lunedì 2 settembre 2013

Grillo, Fiscal Compact, crescita nominale ed ignoranza economica

Era un po' che non parlavo delle teorie di Beppe Grillo qui sul blog, però oggi se ne è uscito con un articolo su crescitta e fiscal compact interessante, sia in positivo che (soprattutto) in negativo.

Nella prima parte dice in sostanza che l'Italia non è fuori dalla crisi in quanto stiamo assistendo solamente ad una minor decrescita (meglio di niente, sia chiaro) e che prima di vedere la vera crescita dovremo aspettare un bel po'...se mai la vedremo aggiungo io. Personalmente sono d'accordo e aggiungo che la maggior fiducia e quel poco di crescita che vedremo è più merito degli altri che nostro.

Quando però parla di Euro, produttività e Fiscal Compact , iniziano i problemi. Sui primi due ho già ampiamente discusso quindi evito di tornare sul tema. Vorrei soffermarmi sul terzo.

Grillo afferma che:

Parlare di crescita in Italia risulta irrealistico. Se allunghiamo l’orizzonte al 2015 il quadro si fa cupo perché la variabile Fiscal Compact entra in gioco. Con il Fiscal Compact l’Italia si impegna dal 2015 a ridurre il suo debito in eccesso del 60% del PIL di un ventesimo all’anno per i successivi venti anni. L’entità dei numeri in questione è colossale, tale da rendere inspiegabile l’assenza del tema Fiscal Compact dal dibattito politico attuale. Con una crescita futura pari a zero (e non negativa come ora) rispettare il Fiscal Compact significa manovre da 50-60 miliardi di euro di riduzione del debito e un avanzo primario di almeno il 4% per il prossimo ventennio, o una riduzione della spesa pubblica del 15% all’anno oppure a nulla di tutto ciò a patto che si cresca al 3.5% di PIL l'anno. Impossibile.


Prima di tutto non è vero che per crescere sia necessario per forza aumentare/non diminuire la spesa pubblica: Germania e Svezia sono due esempi. Una riduzione di spesa, se fatta in modo oculato da eliminare gli sprechi, riducendo al contempo l'abnorme tassazione favorisce la crescita.


Per quanto riguarda il resto, le cose non stanno proprio così: se anno dopo anno si riduce la differenza fra il rapporto debito/PIL e la soglia del 60%, è ovvio che anche 1/20 da tagliare sarà minore, quindi non è vero che saranno necessarie manovre da 50-60 miliardi di euro annui per i prossimi 20 anni.

La stessa cosa vale anche per la crescita! Premettendo di avere un bilancio pubblico in pareggio, con un rapporto debito/pil al 130% (arrotondiamo), vuol dire che alle attuali condizioni per rientrare nei parameti del Fiscal Compact servirebbe una crescita del (3.5% deriva da (130%-60%)/20):

3.5%/130%= 2.7% circa del PIL

Questo 2.7% è crescita NOMINALE! Ciò vuol dire che con un'inflazione del 2% ((con l'aiuto di Draghi nel caso), una misera crescita reale dello 0.7% basterebbe. Se l'inflazione fosse al 3% , potremmo anche non crescere in termini reali!
Basta cambiare i parametri et voilà: più il rapporto scende e meno crescita nominale serve per rientrare nei paramentri.

Sinceramente non so da dove Grillo tiri fuori quel 3.5% di PIL annuo, però è bene ribadire che si tratta sempre di crescita nominale, quindi reale+inflazione.

E' superfluo dire che, se si attuassero quelle riforme strutturali che tutti chiedono unite ad un taglio di spesa-tasse-recupero evasione, crescere e ridurre il debito sarebbe più facile.

Fossi nei collaboratori di Grillo consiglierei lui di studiare un pochino prima di scrivere post sul blog (tanto per, un ragionamento simile è già presente in rete, basta cercare). Di ignoranza economica in Parlamento ne abbiamo avuta fin troppa negli ultimi 20-30 anni...

@Rebel Ekonomist

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8 commenti:

Anonimo ha detto...

"Esistono soltanto due cose: scienza
 ed opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza." Ippocrate.

Anonimo ha detto...

Certo che anche tu ad ignoranza economica stai messo proprio bene! Nel tuo post, quando una cosa la dici giusta, è solo una questione di fortuna. Studia anche tu, così eviti di copiare i compiti da Draghi..

Mattia Poletti (Rebel Ekonomist) ha detto...

così parlò l'anonimo premio nobel per la tuttologia

Anonimo ha detto...

io questa cosa la vado dicendo da molto tempo,purtroppo in Italia politici,comici politicanti e giornalisti vivono grazie alla disinformazione e all'ignoranza di chi legge,che non ha le basi economiche per capire certe cose.Anche io vado dicendo da tempo che basterebbe una crescita del PIL nominale intorno al 3% e che tenuto conto che con un inflazione media normale del 2% sarebbe quindi bastata una crescita media intorno all'1% reale ma non avevo trovato ancora nessuno in rete che lo avesse capito,ricevendo insulti da ogni parte.Ecco uno dei grandi problemi italiani,la disinformazione e l'ignoranza dei cittadini e dei giornalisti.E addirittura se avessimo crescite del PIL reale anche solo del 2% con deflatore del PIL al 2,potresti pure tener fede al fiscal compact avendo anche un deficit di bilancio,anche se contenuto.

Anonimo ha detto...

sono sempre quello di prima,che ti da ragione.Inoltre una volta ottenuto il pareggio di bilancio,non dovresti piu' fare manovre di riduzione del deficit da un anno all'altro in maniera depressiva (lasciando perdere le questioni della legislazione vigente) ma basterebbe tenere il pareggio di bilancio,facendo crescere entrate e spese percentualmente della stessa entità.Anzi,col passare degli anni,tenendo fermo il pareggio di bilancio e riducendo il debito/PIL si farebbe calare anche il rapporto interessi/PIL (sia per la riduzione del debito/PIL sia perchè questa riduzione darebbe fiducia ai mercati e calerebbero i tassi di interesse che paghiamo),liberando spazio per ridurre l'avanzo primario necessario e quindi potresti fare manovre leggermente espansive ogni anno,pur continuando a ridurre il debito/PIL di quanto richiesto.

TheWalrus ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
TheWalrus ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
TheWalrus ha detto...

guardate che per quanto ne so io il Pil reale si calcola diversamente perchè tu stai togliendo a quel 3,5% il 2% del suo valore, non si può fare come sottrazione semplice.. In secondo luogo l'idea che tagliare la spesa faccia crescere è estremamente criticabile, sopratutto in tempi di recessione (e parlo con studi e dati alla mano che posso fornire); in terzo luogo è criticabile anche l'idea che le riforme strutturali siano efficaci (anche qui sono documentato, forse meno che nel primo caso ma ho qualcosa). Infine è bene ricordare che è proprio l'idea del bilancio in pareggio che andrebbe rivista, visto che è una sottrazione di ricchezza dall'economia reale, in tempi di crisi è qualcosa di malsano e lo abbiamo visto.

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