Sta spopolando in questa estate non particolarmente calda la "Ice Bucket Challenge", una sfida che consiste nel rovesciarsi addosso una secchiata da acqua gelida, nominando poi altre persone sfidandole a fare lo stesso. Lo scopo è quello di raccogliere fondi per la lotta contro la SLA: quello che si versa l'acqua dona 10$, i nominati se non accettano la sfida ne devono versare 100$ (se accettano, ovviamente 10$ in + nominano altre persone per continuare la catena benefica).
Ho scritto "devono", in realtà sarebbe meglio dire "dovrebbero". Sì perchè solamente poco più del 10% di quelli che accettano la sfida donano realmente soldi: da giugno a metà agosto, secondo i dati riferiti dall'associazione ALS, ci sono state 2.2 milioni di condivisioni su Facebook e 260mila nuovi donatori (la divisione potete farla voi).
L'impressione è che le secchiate d'acqua gelida siano diventate solamente una moda idiota, fatta da persone che imitano gli amici a random, come se non ci fosse un secondo fine di mezzo. Tutto ciò rende la cosa inutile? No.
Sicuramente fa riflettere la sempre più diffusa "pecoraggine" della gente, in più deprime il fatto che quelli che accettano la sfida poi non la portino a compimento, donando i 10$ (ma anche se fosse meno, va bene...si sa, rinunciare ad UNA serata al bar è un sacrilegio per i giovani d'oggi) dando aiuto concreto alla causa.
In realtà però, il solo fatto di diffondere questa "moda", ha come conseguenza quella di aumentare le visite, ampliare il pubblico e quindi il numero di potenziali donatori. E ciò è un bene!
Certamente il VIP di turno ha molto più potere di diffusione, però anche il semplice utente di FB (o Twitter), condividendo il proprio video contribuisce ad aumentare, seppur di poco, il numero di spettatori e di persone "reached", ovvero raggiunte. Sapete tutti che il "piccolo numero" ripetuto milioni di volte diventa "gigante".
Non mi sento quindi di condannare questa moda, anzi! Il numero di donazioni è aumentato di quasi 10 volte rispetto lo stesso periodo dell'anno scorso (da 1.7 milioni a 13.3 milioni di dollari), quindi ben vengano questi video virali e queste mode a favore della beneficenza!
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venerdì 22 agosto 2014
martedì 5 agosto 2014
Abbiamo speso 1.650 miliardi di interessi per un debito creato da noi
I grandi numeri, si sa, fanno effetto. Pensate solo alle tante foto condivise su Facebook che quotidianamente vi invadono la home page. Numeri sugli stipendi del tal parlamentare o del tal Ministro, sulle spese dell'ultimo anno di Palazzo Chigi, della Regione X, Y, Z o del debito sia dell'Italia sia di una città sull'orlo del fallimento.
Vedere cifre quasi astratte per voi poveri cittadini, scritte con colori forti e caratteri giganteschi vi carica di rabbia, frustrazione. E iniziate a condividere a manetta corredando il tutto con qualche commento molto lontano dal dolce stil novo.
L'ultimo di una lunga serie ad apparire viene dal maggior quotidiano italiano: Il Corriere della Sera. Ieri, 4 agosto 2014, appare questo articolo che recita:
Tenendo conto che il debito italiano si aggira intorno ai 2mila miliardi, capite che quella cifra è faraonica.
Cito:
Ecco appunto. Perchè abbiamo pagato così tanti interessi? Perchè lo stock di debito pubblico che NOI abbiamo creato era nettamente superiore rispetto alle altre grandi nazione europee!
Come spiegato dallo stesso Poli (grassetti miei):
E quando si è formato questo boom di debito/Pil?
Da inizio anni '80 fino alla metà degli anni '90 c'è stata una vera e propria esplosione. Gli anni d'oro delle baby pensioni, del posto fisso statale assicurato per tutti, anche per lavori inutili e/o personale davvero incompetente (malattia, questa, non ancora sconfitta fra l'altro) etc etc.
Qui non c'è nemmeno Euro che tenga, anzi, la moneta unica come già spiegato altrove ci ha dato una mano per diminuire i tassi d'interesse.
La verità è che la fossa dei 1.650 miliardi di interessi ce la siamo scavata da soli come italiani. E non venite a propormi cose del tipo "ripudiamo il debito o gli interessi", perchè di sciocchezze (vedi qui il perchè lo siano) se ne dicono già abbastanza.
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Vedere cifre quasi astratte per voi poveri cittadini, scritte con colori forti e caratteri giganteschi vi carica di rabbia, frustrazione. E iniziate a condividere a manetta corredando il tutto con qualche commento molto lontano dal dolce stil novo.
