movimento 5 Stelle usiamo molto Internet, siamo coscienti di questa cosa"). Degno del peggior Scilipoti in versione complottista tanto per intenderci.
Questa gente, seppur onesta, in Parlamento non ci deve andare. Non è preparata, quindi inadatta a governare.
Se il Movimento 5 Stelle si ritiene migliore degli altri, lo deve essere in tutto e per tutto. Gente così non è migliore ma tale e quale, se non peggiore dei politici che insultano ogni giorno!
Il paese ha bisogno di gente onesta, competente e che non sia argilla in mani di nessuno.
Grazie dell'attenzione.
Mattia Poletti (Autore Blog Rebel Ekonomist)
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Morto Chavez. I numeri (non buoni) del suo Venezuela
E' morto Hugo Chavez, eroe di una sinistra che ne vorrebbe imitare le gesta e che, per fortuna nostra, non riesce a farlo.
Su Chavez si è sentito di tutto: fra chi lo venera quasi fossi un Dio a chi invece lo condanna quasi fosse il peggiore dei diavoli. La realtà è che, come tanti dittatori (perchè questa Chavez era, sia ben chiaro) è stato un po' e un po', più che altro per mantenere buona la popolazione.
Tanto per farvi un esempio, in questi giorni alcuni personaggi stanno uscendo con dichiarazioni del tipo "Mussolini ha fatto anche delle cose buone": indubbiamente, ma il il motivo è quello citato sopra..
Se però confrontiamo le performance del Venezuela con gli altri paesi del Sud America, si nota subito come le politiche economiche di Chavez non siano state per nulla efficienti. Prendiamo la crescita del PIL reale di Venezuela, Colombia, Perù e Cile, tre nazioni assolutamente non socialiste:
Si nota subito la differenza, soprattutto a partire dal 2007-2008. Non è un caso che l'economia abbia rallentato in quel periodo, visto che il prezzo del petrolio e delle materie prime, causa crisi, è calato in maniera decisa. Se infatti confrontate il grafico del PIL con quello del prezzo del greggio, notate come crescano di pari passo:
La ripresa stenta a decollare (il greggio è cresciuto di più rispetto al PIL venezuelano) perchè la produzione di petrolio giornaliera è diminuita da fine 2006 come annunciato dallo stesso Chavez.
Altro grafico interessante è quello dell'inflazione:
Quando guardate il video in cui si dice che Chavez ha incrementato il salario minimo dei venezuelani, il motivo è in questo grafico: non lo avesse fatto, sarebbero morti di fame nel giro di mesi. E' un po' lo stesso discorso dell'Argentina (paese che sta fallendo, di nuovo), quindi vi rimando a quell'articolo ironico scritto mesi fa.
Per chi volesse approfondire la questione, vi consiglio l'articolo del WSJ, che ha provato a fotografare il paese dopo le politiche del suo oramai ex leader basandosi sui dati disponibili.
Conlcudendo, posso riportavi le parole di una mia amica Venezuelana che vive a Caracas, la quale (dopo aver esultato per la sua morte) mi raccontava come la criminalità è aumentata, nonostante la presenza dell'esercito, nei supermercati non si trovano i beni di prima necessità (latte su tutti) e il divario fra ricchi e poveri sia pesante.
Certo, non dite queste cose ai vari Rizzo italoti, quelli che ancora oggi pensano che la Corea del Nord sia meglio di quella del Sud....Come non dite loro, i primi a criticare giustamente Berlusconi, che Chavez aveva il controllo di tv, aziende, stampa etc etc. In pratica, era un Berlusconi all'ennesima potenza..
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Su Chavez si è sentito di tutto: fra chi lo venera quasi fossi un Dio a chi invece lo condanna quasi fosse il peggiore dei diavoli. La realtà è che, come tanti dittatori (perchè questa Chavez era, sia ben chiaro) è stato un po' e un po', più che altro per mantenere buona la popolazione.
Tanto per farvi un esempio, in questi giorni alcuni personaggi stanno uscendo con dichiarazioni del tipo "Mussolini ha fatto anche delle cose buone": indubbiamente, ma il il motivo è quello citato sopra..
Se però confrontiamo le performance del Venezuela con gli altri paesi del Sud America, si nota subito come le politiche economiche di Chavez non siano state per nulla efficienti. Prendiamo la crescita del PIL reale di Venezuela, Colombia, Perù e Cile, tre nazioni assolutamente non socialiste:
Si nota subito la differenza, soprattutto a partire dal 2007-2008. Non è un caso che l'economia abbia rallentato in quel periodo, visto che il prezzo del petrolio e delle materie prime, causa crisi, è calato in maniera decisa. Se infatti confrontate il grafico del PIL con quello del prezzo del greggio, notate come crescano di pari passo:
La ripresa stenta a decollare (il greggio è cresciuto di più rispetto al PIL venezuelano) perchè la produzione di petrolio giornaliera è diminuita da fine 2006 come annunciato dallo stesso Chavez.
Altro grafico interessante è quello dell'inflazione:
Quando guardate il video in cui si dice che Chavez ha incrementato il salario minimo dei venezuelani, il motivo è in questo grafico: non lo avesse fatto, sarebbero morti di fame nel giro di mesi. E' un po' lo stesso discorso dell'Argentina (paese che sta fallendo, di nuovo), quindi vi rimando a quell'articolo ironico scritto mesi fa.
Per chi volesse approfondire la questione, vi consiglio l'articolo del WSJ, che ha provato a fotografare il paese dopo le politiche del suo oramai ex leader basandosi sui dati disponibili.
