domenica 31 luglio 2011

Che fine ha fatto l'Homo Berlusconianis?





L' "Homo Berlusconianis", ovvero il cittadino che in questi ultimi 15 anni è stato fedelissimo elettore di Silvio Berlusconi, detto anche "Il Cavaliere", è in crisi. Tutto ciò in cui ha creduto fermamente viene messo in dubbio dagli ultimi eventi: la crisi che era poca roba ma in realtà ancora oggi è presente (e noi ne siamo usciti peggio di quasi tutti) e più forte che mai, una politica tutta incentrata sulla riforma della giustizia (immunità, processo breve, processo lungo) con all'interno sempre un decreto a favore del premier, scandali sessuali escortiani vari etc etc.

A tutto questo, l'Homo Berlusconianis ha reagito in modi differenti, che tutti voi potete vedere su internet, sui giornali o fra i vostri amici.

Vi riporto quella che è la mia esperienza di queste ultime settimana in cui ho osservato i molteplici comportamenti di vari Homines Berlusconianes. Li ho raggruppati in 4 gruppi differenti.


Un primo gruppo, quello forse più evoluto, ha aperto gli occhi e ha abbandonato il premier padrone cavaliere. Non è detto che sia diventato un "Homo Vendolaris" (adepto del poeta Gaio Nichi Vendola, governatore della Puglia), piuttosto rimarrà senza fisso padrone, vagando per le varie casate italiche, dagli "Homines Magistrati" di Di Pietro agli "Homines Viagrati" che ce l'hanno sempre duro (all'insaputa delle mogli però, visto che loro negano la cosa).

Un secondo gruppo, quello degli increduli, che è in pratica sparito. Questi cittadini si fanno vedere poco, non parlano mai di politica, non linkano mai su Facebook articoli di politica e di economia, evitano le discussioni con chi invece si occupa di quelle cose (come me).

Un terzo gruppo, quello dei "Con il padrone fino alla morte", che invece è peggiorato. Se già prima erano in basso, ora stanno sbucando dall'altra parte. Questi accennano a discorsi pseudo politici, arrampicandosi sugli specchi. Ci perdi tempo 5 min, poi capisci che non capiscono e quindi lasci perdere.

L'ultimo gruppo, il quarto, è il più divertente. Loro vedono comunisti ovunque. Se Guareschi fosse vivo, avrebbe sostituito Peppone e compagni con questo tipo di Homines. Questi non parlano di politica, leggono solo giornali di regime (con giornalisti di regime) e passano le loro giornate su Facebook, blogs, forum a dare del comunista, socialista, somaro, ignorante, venduto a chiunque non sia d'accordo con Berlusconi ( o chi per esso).


sabato 30 luglio 2011

Il paese rischia il default, ma Berlusconi rischia la galera





Mentre lo Spread BTP-BUND è alle stelle, così come gli interessi e le preoccupazioni dei giornali internazionali, i politici fanno altro.

Il paese rischia il default, ma Berlusconi rischia la galera, quindi meglio occuparsi della seconda. Come dire, "l'importante è salvare il fondoschiena di Silvio". Ma è così da 10 anni, forse più.

Ecco che quindi salta fuori il "Processo Lungo" (ma non volevano il Breve una volta?), chiamato così perchè il difensore dell'imputato ha la facoltà davanti al giudice di interrogare o fare interrogare le persone che rendono dichiarazioni a suo carico allungando la durata dello stesso.
In pratica, egli può interrogare quante persone vuole.
Capite che, essendoci una cosa chiamata "Prescrizione", il difensore dell'imputato chiamerà un numero di persone altissimo al fine di far prescrivere il suo assistito.


Questa legge distrugge l'uguaglianza dei cittadini, perchè chiamare tanti testimoni costa (sono più ore di processo, quindi più ore da pagare all'avvocato) e quindi solo i più ricchi potranno permetterselo.

In definitiva è un'altra, l'ennesima, legge ad personam fatta su misura per Berlusconi senza eguali negli altri paesi democratici.


venerdì 29 luglio 2011

Ma i segreti della casta dove sono?





Sono passate due settimane esatte da quando il fenomeno dell'estate, l'ex precario di Montecitorio SpiderTruman, aka "I Segreti della Casta di Montecitorio", ha fatto il suo esordio su Facebook e sul web.

Partito in sesta, raccattando più di 300 mila fans in pochi giorni e promettendo rivelazioni scottanti ed uniche dei segreti della "Casta" dei politici e dei loro amici e/o parenti. Purtroppo, come ho già documentato (qui e qui), non è stato così.

Ho richiesto anche esplicitamente Nomi e Cognomi dei personaggi coinvolti (spiegandone anche il motivo), aprendo una pagina su Facebook (se non avete ancora aderito, fatelo e postatela), ma niente da fare.


Fino ad ora è stato un successone per lui e un mezzo flop per quanto riguarda le informazioni. Tipico dell'Italia non c'è che dire.

Noto però con piacere che in molti stanno iniziando a dubitare ed ad arrabbiarsi richiedendo con veemenza fatti, quelli veri però, con nomi e cognomi. Bravi!

Se ne sono accorti pure in USA, solo i politici sembra di no






dal NYTimes


I lettori di questo blog però non ne saranno sorpresi (vero?)


giovedì 28 luglio 2011

Il tempo sta scadendo, ma qui si parla d'altro

Aka: Di che parla la Politica?

L'Italia è un paese unico in tutti i sensi. Stiamo attraversando forse la crisi più profonda e preoccupante degli ultimi anni e la politica sta parlando di tutt'altro.

Le prime preoccupazioni vengono dalle questione dei ministeri al nord sullo strappo Lega-Napolitano. Ammetto di non aver seguito bene la vicenda, però mi pare un po' ridicolo discutere di queste cose visto il momento così delicato.


