“Errare humanum est perseverare autem diabolicum” recita un famosissimo detto latino, che si traduce con “Commettere errori è umano, ma perseverare è diabolico”. Perché questa citazione classica? Semplicemente la ritengo la miglior sintesi di tutto ciò che sta succedendo in questi tempi nel nostro amato Bel Paese. Noi commettiamo tantissimi errori a livello politico, sociale ed economico ma non impariamo mai, anzi, perseveriamo nel commetterli, riuscendo fin a fare peggio.
Solo così posso giustificare una dirigenza pubblica che vuole risalvare la compagnia aerea di bandiera, Alitalia, scordandosi che cinque anni fa fece la stessa cosa con i soldi di noi contribuenti italoti (che, ricordo, paghiamo più tasse di qualsiasi altro nostro collega mondiale, o quasi): i risultati li abbiamo sotto gli occhi tutti.
Sì, Alitalia è ancora in difficoltà e ancora una volta i nostri dirigenti vogliono impegnarsi nell’ennesimo salvataggio della stessa. Il bello è che da vent’anni questa compagnia aerea è in perenne perdita (salvo qualche rara eccezione). Massimo Fontana sul suo blog (Archeo-Finanza) ha raccolto i dati facendo un elenco dal 1990 ad oggi:
- 2012: -280 milioni euro.Curioso come dal 2000 e in poi, ad eccezione del 2002, l’azienda sia in netta perdita per svariate centinaia di milioni di euro all’anno, ed ha continuato anche dopo il 2008 nonostante la cordata patriottica voluta e sponsorizzata da Silvio Berlusconi, pagata a caro prezzo da tutti noi (4 miliardi circa, un’Imu) rivelatasi un flop annunciato.
- 2011: -69 milioni euro.
- 2010: -168 milioni euro.
- 2009: -326 milioni euro.
- 2008: a fine luglio il Cda non approva la semestrale e dichiara l'insolvenza della società.
- 2007: -495 milioni euro.
- 2006: -626 milioni euro.
- 2005: -168 milioni euro.
- 2004: -812 milioni euro.
- 2003: -519 milioni euro.
- 2002: +94 milioni euro.
- 2001: -907 milioni euro.
- 2000: -249 milioni euro.
- 1999: +6 milioni euro.
- 1998: +210 milioni euro.
- 1997: +260 milioni euro.
- 1996: -621 milioni euro.
- 1995: +0.7 milioni euro ( dovuto a plusvalenza di 220 milioni euro grazie a cessione Aeroporti Roma)
- 1994: -192 milioni euro.
- 1993: -177 milioni euro.
- 1992: -8 milioni euro.
- 1991: -17 milioni euro.
- 1990: -48 milioni euro.
Oggi, i nostri dirigenti patriottici vogliono commettere lo stesso errore, facendo partecipare Poste Italiane alla ricapitalizzazione di Alitalia. Il tutto in nome dell’”italianità”.
Volete una confessione? A noi consumatori razionali, dell’italianità di Alitalia, non ce ne frega nulla. Il consumatore razionale guarda soprattutto alla qualità e al costo del prodotto: in base a questi sceglie che cosa acquistare. Alitalia, mi spiace dirlo, non è competitiva né sul prezzo né sulla qualità. I consumatori che guardano al portafoglio preferiscono compagnie aeree low cost (Easy Jet/Ryanair), mentre chi guarda alla qualità si dirige verso altri colossi del settore. A ciò bisogna poi aggiungere la concorrenza nelle brevi tratte sempre migliore dei vari Tav (pensiamo anche solo al Milano-Roma).
Non ci strappiamo le vesti se Alitalia venisse venduta a qualche acquirente estero, così come non hanno fatto gli svizzeri quando Swissair (o meglio, quel che restava visto che era fallita) è stata comprata da Lufthansa una decina di anni fa. Anzi, dirò di più: se Alitalia venisse venduta e “magicamente” ritornasse a fornire servizi di qualità a prezzi competitivi, allora noi consumatori viaggeremo molto volentieri sui loro aerei, non curanti di chi sarà la proprietà.
La verità è che i nostri dirigenti vogliono salvare le loro poltrone (e quelle degli amici). Dell’italianità non frega nulla nemmeno a loro. Quella è solo l’ennesima scusa per scucire soldi a cittadini che di soldi ne han sempre meno…
Da: "A noi consumatori dell'italianità di Alitalia non importa nulla", MySolutionPost.
@Rebel Ekonomist
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