lunedì 24 dicembre 2012
Buon Natale a tutti, belli e brutti, economisti e non!
BUON NATALE A TUTTI I LETTORI DEL BLOG! Essendo in teoria tutti appassionati di economia ecco per voi degli auguri speciali!
domenica 23 dicembre 2012
Monti: più opposizione a Berlusconi una conferenza che il Pd in 20 anni
La conferenza di fine anno e legislatura di Monti è stata, fra le altre cose, una campagna di opposizione contro Silvio Berlusconi, migliore che quella fatta da tutti i partiti di sinistra negli ultimi 20 anni. PD in primis.
Una lista di dichiarazioni fatte dal Premier Monti direttamente rivolte a Silvio Berlusconi. Cose che la sinistra non ha mai detto negli anni in cui ha fatto da opposizione al leader di centro destra:
Provo gratitudine e sbigottimento verso Berlusconi. Ma talora faccio fatica a seguire la linearità del suo pensiero.
Sento che tutto, tranne la vostra cortesia, è contro di me
Discesa in campo è un termine bruttissimo per la politica
Serve robusta disciplina sul conflitto di interessi
Sulla giustizia blocchi non dalla sinistra. Preferisco fare leggi ad nationem, che ad personam
Festini irraguardosi pesano sulla credibilità della politica
Festini irriguardosi di ogni dignità
L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. L'uomo di Stato pensa alle prossime generazioni
Il più alto costo della politica è quello delle DECISIONI NON PRESE, O PRESE PENSANDO AI PROPRI INTERESSI
Non si può cedere a vendere il futuro dei giovani per catturare consenso
Mai pronunciare finita una crisi
Chi parla di mancanza di crescita economica, pensa che gli italiani siano cretini
Se si cava l'Imu il prossimo anno, l'anno successivo si dovrà rimettere raddoppiato
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venerdì 21 dicembre 2012
La buffonata Alitalia è stata svelata
La compagnia salvata dal governo Berlusconi è di nuovo in crisi nera: la buffonata è stata svelata.
Era uno dei cavalli di battaglia di Berlusconi: il salvataggio di Alitalia dal fallimento e dalla conquista del nemico straniero. Alitalia era e doveva rimanere una compagnia italiana a tutti i costi, tanto nel caso pagheranno i cittadini.
Ecco, il rischio ora c'è. visto che Alitalia è di nuovo in crisi nera. Nulla di nuovo sotto il sole sia chiaro: già due anni fa i problemi erano molto evidenti ma, si sa, ammettere di aver fallito totalmente una politica tanto sbandierata non è cosa buona (purtroppo per il paese), quindi meglio far finta di nulla e continuare a mentire.
I nodi ora sono venuti al pettine e quella buffonata di operazione è stata svelata.
E' bene prima ricordare una frase famosa di Berlusconi sulla vicenda: ”La già difficile situazione italiana poteva essere più grave, almeno si è interrotta la trattativa con Air France. Ho evitato la catastrofe”.
Il bello dell'economia è che le bugie hanno le gambe corte: la compagnia, a causa una cattiva gestione a livello operativo, dal 12 gennaio del 2013 (datadi scadenza del vincolo lock-up) rischia di veder fuggire gli azionisti, data la pessima situazione in cui si ritrova.
Serve una ricapitalizzazione, visto che il capitale è quasi bruciato del tuttto, ma la "cordata patriottica" non sembra avere molts voglia di spendere danari (dati i tempi) e quindi chi salverà la compagnia? Si, proprio lei, quella AirFrance tanto odiata da Berlusconi e i suoi amici.
Non c'è nulla di ufficiale, ma per la compagnia francese sarebbe un affarone da poche centinaia di milioni di euro (contro gli oltre 2 miliardi offerti nel 2008).
Probabilmente, il patriottismo verrà si spera messo da parte una volta per tutte, con i ringraziamenti dei contribuenti italiani. In caso contrario, preparatevi a nuovi aumenti di tasse...
Era uno dei cavalli di battaglia di Berlusconi: il salvataggio di Alitalia dal fallimento e dalla conquista del nemico straniero. Alitalia era e doveva rimanere una compagnia italiana a tutti i costi, tanto nel caso pagheranno i cittadini.
Ecco, il rischio ora c'è. visto che Alitalia è di nuovo in crisi nera. Nulla di nuovo sotto il sole sia chiaro: già due anni fa i problemi erano molto evidenti ma, si sa, ammettere di aver fallito totalmente una politica tanto sbandierata non è cosa buona (purtroppo per il paese), quindi meglio far finta di nulla e continuare a mentire.
I nodi ora sono venuti al pettine e quella buffonata di operazione è stata svelata.
E' bene prima ricordare una frase famosa di Berlusconi sulla vicenda: ”La già difficile situazione italiana poteva essere più grave, almeno si è interrotta la trattativa con Air France. Ho evitato la catastrofe”.
Il bello dell'economia è che le bugie hanno le gambe corte: la compagnia, a causa una cattiva gestione a livello operativo, dal 12 gennaio del 2013 (datadi scadenza del vincolo lock-up) rischia di veder fuggire gli azionisti, data la pessima situazione in cui si ritrova.
Serve una ricapitalizzazione, visto che il capitale è quasi bruciato del tuttto, ma la "cordata patriottica" non sembra avere molts voglia di spendere danari (dati i tempi) e quindi chi salverà la compagnia? Si, proprio lei, quella AirFrance tanto odiata da Berlusconi e i suoi amici.
Non c'è nulla di ufficiale, ma per la compagnia francese sarebbe un affarone da poche centinaia di milioni di euro (contro gli oltre 2 miliardi offerti nel 2008).
Probabilmente, il patriottismo verrà si spera messo da parte una volta per tutte, con i ringraziamenti dei contribuenti italiani. In caso contrario, preparatevi a nuovi aumenti di tasse...
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martedì 18 dicembre 2012
La trappola della povertà in Francia: come non incentivare donne e madri a lavorare
Come non stimolare le madri a lavorare. Il cattivo esempio francese
L'articolo è apparso su Forbes, mentre il titolo (la prima parte) è preso dal blog di Greg Mankiw. Il testo originale lo trovate sul blog del professore. Lo traduco nel caso qualcuno non sappia l'inglese:
Questa è la "Poverty Trap": la madre piuttosto che andare a lavorare preferisce rimanere "povera" e far niente a casa. Il mantenimento diventa più importante dell'imprenditorialità.
Aggiungiamo poi che questa madre, volendo, potrebbe svolgere qualche lavoretto in nero (cucire, pulire in altre case, stirare...magari qualcuna che lo fa la conoscete anche), ecco che le sue entrate arriverebbero a oltre 2.000$ (ma anche Euro) e lasciare tutto ciò per trovarsi un lavoro sarebbe totalmente da pazzi.
Se vi state chiedendo il perchè la Francia sia stata definita la bomba ad orologeria bel cuore dell'Europa, questo è un grosso motivo.
L'articolo è apparso su Forbes, mentre il titolo (la prima parte) è preso dal blog di Greg Mankiw. Il testo originale lo trovate sul blog del professore. Lo traduco nel caso qualcuno non sappia l'inglese:
Prendiamo una madre disoccupata che vive da sola con due figli fra i 6 e i 10 anni. Nel 2010 c'erano 284.445 famiglie francesi in questa situazione a carico del welfare.
Questa madre riceverà la "Active Solidarity Income". Avendo 2 figli, l'ammontare sarà di 1.100$. Se è in affitto per 650$ in un appartamento, allora riceverà un "Housing Customized Aid" che ammonta a 620$. Poi riceverà assegni familiari, i quali ammontano ad altri 160$.
Infine, aggiungiamo il pagamento conosciuto come "Assegno per l'inizio dell'anno scolastico" di 750$ all'anno, o 62,50$ al mese. (Lei potrebbe avere benefit da altri aiuti, ma questi sono i più comuni). Lei quindi riceverà 1.492,50$ al mese.
Ora immaginate he questa madre abbia trovato un lavoro allo stipendio minimo legale, il quale ammonta a 1.820$ lordi, o 1430$ netti. Dato che guadagnerebbe 1430$, non riceverà più l'Active Solidarity Income. Il suo Housing Customized Aid sarebbe ridotto a 460$, ma a lei verrebbero dati ancora gli Assegni Familiari e l'Assegno per l'inizio dell'anno scolastico. Pertanto, le sue entrati totali ammonteranno a 2.112,50$.