Altre questioni sono legate a Tremonti, Papa, altri simili del PD e via discorrendo che possiamo definire come una "Tangentopoli Bis" (anzi, senza il Bis, la prima non è mai finita). Questo dovrebbe far capire ai Berlusconiani, Tremontiani e company che avere un governo fatto da persone immorali, piene di segreti, pregiudicati ha come risultato quello di rallentare le riforme ed oscurare altri problemi, ben più gravi.
Sarebbe bene ricordare ai politici che oggi lo spread BTP-BUND ha toccato i 322 punti base, che gli interessi sui BTP sono arrivati quasi al 6% e che ci stiamo sempre di più avvicinando ad un default, altro che Stati Uniti.

I nodi prima o poi vengono al pettine, sia per una classe politica da Rione Scampia, sia per un paese che quella classe politica se l'è scelta e l'ha votata.

Il tempo sta scadendo, ma qui si parla d'altro..

L'Italia non sarà mai la Norvegia





Era un po' di tempo che avevo in testa un articolo del genere e credo sia giunto il momento di scriverlo, prendendo anche spunto da questo post splendido apparso sul Fatto ieri. Scrive Maurizio Viroli:

Le più alte autorità politiche e spirituali norvegesi, e l’intera opinione pubblica di quel paese, hanno invece saputo pronunciare parole di alto valore morale e intellettuale. Hanno capito perfettamente che quei colpi sparati contro i giovani socialdemocratici erano diretti contro i valori di libertà, tolleranza e multiculturalismo, che sono alla base della vita civile dei norvegesi. Per questo non hanno avuto esitazioni a riaffermarli: “Sono fiero di vivere in un Paese che è riuscito a restare con la schiena dritta in un momento così critico – ha detto il premier Jens Stoltenberg – Quanto è accaduto è orripilante. Siamo una nazione piccola ma orgogliosa e non rinunceremo mai ai nostri valori”. La nostra risposta sarà, al contrario “più democrazia, più apertura, più umanità”. Anche il vescovo di Oslo, ha battuto sul medesimo tasto: la strage “non condurrà a una società più chiusa, a più controlli di polizia per le strade, ma dovrà rafforzare i valori di apertura e tolleranza”.

La lezione che viene dalla Norvegia non è affatto un triste esempio di inettitudine e di viltà di fronte alla violenza politica, ma una grande lezione di coraggio e di saggezza, particolarmente preziosa perché in altri casi le élite liberali e democratiche hanno agito in maniera molto meno saggia e meno ferma e con il loro comportamento hanno messo a repentaglio quegli stessi valori che dovevano difendere.


A leggerlo questo articolo mi mette tristezza perchè, oltre a ciò che è accaduto, anche per il fatto che la maggior parte degli italiani non sono come i norvegesi (o giapponesi, tedeschi svedesi) e non lo saranno per secoli (se mai lo saranno). Sento molti paragonarci con la Novergia e la Svezia, dicendo che dobbiamo copiarli, ispirarci a loro. Beh, ad oggi, è sbagliato: la Norvegia funziona perchè ci sono i norvegesi. Se ci fossero gli italiani non funzionerebbe. Saremmo nella stessa situazione di adesso, se non peggio.

Noi siamo un altro popolo, punto e basta. E' proprio questa la differenza tra noi e loro: la mentalità. Personalmente mi ritrovo di più con i nordici, ma è una questione di gusti. Un mio carissimo amico è andato spesse volte in Germania e lui non si è trovato bene: in Italia siamo più allegri, più accoglienti (su questo avrei da ridire...dipende cosa intende), meno ferrei. Per questi motivi è sì giusto guardare a loro cercando di cogliere ciò che di più buono c'è, però non dobbiamo copiarli perchè non siamo loro. Certe regole là funzionano, qui no e la mentalità di un popolo non la si cambia in un mese/anno/decennio.

Noi abbiamo i Borghezio, i Feltri, i Bossi Jr, Berlusconi, Scilipoti, Dell'Utri etc etc etc che parlano sui giornali, in tv, che ci governano, le persone che non fanno la raccolta differenziata, i rifiuti, gente che ruba i cani ai ciechi. Come possiamo anche solo paragonarci a loro?

Di strada ne abbiamo tanta, tantissima da fare e non è detto che ci riusciremo. Di sicuro le cose devono cambiare e molto. Guardandomi in giro non credo che ci sia tutta questa voglia di farlo...o semplicemente non si capisce la necessità di farlo.

Ridiamoci su







Giusto per fare due risate ogni tanto...

mercoledì 27 luglio 2011

Benzina vs Petrolio: sfatiamo un luogo comune



Quante volte sentite dire (e magari avete detto) che il prezzo della benzina segue l'andamento dei prezzo del greggio solo quando esso cresce e non quando diminuisce?

Per verificare questa affermazione sono andato a vedere il raffronto tra il prezzo della benzina e quello del greggio e la situazione è la seguente (fonte, ho fatto un fermo immagine):

Come potete notare, il luogo comune non è corretto: il prezzo della benzina sale e scende con leggero ritardo rispetto all'aumento e alla diminuzione del prezzo del petrolio.
Nel caso della diminuzione, il prezzo scende leggermente dopo, ma è normale che sia così: se i costi marginali aumentano (con l'aumentare della materia prima in questo caso) i distrubutori devono aumentare il prezzo di vendita al fine di incrementare i ricavi marginali portandoli al pari con i costi (essendo in concorrenza "perfetta") per non fallire. Nel caso della diminuzione del prezzo, il vincolo non vale e quindi per un brevissimo periodo vi è una "extra-rendita", che però sarà subito annullata dalla concorrenza stessa.



(PS: per i più economisti, vi invito a leggere questo articolo con i relativi commenti)

martedì 26 luglio 2011

Peggio e più Peggio






Sto parlando di Feltri e di Borghezio. Fra i due scegliete voi chi è peggio e chi più peggio, tanto la differenza fra i due è veramente minima (al ribasso si intende).

