Comico, blogger, tuttologo, creatore e leader di un movimento politico nato dal popolo e con il popolo. Così, in estrema sintesi, si potrebbe descrivere Beppe Grillo. Per alcuni potremmo anche aggiungere un “Unico uomo capace di salvare l’Italia, anzi, il Mondo, dalla crisi economica”.
Sarebbe bello vero? E io per un periodo, il primissimo (quello dei due V-Day per intenderci), ci credevo anche e lo appoggiavo. Combattere questo Stato, questa casta politica (ma non solo), cambiare il modo di fare informazione in Italia, sviluppare rendendo “occidentali” la connessione a internet e i modi di comunicare, rendere realtà il telelavoro (ancora oggi non mi spiego il perché certa gente sia obbligata a spostarsi per andare a fare un lavoro che potrebbe svolgere comodamente a casa, ma su questo ci tornerò in un altro momento).
Per un ragazzo di 17-18 anni alle prime armi, con nessuna base di economia (frequentando il liceo scientifico...) e interessato solamente a pc e console, questi ragionamenti erano un po’ il Paese dei Balocchi: internet super veloce, lavorare da casa, cambiare classe politica e avere un’informazione decente.
Purtroppo, o per fortuna, si cresce e man mano che si studia (economia, nel mio caso) accanto a quei ragionamenti (giustissimi) si cerca quel qualche cosa in più perché ci si rende conto che
- un Paese non può cambiare solamente con quelle piccole riforme;
- per attuare alcune di quelle stesse riforme ci vuole altro, una base molto più solida e complicata da attuare che le sorregga.
Appena si parla di scienza, sia essa medicina, economia (astenersi pignoli che vogliono discutere se la materia “economia” sia definibile come “scienza” o meno, grazie) et similia si scopre come questa non sia un’alternativa valida.
Potrei elencare vari esempi, ma uno in particolare mi sembra rappresentativo, visti anche gli ultimi sviluppi. Su suo blog nel 2011 appare un articolo dal titolo “Italia Argentina” in cui un certo Zac scrive:
“Facciamo come l'Argentina!!! In otto anni sono riusciti a spazzare via la crisi, e sapete perché? Perché nonostante fossero finiti nel buio più assoluto, non avevano Stati che hanno impedito che la loro crisi seguisse ogni livello. Noi abbiamo Francia e Germania, che pur di non farci fallire (e di non perdere i loro crediti) allungheranno la nostra agonia all’infinito. Vivremo in una situazione di “simil-default” per anni, le tasse ci prosciugheranno le tasche, i conti correnti saranno tassati più volte, la disoccupazione schizzerà ancora di più. E solo perché non possiamo fallire, ce lo impediscono. Viva l’Argentina, allora. [...]”
Facciamo come l’Argentina, vale a dire non ripaghiamo il debito, in pratica default. Ho già spiegato il perché questa non sia la soluzione, quindi vi invito a rileggervi questo articolo. Il Paese sudamericano però è un esempio lampante di cosa succederebbe se imboccassimo questa strada.
Già nel 2011 l’Argentina era un Paese sulla via di un secondo default, ma oggi la situazione è tragicomica (comica perché c’è ancora gente, anche teoricamente preparata, che la prende a esempio), con un’inflazione a doppia cifra (si attesta intorno al 30% reale, mica il 10% che il Governo disperatamente va sbandierando), una moneta nazionale che esplode per quantità in circolazione (visto che la spesa pubblica aumenta sempre di più supportata dal nulla) e vale sempre meno, riserve diminuite di quasi un terzo (da 80 miliardi a 29 circa, e non tengono conto dei 10 miliardi dovuti al Club di Parigi e 8 miliardi dovuti a Repsol), con nessuno che vuole più investire visto che la proprietà privata non viene rispettata e i contratti vengono stracciati (chiedere sempre a Repsol) e nessuno pronto a finanziarla nel caso di difficoltà (come oggi), ecc.
La Presidentessa però è apparsa il tv annunciando, dopo aver abbassato l’età minima per votare, un nuovo sussidio di 600 pesos mensili per tutti i giovani disoccupati e non studenti.
Ecco, se un leader di un movimento pubblica sul blog un post in cui si augura di seguire l’esempio argentino, si circonda di “economisti” che predicano questa via (default e svalutazione in particolare), è bene anche che dica chiaramente a cosa si andrà incontro.
Aggiungo poi che, a differenza nostra, l’Argentina vive su una miniera di materie prime, ergo è riuscita a sopravvivere in questi 10 anni anche (se non soprattutto) grazie all?apprezzamento delle stesse.
Ma non ci preoccupiamo: anche noi giovani, come i nostri colleghi argentini, avremo le nostre 600mila lire di reddito di cittadinanza, pagati non si sa con quali soldi.
P.S.: Quel post si conclude con un “Si son rimboccati le maniche (gli Argentini, ndr.). E noi?”. Ecco... per rimboccarci le maniche in quel modo, evitiamo. Grazie.
@RebelEkonomist
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