Per questa madre di due bambini, tornare a lavorare porterà alla sua famiglia un'entrata addizionale di soli 170$. Inoltre questi 170$ è probabile che vadano persi nel costo di trasporto per andare al lavoro, visto che il costo della benzina in Francia è di 7$ al gallone. In ogni caso, un così misero ammontare di denaro non è un incentivo per tornare a lavorare.
Fra lavorare e stare a casa, la scelta è facile: il welfare è un miglior affare.
Questa è la "Poverty Trap": la madre piuttosto che andare a lavorare preferisce rimanere "povera" e far niente a casa. Il mantenimento diventa più importante dell'imprenditorialità.
Aggiungiamo poi che questa madre, volendo, potrebbe svolgere qualche lavoretto in nero (cucire, pulire in altre case, stirare...magari qualcuna che lo fa la conoscete anche), ecco che le sue entrate arriverebbero a oltre 2.000$ (ma anche Euro) e lasciare tutto ciò per trovarsi un lavoro sarebbe totalmente da pazzi.
Se vi state chiedendo il perchè la Francia sia stata definita la bomba ad orologeria bel cuore dell'Europa, questo è un grosso motivo.
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domenica 16 dicembre 2012
Berlusconi promette: "abolirò l'IMU". Ma con quali soldi?
Oggi, 16 dicembre 2012, a Domenica Live Silvio Berlusconi promette di abolire l'IMU. Per non farvi fregare un'altra volta, una breve riflessione sull'argomento.
"Prometto che abolirò l'IMU". Applausi di tutto il pubblico. Così Silvio Berlusconi si presenta ufficialmente ai suoi elettore negli studi di Domenica Live, programma condotto da Barbara D'Urso (bravissima conduttrice assolutamente non di parte) su Canale 5 (rete Mediaset, anche questa assolutamente non di parte), proprio nel giorno in cui i due schiaramenti PDL si sono presentati: Primarie delle Idee e Partito Popolare.
Non voglio però parlare della confusione del partito di centro destra, seconda solo alla confusione in testa del suo leader storico.
L'argomento di oggi è l'IMU, Imposta Municipale Propria. La tassa più pesante attuata dal governo Monti e forse proprio per questo la più odiata da tutti.
Su queste pagine ne avevo già parlato, difendendola in quanto tassa utile soprattutto ai comuni, quindi più controllabile dai cittadini rispetto alle altre tasse (detto terra terra, se il comune butta via i soldi chiedere spiegazione al sindaco è più facile rispetto a chiederle al Premier/Ministro).
L'ex Premier ha promesso di abolirla, come promise di abolire l'ICI qualche anno fa. Proprio come allora la domanda da fare è: con che soldi?
Sì perchè, non potendo fare più deficit di quello che già si ha (giustamente, visto il nostro debito pubblico), i mancati introiti dell'IMU devono essere per forza recuperati da qualche parte. Non bisogna aver studato analisi di bilancio per capirlo: se viene a mancare un ricavo (entrata meglio dire, in questo caso), o si aumentano da un'altra parte oppure si tagliano i costi (leggasi spesa pubblica). Tra l'altro, essendo introiti destinati ai comuni, questi dovrebbero poi ricevere dei trasferimenti dallo Stato Centrale o, in alternativa, trovare altre vie di finanziamento (appena tolto l'Ici, ricordo che qui da me aumentarono le multe tanto per fare un esempio).
Per la precisione, l'ammontare di denaro che Berlusconi dovrebbe trovare è pari a circa 20-25 miliardi di euro. Una cifra che non si trova da un giorno all'altro e difficile da reperire in un paese in cui tagli di spesa sono un tabù e le tasse sono a livelli insopportabili.
Tra l'altro, ammettendo che riesca a trovarle quella somma, una domanda da fare ci sarebbe lo stesso: dato che si tratta di soldi destinati ai comuni, non sarebbe meglio utilizzare quella cifra per abbassare le tasse, ad esempio, sul reddito e alle imprese, in modo da far ripartire il paese?
"Prometto che abolirò l'IMU". Applausi di tutto il pubblico. Così Silvio Berlusconi si presenta ufficialmente ai suoi elettore negli studi di Domenica Live, programma condotto da Barbara D'Urso (bravissima conduttrice assolutamente non di parte) su Canale 5 (rete Mediaset, anche questa assolutamente non di parte), proprio nel giorno in cui i due schiaramenti PDL si sono presentati: Primarie delle Idee e Partito Popolare.
Non voglio però parlare della confusione del partito di centro destra, seconda solo alla confusione in testa del suo leader storico.
L'argomento di oggi è l'IMU, Imposta Municipale Propria. La tassa più pesante attuata dal governo Monti e forse proprio per questo la più odiata da tutti.
Su queste pagine ne avevo già parlato, difendendola in quanto tassa utile soprattutto ai comuni, quindi più controllabile dai cittadini rispetto alle altre tasse (detto terra terra, se il comune butta via i soldi chiedere spiegazione al sindaco è più facile rispetto a chiederle al Premier/Ministro).
L'ex Premier ha promesso di abolirla, come promise di abolire l'ICI qualche anno fa. Proprio come allora la domanda da fare è: con che soldi?
Sì perchè, non potendo fare più deficit di quello che già si ha (giustamente, visto il nostro debito pubblico), i mancati introiti dell'IMU devono essere per forza recuperati da qualche parte. Non bisogna aver studato analisi di bilancio per capirlo: se viene a mancare un ricavo (entrata meglio dire, in questo caso), o si aumentano da un'altra parte oppure si tagliano i costi (leggasi spesa pubblica). Tra l'altro, essendo introiti destinati ai comuni, questi dovrebbero poi ricevere dei trasferimenti dallo Stato Centrale o, in alternativa, trovare altre vie di finanziamento (appena tolto l'Ici, ricordo che qui da me aumentarono le multe tanto per fare un esempio).
Per la precisione, l'ammontare di denaro che Berlusconi dovrebbe trovare è pari a circa 20-25 miliardi di euro. Una cifra che non si trova da un giorno all'altro e difficile da reperire in un paese in cui tagli di spesa sono un tabù e le tasse sono a livelli insopportabili.
Tra l'altro, ammettendo che riesca a trovarle quella somma, una domanda da fare ci sarebbe lo stesso: dato che si tratta di soldi destinati ai comuni, non sarebbe meglio utilizzare quella cifra per abbassare le tasse, ad esempio, sul reddito e alle imprese, in modo da far ripartire il paese?
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sabato 15 dicembre 2012
Vietare la vendita di armi sarebbe la soluzione?
All'indomani della strage nella scuola di Newtown in Connecticut (USA), si riapre il dibattito sulla vendita di armi negli Stati Uniti. Vietarne la vendita non sarebbe una soluzione. Vediamo il perchè.
Un'altra, ennesima strage ha scioccato gli Stati Uniti e il mondo: ieri Adam Lanza, utilizzando le 3 pistole della madre, regolarmente denunciate, ha ucciso 28 persone fra cui 20 bambini.
Torna di moda il dibattito (che coinvolge anche personaggi famosi come Michael Moore) sulla vendita delle armi in USA. Maggiori controlli oppure vietarne del tutto la vendita?
Partiamo analizzando le leggi sulle armi negli Stati Uniti. Su "Il Post" un anno fa circa è stato scritto un bel articolo proprio sul tema "Le leggi sulle armi negli Stati Uniti" a firma di Emanuele Menietti che riassume la questione:
Detto ciò, la strage di ieri poteva essere evitata vietando la vendita di armi? La mia risposta è no, vietarle non sarebbe la soluzione. Non servirebbe a nulla (cos'è, iniziamo una nuova "war on"? Non basta il fallimento totale della "war on drugs", e prima quella del XVIII emendamento contro gli alcolici?). Si andrebbe ad aumentare il commercio illegale di armi, avendo come conseguenza un controllo ancora minore sui detendori di armi oltre alla mancanza di gettito fiscale e maggiore spesa per combattere il commercio e i trafficanti.
Potrei capire quelle d'assalto (forse più difficili da reperire illegalmente), ma le "classiche" come pistole e fucili sarebbe totalmente inutile.