Feltri è partito subito malissimo, pubblicando assieme a Sallusti 2 prime pagine diverse per "Il Giornale" in quanto la prima accusava gli islamici ritenendoli colpevoli dell'attentato, salvo poi cambiarla appena scoperto che non erano i cattivi islamici abbronzati. Per riparare poi all'errore e scercare di salvare la faccia è riuscito a fare fin peggio, arrivando a sostenere che la colpa di tutto è dei giovani presenti che non sono stati capaci di reagire ed egoisti nel tentativo di salvarsi (fonte).



Senza vergogna, ma cosa aspettarsi da un servo del capo? Chissà cosa avrebbe detto Feltri se ci fosse stato, non so, suo figlio lì e se la fosse data a gambe come un codardo (secondo lui ovviamente).


Ora veniamo all'altro genio, Borghezio, che a Radio 24 dichiara di condividere alcune delle idee di Breivik giudicandole "buone ed in certi casi ottime".

Questi sono i personaggi che in Italia hanno un peso (e un seguito purtroppo), che parlano nelle radio, sui giornali, in televisione. Poi ci stupiamo se le cose vanno male..


lunedì 25 luglio 2011

Il mondo è sovrappopolato?


Gli ambientalisti hanno pesantemente accusato David e Victoria Beckham per aver dato alla luce una nuova bambina in quanto in mondo, secondo loro, è sovrappopolato:

«Siete una vergogna. Non capite che il pianeta è sovrappopolato?». Stupore. La parlamentare verde Caroline Lucas, lo scienziato David Attenborough e il direttore esecutivo di Optimum Population Trust, Simon Ross, hanno chiarito che non stavano scherzando per niente. «Nel 2050 saremo nove milairdi. Per sfarmare tutti servirebbero tre pianeti. Altro che figli. I Beckham e quelli come loro sono un pessimo esempio»
Non ho mai avuto molta simpatia per gli ambientalisti in generale, non perchè sia sbagliato difendere e rispettare il pianeta (nel mio piccolo cerco di farlo ogni giorno), ma più che altro per molte battaglie, dichiarazioni che sono stupide, oltre ai modi che hanno (non tutti) di far rispettare le loro idee.

Questa è un'altra di quelle dichiarazioni stupide ed infondate. Vi invito a guardare questa immagine così capirete il perchè:
Questa è la zona occupata da tutta la popolazione mondiale se vivesse in una sola città con densità pari a quelle illustrate. Come potete vedere, non verrebbero occupati nemmeno tutti gli USA.

La teoria del sovrappopolamento del mondo non è nuova: già nel 18esimo-19esimo secolo Thomas Malthus era preoccupato dal fenomeno, arrivando a sostenere teorie come il controllo delle nascite e (cito, vedi 1 e 2): Ogni bambino nato in soprannumero rispetto all'occorrente per mantenere la popolazione al livello necessario deve inevitabilmente perire, a meno che per lui non sia fatto posto dalla morte degli adulti... pertanto... dovremmo facilitare, invece di sforzarci stupidamente e vanamente di impedire, il modo in cui la natura produce questa mortalità; e se temiamo le visite troppo frequenti degli orrori della fame, dobbiamo incoraggiare assiduamente le altre forme di distruzione che noi costringiamo la natura ad usare. Invece di raccomandare ai poveri l'igiene, dobbiamo incoraggiare il contrario. Nelle città occorre fare le strade più strette, affollare più persone nelle case, agevolando il ritorno della peste. In campagna occorre costruire i villaggi dove l'acqua ristagna, facilitando gli insediamenti in tutte le zone palustri e malsane. Ma soprattutto occorre deplorare i rimedi specifici alla diffusione delle malattie e scoraggiare quella persone benevole, ma tratte decisamente in inganno, che ritengono di rendere un servizio all'umanità ostacolando il decorso della estirpazione completa dei disordini particolari.

E' doverso ricordare che la popolazione mondiale al tempo di Malthus ammontava a circa 1 miliardo di individui, 1/7 del valore attuale. Non credo si debba portare delle prove per sostenere che oggi si stia decisamente meglio rispetto ad allora.


Come Malthus ce ne sono altri, ad esempio Paul Ehrlich (lui è più recente, xx secolo) in cui nel suo saggio "The Population Boom" descrive il crescente numero della popolazione un cancro da debellare con diversi metodi (sterilizzazione, aborto, maggiori tasse per le famiglie con figli etc).

Quello che si scordano questi signori è che, come giustamente scritto da Jeff Jacoby:

But by and large human beings are living longer, healthier, cleaner, richer, better-educated, more productive, and more comfortable lives than ever before.

The Malthusians are wrong. When human beings proliferate, the result isn't less of everything to go around. The planet doesn't run out of food and fuel, minerals and metals. On the contrary, most resources have grown cheaper and more abundant over the past couple centuries -- in tandem with rising population.
Yes, more babies mean more mouths and therefore more consumption. But more babies also mean more minds and arms and spines -- and therefore more new ideas, more energy, more ingenuity, more initiative, more enterprise. "Human beings do not just consume, they also produce," writes George Mason University economist Bryan Caplan in a new book. "The world economy is not like a party where everyone splits a birthday cake; it is more like a potluck where everyone brings a dish."

I Beckham hanno fatto bene ad avere una splendida bambina. Se proprio vogliamo ridurre la popolazioni, sicuramente non è Harper Seven a dover sparire, ma altra gente...



domenica 24 luglio 2011

Disciplina del prezzo dei libri: Petizione al Presidente della Repubblica


Innanzi all’approvazione parlamentare della nuova legge sull’editoria, a coloro che credono sia necessario ed auspicabile che il mercato librario rimanga libero non resta che appellarsi all’autorità del Presidente della Repubblica.
Vi invitiamo a sottoscrivere e a diffondere quanto più possibile questa petizione.


Illustrissimo Sig. Presidente,

il 20 luglio u.s. il Senato ha approvato, in via definitiva, la legge che impone vincoli sugli sconti e le promozioni di vendita dei libri.

