martedì 12 aprile 2011

La decrescita è davvero così felice?



Poche volte leggo i blog all'interno dei quotidiani online (più per mancanza di tempo che altro, essendo io un tipo molto curioso) e quando lo faccio di solito sono quelli di autori che conosco e di cui mi fido abbastanza. Questa volta per curiosità ho fatto un'eccezione e mi son ritrovato "fra le mani" un articolo di questo blog i cui autori sono Maurizio Pallante e Andrea Bertaglio sul Fatto Quotidiano: Il titolo è "Decrescita e finanza etica: idee per uscire dalla crisi". Leggendo la biografia, si legge che i due autori sono esperti di risparmio ambientale, il primo è anche laureato in lettere e il secondo si dice che ha lavorato per un'associazione e ora vive in Italia. Entrambi sono membri del "Movimento per la Decrescita Felice" (di cui Pallante è fondatore e presidente) il cui statuto lo potete trovare qui.

Fatta questa breve introduzione, volevo solo fare qualche appunto sull'articolo.

All'inizio si afferma che (grassetti miei):

Dopo la caduta del Muro di Berlino, ci si era illusi che l’economia capitalistica e liberista, guidata dalla mano invisibile del mercato, avrebbe portato progresso e benessere per tutti, ma così non è stato. Il mondo non è mai stato così ricco (per pochi) e mai così povero (per moltissimi) e tale divario è in aumento anche nel mondo occidentale

Non è vero, in quanto una rapida ricerca mostra come le persone che hanno un reddito al di sotto della linea di povertà sono diminuite e in diminuzione (fonte e fonte):

Region 1990 2002 2004
East Asia and Pacific 15.40% 12.33% 9.07%
Europe and Central Asia 3.60% 1.28% 0.95%
Latin America and the Caribbean 9.62% 9.08% 8.64%
Middle East and North Africa 2.08% 1.69% 1.47%
South Asia 35.04% 33.44% 30.84%
Sub-Saharan Africa 46.07% 42.63% 41.09%



Anche la speranza di vita è aumentata notevolmente (tranne nell'Africa Sub-Sahariana a causa dell'AIDS):


Poi:

Infine, la questione ambientale: forse mai come negli ultimi anni la natura ha svelato la sua forza distruttiva fra uragani, terremoti e tsunami. Nessuno mette più in discussione l’effetto serra, ma ci si è già dimenticati del disastro ecologico causato dalla piattaforma petrolifera della Bp un anno fa al largo della Florida
Qui non ho capito: si vuole collegare l'effetto serra agli tsunami e terremoti? No perchè questi ci sono sempre stati...


Ce n’è abbastanza per decretare il fallimento e la fine di tutte le teorie economiche degli ultimi 50 anni e per dire che siamo di fronte ad una crisi economica, finanziaria, ambientale, politica, sociale e culturale senza precedenti.

Di tutte no, di alcune sì (più della fine, di una rivalutazione).

Vediamo ora che cosa propongono i sostenitori della decrescita felice:

La decrescita si pone l’obiettivo di ridurre l’utilizzo di combustibili fossili, il consumo della materie prime e la produzione di rifiuti. La decrescita non è una semplice diminuzione del Pil, ma una riduzione guidata della produzione e del consumo di merci che non sono sempre sono beni. Bisogna ridurre il superfluo e gli sprechi. Meno e meglio. Per raggiungere tale obiettivo occorrono tecnologie ben più avanzate di quelle attualmente in uso. Da ciò deriva la necessità di creare occupazione in attività professionalmente più evolute e oggettivamente utili (ad esempio, nel settore dell’agricoltura biologica, del risparmio energetico, del recupero di materiali, della produzione di energia da fonti rinnovabili). Professioni utili non solo perchè producono beni (e non merci) che soddisfano bisogni primari ed essenziali [...]