Conlcudendo, posso riportavi le parole di una mia amica Venezuelana che vive a Caracas, la quale (dopo aver esultato per la sua morte) mi raccontava come la criminalità è aumentata, nonostante la presenza dell'esercito, nei supermercati non si trovano i beni di prima necessità (latte su tutti) e il divario fra ricchi e poveri sia pesante.
Certo, non dite queste cose ai vari Rizzo italoti, quelli che ancora oggi pensano che la Corea del Nord sia meglio di quella del Sud....Come non dite loro, i primi a criticare giustamente Berlusconi, che Chavez aveva il controllo di tv, aziende, stampa etc etc. In pratica, era un Berlusconi all'ennesima potenza..
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mercoledì 6 marzo 2013
Gli otto punti di Bersani per un governo di NON cambiamento (o quasi)
8 punti per un governo di cambiamento. Così li ha definiti Bersani durante la Direzione. Di cambiamento però, la maggior parte per ora ha ben poco.
Il segretario del Partito Democratico ha presentato oggi i suoi 8 punti "irrinunciabili per qualsiasi prospettiva di governo" che un governo di cambiamento dovrebbe seguire per rilanciare il paese.
L'Huffington Post li ha sintetizzati:
Nel titolo ho scritto che sarebbero otto punti per un governo di NON cambiamento, o quasi. I motivi sono due: da una parte, ci sono le solito cose demagogiche che tutti dicono ma nessuno, 5 stelle escluso, ha mai fatto una volta al governo (ad ogni livello) quindi non si sa il perchè questa volta possa andare diversamente; dall'altra, molti sono solamente una ripresa delle vecchie abitudini di maggior spesa in uno stato in cui la spesa pubblica in percentuale al PIL è fra le più alte. Ma andiamo con ordine.
Sul primo punto sono d'accordo sul fatto che l'aggiustamento di debito e deficit siano obiettivi di medio termine, nel senso che chi pensa di risolvere i problemi dell'Italia nel giro di pochi mesi mente sapendo di mentire. Siamo sulla buona strada, questo è vero, ma essa è ancora lunga e il pericolo di imboccare la via d'uscita sbagliata è sempre dietro l'angolo.
Se è vero che i debiti pubblici sono aumentati ovunque negli ultimi 5 anni, è anche vero però che durante il terzo trimestre del 2012 il debito pubblico nella Eurozona è rimasto stabile attorno al 90% del PIL, mente per l'Italia ha proseguito la sua corsa passando dal 126% al 127.3%.
E' vero però che bisogna rinegoziare i nostri piani con l'Europa (vedi pareggio di bilancio), ma ciò si può fare a mio avviso solo con l'impegno di ridurre la spesa pubblica e la tassazione, riformando il mercato del lavoro, banche e liberalizzando i vari settori. A queste condizioni, data anche la credibilità (perduta per molti anni) che Monti ha ridato all'Italia e la presenza di Draghi alla BCE che parerebbe eventuali ricadute sulle spread, potremmo anche ottenere maggiore flessibilità.
Il problema è che, come ho detto prima, le varie riforme propongono maggiore spesa a fronte di una riduzione minima delle imposte, tra l'altro si parlo solo dell'unica tassa fra virgolette utile e meno recessiva: l'IMU. Su imprese e lavoro, nulla è detto.
L'unico punto di taglio alla spesa è il terzo: tutti condivisibili e da attuare, anche se dubito fortemente che l'importo sia tale da coprire tutte le spese (tante) e tagli d'imposta (pochi) in programma. Domani però dovrebbero essere messi online completi, quindi in teoria ci saranno anche dati e cifre e si potrà commentare meglio il tutto.
Le altre proposte sulla carta sono condivisibili, bisogna vedere anche qui dove si trovano i soldi da un lato, dall'altro domandarsi il perchè non le abbiano fatte quando sono stati al governo loro.
Staremo a vedere. Da questa sintesi, mi pare un "non cambiamento" che francamente non porterà da nessuna parte. Il PD mi dimostra, nuovamente, di avere un concetto tutto suo di cambiamento.
Una proposta che si definisca tale, avrebbe al "numero uno" il seguente proposito: Mandare tutti i vecchi "gerarchi" che tirano i fili del partito A CASA. Solo dopo si può iniziare a parlare di cambiamento.
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Il segretario del Partito Democratico ha presentato oggi i suoi 8 punti "irrinunciabili per qualsiasi prospettiva di governo" che un governo di cambiamento dovrebbe seguire per rilanciare il paese.
L'Huffington Post li ha sintetizzati:
1.FUORI DALLA GABBIA DELL'AUSTERITA'. Correzione delle politiche europee di stabilità visto che dopo 5 anni di austerità e di svalutazione del lavoro i debiti pubblici aumentano ovunque nell'eurozona. Si tratta di conciliare la disciplina di bilancio con investimenti pubblici produttivi e di ottenere maggiore elasticità negli obiettivi di medio termine della finanza pubblica. L'avvitamento fra austerità e recessione mette a rischio la democrazia rappresentativa e le leve della governabilità. L'aggiustamento di debito e deficit sono obiettivi di medio termine. L'immediata emergenza sta nell'economia reale e nell'occupazione.