Se la legge dovesse entrare in vigore, dal primo settembre il mercato dei libri non sarà più libero: un rigido tetto agli sconti e alle campagne promozionali renderà infatti la fissazione del prezzo dei libri non più soggetta al pieno principio della libera concorrenza, ma sottoposta a vincoli legislativi quanto a tempi e soglie di sconto.Vogliamo sottoporre alla Sua attenzione alcune considerazioni sulla legittimità del provvedimento, chiedendoLe di considerare questa petizione ai fini di un rinvio della legge alle Camere in sede di promulgazione.

La nostra Costituzione riconosce il diritto alla libera iniziativa economica privata, comprimibile dal legislatore solo per fini sociali, da intendersi, secondo consolidata giurisprudenza costituzionale, come inerenti a quei settori in cui, data la particolarità o la scarsità del bene, un regime di libero mercato non riuscirebbe a garantire un’esistenza dignitosa a tutti i cittadini, a prescindere dalle loro condizioni.

Il libro è un bene di uso comune e non vitale. Non è né un bene scarso né sottoposto a un regime di monopolio naturale come le fonti energetiche, né essenziale alla sopravvivenza fisica come un medicinale salvavita. Perché dunque il legislatore dovrebbe imporre la politica dei prezzi di questo mercato, come accadeva in regimi del passato che non sono certo oggi ricordati per il rispetto della libertà dei cittadini, che, come dicevano Sturzo e Einaudi, è unica e indivisibile?

La legge dunque interviene in un settore commerciale che non presenta peculiarità tali da far ritenere legittimo un intervento legislativo per finalità sociali.

Pur ammettendo, per denegata ipotesi, che per fine sociale si possa intendere la promozione della cultura, non si vede come un divieto di fare sconti e promozioni possa agevolare il lettore ad acquistare più libri e accrescere il proprio livello culturale. Come può la limitazione pianificata di sconti e strategie promozionali contribuire alla diffusione della cultura e della lettura? Al più, scoraggerà chi deve fare i conti in tasca con il proprio stipendio ad acquistare libri e deprimerà un mercato già di per sé limitato.

I piccoli librai, come i piccoli editori, riescono ancora a sopravvivere proprio grazie alla possibilità di immaginare strategie di mercato diverse, parallele e alternative basate, ad esempio, su promozioni in occasione di qualche anniversario, sulla fidelizzazione di clienti affezionati che meriterebbero un trattamento di riguardo, sull’accessibilità del commercio elettronico, insomma sulla libertà di concepire un mercato atipico che, con un po’ di fantasia e coraggio, possa affiancarsi ai grandi marchi e fare la sua parte nella promozione della cultura.

I lettori, dal canto loro, non possono che trovare giovamento da strategie di sconti e vendite promozionali in grado, queste sì, di diffondere la cultura della lettura anche tra i giovani e coloro che non dispongono di un reddito medio-alto.

Questo ritorno a un protezionismo interno, peraltro inutile visto che qualsiasi libraio potrà domani acquisire un dominio internet in uno Stato straniero e vendere a sconti liberi la produzione italiana, è allarmante se si pensa che potrebbe essere esteso a qualsiasi altro bene, dal momento che il libro è un bene comune senza caratteristiche tali da rendere compatibile col dettato costituzionale una particolare compressione della libertà economica.

Esso è peraltro contraddittorio rispetto a un indirizzo politico che ritiene una maggiore libertà di intrapresa la cura adeguata alla ripresa dell’economia in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo, secondo quanto dimostra la recente liberalizzazione degli esercizi commerciali nelle città turistiche.

La legge in questione contrasta dunque con l’art. 41 della Costituzione e si profila come irragionevole ex art. 3 della Costituzione, restringendo il mercato dei libri e rendendolo meno accessibile a quanti oggi, tra la popolazione meno abbiente, vengono agevolati all’acquisto da sconti invitanti.

Inoltre, la legge contrasta anche col principio comunitario di libera concorrenza, ormai acquisito nel nostro ordinamento, poiché, di nuovo, non sembrano esservi nel mercato editoriale particolari esigenze di garantire servizi essenziali alla persona tali da giustificare un intervento autoritativo per correggerne le distorsioni.

Per quanto sopra ritenuto, siamo dunque a chiederLe di considerare tali profili di illegittimità costituzionale ai fini di un rinvio alle Camere della legge, che faccia ponderare meglio il Parlamento circa l’opportunità e la compatibilità col nostro sistema costituzionale dell’intervento legislativo in questione.


Invito tutti voi a firmare (come ho fatto anche io) la petizione inserendo un commento in cui specificate di sottoscrivere quanto sopra, specifinando il vostroo NOME, COGNOME e CITTÀ nell'articolo su Chicago-Blog.

Grazie.



sabato 23 luglio 2011

Lista nomi e cognomi dei deputati e senatori-avvocati del PDL contro la liberalizzazione delle professioni



Gli ordini professionali sono uno dei grossi problemi del nostro paese a cui la casta tiene moltissimo e che continuano a danneggiare soprattutto i giovani. Nella manovra finanziaria vi era un decreto in cui veniva abolito l'ordine degli avvocati e dei notai, oltre all'incompatibilità dei doppi incarichi (e quindi doppi stipendi).

22 senatori e 80 deputati del PDL si sono però schierati contro questi due punti, minacciando di far saltare la manovra, Tremonti e tutto il governo.

I nomi sono sconosciuti, ma una lista di papabili si può fare, basta guardare chi è avvocato o notaio fra i senatori e i deputati del PDL per avere i nomi.