[...]Le politiche economiche tradizionali, finalizzate a superare la crisi e a rilanciare la crescita sostenendo la domanda attraverso la spesa pubblica, la riduzione delle tasse e il credito al consumo, hanno fallito miseramente. In questa fase storica nei paesi industrializzati la decrescita è l’unico modo di creare occupazione[...]

[...]Il superamento della crisi economica si può dunque realizzare solo sviluppando le tecnologie che consentono di attenuare la crisi ambientale aumentando l’efficienza con cui si usano le risorse, riducendone il consumo e, di conseguenza, l’impatto ambientale[...]

Queste sono le parti più interessanti, vediamo un po' di commentarle.

Prima di tutto, il fatto di utilizzare minori quantità di materie prime non è assolutamente una decrescita, anzi, direi che è un'ottima crescita (di efficienza) alla quale si sta già lavorando da tempo.
Sulla riduzione del superfluo: perchè? Perchè tutti vogliono eliminare il superfluo ad ogni costo? Ma soprattutto, chi stabilisce cosa sia superfluo e cosa non lo sia? Di beni essenziali (banalizzo) per vivere oltre al cibo (ma non le prelibatezze da ristorante, l'essenziale), all'acqua e, visto che non abbiamo più il pelo, i vestiti e un tetto per ripararsi, non ce ne sono, quindi eliminiamo tutto e torniamo alla preistoria. Tanto per dire, il pc è essenziale? Per me sì, per i miei nonni assolutamente no. Il superfluo a me piace: mi piace poter viaggiare in treno con l'Ipod messaggiando con il telefono (beh, onestamente gioco), andare in moto, giocare in team con i miei amici contro americani, giapponesi, russi con i videogiochi etc etc.

Sulle tecnologie ben più avanzate (bisognerebbe definire "avanzate" ma sorvoliamo in quanto non è importante) anche qui, lo sviluppo tecnologico è fonte di crescita e non decrescita, quindi il termine è assolutamente fuori luogo.

Sulla crisi sono d'accordo se per credito al consumo si intende l'utilizzo di questo in maniera eccessiva e scriteriata, tranne per le tasse (sono aumentate).




Una considerazione infine su PIL e povertà: il decresce del prodotto interno lordo non è cosa buona e, se non lo sanno, si è verificata poco tempo fa in Italia (-5%) con conseguenze che tutti noi abbiamo sotto gli occhi.

PIL in decrescita significa produrre di meno, quindi lavorare meno, guadagnare meno e comprare/consumare meno (senza considerare la disoccupazione e le non pensioni pagate).

Sulla povertà, mi spiace, ma si combatte, ad esempio, individuando i vantaggi fattoriali di quel determinato paese e puntando a produrre quei determinati beni (anche superflui). I paesi che hanno iniziato a fare ciò, hanno diminuito il loro indice di povertà (si pensi all'Asia), a differenza invece dei paesi africani sub sahariani in cui ciò non è avvenuto (per molte cause, in primis le guerre) sfruttando quindi quel tipo di economia che voi rifiutate.

Tra l'altro, i paesi più poveri sono quelli con PIL nazionale e pro capite più basso...




4 commenti:

Loki ha detto...

Se posso commentare le tue osservazioni...

Mi pare evidente che tu non abbia letto il libro di Pallante: "Decrescita Felice".
Leggilo; le risposte alle obiezioni che fai ci sono tutte.

Lungi da me l'ergermi a difensore di Pallante e della decrescita, il nocciolo della questione è però un altro: il Pil non fotografa la ricchezza (vedi discorso di Kennedy, per esempio).

Se io ti tampono con la macchina, il Pil aumenta.

Se per curarmi lo stress di 9 ore di lavoro per 6 giorni alla settimana mi compro più ansiolitici, il pil aumenta.

Se devo pagare una tata perchè i nonni non possono guardare i nipotini, il Pil aumenta.

Se devo mettere i nonni in casa di riposo perchè lavoriamo sempre e non possiamo guardarli, il pil aumenta.