L'ultimo di una lunga serie ad apparire viene dal maggior quotidiano italiano: Il Corriere della Sera. Ieri, 4 agosto 2014, appare questo articolo che recita:
Tenendo conto che il debito italiano si aggira intorno ai 2mila miliardi, capite che quella cifra è faraonica.
Cito:
"Qual è il Paese tra i principali europei con il saldo migliore tra entrate e spese (al netto degli interessi) delle amministrazioni pubbliche negli ultimi 20 anni? L’Italia, e con molto distacco, considerando che ha cumulato 585 miliardi di euro del cosiddetto avanzo primario (con un 20 per cento riferibile alle privatizzazioni), contro gli 80 miliardi della Germania (dal 1995) e saldi negativi per Francia (-479 miliardi) e Spagna (-270 miliardi). Peccato che ciò sia servito in gran parte a pagare gli interessi sulla fonte principale dei guai, il debito pubblico. I numeri sono tratti da un’analisi comparata sulla finanza pubblica che ha messo a punto un team coordinato da Roberto Poli, uno dei più prestigiosi consulenti italiani"
Ecco appunto. Perchè abbiamo pagato così tanti interessi? Perchè lo stock di debito pubblico che NOI abbiamo creato era nettamente superiore rispetto alle altre grandi nazione europee!
Come spiegato dallo stesso Poli (grassetti miei):
"Un debitore con debito elevato paga interessi più che proporzionali. E tutto questo è la conferma del peccato originale che l’Italia si trascina dal 1992, l’anno della firma del Trattato di Maastricht, sottoscritto pur avendo un parametro del tutto fuori controllo: il debito pubblico, che rappresentava il 104,7%del Pil contro il 42% della Germania, il 39,7% della Francia e il 45,5% della Spagna"
E quando si è formato questo boom di debito/Pil?
Da inizio anni '80 fino alla metà degli anni '90 c'è stata una vera e propria esplosione. Gli anni d'oro delle baby pensioni, del posto fisso statale assicurato per tutti, anche per lavori inutili e/o personale davvero incompetente (malattia, questa, non ancora sconfitta fra l'altro) etc etc.
Qui non c'è nemmeno Euro che tenga, anzi, la moneta unica come già spiegato altrove ci ha dato una mano per diminuire i tassi d'interesse.
La verità è che la fossa dei 1.650 miliardi di interessi ce la siamo scavata da soli come italiani. E non venite a propormi cose del tipo "ripudiamo il debito o gli interessi", perchè di sciocchezze (vedi qui il perchè lo siano) se ne dicono già abbastanza.
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domenica 3 agosto 2014
I dazi di Grillo? Uccideranno consumatori e imprese italiane
In questa anomala estate, caratterizzata più da pioggia e fulmini che altro, mancava una tuonata anche del comico/portavoce/leader più famoso d'Italia.
Beppe Grillo torna a parlare di economia e di crisi, proponendo la soluzione per mettere fine allo spaventoso numero di fallimenti di imprese italiane:
Il motivo è semplice: mettere dazi a prodotti importati dall'estero dal punto di vista del consumatore italiano renderebbe meno conveniente il loro acquisto, escludendoli automaticamente dal mercato. Meno concorrenza, meno scelta (e minor efficienza del sistema, visto che andrebbero a proteggere aziende non competitive). Ciò comporta l'obbligo di acquistare prodotti italiani, che prima erano esclusi in quanto costavano troppo. Il loro prezzo però non è diminuito (anzi, avendo meno concorrenza alcune imprese potrebbero addirittura aumentarlo), ergo il consumatore si ritroverebbe a pagare prodotti simili a quelli che acquistava pin precedenza a prezzi più elevati. Capite voi stessi che se già in una situazione ordinaria ciò è scomodo (oltre che ingiusto), in una situazione di crisi come questa porterebbe un crollo dei consumi ancor maggiori, con conseguenti danni erariali ed alle imprese distributrici.
Le stesse imprese italiane però ne soffrirebbero. Sì perchè all'annuncio della messa in vigore di dazi per i prodotti esteri, gli altri Paesi risponderebbero tutti con dei dazi punitivi verso i prodotti italiani, distruggendo l'export di quel "Made in Italy" che si vorrebbe proteggere. Siete davvero sicuri di volere tutto questo?