Cosa fare allora? Una possibile soluzione potrebbe essere quella di schedare tutti i possessori e obbligarli ad un controllo psicologico all'acquisto dell'arma (in alternativa l'acquirente mostra un referto firmato da un esperto in materia in cui si attesta la sua sanità mentale e dei suoi famigliari non più vecchio di due anni) e ogni tot anni stabiliti da uno psicologo (anche qui, compresi i famigliari), in questo modo se vengono rilevati problemi questi possono essere curati.
Adam Lanza era un ragazzo con problemi (autistico) quindi con quel tipo di controllo la madre non avrebbe avuto la possibilità di possedere un'arma e il figlio sarebbe stato curato appena la madre fosse andata a comprare la prima pistola.
Persone del genere sono pericolo anche senza armi. Potrebbero uccidere e compiere stragi in tanti modi (coltelli, automobili, incendiando edifici). Bisogna prevenire curandoli prima che facciano stragi. Vietare pertanto le armi non risolve il problema (anzi aumenta l'illegalità).
La vendita controllata nel modo in cui ho scritto potrebbe essere una soluzione a mio modo di vedere.
Torna di moda il dibattito (che coinvolge anche personaggi famosi come Michael Moore) sulla vendita delle armi in USA. Maggiori controlli oppure vietarne del tutto la vendita?
Partiamo analizzando le leggi sulle armi negli Stati Uniti. Su "Il Post" un anno fa circa è stato scritto un bel articolo proprio sul tema "Le leggi sulle armi negli Stati Uniti" a firma di Emanuele Menietti che riassume la questione:
Il Secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti stabilisce infatti che:
Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto.Con intenti e obiettivi diversi, nel corso degli anni sono state approvate a livello federale sette diverse leggi sul controllo e la regolamentazione del possesso di armi da parte dei cittadini statunitensi. Si va dal National Firearms Act del 1934 al Gun Free School Zone Act del 1995 passando per il Gun Control Act del 1968.
Benché le regole cambino da stato a stato, la procedura per ottenere un’arma è simile nelle varie giurisdizioni statali. In buona parte degli stati americani chiunque abbia più di 21 anni può acquistare una pistola, mentre i maggiori di 18 anni possono acquistare un fucile o un fucile a canna liscia. L’acquirente deve presentare un documento di identità per consentire a chi gli vende l’arma di registrare i suoi dati e associarli a quelli dell’arma. Se il cliente vuole comprare più armi in un periodo di tempo inferiore ai cinque giorni, l’esercente deve inviare una notifica al Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives.
Ottenere un’arma è dunque relativamente semplice, ma c’è da dire che dal 1968 grazie al Gun Control Act chi ha particolari precedenti penali ha più difficoltà a entrare legalmente in possesso di una pistola o di un fucile. I colpevoli di reati, i latitanti, gli immigrati clandestini, le persone soggette a ordinanze restrittive e chi non è cittadino statunitense non possono acquistare o possedere un’arma. Altre limitazioni sono previste per chi fa uso di particolari medicinali o di sostanze stupefacenti.
Le leggi dei singoli stati complicano però il quadro, ponendo numerose eccezioni rispetto alle leggi federali.
Detto ciò, la strage di ieri poteva essere evitata vietando la vendita di armi? La mia risposta è no, vietarle non sarebbe la soluzione. Non servirebbe a nulla (cos'è, iniziamo una nuova "war on"? Non basta il fallimento totale della "war on drugs", e prima quella del XVIII emendamento contro gli alcolici?). Si andrebbe ad aumentare il commercio illegale di armi, avendo come conseguenza un controllo ancora minore sui detendori di armi oltre alla mancanza di gettito fiscale e maggiore spesa per combattere il commercio e i trafficanti.
Potrei capire quelle d'assalto (forse più difficili da reperire illegalmente), ma le "classiche" come pistole e fucili sarebbe totalmente inutile.
Cosa fare allora? Una possibile soluzione potrebbe essere quella di schedare tutti i possessori e obbligarli ad un controllo psicologico all'acquisto dell'arma (in alternativa l'acquirente mostra un referto firmato da un esperto in materia in cui si attesta la sua sanità mentale e dei suoi famigliari non più vecchio di due anni) e ogni tot anni stabiliti da uno psicologo (anche qui, compresi i famigliari), in questo modo se vengono rilevati problemi questi possono essere curati.
Adam Lanza era un ragazzo con problemi (autistico) quindi con quel tipo di controllo la madre non avrebbe avuto la possibilità di possedere un'arma e il figlio sarebbe stato curato appena la madre fosse andata a comprare la prima pistola.
Persone del genere sono pericolo anche senza armi. Potrebbero uccidere e compiere stragi in tanti modi (coltelli, automobili, incendiando edifici). Bisogna prevenire curandoli prima che facciano stragi. Vietare pertanto le armi non risolve il problema (anzi aumenta l'illegalità).
La vendita controllata nel modo in cui ho scritto potrebbe essere una soluzione a mio modo di vedere.
venerdì 14 dicembre 2012
Grillocracy: "Ognuno vale uno, ma qualcuno vale più di uno"
Analisi delle ultime vicende all'interno del Movimento 5 Stelle
Beppe Grillo si è decisamente mostrato per ciò che è: il leader padre e padrone del Movimento 5 Stelle. il Master of Puppets (citando i Metallica) dei grillini.
Chi è con lui e lo venera in tutto e per tutto è ok. Chi invece osa criticare o chiedere spiegazioni e creda non sia poi così tanto democratico "vada fuori dalle palle".
Questa è la Grillocracy, la democrazia secondo Beppe Grillo.
A farne le spese sono gli ultimi due "dissidenti", Francesco Favia e Federica Salsi, colpevoli uno di aver svelato la non tanta democrazia all'interno del movimento in un fuorionda a Piazzapulita, l'altra di essere andata a Ballarò, un talk show televisivo, a confrontarsi con altri politici e più o meno esperti (cosa che il Grillo non fa mai, chissà perchè poi). Entrambi sono stati de facto buttati fuori dal movimento dal comico, dimenticandosi che la democrazia si basa anche sul confronto e sulla critica. Anzi, questi due ne sono la base.
Una cosa che però Grillo fa è quella di andare in tv a farsi intervistare senza però contradditorio. Lui però in tv ci puoi andare...
Ammetto di non essere stupito: da tempo infatti vado sostenendo che nel movimento due decisono e gli altri si devono adeguare e di conseguenza il motto "uno vale uno" sia palesemente uno spot degno del peggior populismo di Silvio Berlusconi (e vedendo i sondaggi noto come qualcuno se ne sia finalmente accorto).
George Orwell nell'ultimo capitolo di Animal Farm dice "All animals are equal but some animals are more equal than others" ("Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri", frase scritta al posto dei 7 comandamenti). Ecco, nel caso di Grillo la frase potrebbe essere "Tutti i grillini sono uguali, ma qualche grillino è più uguale di altri".
O meglio, "Ognuno vale uno, ma qualcuno vale più di uno".
Beppe Grillo si è decisamente mostrato per ciò che è: il leader padre e padrone del Movimento 5 Stelle. il Master of Puppets (citando i Metallica) dei grillini.
Chi è con lui e lo venera in tutto e per tutto è ok. Chi invece osa criticare o chiedere spiegazioni e creda non sia poi così tanto democratico "vada fuori dalle palle".
Questa è la Grillocracy, la democrazia secondo Beppe Grillo.
A farne le spese sono gli ultimi due "dissidenti", Francesco Favia e Federica Salsi, colpevoli uno di aver svelato la non tanta democrazia all'interno del movimento in un fuorionda a Piazzapulita, l'altra di essere andata a Ballarò, un talk show televisivo, a confrontarsi con altri politici e più o meno esperti (cosa che il Grillo non fa mai, chissà perchè poi). Entrambi sono stati de facto buttati fuori dal movimento dal comico, dimenticandosi che la democrazia si basa anche sul confronto e sulla critica. Anzi, questi due ne sono la base.
Una cosa che però Grillo fa è quella di andare in tv a farsi intervistare senza però contradditorio. Lui però in tv ci puoi andare...
Ammetto di non essere stupito: da tempo infatti vado sostenendo che nel movimento due decisono e gli altri si devono adeguare e di conseguenza il motto "uno vale uno" sia palesemente uno spot degno del peggior populismo di Silvio Berlusconi (e vedendo i sondaggi noto come qualcuno se ne sia finalmente accorto).