La lista dovrebbe essere questa (anche WSI ha gli stessi nomi), nel caso me ne sia sfuggito qualcuno, segnalatelo/a nei commenti:

SENATORI

Maria Elisabetta ALBERTI CASELLATI
Bruno ALICATA
Antonio AZZOLLINI
Alberto BALBONI
Massimo BALDINI
Antonio BATTAGLIA
Domenico BENEDETTI VALENTINI
Filippo BERSELLI
Gabriele BOSCETTO
Giulio CAMBER
Antonino CARUSO
Gennaro CORONELLA
Cesare CURSI
Luigi D'AMBROSIO LETTIERI
Mariano DELOGU
Raffaele FANTETTI
Pierfrancesco Emilio Romano GAMBA
Carlo GIOVANARDI
Cosimo IZZO
Piero LONGO
Franco MUGNAI
Domenico NANIA
Andrea PASTORE
Francesco PONTONE
Carlo SARRO
Aldo SCARABOSIO
Renato SCHIFANI
Raffaele STANCANELLI
Giuseppe VALENTINO

Di questi 28, solo 6 avvocati/notai non si sono opposti alla manovra.


DEPUTATI

ABRIGNANI Ignazio
ALFANO Angelino
ARMOSINO Maria Teresa
BERNINI BOVICELLI Anna Maria
BERRUTI Massimo Maria
BERTOLINI Isabella
BIANCONI Maurizio
BRUNO Donato
CASSINELLI Roberto
CESARO Luigi
CICU Salvatore
CONTENTO Manlio
COSENTINO Nicola
COSTA Enrico
DE GIROLAMO Nunzia
DE LUCA Francesco
DELL'ELCE Giovanni
D'IPPOLITO VITALE Ida
DISTASO Antonio
FRASSINETTI Paola
GALATI Giuseppe
GAVA Fabio
GELMINI Mariastella
GHEDINI Niccolo'
GIBIINO Vincenzo
LA LOGGIA Enrico
LA RUSSA Ignazio
LAFFRANCO Pietro
LEONE Antonio
LISI Ugo
MAZZOCCHI Antonio
MILANESE Marco Mario
PANIZ Maurizio
PAROLI Adriano
PECORELLA Gaetano
PEPE Antonio
PITTELLI Giancarlo
RAVETTO Laura
ROSSO Roberto
SANTELLI Jole
SCELLI Maurizio
SISTO Francesco Paolo
TORRISI Salvatore
TREMONTI Giulio
VITALI Luigi

Di questi solo 1 non è contrario.




Il compagno Giulio ed il compagno Giuliano a confronto



Ho parlato della manovra finanziaria targata Tremonti basata quasi esclusivamente su una maggiore tassazione, inclusi ovviamente i ceti medio bassi.

Con una pressione fiscali reale che si avvicina al 55-60% ed una spesa pubblica inutile ed insostenibile, mi sembra corretto alzare per la maggiore la prima variabile invece di tagliare con decisione la seconda. E poi questi nuovi PSI-DC mettono la parola "libertà" nel loro nome.



Riforme interessanti poi sono state fatte dal neo sindaco di Milano, Giuliano Pisapia (anche nel nome si assomigliano). Questo neo salvatore dei lavoratori, alla Nichi Vendola quasi, ha scoperto subito le proprie carte, anche se i lettori di questo blog non ne saranno sorpresi.

Aumento del 50% del prezzo del biglietto per i mezzi pubblici (da 1€ a 1.50€), introdotto l'IRPEF allo 0.2% per adesso. Poi vedremo nei prossimi mesi.

Più tasse quindi, come Tremorti, e di tagliare le spese inutili manco a parlarne (ok qualche cosa ha tagliato, ma ancora troppo troppo troppo poco) a dimostrazione che i due si assomigliano moltissimo, così come del resto i loro due partiti. Tra l'altro tasse che vanno a colpire ceti medio bassi e che non vanno proprio d'accordo con alcuni punti del programma (come si fa a ridurre l'inquinamento e si aumentano i costi del trasporto pubblico?)


Il mio scetticismo all'inizio sta avendo conferme (sia ben chiaro, meglio questo della Moratti eh!). Staremo a vedere nei prossimi mesi.





mercoledì 20 luglio 2011

martedì 19 luglio 2011

Perchè nomi e cognomi della casta sono importanti



In molti mi hanno chiesto il perchè di questa mia "battaglia" contro SpiderTruman (o come pare Gianfranco Mascia) per avere i nomi e i cognomi di tutti i deputati e parenti appartenenti alla casta che sul blog "I segreti della casta di Montecitorio" e sull'omonima fan page di Facebook sono stati accusati.

Scrivere che "A volte succede che il figlio bamboccione (sembra incredibile ma ho conosciuto diversi figli di deputati, cretini almeno quanto Renzo Bossi: chissà se faranno anche loro carriera politica) venga pizzicato dall'autovelox a 180km/h sull'autostrada o con l'auto parcheggiata nel bel mezzo di una isola pedonale" (rimanendo impuniti grazie al potere della casta), senza fare nomi e cognomi, oltre a non avere prove concrete, è inutile. Farà arrabbiare molti di noi cittadini, ma cosa cambia in sostanza? Nulla. Fra 1 mese nessuno si ricorderà di tutto questo e finita lì, come è sempre stato.
Vi dirò di più: è dannosa la cosa, perchè non si parla d'altro negli ultimi giorni, mentre la situazione del nostro paese sta passando in secondo piano.


Avere nomi e cognomi serve per poter denunciare queste persone, sia loro, sia quelli che hanno taciuto per tutti questi anni.
Se si può solo protestare contro i privilegi scandalosi ufficiali, quelli non dovuti si possono e si devono denunciare, ma solo se si hanno nomi e prove. Così le cose potrebbero DAVVERO cambiare.

[Ho creato su Facebook una fanpage, "SpiderTruman ora fai nomi e cognomi": siamo in 568 ora, ma saremo molti di più.]