Guardate che è la storia che si ripete: già durante la crisi del '29 gli USA ebbero la cattiva idea di aumentare a livelli record i dazi con lo Smoot-Hawley Tariff Act del giugno 1930. Quale fu la conseguenza? Semplice, gli altri paesi li aumentarono a loro volta. Quel provvedimento portò il declino del commercio internazionale a livelli mai visti prima:
"Le importazioni USA passarono da un picco di $1,334 milioni del 1929 a un misero $390 milioni nel 1932, nel mentre le esportazioni USA verso l'Europa passarono da $2,341 milioni nel 1929 a $784 milioni nel 1932. Globalmente, il commercio mondiale calò del 66% fra il 1929 e il 1934. Più in generale, lo Smoot-Hawley non fece nulla per favorire la fiducia e la cooperazione fra le nazioni sia dal punto di vista economico, sia politico durante un'epoca pericolosa nelle relazioni internazionali."
Per concludere, citando l'economista Charles Poor Kindleberger:
“Il mantenimento di un mercato per le merci in difficoltà può essere visto come una forma diversa di finanziamento. Il libero commercio ha due dimensioni: adattare le risorse interne alle variazioni delle capacità produttive estere; mantenere aperto il mercato di importazione in periodi di tensione. L’introduzione di dazi a protezione dell’agricoltura americana adottata dal governo repubblicano – in contrasto con quanto auspicato dalla Conferenza economica mondiale del 1927 – diede luogo ad una corsa internazionale alle ritorsioni che si rivelò dannosa per tutti. La formula della tregua doganale e della stabilizzazione promossa dalla Conferenza del 1933, non essendosi svolta in presenza di un paese che si assumesse il peso di fornire un mercato per i prodotti in declino e crediti a lungo termine, assicurò il progredire della deflazione” (Moneta e Credito, vol. 63 n. 252 (2010), pag. 332).
Data l'evidenza dei fatti, chiedo a Grillo e grillini: siete davvero sicuri di volere ciò per l'Italia?
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Beppe Grillo torna a parlare di economia e di crisi, proponendo la soluzione per mettere fine allo spaventoso numero di fallimenti di imprese italiane:
"Sì ai dazi sociali, sì ai dazi per proteggere il made in Italy e l'economia italiana".A parte il fatto che, per l'ennesima volta, smentisca se stesso (ma su questo ci siamo abituati), ma mi chiedo sempre di più chi sia il suo consulente economico. Come si fa ad uscirsene ancora con la storia dei dazi? Non bastava la Lega Nord a portare avanti questa pericolosa buffonata economica? Sì, pericolosa, perchè il danno per le imprese e i consumatori italiani potrebbe mettere davvero fine al Bel Paese.
Il motivo è semplice: mettere dazi a prodotti importati dall'estero dal punto di vista del consumatore italiano renderebbe meno conveniente il loro acquisto, escludendoli automaticamente dal mercato. Meno concorrenza, meno scelta (e minor efficienza del sistema, visto che andrebbero a proteggere aziende non competitive). Ciò comporta l'obbligo di acquistare prodotti italiani, che prima erano esclusi in quanto costavano troppo. Il loro prezzo però non è diminuito (anzi, avendo meno concorrenza alcune imprese potrebbero addirittura aumentarlo), ergo il consumatore si ritroverebbe a pagare prodotti simili a quelli che acquistava pin precedenza a prezzi più elevati. Capite voi stessi che se già in una situazione ordinaria ciò è scomodo (oltre che ingiusto), in una situazione di crisi come questa porterebbe un crollo dei consumi ancor maggiori, con conseguenti danni erariali ed alle imprese distributrici.
Le stesse imprese italiane però ne soffrirebbero. Sì perchè all'annuncio della messa in vigore di dazi per i prodotti esteri, gli altri Paesi risponderebbero tutti con dei dazi punitivi verso i prodotti italiani, distruggendo l'export di quel "Made in Italy" che si vorrebbe proteggere. Siete davvero sicuri di volere tutto questo?
Guardate che è la storia che si ripete: già durante la crisi del '29 gli USA ebbero la cattiva idea di aumentare a livelli record i dazi con lo Smoot-Hawley Tariff Act del giugno 1930. Quale fu la conseguenza? Semplice, gli altri paesi li aumentarono a loro volta. Quel provvedimento portò il declino del commercio internazionale a livelli mai visti prima:
"Le importazioni USA passarono da un picco di $1,334 milioni del 1929 a un misero $390 milioni nel 1932, nel mentre le esportazioni USA verso l'Europa passarono da $2,341 milioni nel 1929 a $784 milioni nel 1932. Globalmente, il commercio mondiale calò del 66% fra il 1929 e il 1934. Più in generale, lo Smoot-Hawley non fece nulla per favorire la fiducia e la cooperazione fra le nazioni sia dal punto di vista economico, sia politico durante un'epoca pericolosa nelle relazioni internazionali."