George Orwell nell'ultimo capitolo di Animal Farm dice "All animals are equal but some animals are more equal than others" ("Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri", frase scritta al posto dei 7 comandamenti). Ecco, nel caso di Grillo la frase potrebbe essere "Tutti i grillini sono uguali, ma qualche grillino è più uguale di altri".
O meglio, "Ognuno vale uno, ma qualcuno vale più di uno".
mercoledì 12 dicembre 2012
La verità sul complotto tedesco e i deliri del duo Berlusconi-Brunetta
Cerchiamo di chiarire come stanno le cose dopo le dichiarazioni a dir poco deliranti di Brunetta e Berlusconi su un presunto complotto della Germania contro l'ex Premier e l'Italia
I tedeschi stanno complottando contro Berlusconi, l'Italia e gli italiani? Questo è ciò che il mancato premio nobel per l'economia Renato Brunetta e colui che avrebbe dovuto sconfiggere il cancro (sì cari miei, io mi ricordo tutto), Silvio Berlusconi, vanno sostenendo in questi giorni.
Precisamente, Brunetta se ne è uscito in un'intervista al Corriere della Sera dicendo che:
Bisognerebbe spiegare all'ex ministro, come fa il buon Seminerio su Phastidio, che "la banca tedesca non aveva materialmente venduto quei titoli di stato italiani ma aveva comprato protezione tramite credit default swap, per evitare di rompere i prezzi al ribasso, visto che il mercato era diventato fortemente illiquido, come tipicamente accade quando la fiducia evapora [...] le cose sono andate in modo molto più lineare: dopo le ripetute e sconsiderate prese di posizione di governo e politici tedeschi circa la possibilità che “qualcuno” potesse uscire dall’euro (brusio divenuto frastuono già nell’ultimo trimestre del 2010), i mercati hanno immediatamente riprezzato questo rischio, innalzando gli spread. Le banche come DB non hanno fatto altro che prendere atto di questa realtà, alleggerendo il rischio. Continuare ad affermare che l’azione della banca di Francoforte sarebbe stata il “motore primo” della crisi è semplicemente ridicolo, per non dire altro."
Berlusconi invece, dopo aver dato la colpa ai comunisti e all'Euro,se la prende con la Germania con “Lo spread? Imbroglio tedesco”, in cui accusa i tedeschi di aver agito contro di lui e contro gli interessi dell'Italia.
La realtà anche qui è un'altra, difatti dal secondo trimestre del 2012 in poi, la Deutsche Bank ha prima comprato (+29%) e poi mantenuto (quindi non ha venduto) la quota di BTP. Quest'anno i tedeschi hanno quindi contribuito sul mercato a far diminuire lo spread, altro che complotto contro il nostro paese!
Da quando è tornato in campo, Berlusconi ha sparato una serie di dichiarazioni fasulle, imbarazzanti e pericolose degne della sua pessima fama in Europa.
Il problema però non è tanto lui (l'età si vede che inizia a farsi sentire), quanto chi tutt'ora continua a credere alle sciocchezze che l'anziano va dicendo.
I tedeschi stanno complottando contro Berlusconi, l'Italia e gli italiani? Questo è ciò che il mancato premio nobel per l'economia Renato Brunetta e colui che avrebbe dovuto sconfiggere il cancro (sì cari miei, io mi ricordo tutto), Silvio Berlusconi, vanno sostenendo in questi giorni.
Precisamente, Brunetta se ne è uscito in un'intervista al Corriere della Sera dicendo che:
"Silvio Berlusconi ha definito lo spread "un grande imbroglio, proprio il titolo del mio libro. Ci parliamo quasi tutti i giorni e l'ho convinto. Del resto due premi Nobel gli hanno detto lo stesso. Tutto comincia per causa della Deutsche Bank che, oppressa da titoli tossici, ha venduto otto miliardi di debito pubblico italiano"
Bisognerebbe spiegare all'ex ministro, come fa il buon Seminerio su Phastidio, che "la banca tedesca non aveva materialmente venduto quei titoli di stato italiani ma aveva comprato protezione tramite credit default swap, per evitare di rompere i prezzi al ribasso, visto che il mercato era diventato fortemente illiquido, come tipicamente accade quando la fiducia evapora [...] le cose sono andate in modo molto più lineare: dopo le ripetute e sconsiderate prese di posizione di governo e politici tedeschi circa la possibilità che “qualcuno” potesse uscire dall’euro (brusio divenuto frastuono già nell’ultimo trimestre del 2010), i mercati hanno immediatamente riprezzato questo rischio, innalzando gli spread. Le banche come DB non hanno fatto altro che prendere atto di questa realtà, alleggerendo il rischio. Continuare ad affermare che l’azione della banca di Francoforte sarebbe stata il “motore primo” della crisi è semplicemente ridicolo, per non dire altro."
Berlusconi invece, dopo aver dato la colpa ai comunisti e all'Euro,se la prende con la Germania con “Lo spread? Imbroglio tedesco”, in cui accusa i tedeschi di aver agito contro di lui e contro gli interessi dell'Italia.
La realtà anche qui è un'altra, difatti dal secondo trimestre del 2012 in poi, la Deutsche Bank ha prima comprato (+29%) e poi mantenuto (quindi non ha venduto) la quota di BTP. Quest'anno i tedeschi hanno quindi contribuito sul mercato a far diminuire lo spread, altro che complotto contro il nostro paese!
Da quando è tornato in campo, Berlusconi ha sparato una serie di dichiarazioni fasulle, imbarazzanti e pericolose degne della sua pessima fama in Europa.
Il problema però non è tanto lui (l'età si vede che inizia a farsi sentire), quanto chi tutt'ora continua a credere alle sciocchezze che l'anziano va dicendo.
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martedì 11 dicembre 2012
Berlusconi Vattene! Video appello di uno studente universitario a Silvio Berlusconi
Video messaggio di uno studente universitario (che poi sarei io) a Silvio Berlusconi. Iscrivetevi al canale!
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lunedì 10 dicembre 2012
Chi vota Berlusconi ci alza le tasse. Digli di smettere!!
I mercati danno il bentornato a Silvio l'irresponsabile! Ma cosa comporterà in concreto il suo ritorno? Semplice, più tasse! Ecco il perchè.
Come previsto in queste pagine, oggi (lunedì 10 dicembre 2012 ndr) i mercati hanno dato il bentornato a Silvio Berlusconi facendo impennare ancora di più lo spread di quanto non sia cresciuto già venerdì scorso. Un lunedì nero sia per la borsa che appunto per il differenziale fra i BTP italiani e i BUND tedeschi, schizzato a ben 352 punti base (con picco a 360), il che si traduce con un + 52 punti dai 300 raggiunti pre-annuncio ritorno di Berlusconi.
Cosa vuol dire tutto ciò? Semplice, il tasso di interesse sul debito è cresciuto dello 0.52% del totale del debito pubblico italiano, pari a poco meno di 2 mila miliardi di euro (siamo a circa 1993 miliardi ora).
Quanto ci è costato il ritorno in campo di Berlusconi in questi due giorni? Se le cose rimanessero così il calcolo è facile: 2 mila miliardi x 0.52% = 10.4 miliardi di euro.
Questo extra costo è vale circa la metà dell'incasso....DELL'IMU!!! Proprio quell'IMU che Berlusconi ha proposto di togliere durante il suo annuncio di ridiscesa in campo! Se lo spread dovesse quindi salire, il rischio è che nel lungo periodo si mangi gli incassi proprio dell'Imu.
La verità è che, essendo questa una maggiore spesa che lo Stato dovrà sborsare (e potrebbe aumentare di molto purtroppo), il ritorno di Berlusconi, de facto, alzerà le tasse (visto che di tagliare la spesa pubblica non se ne parla). Se poi, malauguratamente, dovesse vincere le elezioni, lo spread aumenterà ancora di più, il debito costerà di più e di nuovo, le tasse aumenteranno!
La morale di tutto ciò quindi è una: chi vota Berlusconi alza le tasse a noi cittadini. Digli di smettere, per il bene di tutti!
PS: precisazione. Il maggior esborso non si ha dall'oggi al domani sia chiaro! Per maggior info si veda qui.
