domenica 24 luglio 2011

Disciplina del prezzo dei libri: Petizione al Presidente della Repubblica


Innanzi all’approvazione parlamentare della nuova legge sull’editoria, a coloro che credono sia necessario ed auspicabile che il mercato librario rimanga libero non resta che appellarsi all’autorità del Presidente della Repubblica.
Vi invitiamo a sottoscrivere e a diffondere quanto più possibile questa petizione.


Illustrissimo Sig. Presidente,

il 20 luglio u.s. il Senato ha approvato, in via definitiva, la legge che impone vincoli sugli sconti e le promozioni di vendita dei libri.

Se la legge dovesse entrare in vigore, dal primo settembre il mercato dei libri non sarà più libero: un rigido tetto agli sconti e alle campagne promozionali renderà infatti la fissazione del prezzo dei libri non più soggetta al pieno principio della libera concorrenza, ma sottoposta a vincoli legislativi quanto a tempi e soglie di sconto.Vogliamo sottoporre alla Sua attenzione alcune considerazioni sulla legittimità del provvedimento, chiedendoLe di considerare questa petizione ai fini di un rinvio della legge alle Camere in sede di promulgazione.

La nostra Costituzione riconosce il diritto alla libera iniziativa economica privata, comprimibile dal legislatore solo per fini sociali, da intendersi, secondo consolidata giurisprudenza costituzionale, come inerenti a quei settori in cui, data la particolarità o la scarsità del bene, un regime di libero mercato non riuscirebbe a garantire un’esistenza dignitosa a tutti i cittadini, a prescindere dalle loro condizioni.

Il libro è un bene di uso comune e non vitale. Non è né un bene scarso né sottoposto a un regime di monopolio naturale come le fonti energetiche, né essenziale alla sopravvivenza fisica come un medicinale salvavita. Perché dunque il legislatore dovrebbe imporre la politica dei prezzi di questo mercato, come accadeva in regimi del passato che non sono certo oggi ricordati per il rispetto della libertà dei cittadini, che, come dicevano Sturzo e Einaudi, è unica e indivisibile?

La legge dunque interviene in un settore commerciale che non presenta peculiarità tali da far ritenere legittimo un intervento legislativo per finalità sociali.

Pur ammettendo, per denegata ipotesi, che per fine sociale si possa intendere la promozione della cultura, non si vede come un divieto di fare sconti e promozioni possa agevolare il lettore ad acquistare più libri e accrescere il proprio livello culturale. Come può la limitazione pianificata di sconti e strategie promozionali contribuire alla diffusione della cultura e della lettura? Al più, scoraggerà chi deve fare i conti in tasca con il proprio stipendio ad acquistare libri e deprimerà un mercato già di per sé limitato.

I piccoli librai, come i piccoli editori, riescono ancora a sopravvivere proprio grazie alla possibilità di immaginare strategie di mercato diverse, parallele e alternative basate, ad esempio, su promozioni in occasione di qualche anniversario, sulla fidelizzazione di clienti affezionati che meriterebbero un trattamento di riguardo, sull’accessibilità del commercio elettronico, insomma sulla libertà di concepire un mercato atipico che, con un po’ di fantasia e coraggio, possa affiancarsi ai grandi marchi e fare la sua parte nella promozione della cultura.

I lettori, dal canto loro, non possono che trovare giovamento da strategie di sconti e vendite promozionali in grado, queste sì, di diffondere la cultura della lettura anche tra i giovani e coloro che non dispongono di un reddito medio-alto.

Questo ritorno a un protezionismo interno, peraltro inutile visto che qualsiasi libraio potrà domani acquisire un dominio internet in uno Stato straniero e vendere a sconti liberi la produzione italiana, è allarmante se si pensa che potrebbe essere esteso a qualsiasi altro bene, dal momento che il libro è un bene comune senza caratteristiche tali da rendere compatibile col dettato costituzionale una particolare compressione della libertà economica.

Esso è peraltro contraddittorio rispetto a un indirizzo politico che ritiene una maggiore libertà di intrapresa la cura adeguata alla ripresa dell’economia in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo, secondo quanto dimostra la recente liberalizzazione degli esercizi commerciali nelle città turistiche.

La legge in questione contrasta dunque con l’art. 41 della Costituzione e si profila come irragionevole ex art. 3 della Costituzione, restringendo il mercato dei libri e rendendolo meno accessibile a quanti oggi, tra la popolazione meno abbiente, vengono agevolati all’acquisto da sconti invitanti.

Inoltre, la legge contrasta anche col principio comunitario di libera concorrenza, ormai acquisito nel nostro ordinamento, poiché, di nuovo, non sembrano esservi nel mercato editoriale particolari esigenze di garantire servizi essenziali alla persona tali da giustificare un intervento autoritativo per correggerne le distorsioni.

Per quanto sopra ritenuto, siamo dunque a chiederLe di considerare tali profili di illegittimità costituzionale ai fini di un rinvio alle Camere della legge, che faccia ponderare meglio il Parlamento circa l’opportunità e la compatibilità col nostro sistema costituzionale dell’intervento legislativo in questione.


Invito tutti voi a firmare (come ho fatto anche io) la petizione inserendo un commento in cui specificate di sottoscrivere quanto sopra, specifinando il vostroo NOME, COGNOME e CITTÀ nell'articolo su Chicago-Blog.

Grazie.



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