I mercati respingono la manovra



Spread BTP-Bund 10 anni (aggiornato a venerdì)


Oggi lo spread si attesta a 325 punti base, in più:

Nella seduta odierna, i bancari italiani sono in calo perchè soffrono la debolezza dei Btp, questo perchè la catena di trasmissione è stretta tra i governativi e i titoli bancari".Inoltre, ha concluso Guzzini, "l'attenzione degli operatori è concentrata sull'esposizione che i diversi istituti hanno verso i vari Paesi e su questa attueranno le proprie strategie". In rosso Intesa Sanpaolo (-3,35%), Mps (-2,08%), Unicredit (-2,56%), Mediobanca (-1,47%), Bpm (-3,01%), Ubi Banca (-2,09%), Banco Popolare (-3,54%).

e ancora:

Quanto alla manovra finanziaria approvata dal Parlamento italiano, Manenti fa notare che "è stata fatto il massimo in termini di velocità. Resta però il fattore politico che pesa in negativo sul quadro italiano".


Io aggiungo che la manovra finanziara sia stata respinta dai mercati, in quanto è palese che essa andrà 1) a peggiorare il quadro politico/sociale italiano e 2) sia tutta basata sulle maggior entrate e che quindi andrà a frenare già al debole crescita del paese.

Staremo a vedere nei prossimi giorni.

Aggiornamento:

Qui potete trovare sempre aggiornato lo spread BTP-BUND

lunedì 18 luglio 2011

Ancora sull'ex precario di Montecitorio: pass ZTL e revoca multe per i deputati


Torno a parlare di spiderTruman dopo l'articolo di ieri. L'ultimo articolo recita:

Ma cos'è questo cartoncino magico?
Quello che in apparenza sembra uno dei tanti semplici contrassegni per accedere nelle aree a traffico limitato del centro di Roma, è invece una bacchetta magica
in grado di rivestire non solo il conducente ma anche l'auto di una qualità molto ricercata negli ambienti di Montecitorio: l'impunità.
Tutor e autovelox, vigili e poliziotti, divieti e sanzioni, nulla possono fare contro questo potente sortilegio.
Qui non parliamo delle auto blu, per quelle già era scontato: i tagliandi vanno posti invece su una qualsiasi altra auto a discrezione di ogni deputato.
Che sia il suv del suo bamboccione o l'auto dell'amante, poco importa.
A volte succede che il figlio bamboccione (sembra incredibile ma ho conosciuto diversi figli di deputati, cretini almeno quanto Renzo Bossi: chissà se faranno anche loro carriera politica) venga pizzicato dall'autovelox a 180km/h sull'autostrada o con l'auto parcheggiata nel bel mezzo di una isola pedonale.

Come richiesta, una notizia nuova, con tanto di foto allegata (vedi sopra). Nonostante alcuni non siano del tutto convinti dell'autenticità della foto, io scelgo di crederci.

Premesso che il pass ZTL a Roma per i deputati non è uno scandalo (i partiti politici possono richiederlo, vedi qui e qui per il modulo), quello che fa scalpore è il seguito (le multe levate etc etc).

Ci sarà sempre un servo dei servi, come il sottoscritto, a cui consegnare multe e verbali.
Costui sa già quel che bisogna fare: raccomandata A/r a Sua Eccellenza Illustrissimo Gentilissimo Prefetto....si comunica che in data x all'ora x...bla bla bla.... il sottoscritto travolgeva un'anziana sulle strisce (questa è una battuta, per carità)....improrogabili impegni istituzionali (la discoteca del bamboccione, l'appuntamento con l'amante, lo shopping della figlia)...esercizio delle sue funzioni.....cordiali saluti....on.dott.ing.Cettolaqualunque.
In allegato al ricorso, lo schiavo non deve far altro che allegare la fotocopia del permesso ZTL Camera dei Deputati, che reca il numero di targa del veicolo incriminato, e il gioco è fatto!


Io potrei credere a tutto (anzi ci credo, perchè non mi stupisco di questa cosa) però:

1) Perchè proprio il pass ZTL? Non andrebbe bene la patente/carta d'identità o anche solo una telefonata/visita?
2) Pechè quelle cancellature nella foto?
3) Mi spiace ma io voglio NOMI E COGNOMI! Spider hai fatto 30, fai 31! I nomi!!!



domenica 17 luglio 2011

spiderTruman e "I segreti della casta di Montecitorio": un bluff?


Impazza in rete, sui giornali, sui media il tormentone di spiderTruman, ex precario di Montecitorio che ora si vendica della casta (in seguito anche dei mancati tagli) rivelando i segreti della casta stessa.

C'è una fan page su Facebook (da dove è partito tutto) e ora anche un blog, "http://isegretidellacasta.blogspot.com/".

Seppur ammiro il lavoro che fino ad ora ha fatto, di nuovo c'è ben poco.

Cercando su Google, si possono trovare molte delle informazioni che spiderTruman ha pubblicato, da Sergio Scarpellini e l'affitto dei palazzi, ai barbieri di Montecitorio, passando per le tariffe agevolate della TIM, i voli per i parlamentari.

Qualche cosa di nuovo c'è, e all'appello manca ancora molto di quello già noto (vedi qui, qui e qui ad esempio).


Vedremo gli sviluppi. Definirlo un bluff non sarebbe una cattiveria, perchè per ora non vi sono state rivelazioni eclatanti e senza prove certe. Spero che spiderTruman vada avanti, fornisca nomi e cognomi, prove inconfutabili e notizie nuove (come direbbe qualcuno, Tell Me Something I Don't Know).
Può essere davvero l'inizio di un cambiamento, però la prudenza non è mai troppa. Vi ricordate John and Ethan Titor? Apparentemente inattaccabili, poi però sappiamo come sta andando la storia. Io preferisco aspettare.



La manovra che distruggerà la crescita



Sulla manovra versione 2.0 approvata in tutta fretta subito dopo il venerdì nero di settimana scorsa si sono dette tante cose. Siccome alcuni hanno spinto per un mio parere, mi vedo costretto a scrivere due righe sull'argomento.

[Premessa: chi frequenta al blogosfera (quella seria) queste cose le ha già sentite]


Questa era un'occasione per cambiare in meglio il paese, riformandolo strutturalmente, tagliando tutti quei privilegi, quelle spese inutili e quelle caste che bloccano la nostra crescita da 20 anni a questa parte. Ovviamente non è stata sfruttata, anzi, la situazione sembra essere peggiorata.