Come previsto in queste pagine, oggi (lunedì 10 dicembre 2012 ndr) i mercati hanno dato il bentornato a Silvio Berlusconi facendo impennare ancora di più lo spread di quanto non sia cresciuto già venerdì scorso. Un lunedì nero sia per la borsa che appunto per il differenziale fra i BTP italiani e i BUND tedeschi, schizzato a ben 352 punti base (con picco a 360), il che si traduce con un + 52 punti dai 300 raggiunti pre-annuncio ritorno di Berlusconi.
Cosa vuol dire tutto ciò? Semplice, il tasso di interesse sul debito è cresciuto dello 0.52% del totale del debito pubblico italiano, pari a poco meno di 2 mila miliardi di euro (siamo a circa 1993 miliardi ora).
Quanto ci è costato il ritorno in campo di Berlusconi in questi due giorni? Se le cose rimanessero così il calcolo è facile: 2 mila miliardi x 0.52% = 10.4 miliardi di euro.
Questo extra costo è vale circa la metà dell'incasso....DELL'IMU!!! Proprio quell'IMU che Berlusconi ha proposto di togliere durante il suo annuncio di ridiscesa in campo! Se lo spread dovesse quindi salire, il rischio è che nel lungo periodo si mangi gli incassi proprio dell'Imu.
La verità è che, essendo questa una maggiore spesa che lo Stato dovrà sborsare (e potrebbe aumentare di molto purtroppo), il ritorno di Berlusconi, de facto, alzerà le tasse (visto che di tagliare la spesa pubblica non se ne parla). Se poi, malauguratamente, dovesse vincere le elezioni, lo spread aumenterà ancora di più, il debito costerà di più e di nuovo, le tasse aumenteranno!
La morale di tutto ciò quindi è una: chi vota Berlusconi alza le tasse a noi cittadini. Digli di smettere, per il bene di tutti!
PS: precisazione. Il maggior esborso non si ha dall'oggi al domani sia chiaro! Per maggior info si veda qui.
domenica 9 dicembre 2012
Berlusconi l'irresponsabile (di quanto salirà lo spread domani?)
Berlusconi miete già vittime. La prima è il Premier tecnico Mario Monti che ha annunciato ieri a Napolitano le dimissioni appena dopo l'approvazione del decreto sviluppo. Silvio l'irresponsabile è tornato.
Lo avevo detto molto tempo fa. L'ho ripetuto appena dopo la vittoria di Bersani alle Primarie. Berlusconi sarebbe tornato e lo ha fatto con il botto: Mario Monti, capo del governo tecnico che subentrò poco più di un anno fa proprio a Berlusconi, ha annunciato a Napolitano le proprie dimissioni dopo il sì alla legge di stabilità.
Questo è un chiaro segnale, visto il comportamento di Alfano e del PDL in Parlamento (leggasi: staccare la spina a Monti), che di Primarie proprio non se ne parla: Silvio era, è e sarà il leader capo candidato Premier del centrodestra.
Berlusconi è tornato per senso di responsabilità, almeno così dice. Di responsabile però c'è poco o nulla.
Staccare la spina tre mesi prima al Governo che, in modo criticabile o meno, ha evitato il default del nostro paese, ridato credibilità alla nostra economia e tracciato un percorso di uscita da questo periodo buio, tutto con l'appoggio di Mario Draghi e la fiducia di governanti esteri e mercati, è follia pura.
Considerando che è proprio l'ex Premier uno dei maggiori responsabili (per non dire il maggior responsabile) della crisi in atto oggi in Italia, un gesto simile viene letto come un ritorno alle politiche senza senso dal punto di vista economico (e sociale) caratteristiche proprio dei governi precedenti (in particolare dei suoi).
Analizzando gli avvenimenti degli ultimi giorni, si capisce ciò che di sicuro Berlusconi e il PDL hano in mente di fare: rivedere (vedi stoppare) i tagli dei costi della politica, rivedere (again, stoppare) il taglio delle province, togliere l'IMU.
Economicamente è l'esempio della follia non sense che dicevo prima: stoppare due tagli alla spesa pubblica e togliere una tassa del valore di oltre 10 miliardi di euro. Uguali uscite e meno entrate (senza poter fare deficit), roba che non bisogna aver studiato analisi di bilancio per capire quanto sia assurda.
Silvio l'irresponsabile è tornato. La domanda ora è: come la prenderanno i mercati? Di quanto salirà lo spread domani?
Un suggerimento: male, molto male (come hanno già fatto). E fanno benissimo!
Lo avevo detto molto tempo fa. L'ho ripetuto appena dopo la vittoria di Bersani alle Primarie. Berlusconi sarebbe tornato e lo ha fatto con il botto: Mario Monti, capo del governo tecnico che subentrò poco più di un anno fa proprio a Berlusconi, ha annunciato a Napolitano le proprie dimissioni dopo il sì alla legge di stabilità.
Questo è un chiaro segnale, visto il comportamento di Alfano e del PDL in Parlamento (leggasi: staccare la spina a Monti), che di Primarie proprio non se ne parla: Silvio era, è e sarà il leader capo candidato Premier del centrodestra.
Berlusconi è tornato per senso di responsabilità, almeno così dice. Di responsabile però c'è poco o nulla.
Staccare la spina tre mesi prima al Governo che, in modo criticabile o meno, ha evitato il default del nostro paese, ridato credibilità alla nostra economia e tracciato un percorso di uscita da questo periodo buio, tutto con l'appoggio di Mario Draghi e la fiducia di governanti esteri e mercati, è follia pura.
Considerando che è proprio l'ex Premier uno dei maggiori responsabili (per non dire il maggior responsabile) della crisi in atto oggi in Italia, un gesto simile viene letto come un ritorno alle politiche senza senso dal punto di vista economico (e sociale) caratteristiche proprio dei governi precedenti (in particolare dei suoi).
Analizzando gli avvenimenti degli ultimi giorni, si capisce ciò che di sicuro Berlusconi e il PDL hano in mente di fare: rivedere (vedi stoppare) i tagli dei costi della politica, rivedere (again, stoppare) il taglio delle province, togliere l'IMU.
Economicamente è l'esempio della follia non sense che dicevo prima: stoppare due tagli alla spesa pubblica e togliere una tassa del valore di oltre 10 miliardi di euro. Uguali uscite e meno entrate (senza poter fare deficit), roba che non bisogna aver studiato analisi di bilancio per capire quanto sia assurda.
Silvio l'irresponsabile è tornato. La domanda ora è: come la prenderanno i mercati? Di quanto salirà lo spread domani?
Un suggerimento: male, molto male (come hanno già fatto). E fanno benissimo!
venerdì 7 dicembre 2012
Ecco i politici futuri premi nobel che rivogliono Berlusconi
Chi sono i politici che vogliono la ridiscesa in campo di Berlusconi?
Una rappresentante di Formattiamo il PDL mi ha mandato via commento Facebook alcuni dei politici che hanno pubblicamente espresso il loro augurio per un ritorno di Berlusconi alla guida del PdL come candidato Premier. Eccovi la lista con le dichiarazioni:
Fra questi, vi sono anche dei condannati/indagati oltre allo stesso Berlusconi (se ne ho dimenticato qualcuno prego di segnalarlo nei commenti):
MILANESE (indagato per corruzione, rivelazione segreta e associazione a delinquere (P4)), COSENTINO (accusato di legami con il clan dei Casalesi, il Parlamento ha negato la richiesta d’arresto. Imputato anche nell’inchiesta sulla P3), CESARO (indagato per associazione camorristica).
Se falliremo, la colpa sarà anche loro, oltre a quelli che lo voteranno.