Sono solo alcuni esempi in cui il Pil aumenta ed il nostro benessere, la nostra ricchezza (inteso in senso più ampio) diminuisce.

In questo senso dobbiamo ricercare una decrescita di tutto ciò che è fine ad un mero giro di soldi, ma che crea solamente l'impoverirsi del nostro vivere.

Mattia Poletti (Rebel Ekonomist) ha detto...

Pallante invece sembra non abbia mai frequentato un'università di economia invece (e se lo ha fatto non era attento) visto che ciò che dice del Pil è dimostrato essere sbagliato dalla "Broken Window Fallancy" (ho scritto anche io qui sul blog 2-3 articoli proprio su questo). Direi...primo anno (sì io l'ho studiata lì). Sintetizzandola: è vero che sei tu tampono il PIL cresce momentaneamente, però io i soldi che do a te per riparare la macchina, li avrei spesi in un altro modo, cosa che ora non posso fare. Se io li spendessi, chessò, per comprarmi uno scooter 50ino, è vero che non li avrei più, ma ho lo scooter che mi serve per divertirmi, darlo a mia figlia (beh, nel mio caso sorella XD) o usarlo d'estate per risparmiare tempo (code etc). Avrei un vantaggio quindi.
Secondo quel ragionamento, basta distruggere tutte le città e ricostruirle, cosa ovviamente non vera, anche perchè, tra le altre cose, in quel modo si pagherebbe il tutto a debito, e stiamo vedendo i risultati :)

Sulla decrescita, mah..scusate...adesso cosa stiamo vivendo? La decrescita! Ci son meno soldi, la gente compra meno. Sono più felici? NO!

Ci vuole decrescita nel debito inutile come lo abbiamo fatto noi per 30 anni. Ecco questo sì

Anonimo ha detto...

è evidente che non hai capito il senso, molto profondo, di quel che dice l'altro commentatore. Riassumendo: il pil non è un metro di benessere se non di natura economica e la vita, la sua essenza diciamo, non inizia e non finisce in ciò che ci rende economicamente più ricchi.
Se pensi che la decrescita riguarda solo i soldi ovvio che secondo te non averli e quindi comprare di meno è decrescita. Sei più felice perché non puoi comprare quel che desideri? No ovvio. Ma questo ti dovrebbe far riflettere: la decrescita non è tanto rinunciare a un desiderio, magari per forza perché non hai soldi. La decrescita è anche capire che quel desiderio non è importante per la tua vita ed è creato ad hoc per farti spendere i soldi - quando li hai. Ci sono falsi bisogni creati per alimentare questa economia. Meccanismi ormai che lavorano su vasta scala e che sono percepiti tanto ovvi e naturali che nemmeno ci si accorge di essere degli ingranaggi anonimi; quando non ci sarà più nessuno a ricordare e raccontare un mondo diverso, in cui sì c'era più povertà materiale, ma proprio per questo c'era più contatto con la vita e le cose realmente importanti della nostra esistenza.
La decrescita secondo me non solo è un obiettivo pratico (sostenibilità), ma anche un obiettivo etico.

Anonimo ha detto...

"Sulla decrescita, mah..scusate...adesso cosa stiamo vivendo? La decrescita! Ci son meno soldi, la gente compra meno. Sono più felici? NO! "
Esatto: nel decrescere, che oggi non è poù una scelta ma un dato di fatto, possiamo scegliere due vie: la Decrescita Felice e la Decrescita Infelice, che è appunto quello che stiamo facendo.

Un commento al commento: "... io i soldi li avrei spesi in altro modo, sempre che i soldi li avessi avuti (potresti aver fatto debiti per pagare la riparazione, aumentando così ulteriormente il PIL) e non avessi deciso di tenerli sul cc per eventuali evenienze.

Mi associo però all'osservazione comune: nella Decrescita Felice c'è ben altro delle parole decrescita e felice

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