giovedì 19 gennaio 2012

Riforma del lavoro: un'occasione mancata



Oggi sono uscite le prime vere e chiare indiscrezioni su come sarà la tanto discussa riforma del mercato del lavoro. Il piano Fornero è basato sul disegno di legge suggerito da Tito Boeri e Pietro Garibaldi. Trovate un sunto ben fatto sul sito di Repubblica. Copio qui i passaggi più interessanti:

"L'obiettivo, spiega Monti, è quello di creare "una maggiore mobilità che protegga il lavoratore ma non renda sclerotico il mercato del lavoro" per favorire l'occupazione giovanile e renderla meno precaria"

IL CONTRATTO UNICO
"Avrà due fasi: una di ingresso, che potrà durare, a seconda dei tipi di lavoro, fino a tre anni. E una seconda fase di stabilità, in cui il lavoratore godrà di tutte le tutele che oggi sono riservate ai contratti a tempo indeterminato."

TEMPO DETERMINATO
"Per i contratti a termine salario sopra i 25mila euro
Oggi sono una prassi diffusa nelle aziende che possono così assumere senza prendersi impegni particolari nei confronti dei dipendenti. La riforma li renderà invece una specie di lusso, un modo per remunerare professionisti e personale specializzato."


Il mio pensiero è che sia un passo avanti rispetto alla situazione attuale francamente vergognosa, ma non abbastanza. Ottimo il salario più alto per il contratto a tempo determinato (avendo meno stabilità, è giusto premiare con un salario maggiore anche perché essendo determinato, teoricamente il lavoratore è più portato a lavorare meglio per cercare di riconfermare il contratto e quindi è più produttivo), un po' meno come esso è stato strutturato.

Una domanda mi sorge spontanea: perché 3 anni? La conseguenza sarà che le aziende assumeranno con contratti che di fatto scadranno appena prima del termine (2 anni 11 mesi 29 giorni?) e questo non mi sembra una rivoluzione rispetto all'oggi.

Sul contratto a tempo indeterminato, non mi trovo d'accordo sul fatto di mantenere tutte le tutele. Se esse vengono mantenute (vedi articolo 18 ad esempio), il dualismo a cui siamo di fronte oggi non verrà spezzato: ci saranno privilegiati protetti solo perché sono lì da anni (anche se magari non sono più produttivi come dovrebbero essere) e gli altri (leggi giovani).

In definitiva è un passo avanti, ma non quel balzo necessario (a livello teorico) che ci si aspettava. A livello pratico, forse come avvio potrebbe essere la mossa giusta per poi andare avanti, anche se il rischio (soprattutto in Italia) è quello di arenarsi e continuare a "barare" (vedi il piano di riforme per le pensioni dal 1995 fino ad oggi).

Staremo a vedere.

PS: non ho citato il reddito minimo in quanto è un argomento a parte che magari tratterò nei prossimi giorni.

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