Una rappresentante di Formattiamo il PDL mi ha mandato via commento Facebook alcuni dei politici che hanno pubblicamente espresso il loro augurio per un ritorno di Berlusconi alla guida del PdL come candidato Premier. Eccovi la lista con le dichiarazioni:
PDL: SCARPA BONAZZA, ORA BERLUSCONI SCENDA IN CAMPO
PDL: PALMIZIO, ORA BERLUSCONI UFFICIALIZZI SUA CANDIDATURA
PDL: BACCINI-GALATI, CENTRODESTRA UNITO INTORNO A BERLUSCONI
PDL: MUSSOLINI, BENE, RILANCIO CON BERLUSCONI IN CAMPO
PDL: LABOCCETTA, CON BERLUSCONI CI GIOCHIAMO PARTITA
PDL: CASTIELLO,CON BERLUSCONI NUOVA POSSIBILITA' PER ITALIANI
PDL: BELCASTRO, RITORNO BERLUSCONI E' NECESSARIO
PDL: BRAMBILLA, BERLUSCONI LEADER INCONTROVERTIBILE
PDL: SENATORI CAMPANI, NOSTRA PARTE VICINO A BERLUSCONI
PDL: SBAI, SENZA BERLUSCONI NON C'E' CENTRO DESTRA
PDL: MALAN, BERLUSCONI E' TORNATO ORA PUNTIAMO A VINCERE
PDL: MILANESE, AVANTI TUTTA CON BERLUSCONI
PDL: FOTI, AUSPICO RITORNO IN CAMPO DI BERLUSCONI
PDL: CARFAGNA, CON BERLUSCONI NOSTRO LAVORO PIU' FACILE
PDL, CESARO, BERLUSCONI RIPORTI CENTRODESTRA A GOVERNO
PDL: BONDI, TUTTO IL PARTITO CHIEDA A BERLUSCONI DI TORNARE
PDL: GELMINI, SERVONO CORAGGIO E LEADERSHIP BERLUSCONI
PDL: CAPEZZONE, BERLUSCONI UNICA CHANCE CONTRO SINISTRA
PDL: ROTONDI, GIUSTO CHE BERLUSCONI SI CANDIDI
PDL: PRESTIGIACOMO, BERLUSCONI DEVE RISCENDERE IN CAMPO
PDL: POLI BORTONE, BERLUSCONI CON CORAGGIO CHIEDE SCELTA
PDL: MAZZUCA,RITORNO BERLUSCONI MIGLIOR RISPOSTA CENTRODESTRA
PDL: D'ALESSANDRO, BERLUSCONI TORNI IN CAMPO
PDL: GALAN, BENTORNATO BERLUSCONI,CAMBIARE TUTTO NEL PARTITO
PDL: COSENTINO, SIAMO AL FIANCO DI BERLUSCONI
Fra questi, vi sono anche dei condannati/indagati oltre allo stesso Berlusconi (se ne ho dimenticato qualcuno prego di segnalarlo nei commenti):
MILANESE (indagato per corruzione, rivelazione segreta e associazione a delinquere (P4)), COSENTINO (accusato di legami con il clan dei Casalesi, il Parlamento ha negato la richiesta d’arresto. Imputato anche nell’inchiesta sulla P3), CESARO (indagato per associazione camorristica).
Se falliremo, la colpa sarà anche loro, oltre a quelli che lo voteranno.
giovedì 6 dicembre 2012
L'annuncio del ritorno di Berlusconi fa già danni
Per quelli che lo rivogliono ardentemente.
Oggi 6 dicembre 2012, a seguito dell'annuncio del ritorno in campo di Silvio Berlusconi e alla possibile sfiducia al governo Monti prima delle elezioni 2013, lo Spread BTP-BUND decennali è cresciuto del 5.18% (fonte grafico).
Welcome Back Silvio!
Oggi 6 dicembre 2012, a seguito dell'annuncio del ritorno in campo di Silvio Berlusconi e alla possibile sfiducia al governo Monti prima delle elezioni 2013, lo Spread BTP-BUND decennali è cresciuto del 5.18% (fonte grafico).
Welcome Back Silvio!
"E' sfiducia verso l'Italia mentre i mercati danno un segnale inequivocabile: senza Mario Monti sul Paese torna la bufera finanziaria. Così operatori di borsa e analisti leggono la reazione di titoli di stato e borsa al voto del Senato al Dl Sviluppo senza il sì del Pdl. "Lo spread risale, Piazza Affari è l'unica borsa negativa. E' evidente che, da qui alle elezioni, ci aspetta un periodo di incertezza politica col timore che Monti lasci l'incarico a capo del governo", osserva un gestore, che ha seguito in diretta la caduta di Btp e quotazioni azionarie in parallelo col montare della tensione in Parlamento. "Se dovesse essere questa la strada e Monti salisse davvero al Quirinale vedremo una forte pressione dei mercati, come quella alla quale assistiamo oggi, per riproporre il professore in un ruolo centrale sulla scena politica. I mercati il voto al governo lo stanno già dando". Un operatore sottolinea peraltro che "piuttosto che questa incertezza, allora sono meglio le elezioni anticipate, almeno capiamo qual è il futuro di questo Paese". "L'incubo di un'incertezza politica si è immediatamente riflessa sull'indice italiano che ha azzerato i guadagni invertendo la rotta", sintetizza Vincenzo Longo, market strategist di Ig Markets, riferendosi al fatto che non c'é più maggioranza col rischio che Monti debba salire al Colle. "Il mercato non ha apprezzato la notizia e sta reagendo molto male considerando il rally sulle altre borse. Il sentiment su tutte le altre piazze europee infatti rimane decisamente positivo", sottolinea. Francoforte è vicino ai massimi di maggio mentre il listino italiano è l'unico in rosso e ha trascinato con sé solo Madrid, altro paese a rischio dell'area euro" (Fonte)
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Ma chi è quel demente che chiede a Berlusconi di ricandidarsi?
Una domanda lecita visto il passato recente
Fa un passo indietro, poi si ricandida, poi un altro passo indietro e si ritira dalle primarie per poi infine fare un passo indietro sul passo indietro. No, non stiamo parlando di un gambero, ma di Silvio Berlusconi.
Le sue ultime dichiarazioni infatti lasciano intendere proprio questo:
Fa un passo indietro, poi si ricandida, poi un altro passo indietro e si ritira dalle primarie per poi infine fare un passo indietro sul passo indietro. No, non stiamo parlando di un gambero, ma di Silvio Berlusconi.
Le sue ultime dichiarazioni infatti lasciano intendere proprio questo:
"Me lo chiedono in molti, il paese è sull'orlo del baratro".
"Sono assediato dalle richieste dei miei perché annunci al più presto la mia ridiscesa in campo. La situazione oggi è ben più grave di un anno fa quando lasciai il governo".
"Non lo posso consentire e ciò determinerà le scelte che prenderemo assieme nei prossimi giorni".
La mia domanda è semplice: chi sono quei pazzi che chiedono all'ex Premier di candidarsi? E per quale motivo? Non sanno lorsssignori che il motivo per il quale siamo arrivati a questo punto sono proprio le politiche assurde adottate da colui il quale ha governato 8 degli ultimi 10 anni con un governo politico? Forse dovrebbero leggere alcuni dei miei articoli, perchè magari troppo indottrinati dal "fascino" di quest'uomo...o forse semplicemente troppo stupidi per capire come stanno realmente le cose.
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lunedì 3 dicembre 2012
Una proposta alle imprese in difficoltà: pagare gli straordinari con recuperi ore
Proposta alle imprese in difficoltà che potrebbe far risparmiare qualche soldo che in un momento di crisi come questo fa sempre comodo.
La proposta è nata per caso. Apprezzata da un mio amico (Kulz), ho deciso prima di pubblicarla sulla fanpage e in seguito approfondirla qui sul blog. Vado subito ad illustrarvela.
Le ore di straordinario vengono utilizzate dalle aziende sostanzialmente per aumentare la produzione al fine di rispettare i limiti di una consegna in seguito ad un aumento di domanda dei beni che essa produce, oppure per produrre costantemente un quantitativo X in più di bene ma non tale da necessitare l'assunzione di un nuovo dipendente.
Anche in un periodo di crisi può capitare di avere richieste molto superiori alle attese per pochi giorni al mese, penso ad esempio all'ultima settimana prima della chiusura estiva e alle prime dopo la riapertura (esperienza personale), oppure alle paghe da fare nel caso di un ufficio paghe (che arrivano tutte assieme e non si possono fare prima nei giorni più liberi) che per forza constringe i dipendenti a fare straordinari.
Qui la mia proposta: al posto di pagare queste ore in più, si diano ore di riposo compensative. In pratica, in quei giorni in cui c'è poco da fare, i dipendenti (a turno) rimangono a casa oppure staccando X ore prima. In questo modo loro guadagnano ferie/ore di riposo e l'azienda risparmia soldi sul costo degli straordinari
Questa soluzione è tutt'oggi adottata nel pubblico (non so se in tutti i settori, nella sanità sicuramente) con buoni risultati (avendo il padre che lavora in economato conosco molta gente e tutti sono estremamente soddisfatti delle ferie che hanno in più grazie a questo metodo), quindi anche il fatto del minor impegno in quelle ore dato dalla mancanza di una retribuzione extra è una critica infondata.