Per prima cosa c'era l'intenzione di liberalizzare (come anche qui avevo suggerito) alcune professioni ma si sa, l'ordine non si tocca, quindi il testo nella manovra è stato tolto (grazie agli avvocati-senatori).


Si potevano poi tagliare i faraonici costi della politica: niente da fare, il provvedimento è stato ridotto (Thank you PDL).

Potevano essere tolte le province, invece hanno votato contro.

Le spese importanti non vengono tagliate, non viene ridotta la burocrazia, non vengono eliminati tutti quei lavori inutili creati apposta per comprare voti (350mila dipendenti pubblici in Sicilia per dei servizi pietosi, ma perchè?).

In compenso aumentano le tasse (siccome erano già basse), le quali vanno ad aggiungersi a quelle previste nella manovra 1.0.

Come avevo già spiegato, l'aumentare della pressione fiscale avrà come effetto quello di distruggere la già fievole crescita, in quanto i consumi delle famiglie caleranno ancora di più.

Se le cose non cambiano, il futuro non è roseo, per nulla.

sabato 16 luglio 2011

Una nuova nazione nata nel silenzio






Una settimana fa nasceva, in Africa, un nuovo stato, indipendente, dopo anni di guerra civile. Il South Sudan si è staccato dal Sudan per formare una nazione a sè stante, anche se con mille difficoltà.

2 giorni fa, la bandiera è stata issata (foto) davanti alla sede delle Nazioni Unite a New York, il tutto nel silenzio quasi assoluto qui in Italia.


Provate a chiedere in giro alla gente, ai vostri parenti e amici se sanno qualche cosa del Sud Sudan, della guerra, dell'indipendenza.

Nei Media esteri si è parlato e si continua a parlare moltissimo della vicenda (io l'ho seguita sull'Economist ad esempio), mentre qui da noi si è accennata di sfuggita (quando lo si è fatto).

Questa è la differenza tra dare le notizie importanti e far finta di darle.

2 parole sul non fallimento del Minnesota



A sentire i giornali (Corriere, Ilmanifesto tanto per citarne due) e i blogger italiani sarebbe fallito lo stato del Minnesota e i parallelismi con la Grecia sembrano d'obbligo.


In realtà la situazione è ben diversa: in Minnesota c'è stato lo Shutdown come descritto negli articoli (chiusura servizi pubblici etc etc) però lo stato NON è fallito o comunque non è nella stessa situazione della Grecia (e dell'Italia).

La causa è stata la scadenza del termine per approvare il budget a causa della contrapposizione tra repubblicani e democratici su tasse e tagli. Scaduto il termine, tutto si è fermato.


E' durato qualche giorno, infatti (come riportato dal Sole24Ore) l'accordo è stato trovato e a breve tutto ripartirà.

Bastava farsi un giretto sui giornali/siti stranieri (qui o su Bloomberg) per comprendere la situazione.

Per concludere, faccio io un parallelismo: in Minnesota vi sono 32mila dipendenti pubblici su un totale di 5 milioni di abitanti. In Sicilia vi sono 5 milioni di abitanti e 352mila dipendenti pubblici (nel 2009).

Le conclusioni le lascio a voi.

martedì 12 luglio 2011

Perchè diminuire l'aliquota sul conto corrente?




Nella nuova manovra finanziaria, fra le altre cose, vi è la riduzione dell'aliquota per interessi attivi maturati sui conti correnti (tutti) e sui conti deposito. Dal 27% si passerà al 20%.

I giornali hanno ripreso con enfasi questa diminuizione, come ad esempio il Corriere che recita:

Risparmio, i soldi sul conto valgono di più

L'aliquota unica del 20% premia il lungo termine
L'imposta di bollo sul deposito titoli sale a 120 euro

MILANO - Tra qualche anno un Fisco nuovo per le rendite finanziarie. Con un'aliquota unica del 20% che premia il risparmio lasciato sul conto corrente ma anche quello che trova il coraggio del lungo termine.
[...]
E il Fisco nuovo come sarà? L'aliquota unica sulle rendite da capitale al 20% porterebbe in dote un notevole sgravio per i conti correnti di tutte le specie, il cui rendimento è tassato oggi al 27%, mentre diventerebbe più salato il conto erariale per azioni, obbligazioni, fondi e altri strumenti finanziari che oggi sopportano un'imposta del 12,5%.

Perchè questa mossa, soprattutto se si considera che, dove ha potuto, Tremonti ha tassato di più?

Mi è venuta poi un'illuminazione. Magari è un pensare male, però è l'unico buon motivo per invogliare gli italiani a lasciare i propri soldi depositati sui c/c in banca.


Chi si ricorda cosa successe nel 1992?
L'11 luglio del 1992 Giuliano Amato emise un decreto da 30000 miliardi in cui tra le altre cose veniva deliberato (retroattivamente al 9 luglio) il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti bancari per un "interesse di straordinario rilievo", in relazione ad "una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica".

Sono passati esattamente 19 anni, la situazione è la stessa (anche allora eravamo "vittime" di un attacco speculativo) e Amato prese quella decisione.

Non è che questa riduzione di aliquota, che porterà la gente a tenere (o a depositare) soldi sul c/c, serva ad aumentare la base monetaria per poi attuare un decreto di prelievo simil 1992?

L'aliquota non cambierà di molto il risparmio per chi ha un conto corrente (si veda qui un esempio con l'aliquota al 27%) tenuto conto degli interessi dati dalle banche, però vista la pubblicità fatta dai giornali e in ogni caso un minor costo, può essere che sotto sotto l'intenzione sia anche questa.