Per concludere, citando l'economista Charles Poor Kindleberger:
“Il mantenimento di un mercato per le merci in difficoltà può essere visto come una forma diversa di finanziamento. Il libero commercio ha due dimensioni: adattare le risorse interne alle variazioni delle capacità produttive estere; mantenere aperto il mercato di importazione in periodi di tensione. L’introduzione di dazi a protezione dell’agricoltura americana adottata dal governo repubblicano – in contrasto con quanto auspicato dalla Conferenza economica mondiale del 1927 – diede luogo ad una corsa internazionale alle ritorsioni che si rivelò dannosa per tutti. La formula della tregua doganale e della stabilizzazione promossa dalla Conferenza del 1933, non essendosi svolta in presenza di un paese che si assumesse il peso di fornire un mercato per i prodotti in declino e crediti a lungo termine, assicurò il progredire della deflazione” (Moneta e Credito, vol. 63 n. 252 (2010), pag. 332).
Data l'evidenza dei fatti, chiedo a Grillo e grillini: siete davvero sicuri di volere ciò per l'Italia?
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sabato 2 agosto 2014
Il vergognoso caso di Carlo Tavecchio, specchio di un Paese fallito
L'ho detto più volte: il calcio è lo specchio di un Paese, soprattutto quando si parla della nostra Italia. Il nostro è un calcio malato, conseguenza diretta della malattia che da anni ormai contraddistingue lo Stato a tutti i suoi livelli, ma anche molti, troppi cittadini.
Ultimo vergognoso epilogo di questa malattia diffusa è il caso Tavecchio. Il candidato alla presidenza della FIGC poco più di una settimana fa se ne è uscito con delle dichiarazioni molto discutibili:
E ancor più vergognoso è il comportamento di alcune squadre di A (Milan compreso, visto che è la squadra che tifo) che cercano di giustificarlo dicendo che "Non è razzista".
Anche io credo che non sia razzista (ma ben altro sì, ed è meglio che non lo dica), ma un candidato Presidente di una federazione non può parlare in questo modo! Scherziamo?
Tanto per fare un raffronto, negli USA un presidente di una squadra di basket (quindi non un candidato per la Presidenza della Federazione) si è dovuto dimettere per una frase razzista intercettata mentre parlava al telefono con la sua compagna. E qui costui che ha detto quella frase pubblicamente è ancora il candidato favorito per la Presidenza della FIGC? E gli altri lo difendono pure? Ma che razza di Paese siamo? Ci lamentiamo poi se all'estero, tedeschi in primis, ci trattano come l'ultima ruota del carro? Fanno solo bene!
Fra l'altro poi, queste frasi sono solo l'ultimo problema della sua candidatura. A parte l'età (vogliamo il cambiamento e poi candidiamo uno over 70??), ma basterebbe dare un'occhiata alla sua biografia per rendersi conto di chi abbiamo di fronte:
Esponente della DC (quindi appartenente a quella vecchia politica che sarebbe meglio dimenticare), processato e condannato cinque volte. È stato condannato a 4 mesi di reclusione nel 1970 per falsità in titolo di credito continuata in concorso, a 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell’IVA, a 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione di versamento di ritenute previdenziali e assicurative, a 3 mesi di reclusione nel 1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, a 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d'ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, oltre a multe complessive per oltre 7.000 euro (fonte).
Non bastava tutto ciò a vietare ad una persona del genere la candidatura a monte? Evidentemente no, perchè qui da noi tutto è accettato. Tanto siamo sempre più furbi degli altri...
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Ultimo vergognoso epilogo di questa malattia diffusa è il caso Tavecchio. Il candidato alla presidenza della FIGC poco più di una settimana fa se ne è uscito con delle dichiarazioni molto discutibili:
A parte il fatto che quella è una questione di meritocrazia che riguarda le squadre e non lui, poi vi pare che possiamo mandare a rappresentare il calcio italiano, ricordato oramai più per le scommessopoli e calciopoli che altro, uno che parla in questo modo?
«Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L’Inghilterra individua i soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare . Noi, invece, diciamo che Opti Poba è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio. E va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree».
E ancor più vergognoso è il comportamento di alcune squadre di A (Milan compreso, visto che è la squadra che tifo) che cercano di giustificarlo dicendo che "Non è razzista".
Anche io credo che non sia razzista (ma ben altro sì, ed è meglio che non lo dica), ma un candidato Presidente di una federazione non può parlare in questo modo! Scherziamo?