2.MISURE URGENTI SUL FRONTE SOCIALE E DEL LAVORO. A)Pagamenti della P.A. alle imprese con emissione di titoli del tesoro dedicati e potenziamento a 360 gradi degli strumenti di Cassa Depositi e Prestiti per la finanza d'impresa. B) Allentamento del Patto di stabilità degli Enti locali per rafforzare gli sportelli sociali e per un piano di piccole opere a cominciare da scuole e strutture sanitarie. C) Programma per la banda larga e lo sviluppi dell'ICT. D) Riduzione del costo del lavoro stabile per eliminare i vantaggi di costo del lavoro precario e superamento degli automatismi della legge Fornero. E) Salario o compenso minimo per chi non ha copertura contrattuale. F) Avvio della universalizzazione delle indennità di disoccupazione e introduzione di un reddito minimo d'inserimento. G) Salvaguardia esodati. H) Avvio della spending review con il sistema delle autonomie e definizione di piani di riorganizzazione di ogni P.A. I) Riduzione e redistribuzione dell'IMU secondo le proposte già avanzate dal PD. L) Misure per la tracciabilità e la fedeltà fiscale, blocco dei condoni e rivisitazione delle procedure di Equitalia.
3.RIFORMA DELLA POLITICA E DELLA VITA PUBBLICA. A) Dimezzamento dei Parlamentari e cancellazione delle Province. B) Revisione degli emolumenti di Parlamentari e Consiglieri Regionali con riferimento al trattamento economico dei Sindaci.
C) disboscamento di società pubbliche e miste pubblico-private.
D) Riduzione costi della burocrazia E) Legge sui Partiti con riferimento alla democrazia interna, ai codici etici, all'accesso alle candidature e al finanziamento. F) Legge elettorale con riproposizione della proposta PD sul doppio turno di collegio.
4.VOLTARE PAGINA SULLA GIUSTIZIA E SULL'EQUITA'. A) Legge sulla corruzione, sulla revisione della prescrizione, sul reato di autoriciclaggio. B) Norme sul falso in bilancio, sul voto di scambio e sul voto di scambio mafioso. C) norme sulle frodi fiscali.
5.CONFLITTI INTERESSE, INCANDIDABILITA', INELEGGIBILITA'. Le norme sui conflitti di interesse si propongono sulla falsariga del progetto approvato dalla Commissione Affari Costituzionali che fa riferimento alla proposta Elia-Onida-Cheli-Bassanini.
6.ECONOMIA VERDE E SVILUPPO SOSTENIBILE. A) Estensione del 55% per le ristrutturazioni edilizie a fini di efficienza energetica. B) Programma pubblico-privato per la riqualificazione del costruito e norme a favore del recupero delle aree dismesse e degradate e contro il consumo del suolo. C) Piano bonifiche e per lo sviluppo delle smart grid. D) Rivisitazione e ottimizzazione del ciclo rifiuti (da costo a risorsa). Conferenza nazionale in autunno.
7.PRIME NORME SUI DIRITTI. A) Norme sull'acquisto della cittadinanza per chi nasce in Italia. B) Norme sulle unioni civili di coppie omosessuali secondo i principi della legge tedesca.
8.ISTRUZIONE E RICERCA. A) Contrasto all'abbandono scolastico e potenziamento del diritto allo studio. B) Adeguamento e messa in sicurezza delle strutture scolastiche C) Organico funzionale stabile, piano per esaurimento graduatorie dei precari della scuola e reclutamento dei ricercatori.
Nel titolo ho scritto che sarebbero otto punti per un governo di NON cambiamento, o quasi. I motivi sono due: da una parte, ci sono le solito cose demagogiche che tutti dicono ma nessuno, 5 stelle escluso, ha mai fatto una volta al governo (ad ogni livello) quindi non si sa il perchè questa volta possa andare diversamente; dall'altra, molti sono solamente una ripresa delle vecchie abitudini di maggior spesa in uno stato in cui la spesa pubblica in percentuale al PIL è fra le più alte. Ma andiamo con ordine.
Sul primo punto sono d'accordo sul fatto che l'aggiustamento di debito e deficit siano obiettivi di medio termine, nel senso che chi pensa di risolvere i problemi dell'Italia nel giro di pochi mesi mente sapendo di mentire. Siamo sulla buona strada, questo è vero, ma essa è ancora lunga e il pericolo di imboccare la via d'uscita sbagliata è sempre dietro l'angolo.
Se è vero che i debiti pubblici sono aumentati ovunque negli ultimi 5 anni, è anche vero però che durante il terzo trimestre del 2012 il debito pubblico nella Eurozona è rimasto stabile attorno al 90% del PIL, mente per l'Italia ha proseguito la sua corsa passando dal 126% al 127.3%.
fonte: econfix |
Il problema è che, come ho detto prima, le varie riforme propongono maggiore spesa a fronte di una riduzione minima delle imposte, tra l'altro si parlo solo dell'unica tassa fra virgolette utile e meno recessiva: l'IMU. Su imprese e lavoro, nulla è detto.
L'unico punto di taglio alla spesa è il terzo: tutti condivisibili e da attuare, anche se dubito fortemente che l'importo sia tale da coprire tutte le spese (tante) e tagli d'imposta (pochi) in programma. Domani però dovrebbero essere messi online completi, quindi in teoria ci saranno anche dati e cifre e si potrà commentare meglio il tutto.
Le altre proposte sulla carta sono condivisibili, bisogna vedere anche qui dove si trovano i soldi da un lato, dall'altro domandarsi il perchè non le abbiano fatte quando sono stati al governo loro.
Staremo a vedere. Da questa sintesi, mi pare un "non cambiamento" che francamente non porterà da nessuna parte. Il PD mi dimostra, nuovamente, di avere un concetto tutto suo di cambiamento.