Capisco che tanti di voi facciano gli straordinari per arrotondare lo stipendio, però questa è una soluzione temporanea per le aziende in difficoltà che stanno cercando in tutti i modi di risparmiare il più possibile senza licenziare nessuno.
La proposta è nata per caso. Apprezzata da un mio amico (Kulz), ho deciso prima di pubblicarla sulla fanpage e in seguito approfondirla qui sul blog. Vado subito ad illustrarvela.
Le ore di straordinario vengono utilizzate dalle aziende sostanzialmente per aumentare la produzione al fine di rispettare i limiti di una consegna in seguito ad un aumento di domanda dei beni che essa produce, oppure per produrre costantemente un quantitativo X in più di bene ma non tale da necessitare l'assunzione di un nuovo dipendente.
Anche in un periodo di crisi può capitare di avere richieste molto superiori alle attese per pochi giorni al mese, penso ad esempio all'ultima settimana prima della chiusura estiva e alle prime dopo la riapertura (esperienza personale), oppure alle paghe da fare nel caso di un ufficio paghe (che arrivano tutte assieme e non si possono fare prima nei giorni più liberi) che per forza constringe i dipendenti a fare straordinari.
Qui la mia proposta: al posto di pagare queste ore in più, si diano ore di riposo compensative. In pratica, in quei giorni in cui c'è poco da fare, i dipendenti (a turno) rimangono a casa oppure staccando X ore prima. In questo modo loro guadagnano ferie/ore di riposo e l'azienda risparmia soldi sul costo degli straordinari
Questa soluzione è tutt'oggi adottata nel pubblico (non so se in tutti i settori, nella sanità sicuramente) con buoni risultati (avendo il padre che lavora in economato conosco molta gente e tutti sono estremamente soddisfatti delle ferie che hanno in più grazie a questo metodo), quindi anche il fatto del minor impegno in quelle ore dato dalla mancanza di una retribuzione extra è una critica infondata.
Capisco che tanti di voi facciano gli straordinari per arrotondare lo stipendio, però questa è una soluzione temporanea per le aziende in difficoltà che stanno cercando in tutti i modi di risparmiare il più possibile senza licenziare nessuno.
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domenica 2 dicembre 2012
Il nuovo PD imploderà da solo, sia con Renzi che con Bersani
Visto che siamo a fine anno, mi metto anche io a predire il futuro del Partito Democratico....in modo provocatorio, nella speranza di aiutare a scambiare un epilogo ad ora quasi scontato.
Voglio postare questo articolo prima dell'esito del ballottaggio, più che altro per non sentirmi dire cose del tipo "Ah, dici così perchè non ha vinto il tuo preferito". Non che ce ne sia bisogno (e lo capirete leggendo) però non si sa mai, quindi meglio evitare polemiche inutili e scrivere a votazioni in corso.
L'ho già detto e lo ripeto: il vincitore delle primarie sarà (Monti-bis permettendo) il nuovo Presidente del Consiglio. Ma per quanto tempo?
Premettendo che, essendo sicuri di vincere, non si calpesteranno i piedi fino a quando non sarà formato il governo dopo le elezioni, quanto passerà prima dei litigi e dell'implosione del partito?
Lo so, è una provocazione, però ragioniamo un secondo:
Nel caso vinca Matteo Renzi, avrebbe in pratica tutti gli esponenti di punta del Partito Democratico contro (Bersani, Vendola, Franceschini, Veltroni, D'Alema...), pronti a farlo cadere appena possibile a meno che lui non scenda a patti con loro, il che vorrebbe dire far governare loro oppure cadere. Siccome Renzi non lo accetterà, fate voi.
Nel caso vinca Pier Luigi Bersani, essendo stato sostenuto dai nomi citati sopra, dovrebbe ricambiarli con posizioni di potere (in caso contrario, cadrebbe). Oltre a questo, c'è la questione dell'alleanza con Casini. Allearsi con un cattolico quando hai Vendola al governo, quel Vendola che ti ha permesso di vincere le primarie con il suo 14% di elettori.....
La mia previsioni è che 5 anni non li fanno. Magari quando il PIL segnerà un +1%, oppure solo un +0.5%, ossia quando la crisi sarà meno dura e il paese inizierà ad uscire dal tunnel (leggasi pericolo moral hazard, o più semplicemente: non essendo più sull'orlo del baratro, i politici ricominceranno a fare ciò che vogliono come negli ultimi 30 anni).
Spero di sbagliarmi e il post è scritto proprio per aiutare a non far avvenire ciò che ho scritto, anche perchè l'ultima volta in cui un governo di centro sinistra è imploso prima dei 5 anni il risultato è stato il governo Silvio Berlusconi bis. E non aggiungo altro.
Voglio postare questo articolo prima dell'esito del ballottaggio, più che altro per non sentirmi dire cose del tipo "Ah, dici così perchè non ha vinto il tuo preferito". Non che ce ne sia bisogno (e lo capirete leggendo) però non si sa mai, quindi meglio evitare polemiche inutili e scrivere a votazioni in corso.
L'ho già detto e lo ripeto: il vincitore delle primarie sarà (Monti-bis permettendo) il nuovo Presidente del Consiglio. Ma per quanto tempo?
Premettendo che, essendo sicuri di vincere, non si calpesteranno i piedi fino a quando non sarà formato il governo dopo le elezioni, quanto passerà prima dei litigi e dell'implosione del partito?
Lo so, è una provocazione, però ragioniamo un secondo:
Nel caso vinca Matteo Renzi, avrebbe in pratica tutti gli esponenti di punta del Partito Democratico contro (Bersani, Vendola, Franceschini, Veltroni, D'Alema...), pronti a farlo cadere appena possibile a meno che lui non scenda a patti con loro, il che vorrebbe dire far governare loro oppure cadere. Siccome Renzi non lo accetterà, fate voi.
Nel caso vinca Pier Luigi Bersani, essendo stato sostenuto dai nomi citati sopra, dovrebbe ricambiarli con posizioni di potere (in caso contrario, cadrebbe). Oltre a questo, c'è la questione dell'alleanza con Casini. Allearsi con un cattolico quando hai Vendola al governo, quel Vendola che ti ha permesso di vincere le primarie con il suo 14% di elettori.....
La mia previsioni è che 5 anni non li fanno. Magari quando il PIL segnerà un +1%, oppure solo un +0.5%, ossia quando la crisi sarà meno dura e il paese inizierà ad uscire dal tunnel (leggasi pericolo moral hazard, o più semplicemente: non essendo più sull'orlo del baratro, i politici ricominceranno a fare ciò che vogliono come negli ultimi 30 anni).
Spero di sbagliarmi e il post è scritto proprio per aiutare a non far avvenire ciò che ho scritto, anche perchè l'ultima volta in cui un governo di centro sinistra è imploso prima dei 5 anni il risultato è stato il governo Silvio Berlusconi bis. E non aggiungo altro.
Primarie PD: i giovani scelgono Renzi
Qualche curiosità sul ballottaggio Renzi-Bersani
Oggi è in corso il secondo round delle primarie del centro sinistra, meglio definito "Ballottaggio". Renzi contro Bersani quindi. Chi vincerà? E chi vorreste voi come (diciamocelo) futuro Presidente del Consiglio?
Io intanto vi comunico due dati:
Il primo, ufficiale:
Il secondo, non ufficiale, ma ugualmente curioso e che conferma il primo (i dati sono di ieri):
Renzi al 18/11 aveva 187.390 fans, ora supera i 251 mila. Bersani aveva 82.555 fans e 85.952. In particolare "25-34 years old Most Popular Age Group" (fonte: pagina uff Renzi); "25-34 and 45-54 years old Most Popular Age Group" (fonte. pagina uff Bersani). Direi, vista l'età media di chi frequenta FB (22 anni), che Renzi sia il preferito dai giovani
Personalmente, da giovane, anche io preferisco Renzi (nonostante Bersani mi stia simpatico, forse perchè mia mamma è emiliana) per il semplice motivo che è nuovo e quindi potrebbe (spero) fare qualcosa di diverso dagli altri se andasse su, sempre che glielo permettano.
