Prometto che, a meno di fatti straordinari, questo sarà l'ultimo articolo sull'argomento.
Se seguite il blog, oramai spero vi sia entrato in testa che in Italia la politica controlla il settore bancario (o comunque ha una grandissima influenza su di esso) attraverso le fondazioni.
Ad ulteriore prova di ciò, fra ieri e oggi arrivano altri due casi che confermano pienamente ciò che vado sostenendo da tempo.
Partiamo dal primo: Mutuo low cost per gli onorevoli: la video-denuncia.
«Quello per i senatori è il top del top, ha un tasso variabile dell’1,57%. E’ una pacchia». E' la risposta che ha dato un impiegato della filiale BNL interna al Senato a Francesco Barbato (IDV). L'onorevole, con la telecamera nascosta, era entrato in banca per chiedere un mutuo per l’acquisto di una casa. «E’ una pacchia di cui possono beneficiare anche altre persone – ha precisato l'addetto allo sportello - ma ci deve stare sempre un senatore dietro».
«Non c' è nessuna riserva sul nome di Chiamparino», dice Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. E le sue parole segnano con ogni probabilità, a due mesi dalla nomina ufficiale, l' incoronazione dell' ex sindaco di Torino alla guida della Compagnia di San Paolo. Anche perché Bazoli va oltre, smentisce le voci che volevano i «milanesi» dubbiosi su quella scelta: «Nego nel modo più assoluto che ci fossero riserve su un candidato piuttosto che un altro». E si spende, anzi, in un esplicito elogio: «Per ciò che riguarda Sergio Chiamparino, in particolare, c' è grande stima nei confronti di una persona che finora è stata un esponente della pubblica amministrazione di altissimo livello. Questa è comunque una questione su cui non abbiamo nulla da dire - conclude -. Abbiamo solo da recepire le decisioni che saranno prese e che spettano totalmente a Torino». Una piccola rivincita per la città e per lo stesso Chiamparino, dopo le «sconfitte» subite negli anni scorsi per le nomine dei vertici del più importante gruppo bancario italiano, di cui la Compagnia di San Paolo è il principale azionista.
Leggendo il secondo caso, vi dovrebbe essere chiaro il perchè si verifichi il primo. Se un politico controlla il principale azionista di una banca, è ovvio che poi farà favori ai colleghi senatori, non vi pare? E' anche ovvio che al posto di finanziare le imprese di privati, finanzi lo spreco del pubblico comprando titoli di stato, o no?
E cosa ci guadagnano le banche? Semplice, la non liberalizzazione del settore, anche perchè a perderci sarebbero gli stessi politici che lo controllano.
E' lo stesso caso degli ordini: si impediscono riforme che vadano ad incrementare la concorrenza liberalizzando e che riducano i privilegi di chi è dentro.
Spero di aver chiarito una volta per tutte la cosa.
1 commento:
Ciao Matteo,ti volevo dire che io non mi chiamo Ugo Ughi ma Giuseppe Della Canfora.
IL BLOG CON LA PALA,nick pinoz67.
Un saluto.max stima.
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