Una proposta che si definisca tale, avrebbe al "numero uno" il seguente proposito: Mandare tutti i vecchi "gerarchi" che tirano i fili del partito A CASA. Solo dopo si può iniziare a parlare di cambiamento.
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martedì 5 marzo 2013
Cari Parlamentari 5 stelle, non siate argilla nelle mani di Grillo&Casaleggio
Una riflessione su influencers e "uno vale uno".
Il motto più famoso del Movimento 5 Stelle che lo ha accompagnato dalla nascita al successo elettorale di una settimana fa è l' "uno vale uno", ovvero tutti sono uguali, hanno lo stesso peso all'interno del movimento, non esiste un leader e le decisioni sono prese democraticamente. Belle parole che però non sempre vengono rispettate proprio da tutti (vedi qui e qui)
Nella realtà è difficile, se non impossibile, che non emerga naturalmente un leader: ci sono delle persone (poche) che hanno la capacità di farsi ascoltare, di imporsi sugli altri a livello fisico/intellettuale/comunicativo e altre (la maggior parte) che hanno bisogno di una guida e la ricercano quasi automaticamente.
Certamente qui non sto parlando di imporsi grazie alla violenza, ma grazie al proprio carisma, alla capacità dialettica. Un leader non è per forza cattivo, anzi! Usando il linguaggio di internet, il leader inteso qui viene chiamato "influencer". La definizione più bella, veritiera e precisa direi che sia questa:
Manco a dirlo, andando sul sito della Casaleggio Associati, lo stesso Gianroberto Casaleggio scrive:
Ma perchè raccontarvi tutto ciò? Che c'entra con i Parlamentari 5 Stelle in procinto di iniziare la loro avventura alla Camera e al Senato? Ora ci arrivo.
Il M5S e lo stesso Grillo hanno spiegato come il comico non sia il leader ma solamente un portavoce, "quello che sta dietro". A fianco (o dietro?) c'è proprio quel Casaleggio che ha ben in mente il discorso che ho fatto, tanto da essere considerato la vera mente di tutto il movimento, il "guru". Sia chiaro, non c'è nulla di male in tutto ciò, però essendo un esperto di marketing e comunicazione (e in politica non è il solo, vedasi Berlusconi), sa benissimo che un personaggio del calibro di Grillo sia un influencer "gigante", potentissimo, in grado di influenzare le opinioni dei grillini e non.
L'uno vale uno potrebbe davvero valere sulla carta, ma non lo è nella realtà e il motivo è semplice e sotto gli occhi di tutti: Beppe Grillo se ne esce quotidianamente con delle dichiarazioni su una certa tematica e i grillini non fanno altro che ripetere ciò che lui dice. L'errore di fondo è che Grillo non fa il portavoce, ovvero riporta ciò che democraticamente il movimento ha deciso con un voto online, ma è l'influencer! Lui espone la sua idea e i grillini DOPO voteranno quella!
Capito il meccanismo? (Per approfondire)
Da qui il mio appello per i Parlamentari (ma a tutti i grillini) che si siederanno alla Camera e al Senato (sempre che lo trovino....lo so è una battuta cattiva però....): non siate argilla nelle mani di Grillo e Casaleggio! Non fatevi plasmare, modellare. Pensate con la vostra testa e se vedete che una proposta è irrealizzabile (ad esempio questa) parlatene con la base, fate sentire la vostra voce. In più, dovere convincere Grillo, se vuole davvero fare il portavoce (come consiglio lui di fare, visto che è un grandioso portavoce), a dire ciò che voi come esponenti eletti democraticamente dagli elettori avete deciso confrontandovi con il popolo a 5 stelle.
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Il motto più famoso del Movimento 5 Stelle che lo ha accompagnato dalla nascita al successo elettorale di una settimana fa è l' "uno vale uno", ovvero tutti sono uguali, hanno lo stesso peso all'interno del movimento, non esiste un leader e le decisioni sono prese democraticamente. Belle parole che però non sempre vengono rispettate proprio da tutti (vedi qui e qui)
Nella realtà è difficile, se non impossibile, che non emerga naturalmente un leader: ci sono delle persone (poche) che hanno la capacità di farsi ascoltare, di imporsi sugli altri a livello fisico/intellettuale/comunicativo e altre (la maggior parte) che hanno bisogno di una guida e la ricercano quasi automaticamente.
Certamente qui non sto parlando di imporsi grazie alla violenza, ma grazie al proprio carisma, alla capacità dialettica. Un leader non è per forza cattivo, anzi! Usando il linguaggio di internet, il leader inteso qui viene chiamato "influencer". La definizione più bella, veritiera e precisa direi che sia questa:
l'influencer è quella persona che grazie alla rete e alle sue attività su quest'ultima riesce a coinvolgere un alto numero di persone, e quindi potenzialmente influenzare la loro opinione (fonte).
Manco a dirlo, andando sul sito della Casaleggio Associati, lo stesso Gianroberto Casaleggio scrive:
il 90% dei contenuti è creato dal 10% degli utenti, queste persone sono gli influencer, quando si accede alla rete per avere un'informazione, si accede ad un'informazione che di solito è integrata dall'influencer o è creata direttamente dall'influencer. [...]Qui si parla di marketing aziendale, ma la stessa cosa accade per le opinioni su un qualcunque genere di topic, sia esso politico, economico, sportivo, musicale. Pensate anche solo agli amici che si ritrovano al bar al venerdì sera che discutono di uno degli argomenti citati. Sono sicuro che, dopo aver letto le righe sopra, vi stiate immaginando il vostro "piccolo" influencer che esponendo naturalmente la sua idea cambia o influenza la vostra (anzi, siccome siete qui a leggere Rebel Ekonomist, sono sicuro che siate voi l'influencer del gruppo).
il 60% degli acquisti on line viene orientato dagli influencer, quindi se per esempio il prodotto di elettronica viene osteggiato dall'influencer non viene venduto on line.
senza l'influencer non si può vendere, c'è una statistica molto interessante per le cosiddette mamme on line, il 96% di tutte le mamme on line che effettuano un acquisto negli Stati Uniti, è influenzato delle opinioni di altre mamme on line che sono le mamme on line influencer.