Certo è però che, se sulle centomila domande arrivate ai comitati dei Garanti per votare al ballottaggio ne vengono accolte solamente 7 mila, questo round finale tutto è tranne un ritratto della democrazia (e si chiamano Partito Democratico).
Oggi è in corso il secondo round delle primarie del centro sinistra, meglio definito "Ballottaggio". Renzi contro Bersani quindi. Chi vincerà? E chi vorreste voi come (diciamocelo) futuro Presidente del Consiglio?
Io intanto vi comunico due dati:
Il primo, ufficiale:
Secondo l'istant poll de La Stampa a seguire il sindaco di Firenze sono soprattutto le generazioni più giovani. Il 62% degli under 35 hanno scelto Renzi, contro il 30% che ha preferito Bersani. Tra coloro che hanno tra i 35 e i 54 anni è ancora il rottamatore a convincere, con il 56% dei voti, mentre il segretario Pd resta a quota 30%. Pierluigi Bersani, invece, vince tra gli over 55, con il segretario che convince il 49% degli spettatori, contro il 38% di Renzi.
Il secondo, non ufficiale, ma ugualmente curioso e che conferma il primo (i dati sono di ieri):
Renzi al 18/11 aveva 187.390 fans, ora supera i 251 mila. Bersani aveva 82.555 fans e 85.952. In particolare "25-34 years old Most Popular Age Group" (fonte: pagina uff Renzi); "25-34 and 45-54 years old Most Popular Age Group" (fonte. pagina uff Bersani). Direi, vista l'età media di chi frequenta FB (22 anni), che Renzi sia il preferito dai giovani
Personalmente, da giovane, anche io preferisco Renzi (nonostante Bersani mi stia simpatico, forse perchè mia mamma è emiliana) per il semplice motivo che è nuovo e quindi potrebbe (spero) fare qualcosa di diverso dagli altri se andasse su, sempre che glielo permettano.
Certo è però che, se sulle centomila domande arrivate ai comitati dei Garanti per votare al ballottaggio ne vengono accolte solamente 7 mila, questo round finale tutto è tranne un ritratto della democrazia (e si chiamano Partito Democratico).
sabato 1 dicembre 2012
Se l'Ilva chiudesse, sarebbe un disastro economico per il paese
Per la procura di Taranto è da chiudere, ma il governo fa di tutto per tenerla aperta. Perchè?
Premessa molto importante: l'articolo è un'analisi prettamente economica e che riguarda solamente l'impatto economico derivante dalla chiusura dell'impianto sul paese Italia.
Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge per l'Ilva che autorizza l'azienda a produrre attuando la bonifica, il che ha provocato la reazione della Procura di Taranto, la quale minaccia il ricorso alla Corte Costituzionale.
La situazione dell'azienda è molto delicata: se da un lato tenerla aperta e produttiva ad oggi è pericoloso per la salute, dall'altro il suo peso nell'economia italiana è molto pià alto di quel che si crede, ed una sua chiusura potrebbe avere riscontri disastrosi dal punto di vista economico per il paese.
"Il governo è impegnato nella soluzione della vicenda Ilva per evitare un impatto negativo sull'economia stimato in 8 miliardi di euro annui". Queste le parole di Mario Monti a giustificare il suo intervento "a favore" dell'Ilva.
Perchè è così importante tenere aperto l'impianto? Cosa succederebbe se chiudesse?
Prima di tutto, migliaia di operai e dipendenti che lavorano a Taranto perderebbero il posto di lavoro, con danni enormi per l'economia tarantina e vicinanze. Ma la questione purtroppo non riguarda solamente quei lavoratori.
L'Ilva è un'impianto siderurgico a ciclo integrale, ossia si realizzano tutti i passaggi dal minerale di ferro all'acciaio (per chi volesse approfondire), il che rappresenta un vantaggio competitivo, soprattutto se si considera la mancanza di materie prime in Italia (invece presenti nei BRICS che nella presenza di materie prime hanno il loro vantaggio competitivo).
Se dovesse chiudere, tutte le aziende (il 40% della filiera nazionale) perderebbero il vantaggio competitivo di avere un produttore di questo tipo vicino e presente sul territorio nazionale e dovrebbero importare tutto l'acciaio dall'estero (con costi superiori). Risultato? Chiusura probabile della maggior parte delle imprese di piccole-medie dimensioni e perdita di competitività della altre più grosse, ovvero meno posti di lavoro e più disoccupati. In un paese in cui la disoccupazione ha raggiunto lo spaventoso livello dell'11,1%, l'avvento di migliaia di disoccupati rischierebbe di mettere in ginocchio una volta per tutte l'economia, con conseguenze che vi lascio immaginare.
Un'altra conseguenza è la fuga (oltre a quella in atto per altri motivi) di potenziali investitori stranieri interessati all'acquisto di aziende/partecipate statali (visto che l'Ilva era statale fino alla sua privatizzazione nel 1994) in quanto avrebbero paura di ritrovarsi con un'azienda non a norma di legge su cui dover spendere milioni di euro per risanarla.
Per questi motivi l'Ilva non deve chiudere. E' chiaro che bisogna però trovare al più presto una soluzione per un'impresa sostenibile con nuove tecnologie che riducano l'impatto ambientale in modo, oltre al minor inquinamento, di ottenere il Know-How da utilizzare anche in futuro per esportare questo modello di impresa in altri paesi che si troveranno ad affrontare lo stesso problema.
Premessa molto importante: l'articolo è un'analisi prettamente economica e che riguarda solamente l'impatto economico derivante dalla chiusura dell'impianto sul paese Italia.
Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge per l'Ilva che autorizza l'azienda a produrre attuando la bonifica, il che ha provocato la reazione della Procura di Taranto, la quale minaccia il ricorso alla Corte Costituzionale.
La situazione dell'azienda è molto delicata: se da un lato tenerla aperta e produttiva ad oggi è pericoloso per la salute, dall'altro il suo peso nell'economia italiana è molto pià alto di quel che si crede, ed una sua chiusura potrebbe avere riscontri disastrosi dal punto di vista economico per il paese.
"Il governo è impegnato nella soluzione della vicenda Ilva per evitare un impatto negativo sull'economia stimato in 8 miliardi di euro annui". Queste le parole di Mario Monti a giustificare il suo intervento "a favore" dell'Ilva.
Perchè è così importante tenere aperto l'impianto? Cosa succederebbe se chiudesse?
Prima di tutto, migliaia di operai e dipendenti che lavorano a Taranto perderebbero il posto di lavoro, con danni enormi per l'economia tarantina e vicinanze. Ma la questione purtroppo non riguarda solamente quei lavoratori.
L'Ilva è un'impianto siderurgico a ciclo integrale, ossia si realizzano tutti i passaggi dal minerale di ferro all'acciaio (per chi volesse approfondire), il che rappresenta un vantaggio competitivo, soprattutto se si considera la mancanza di materie prime in Italia (invece presenti nei BRICS che nella presenza di materie prime hanno il loro vantaggio competitivo).
Se dovesse chiudere, tutte le aziende (il 40% della filiera nazionale) perderebbero il vantaggio competitivo di avere un produttore di questo tipo vicino e presente sul territorio nazionale e dovrebbero importare tutto l'acciaio dall'estero (con costi superiori). Risultato? Chiusura probabile della maggior parte delle imprese di piccole-medie dimensioni e perdita di competitività della altre più grosse, ovvero meno posti di lavoro e più disoccupati. In un paese in cui la disoccupazione ha raggiunto lo spaventoso livello dell'11,1%, l'avvento di migliaia di disoccupati rischierebbe di mettere in ginocchio una volta per tutte l'economia, con conseguenze che vi lascio immaginare.
Un'altra conseguenza è la fuga (oltre a quella in atto per altri motivi) di potenziali investitori stranieri interessati all'acquisto di aziende/partecipate statali (visto che l'Ilva era statale fino alla sua privatizzazione nel 1994) in quanto avrebbero paura di ritrovarsi con un'azienda non a norma di legge su cui dover spendere milioni di euro per risanarla.
Per questi motivi l'Ilva non deve chiudere. E' chiaro che bisogna però trovare al più presto una soluzione per un'impresa sostenibile con nuove tecnologie che riducano l'impatto ambientale in modo, oltre al minor inquinamento, di ottenere il Know-How da utilizzare anche in futuro per esportare questo modello di impresa in altri paesi che si troveranno ad affrontare lo stesso problema.
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