I dati che sono contenuti nell'articolo del Corriere sono preoccupanti:
Secondo le ultime classifiche dell’Ocse gli stipendi netti degli italiani sono al ventitreesimo posto nella classifica dei trenta Paesi più industrializzati che aderiscono all’organizzazione. E se si considera lo stipendio al lordo delle ritenute fiscali e dei contributi, la nostra classifica migliora solo di una posizione. A parità di potere d’acquisto, lo stipendio di un lavoratore italiano single senza figli è pari a 30.245 dollari, e nella graduatoria Ocse siamo davanti solo alla Repubblica Ceca, l’Ungheria, il Messico, la Nuova Zelanda, la Polonia, il Portogallo, la Slovacchia e la Turchia. E nella classifica che considera il salario netto, pari per un italiano a 21.374 dollari, ci supera pure la Nuova Zelanda. La nostra distanza dalla testa della classifica, che vede al primo posto per il salario netto la Corea (39.931 dollari), seguita da Regno Unito (38.147) e dalla Svizzera (36.063), è siderale. Ma siamo molto lontani anche dalla Germania (29.570 dollari) e dalla Francia (poco più di 26 mila).
Per farla breve, basti considerare che i salari lordi italiani sono più bassi del 32,3% rispetto alla media dell’Europa a quindici. Naturalmente, siamo ben sotto la media dei 30 Paesi Ocse, con un 16% per cento abbondante in meno. Le differenze del salario tra gli italiani e i loro concittadini europei appaiono ancor più macroscopiche se si considerano i valori assoluti degli stipendi: 26.191 euro lordi per un lavoratore medio italiano, 32.826 per un francese, 43.942 per un tedesco e poco meno per un olandese. Solo spagnoli, greci e portoghesi, ma senza considerare l’inflazione, le tasse ed i carichi sociali previdenziali, sono dietro. E il peggio è che con il tempo, da noi, le cose stanno peggiorando.
La situazione è molto grave, e il problema è che andrà sempre di più ad aggravarsi. Vorrei far notare inoltre che i paesi messi peggio di noi, ovvero la Repubblica Ceca, l’Ungheria, il Messico, la Nuova Zelanda, la Polonia, il Portogallo, la Slovacchia e la Turchia, sono tutti paesi in cui il costo della vita è molto più basso e che da poco (tranne per il Portogallo) possono essere considerati paesi "Occidentali". Ora, detto sinceramente, se dobbiamo misurarci con l'Ungheria (con tutto il rispetto possibile) per vedere a che livello siamo, è meglio che non andiamo più in giro a fare proclami, G8 e G20 vari.
I dati sulla variazione degli stipendi ci fanno capire come i vari proclami di Destra e sinistra siano solamente fatti per prenderci per il c... i fondelli:
In vent’anni, secondo uno studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, il valore degli stipendi degli italiani rispetto al prodotto interno lordo è diminuito di quasi il 13%, contro una flessione media dell’8% registrata nei 19 Paesi più avanzati. I salari reali, secondo l’agenzia dell’Onu, considerati a parità di potere d’acquisto, sono crollati in Italia di quasi il 16% tra il 1988 ed il 2006. Il calo più forte, manco a dirlo, che si è registrato tra i primi undici Paesi industrializzati del mondo, superiore pure a quello della Spagna (-14,5%).
Colpa delle tasse, ma non solo. Pesano, e tanto, anche i contributi sociali. In particolare quelli a carico dei datori di lavoro: nella classifica Ocse l’Italia è addirittura ventiseiesima, seguita solo da Svezia, Repubblica Ceca, Ungheria e Francia (dove però c’è una tassazione del lavoro più bassa). Fatta la somma, la pressione tributaria complessiva sulla busta paga media di un italiano è pari al 46,5% del costo del lavoro, ed è più alta solo in Germania, Belgio, Austria e Francia. Così l’Italia occupa la posizione numero 19 nella graduatoria del costo del lavoro: con un valore di 39,9 siamo quasi alla metà della Germania (61,6) e di gran lunga sotto la Francia (51,2). Anche se negli anni il nostro Paese non pare proprio che sia riuscito a sfruttare questo vantaggio competitivo.
La situazione è questa, alcuni lo sanno, ma in pochi lo dicono. Ci credo poi che le imprese italiane vanno male, non abbiamo i soldi per spendere.
La mia preoccupazione sale nel leggere poi che la spesa media degli italiani per il 2010 in tasse sarà di circa 600 euro in più:
Aumentano autostrade, rifiuti, banche, acqua, gas, Rc auto, Rai, treni e aerei
Secondo Adusbef-Federconsumatori pagheremo 600 euro in più all'anno
ROMA - Anno nuovo tariffe nuove. Aumentate, ovviamente. Secondo Adusbef-Federconsumatori pagheremo infatti 600 euro in più all'anno per una raffica di aumenti che partono dal 1° gennaio. Le due associazioni calcolano che per quanto riguarda i ricari in autostrada ci sarà un esborso aggiuntivo medio di 60 euro all’anno a famiglia. A questo vanno poi aggiunti 26 euro in più all’anno per il gas le cui bollette salgono da oggi del 2,8% rispetto al trimestre precedente, 35 euro in più per l’aumento della Tarsu, la tassa sulla spazzatura, 18 euro in più per i servizi idrici, 130 euro in più in media per l’assicurazione auto con un aumento stimato del 15%.
AUMENTI - Costeranno di più anche i biglietti aerei - che per l’aumento delle tariffe aeroportuali vedranno rincari tra 1 e 3 euro- e quelli dei treni: 65 euro in media in più all’anno. Gli italiani spenderanno di più anche per mutui e servizi bancari: le rate dei mutui avranno incrementi medi di 80 euro all’anno, cui si aggiungono altri 30 euro annui per i servizi bancari. Infine per Adusbef e Federconsumatori gli italiani dovranno sborsare in media circa 90 euro in più all’anno per gli aumenti di benzina e gasolio, 55 euro per fare ricorso contro le multe al giudice di pace, e 1,50 euro in più per il canone Rai che arriverà così a 109 euro.
Ora, tranne per il canone Rai che è una cosa assurda, il resto potrebbe andarmi bene, in quanto è normale economicamente parlando che vi siano degli aumenti (pensate solo all'inflazione): il problema è che, pure gli stipendi devono aumentare, e invece..non aumentano, o aumentano molto al di sotto rispetto all'aumento delle tasse! Questo è il problema!
Bisogna darsi una svegliata! Prima di Ponti sullo Stretto e Lodi Alfani vari bisogna parlare di queste cose e risolvere questi problemi, reali! é inutile aiutare le imprese, se poi non c'è più gente che compra perchè non ne ha la possibilità.
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