Ma perchè raccontarvi tutto ciò? Che c'entra con i Parlamentari 5 Stelle in procinto di iniziare la loro avventura alla Camera e al Senato? Ora ci arrivo.
Il M5S e lo stesso Grillo hanno spiegato come il comico non sia il leader ma solamente un portavoce, "quello che sta dietro". A fianco (o dietro?) c'è proprio quel Casaleggio che ha ben in mente il discorso che ho fatto, tanto da essere considerato la vera mente di tutto il movimento, il "guru". Sia chiaro, non c'è nulla di male in tutto ciò, però essendo un esperto di marketing e comunicazione (e in politica non è il solo, vedasi Berlusconi), sa benissimo che un personaggio del calibro di Grillo sia un influencer "gigante", potentissimo, in grado di influenzare le opinioni dei grillini e non.
L'uno vale uno potrebbe davvero valere sulla carta, ma non lo è nella realtà e il motivo è semplice e sotto gli occhi di tutti: Beppe Grillo se ne esce quotidianamente con delle dichiarazioni su una certa tematica e i grillini non fanno altro che ripetere ciò che lui dice. L'errore di fondo è che Grillo non fa il portavoce, ovvero riporta ciò che democraticamente il movimento ha deciso con un voto online, ma è l'influencer! Lui espone la sua idea e i grillini DOPO voteranno quella!
Capito il meccanismo? (Per approfondire)
Da qui il mio appello per i Parlamentari (ma a tutti i grillini) che si siederanno alla Camera e al Senato (sempre che lo trovino....lo so è una battuta cattiva però....): non siate argilla nelle mani di Grillo e Casaleggio! Non fatevi plasmare, modellare. Pensate con la vostra testa e se vedete che una proposta è irrealizzabile (ad esempio questa) parlatene con la base, fate sentire la vostra voce. In più, dovere convincere Grillo, se vuole davvero fare il portavoce (come consiglio lui di fare, visto che è un grandioso portavoce), a dire ciò che voi come esponenti eletti democraticamente dagli elettori avete deciso confrontandovi con il popolo a 5 stelle.
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lunedì 4 marzo 2013
Pagare meno interessi sul debito (come dice Grillo) ma senza danneggiare i cittadini
Pagare meno interessi sul debito si può. Ecco come...
Quando Grillo se ne è uscito con la dichiarazione che l'Italia paga troppi interessi sul debito aveva ragione: non ci possiamo permettere di spendere 90 e passa miliardi solo di costo del debito, quindi è necessario cercare un modo per diminuire questa enorme spesa.
Il leader del M5S ha proposto diverse soluzioni più o meno collegate: rinegoziare il debito, non pagare gli interessi, pagarne solo una parte, ricomprarselo tutto.
Considerando che già ora il 65-70% del debito è in mano ad italiani (famiglie, banche, istituti finanziari...), la soluzione di rinegoziarlo/ non pagare gli interessi, come ho già spiegato, andrebbe a danneggiare gli stessi cittadini italiani. Esiste però una soluzione alternativa e migliore: fare in modo che si abbassino naturalmente. Non è così impossibile: già dal 1996 al 2007-8 il famoso spread è andato progressivamente diminuendo, comportando ingenti risparmi (13 miliardi l'anno circa). Peccato però che il governo di Silvio Berlusconi, al posto di diminuire la pressione fiscale, riformare, tagliare la spesa riqualificando anche tutti quei dipendenti poco utili (anche qui, Grillo non ha tutti i torti) come hanno fatto altri abbia sperperato questi soldi contribuendo in maniera decisiva alla crisi attuale che stiamo vivendo sulla nostra pelle.
Guardando infatti in un grafico l'evoluzione della spesa (in rapporto al PIL) primaria e degli interessi sul debito, è visibilissmo ciò che sto dicendo:
Se andiamo a vedere la storia del costo del debito (aka, gli interessi che paghiamo), notiamo come l'importo sia aumentata negli ultimi 7 anni nel 2007-2008 e poi dal 2010:
E' chiaro che se riuscissimo a tornare ai livelli del 2006 avremmo un risparmio di 25 miliardi annui, considerando la spesa di quest'anno, da destinare altrove (leggi: diminuire la pressione fiscale).
Come fare dunque? Bisogna diminuire il tasso di interesse che paghiamo. Certamente a parole è facile da dire, riuscirci invece è complicato.
Come avevo già dimostrato, nell'ultimo anno chi ha davvero contribuito alla diminuzione dello spread è stato il governatore della BCE Mario Draghi con i suoi interventi (sia reali che solo verbali). C'è da dire però che Draghi è riuscito a convincere se stesso e la Germania dopo i sacrifici fatti dalla maggior parte di noi italiani (non tutti purtroppo). Per ottenere l'appoggio della BCE bisogna rigare dritto, scordandoci la condotta economica scellerata del governo Berlusconi (ed è un bene, su questo penso siam d'accordo tutti).
