sabato 5 gennaio 2013

I saldi pre-concordati sono un male per i consumatori. Liberalizziamoli

Al via i saldi in tutta Italia che, come ogni anno, avvengono nel periodo post natalizio. Ma perchè non lasciare libertà ai commercianti di applicarli come e quando vogliono?
 
Inizio gennaio equivale al periodo dei saldi post natalizi. Quest'anno poi avremo la novità dei saldi su medicine applicati dalle parafarmacie (per quelli che: liberalizzare il settore è un male) e addirittura sul cibo.

La crisi si sa, in mezzo a tanti mali, porta anche a pensare e riutilizzare l'ingegno per inventarsi cose nuove.
Ecco, proprio riguardo a cose nuove, mi chiedo il motivo per cui un commerciante debba per forza aspettare il periodo dei saldi, deciso dalle regioni, per farli?

Perchè ognuno non può decidere che prezzo applicare per un qualsiasi bene che vende al tempo x,y e z?

O forse esiste un cartello de facto legalizzato praticato dai commercianti per mantenere una posizione di rendita (a danno dei consumatori s'intende)?
Prendendo in considerazione i saldi invernali, dal punto di vista economico la situazione è chiara.

Abbiamo il periodo natalizio in cui la domanda di beni è molto più alta della media in quanto per Natale tutti desiderano sia avere regali sotto l'albero, sia farli avere a parenti e amici, quindi acquisteranno di più.
La teoria (ma anche la ragione) ci dice che, all'aumentare della domanda, il prezzo aumenta mentre invece cala quando la domanda cala.
E' ovvio che, passato il periodo natalizio, la domanda tenda a calare e così quindi farà il prezzo.

I saldi post natalizi sono strategici: il prezzo calerebbe in ogni caso, in quanto conseguenza del calo della domanda. I commercianti, con il cartello, deciderebbero il rialzo dei prezzi pre natalizi magari maggiore (ma non è detto) di quello che si avrebbe in condizioni di concorrenza e il ribasso nel periodo post natalizio sicuramente minore di quello che si avrebbe, in modo tale da non andare ad influenzare negativamente troppo la domanda dei consumatori prima di Natale.

I commercianti ci guadagnano, i consumatori ci perdono. Anche l'agcom un anno fa aveva segnalato che l'"attuale normativa restringe la libertà di iniziativa economica dei singoli imprenditori e crea disparità tra consumatori", in particolare "il rischio di ingiustificate disparità di trattamento tra i consumatori stessi quando, ad esempio, alcuni negozi e catene commerciali, d’intesa con associazioni, promuovono, nel periodo immediatamente precedente la stagione dei saldi, vendite di prodotti a prezzi scontati riservate ai soli iscritti a tali associazioni. Analogamente rappresentano un’elusione della norma le iniziative di ‘prevendita’ della merce in saldo riservata dai negozianti a gruppi prescelti di clienti. Secondo l’Antitrust in questo modo vengono discriminati i consumatori non appartenenti a determinate categorie, che non sono così in grado di usufruire della stessa scelta e delle stesse vantaggiose condizioni economiche offerte ad altri."

In pratica, il rischio è che per eludere la norma (e il cartello?), alcuni commercianti sottobanco pratichino degli sconti a clienti "fedeli" iscritti in questo modo il consumatore medio rimane tagliato fuori da essi e quindi danneggiato.

Non capisco quindi il perchè ci debbano essere regolamentazioni e paletti tutte a danno dei consumatori e dell'economia tutta, quest'anno in particolare: a Natale i consumi si sono ridotti anche del 20% in alcuni settori, quindi il giochino si sta rompendo.

Forse è arrivato il momento di cambiare le cose.

PS: Sullo stesso argomento, vi invito a leggere anche questi articoli (bene o male dicono le stesse cose): http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/Cornuti_e_mazziati
http://www.libertiamo.it/2011/01/12/la-sinistra-liberalizza-e-stupisce-tempi-di-saldi-e-vecchie-polemiche/
http://www.chicago-blog.it/2011/01/07/ancora-sui-saldi/
http://www.chicago-blog.it/2011/01/04/i-love-liberalized-shopping/

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