Il motivo per cui i politici sono spinti a fare questo ragionamento è molto semplice: politiche economiche (e non) di breve termine fanno guadagnare fama e quindi voti. In democrazia i voti sono tutto, quindi si attuano politiche di breve termine per "comprarsi" voti.
Con questo non voglio dire di essere contro alle politiche economiche di breve termine (si aprirebbe un dibattito lunghissimo ed infinito e chi studia/ha studiato economia lo sa), ma sono contro a queste se fatte per questo scopo politico/elettorale.
Andando ad analizzare i politici e le varie politiche utilizzate, possiamo renderci conto che ciò che dico è vero per la maggior parte dei casi.
Pensiamo a tutte quelle riforme attuate negli anni 70-80-90 dall'allora clsse dirigente: pensiamo alle riforme pensionistiche, alle assunzioni a go go di dipendenti statali e alle costruzioni inutili. Sono politiche nel breve termine portano crescita del PIL (come ho già dimostrato), benessere e lasciano i cittadini belli felici, che quindi ti rivotano (ricordate il dominio democristiano?) e pure tu, politico, sei felice (e puoi sfruttare gli anni di governo anche a tuo vantaggio).
Ovviamente anche la pressione fiscale rimase bassa, avendo come conseguenza l'aumento del debito (se non ci sono entrate, le spese si finanziano a debito) salvo poi farla crescere obbligatoriamente per evitare il fallimento.
La pressione fiscale crebbe per quale motivo? Semplice, per non tagliare la spesa pubblica! Quello, che doveva essere il provvedimento da prendere, era molto più dannoso per l'immagine politica (aumentare le tasse è male, ma licenziare è da delinquenti qui in Italia), quindi non buono per il politico che vuole essere rieletto.
Spero che, visti i precedenti e a cosa essi ci hanno portati, che da qui in avanti, le politiche di breve termine siano affiancante da prospettive di medio lungo termine, così da poter valutare le successive conseguenze ed eventuali modifiche
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