Monti ha scelto di puntare tutto su maggiori tasse: se da una parte è comprensibile (i soldi entrano subito), dall'altra ha toppato il passo successivo ovvero, a febbre abbassata, iniziare a riformare tagliano la spesa pubblica, cambiando il mercato del lavoro, liberalizzando i settori in cui vari tipi di caste fanno da padrone e così via (cose che avete già sentito e risentito).
Il consiglio che voglio dare a tutte le forze politiche ed in particolare al 5 stelle (visto il suo peso in Parlamento) è quello di puntare sulle riforme per rendere il nostro paese più credibile e indirizzarlo verso la strada per la crescita. Se riusciranno a fare ciò, anche gli interessi caleranno anche grazie all'intervento della BCE.
Nei prossimi 12 mesi ci sono 310 miliardi di euro (fonte: Tesoro) di debito da rinnovare: ciò vuol dire che l'1% di interesse in meno vale 3,1 miliardi (quasi un'IMU).
La prima strada è quindi di riformare, rendersi credibili e crescere. Vi è poi una seconda strada da seguire: quella di abbattere il debito.
Esiste una corrente a quanto pare sostenuta anche da Grillo che vorrebbe non pagare una parte di questo debito. Le conseguenze sono tali e quali (anzi forse peggiori) a quelle che ho già esposto nel caso di non ripagare gli interessi quindi la via non è questa. C'è però anche qui un'alternativa: la patrimoniale pagata o dallo Stato oppure dai cittadini.
Sulla seconda, che proponeva Ingroia, mi sono già espresso dimostrando come non sia la soluzione migliore (di tasse ne paghiamo già abbastanza direi) anzi, il rischio è che si vada a peggiorare solo la situazione. Rimane quindi quella di Stato che consiste nel vendere attività reali e finanziarie (un approfondimento tecnico è stato fatto dagli esponendi de Fare per Fermare il Declino qui).
E' bene notare che seguendo queste linee guida non si otterrano risultati immediati, ma anno dopo anno nel tempo ed è l'unica soluzione. La pazienza è la virtù dei forti, ed avere tutto e subito non è possibile. Chiunque proponga soluzioni veloci ed immediate sta bleffando.
Siamo a buon punto, questo è vero, ma la strada è ancora lunga e purtroppo il rischio di imboccare l'uscita sbagliata pensando sia una scorciatoia è più vivo che mai. Cerchiamo di non cascarci un'altra volta.
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Quando Grillo se ne è uscito con la dichiarazione che l'Italia paga troppi interessi sul debito aveva ragione: non ci possiamo permettere di spendere 90 e passa miliardi solo di costo del debito, quindi è necessario cercare un modo per diminuire questa enorme spesa.
Il leader del M5S ha proposto diverse soluzioni più o meno collegate: rinegoziare il debito, non pagare gli interessi, pagarne solo una parte, ricomprarselo tutto.
Considerando che già ora il 65-70% del debito è in mano ad italiani (famiglie, banche, istituti finanziari...), la soluzione di rinegoziarlo/ non pagare gli interessi, come ho già spiegato, andrebbe a danneggiare gli stessi cittadini italiani. Esiste però una soluzione alternativa e migliore: fare in modo che si abbassino naturalmente. Non è così impossibile: già dal 1996 al 2007-8 il famoso spread è andato progressivamente diminuendo, comportando ingenti risparmi (13 miliardi l'anno circa). Peccato però che il governo di Silvio Berlusconi, al posto di diminuire la pressione fiscale, riformare, tagliare la spesa riqualificando anche tutti quei dipendenti poco utili (anche qui, Grillo non ha tutti i torti) come hanno fatto altri abbia sperperato questi soldi contribuendo in maniera decisiva alla crisi attuale che stiamo vivendo sulla nostra pelle.
Guardando infatti in un grafico l'evoluzione della spesa (in rapporto al PIL) primaria e degli interessi sul debito, è visibilissmo ciò che sto dicendo:
Fonte: NoiseFromAmerika |
Se andiamo a vedere la storia del costo del debito (aka, gli interessi che paghiamo), notiamo come l'importo sia aumentata negli ultimi 7 anni nel 2007-2008 e poi dal 2010:
fonte: WallStreetItalia |
Come fare dunque? Bisogna diminuire il tasso di interesse che paghiamo. Certamente a parole è facile da dire, riuscirci invece è complicato.
Come avevo già dimostrato, nell'ultimo anno chi ha davvero contribuito alla diminuzione dello spread è stato il governatore della BCE Mario Draghi con i suoi interventi (sia reali che solo verbali). C'è da dire però che Draghi è riuscito a convincere se stesso e la Germania dopo i sacrifici fatti dalla maggior parte di noi italiani (non tutti purtroppo). Per ottenere l'appoggio della BCE bisogna rigare dritto, scordandoci la condotta economica scellerata del governo Berlusconi (ed è un bene, su questo penso siam d'accordo tutti).
Monti ha scelto di puntare tutto su maggiori tasse: se da una parte è comprensibile (i soldi entrano subito), dall'altra ha toppato il passo successivo ovvero, a febbre abbassata, iniziare a riformare tagliano la spesa pubblica, cambiando il mercato del lavoro, liberalizzando i settori in cui vari tipi di caste fanno da padrone e così via (cose che avete già sentito e risentito).
Il consiglio che voglio dare a tutte le forze politiche ed in particolare al 5 stelle (visto il suo peso in Parlamento) è quello di puntare sulle riforme per rendere il nostro paese più credibile e indirizzarlo verso la strada per la crescita. Se riusciranno a fare ciò, anche gli interessi caleranno anche grazie all'intervento della BCE.
