La riforma del mercato del lavoro ha lasciato, possiamo dirlo, tutti scontenti, a partire dalla "riforma" dell'art. 18. Il punto più controverso è il fatto che questa "riforma" non si applicherà al settore pubblico: gli statali sono, ancora una volta, esenti dal cambiamento e quindi "privilegiati" rispetto ai loro colleghi del settore privato.
Non voglio qui discutere sulla necessità di abolire l'art. 18 SOPRATTUTTO nel settore statale, ma piuttosto fare una premessa senza la quale personalmente credo che ogni riforma del pubblico sia sostanzialmente inutile se non potenzialmente dannosa.
Il vero male è il potere che la politica esercita sul settore pubblico, per quanto riguarda gli appalti, i lavori esterni e le assunzioni sia di famigliari/amici sia in cambio di voti (specialmente in certe zone d'Italia).
Perchè dico questo? Il motivo è semplice: ammettiamo che finalmente si possano licenziare anche i dipendenti pubblici per motivi economici (come stanno facendo in UK), cosa potrebbe succedere alle condizioni attuali? L'amico, il parente o l'assunto in cambio di voti rimarrebbe lì, mentre invece il lavoratore onesto rischierebbe il posto ingiustamente.
Anche i licenziamenti per cattiva condotta (praticamente impossibili oggi, esperienza personale) per quanto riguarda quelle persone continuerebbero ad essere impossibili, quindi de facto, qualsivoglia riforma risulterebbe inutile.
Purtroppo sui giornali si parla poco di questo problema che invece meriterebbe molta più attenzione. Se vi state chiedendo il perchè in Italia è così difficile tagliare la spesa pubblica inutile, la risposta è proprio qui! Se poi ci aggiungiamo il potere dei sindacati, capite il perchè dei continui privilegi dei dipendenti pubblici rispetto ai dipendenti privati.
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