Tanto per fare un raffronto, negli USA un presidente di una squadra di basket (quindi non un candidato per la Presidenza della Federazione) si è dovuto dimettere per una frase razzista intercettata mentre parlava al telefono con la sua compagna. E qui costui che ha detto quella frase pubblicamente è ancora il candidato favorito per la Presidenza della FIGC? E gli altri lo difendono pure? Ma che razza di Paese siamo? Ci lamentiamo poi se all'estero, tedeschi in primis, ci trattano come l'ultima ruota del carro? Fanno solo bene!
Fra l'altro poi, queste frasi sono solo l'ultimo problema della sua candidatura. A parte l'età (vogliamo il cambiamento e poi candidiamo uno over 70??), ma basterebbe dare un'occhiata alla sua biografia per rendersi conto di chi abbiamo di fronte:
Esponente della DC (quindi appartenente a quella vecchia politica che sarebbe meglio dimenticare), processato e condannato cinque volte. È stato condannato a 4 mesi di reclusione nel 1970 per falsità in titolo di credito continuata in concorso, a 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell’IVA, a 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione di versamento di ritenute previdenziali e assicurative, a 3 mesi di reclusione nel 1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, a 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d'ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, oltre a multe complessive per oltre 7.000 euro (fonte).
Non bastava tutto ciò a vietare ad una persona del genere la candidatura a monte? Evidentemente no, perchè qui da noi tutto è accettato. Tanto siamo sempre più furbi degli altri...
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venerdì 1 agosto 2014
Dopo gli Iphone, ora la SIAE vi regalerà anche i GALAXY S5
In seguito all'aumento della tassa sull'equo compenso attuato dal Governo Renzi per mano di Franceschini (quello che doveva tagliare la spesa per diminuire le tasse), Apple incrementò il prezzo dei propri prodotti, Iphone in primis.
Nulla di nuovo per chiunque abbia letto un libro di economia, direte voi. A quanto pare però in SIAE nessuno ne ha mai letto uno, in quanto la vicenda ha fatto andare su tutte le furie Gino Paoli e company, i quali hanno annunciato per protesta di comprare Iphone in Francia e regalarli ad alcuni studenti in Italia.
Detto fatto. 22 Iphone acquistati a Nizza (16 mila euro circa la spesa), regalati a studenti, con tanto di morso ad una mela gialla in segno di sfida/protesta alla società fondata da Steve Jobs.
"Sconfitta" la multinazionale cattiva? Secondo loro sì, secondo le casse di Apple assolutamente no, anzi. Sì perchè, ma non ditelo a loro, comprando Iphone Apple ci ha guadagnato lo stesso anche se l'acquisto è stato fatto fuori dai confini italoti.
Presumo che è stata questa iniziativa ad aver spinto Samsung ad alzare anch'essa i prezzi dei propri prodotti, no? Non sia mai che la SIAE non decida di acquistare decine Galaxy S5 a Nizza per poi regalarli a studenti italiani.
Ovviamente si scherza, però a furia di legger sciocchezze qualcuna posso spararla anche io ogni tanto, giusto per ridere un po'.
Onestamente però, fossi stato in Samsung non avrei alzato i listini. Sarebbe stata un'ottima pubblicità gratuita contro un diretto rivale. "L'Equo Compenso ve lo paghiamo noi!". Non trovate?
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Nulla di nuovo per chiunque abbia letto un libro di economia, direte voi. A quanto pare però in SIAE nessuno ne ha mai letto uno, in quanto la vicenda ha fatto andare su tutte le furie Gino Paoli e company, i quali hanno annunciato per protesta di comprare Iphone in Francia e regalarli ad alcuni studenti in Italia.
Detto fatto. 22 Iphone acquistati a Nizza (16 mila euro circa la spesa), regalati a studenti, con tanto di morso ad una mela gialla in segno di sfida/protesta alla società fondata da Steve Jobs.
"Sconfitta" la multinazionale cattiva? Secondo loro sì, secondo le casse di Apple assolutamente no, anzi. Sì perchè, ma non ditelo a loro, comprando Iphone Apple ci ha guadagnato lo stesso anche se l'acquisto è stato fatto fuori dai confini italoti.
Presumo che è stata questa iniziativa ad aver spinto Samsung ad alzare anch'essa i prezzi dei propri prodotti, no? Non sia mai che la SIAE non decida di acquistare decine Galaxy S5 a Nizza per poi regalarli a studenti italiani.
Ovviamente si scherza, però a furia di legger sciocchezze qualcuna posso spararla anche io ogni tanto, giusto per ridere un po'.
Onestamente però, fossi stato in Samsung non avrei alzato i listini. Sarebbe stata un'ottima pubblicità gratuita contro un diretto rivale. "L'Equo Compenso ve lo paghiamo noi!". Non trovate?
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