Nei prossimi 12 mesi ci sono 310 miliardi di euro (fonte: Tesoro) di debito da rinnovare: ciò vuol dire che l'1% di interesse in meno vale 3,1 miliardi (quasi un'IMU).
La prima strada è quindi di riformare, rendersi credibili e crescere. Vi è poi una seconda strada da seguire: quella di abbattere il debito.
Esiste una corrente a quanto pare sostenuta anche da Grillo che vorrebbe non pagare una parte di questo debito. Le conseguenze sono tali e quali (anzi forse peggiori) a quelle che ho già esposto nel caso di non ripagare gli interessi quindi la via non è questa. C'è però anche qui un'alternativa: la patrimoniale pagata o dallo Stato oppure dai cittadini.
Sulla seconda, che proponeva Ingroia, mi sono già espresso dimostrando come non sia la soluzione migliore (di tasse ne paghiamo già abbastanza direi) anzi, il rischio è che si vada a peggiorare solo la situazione. Rimane quindi quella di Stato che consiste nel vendere attività reali e finanziarie (un approfondimento tecnico è stato fatto dagli esponendi de Fare per Fermare il Declino qui).
E' bene notare che seguendo queste linee guida non si otterrano risultati immediati, ma anno dopo anno nel tempo ed è l'unica soluzione. La pazienza è la virtù dei forti, ed avere tutto e subito non è possibile. Chiunque proponga soluzioni veloci ed immediate sta bleffando.
Siamo a buon punto, questo è vero, ma la strada è ancora lunga e purtroppo il rischio di imboccare l'uscita sbagliata pensando sia una scorciatoia è più vivo che mai. Cerchiamo di non cascarci un'altra volta.
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sabato 2 marzo 2013
Che succede a non pagare gli interessi sul debito come dice Grillo? Chi ci rimetterebbe?
Non pagare gli interessi sul debito pubblico? Non una buona idea. Analisi delle conseguenze.
Di tanto in tanto spunta fuori l'idea di non ripagare il debito o una parte di esso, facendo de facto default.
I sostenitori di questa teoria seguono l'esempio dell'Argentina, che ad inizio millennio scelse proprio questa strada. Certo, guardando ai risultati direi che si tratterebbe solo di posticipare i problemi radicati nel paese, truffando però tutti i risparmiatori che avevano investito i risparmi di una vita (ricordate gli anziani italiani preoccupati vero?).
Fortunatamente questa soluzione non ha riscontrato molto successo, anche se ne sta spuntando un'altra di simile natura rilancianta ancora poco fa da Beppe Grillo: se non possiamo fare default, almeno non paghiamo gli interessi su quel debito. E' una forma diversa per dire in sostanza la stessa cosa: non paghiamo del tutto i creditori.
A quanto ammonta la spesa per gli interessi? Nel 2013 la cifra stimata è di 91 miliardi (nel 2012 era stimata dalla Banca d'italia in 86 miliardi) quindi certamente non pagarli (tutti o in parte) porterebbe un risparmio consistente. Ma non è oro tutto ciò che luccica.
Non pagare un debito comporta dall'altra parte a non vedersi pagato un credito: uno dei due per forza ci perde. Ma chi sono i creditori del nostro debito?
Secondo i dati della Banca d'Italia (suppl_61_12, tavola B pag 3) le quote a maggio 2012 erano così suddivise:
Ciò comporta che non ripagare gli interessi danneggerebbe per lo più chi risiede in Italia (banche, istituti finanziari e cittadini), quindi il costo verrebbe pagato da italiani!
Ovviamente ora qualcuno mi dirà che solo una minima parte è detenuta dai cittadini quindi a rimetterci sarebbero le banche cattive. Le cose non sono così semplici purtroppo.
Se è vero che la quota direttamente detenuta dai cittadini è minima (anche se fossi quel cittadino che ha investito i propri risparmi nello stato italiano avrei molto da ridire), la quota di banche ed altri istituti finanziari tocca indirettamente gli stessi cittadini!
I depositi costituiscono attività per le famiglie (tipiche unità in surplus che depositano in banca il loro denaro) e passività per la banca, su questi la banca pagherà un tasso d'interesse, rendimento per le famiglie. La banca impiegherà il denaro in attività reali o finanziarie come azioni, debito pubblico, mutui, prestiti alle imprese etc in base al rendimento e al rischio che vogliono avere. Il rendimento su queste costituisce il ricavo della banca. Se ora lo Stato non pagasse gli interessi su quel debito, le banche vedrebbero persi i ricavi potenziali previsti dal loro investimento (anzi, data l'inflazione, perderebbero pure soldi). Di conseguenza, anche i depositi fatti dalle famiglie ne risentirebbero, in più le banche si troverebbero nella condizione di far fronte ad un buco lasciato dai ricavi non incassati (e considerando la quantità di titoli di stato acquistata non più tardi di un anno fa non è nemmeno piccolo), mettendole più in crisi di quanto già non siano. Non c'è bisogno che vi dica chi pagherà i costi di una crisi delle banche.
Ma non è ancora finita. Accanto a ciò, i futuri potenziali investitori (italiani e stranieri), dopo essersi trovati di fronte ad un comportamento di questo tipo, per finanziarci chiederanno tassi di interesse ancora maggiori che ricadranno ovviamente ancora sui cittadini in termini di minor servizi o maggiori tasse.
Io posso capire che ci sia rabbia per il debito e il suo costo, considerando che è stato sprecato negli ultimi vent'anni da politici ladri ed incapaci a danno dei cittadini. Vi ricordo però che siamo in democrazia, quindi quei politici sono stati eletti da noi. Bastava 20 anni fa rivoltarsi cacciandoli tutti e invece non lo abbiamo (anzi, avete, io avevo 3 anni) fatto. Per di più, guardando alle ultime elezioni, a quanto pare la storia non ci ha insegnato nulla.
Il popolo, se ha libertà di scelta, si merita ciò che sceglie. Se lo fa male, la colpa è solo sua.
PS: In origine l'articolo non era rivolto ad un politico in particolare proprio per spezzare la serie di post molto politici delle ultime settimane, ma piuttosto una considerazione generale. Grillo poi se ne è uscito con una dichiarazione sullo stesso argomento durante la scrittura quindi per forza ho dovuto citarlo...vabbè
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Di tanto in tanto spunta fuori l'idea di non ripagare il debito o una parte di esso, facendo de facto default.
I sostenitori di questa teoria seguono l'esempio dell'Argentina, che ad inizio millennio scelse proprio questa strada. Certo, guardando ai risultati direi che si tratterebbe solo di posticipare i problemi radicati nel paese, truffando però tutti i risparmiatori che avevano investito i risparmi di una vita (ricordate gli anziani italiani preoccupati vero?).
Fortunatamente questa soluzione non ha riscontrato molto successo, anche se ne sta spuntando un'altra di simile natura rilancianta ancora poco fa da Beppe Grillo: se non possiamo fare default, almeno non paghiamo gli interessi su quel debito. E' una forma diversa per dire in sostanza la stessa cosa: non paghiamo del tutto i creditori.
A quanto ammonta la spesa per gli interessi? Nel 2013 la cifra stimata è di 91 miliardi (nel 2012 era stimata dalla Banca d'italia in 86 miliardi) quindi certamente non pagarli (tutti o in parte) porterebbe un risparmio consistente. Ma non è oro tutto ciò che luccica.
Non pagare un debito comporta dall'altra parte a non vedersi pagato un credito: uno dei due per forza ci perde. Ma chi sono i creditori del nostro debito?
Secondo i dati della Banca d'Italia (suppl_61_12, tavola B pag 3) le quote a maggio 2012 erano così suddivise:
Da qui si evince che la maggior parte del debito pubblico (64.9%) è detenuto da residenti, mentre il 35.1% è detenuto da non residenti.
Banca d’Italia 4,7
Altre IFM residenti 30,7
Altre istituzioni finanziarie residenti 16,5
Altri residenti 13,0
Non residenti 35,1
Ciò comporta che non ripagare gli interessi danneggerebbe per lo più chi risiede in Italia (banche, istituti finanziari e cittadini), quindi il costo verrebbe pagato da italiani!
Ovviamente ora qualcuno mi dirà che solo una minima parte è detenuta dai cittadini quindi a rimetterci sarebbero le banche cattive. Le cose non sono così semplici purtroppo.
Se è vero che la quota direttamente detenuta dai cittadini è minima (anche se fossi quel cittadino che ha investito i propri risparmi nello stato italiano avrei molto da ridire), la quota di banche ed altri istituti finanziari tocca indirettamente gli stessi cittadini!
I depositi costituiscono attività per le famiglie (tipiche unità in surplus che depositano in banca il loro denaro) e passività per la banca, su questi la banca pagherà un tasso d'interesse, rendimento per le famiglie. La banca impiegherà il denaro in attività reali o finanziarie come azioni, debito pubblico, mutui, prestiti alle imprese etc in base al rendimento e al rischio che vogliono avere. Il rendimento su queste costituisce il ricavo della banca. Se ora lo Stato non pagasse gli interessi su quel debito, le banche vedrebbero persi i ricavi potenziali previsti dal loro investimento (anzi, data l'inflazione, perderebbero pure soldi). Di conseguenza, anche i depositi fatti dalle famiglie ne risentirebbero, in più le banche si troverebbero nella condizione di far fronte ad un buco lasciato dai ricavi non incassati (e considerando la quantità di titoli di stato acquistata non più tardi di un anno fa non è nemmeno piccolo), mettendole più in crisi di quanto già non siano. Non c'è bisogno che vi dica chi pagherà i costi di una crisi delle banche.
Ma non è ancora finita. Accanto a ciò, i futuri potenziali investitori (italiani e stranieri), dopo essersi trovati di fronte ad un comportamento di questo tipo, per finanziarci chiederanno tassi di interesse ancora maggiori che ricadranno ovviamente ancora sui cittadini in termini di minor servizi o maggiori tasse.
Io posso capire che ci sia rabbia per il debito e il suo costo, considerando che è stato sprecato negli ultimi vent'anni da politici ladri ed incapaci a danno dei cittadini. Vi ricordo però che siamo in democrazia, quindi quei politici sono stati eletti da noi. Bastava 20 anni fa rivoltarsi cacciandoli tutti e invece non lo abbiamo (anzi, avete, io avevo 3 anni) fatto. Per di più, guardando alle ultime elezioni, a quanto pare la storia non ci ha insegnato nulla.
Il popolo, se ha libertà di scelta, si merita ciò che sceglie. Se lo fa male, la colpa è solo sua.
PS: In origine l'articolo non era rivolto ad un politico in particolare proprio per spezzare la serie di post molto politici delle ultime settimane, ma piuttosto una considerazione generale. Grillo poi se ne è uscito con una dichiarazione sullo stesso argomento durante la scrittura quindi per forza ho dovuto citarlo...vabbè
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