Visti gli altri trucchetti del ministro, non mi stupirei.

lunedì 11 luglio 2011

Minaccia di downgrade anche dall'agenzia di rating cinese


Dal WSJ:

BEIJING (Dow Jones)--Chinese ratings agency Dagong Global Credit Rating Co. said Monday it is putting Italy's sovereign debt on negative watch for a possible downgrade.

"Dagong said in its statement that it will downgrade Italian debt if the government's debt-financing costs continue to rise. "(Italy's) financing needs are huge each year, and the debt burden of the government will be seriously constrained by financing costs,"



In sostanza dice che il debito sovrano italiano è sotto osservazione per un possibile downgrade (la stessa cosa detta da S&P qualche giorno fa) se i costi per il finanziamento del debito continueranno a salire.


Ricordo che l'agenzia è cinese e non americana.


Cattivi Speculatori o politici incapaci?




L'attacco a cui è sottoposta l'Italia in questi giorni dalla speculazione è un segnale d'allarme: Il 1992 non è poi così lontano, in barba a quelli che dicevano fino a poco tempo fa che qui tutto andava bene e la crisi era solamente un'invenzione.


Non accusiamo però nè speculatori e nè le agenzie di rating: se quest'ultime a volte hanno sbagliato (si pensi solo al 2008) essendo un po' troppo di parte con gli USA, dall'altra parte entrambi dicono solamente ciò che molti (fra cui il sottoscritto) vanno dicendo da mesi: l'Italia è messa male e o si cambia completamente oppure sprofondiamo.

Che gli speculatori siano "avvoltoi" pronti a colpire la preda ferita è risaputo. Quello che però in molti (soprattutto i politici) non capiscono, è che per essere vittima della speculazione bisogna essere in cattive acque (preda ferita appunto). Lo speculatore non è la causa dei problemi, è colui che scopre il problema e che cerca di trarre profitto. E i problemi da noi sono noti da molto tempo.

Ora non voglio difenderli, però forse questo primo schiaffo ci farà solo bene. La manovra ridicola di Tremonti, poco criticata dai giornali, è stata mangiata, fatta a pezzi, da agenzie di rating e da speculatori (gli US Hedge Funds scommettono contro i bonds italiani). Aspettavano solo quello, solo la manvora, e, una volta vista, hanno colpito.

Se il popolo italiano può essere fregato, loro assolutamente no. Hanno mostrato la verità dei fatti e iniziamo a pagarne le conseguenze (perchè gli errori, dopo innumerevoli avvertimenti, si pagano e cari).

Fatemi il piacere di NON schierarvi a favore di quei politici che accusano speculatori ed agenzie di rating: abbiamo la possibilità di cambiare sul serio, quindi mandiamoli via.

Se non lo facciamo, ci meritiamo la punizione.


Under Attack!



Siamo sotto attacco....finanziario si intende. Sì perchè le nuove guerre sono finanziare e i danni sono molto più gravi.
Tanto per capire, la "forza" dei danni della finanza, in circa 2/3 giorni la scorsa settimana abbiamo subito un colpo da circa 10 miliardi. A tanto ammonteranno i maggiori interessi se l'aumento dei rendimenti del BTP saranno confermati nei prossimi giorni.

Italy risks becoming a debt crisis casualty if bond yields remain at their current levels because annual interest costs will jump by more than $14 billion, according to Gary Jenkins at Evolution Securities Ltd.
Yields on Italy’s 10-year bonds yesterday exceeded 5 percent for the first time since 2008, threatening to add an extra 9.7 billion euros ($14.3 billion) to coupon payments, Jenkins, London-based head of fixed income at the brokerage, wrote in a note. The nation has more than 860 billion euros of notes maturing in the next five years, he wrote
[...]
Italian 10-year bonds fell today, driving the additional yield investors demand to hold the securities instead of benchmark German bunds to the most since before the euro was introduced in 1999. The Italian yield increased six basis points to 5.18 percent, pushing the difference in yield, or spread, to bunds to 224 basis points.



Vediamo come si svilupperà la situazione nei prossimi giorni.

La cosa forse più buona rispetto ad una guerra tradizionale è che ognuno è padrone del proprio destino.


domenica 10 luglio 2011

Meno del 20% degli italiani adulti ha le conoscenze minime per orientarsi in una società contemporanea


Nella puntata del 7 luglio scorso di SuperQuark, lo studioso Tullio De Mauro, parlando di scuola, afferma che Meno del 20% degli italiani adulti ha le conoscenze minime per orientarsi in una società contemporanea. Potete vedere l'intera puntata qui, la frase in questione è al minuto 55, anche se vi cosiglio di seguire tutto il dibattito (curioso è il dato del 5% di analfabeti in Italia).


Alcuni hanno polemizzato ritenendo eccessivo il numero di italiani non in grado di capire ciò che ci circonda.

Bisognerebbe vedere bene la ricerca originale a cui De Mauro fa riferimento, anche se con i dati a disposizioni si potrebbe fare una stima di questo numero.

Prendendo i dati da un articolo che ho postato qualche mese fa, si può concludere che, considerando il numero di analfabeti (800 mila circa per l'ISTAT, 2 milioni secondo la ricerca a cui fa affidamento De Mauro), le persone con al massimo la licenza media (64%, dati ISTAT 2001), l'utilizzo del pc (solo il 52% lo ha usato almeno una volta, dati dal documento INVALSI 2003) e che solo il 3% circa ha un diploma o laurea universitaria (sempre ISTAT 2001), quel 20% non si discosta così tanto dalla realtà.




sabato 9 luglio 2011

Aggiornamenti, Fan Page, Google+, Google +1, Twitter



Scrivo questo post per informarvi che potrete trovarmi anche sul nuovo social network di Google, Google+ ovviamente, a questo indirizzo.
Ve lo consiglio perchè è davvero bello!

Avrete notato poi quell'icona +1 in fondo ad ogni post. Quello è il bottone per Google +1 che, se avete un account google e l'articolo vi è piaciuto, vi intimo di cliccare in quanto aiuta 1) a condividere il post su Google + e 2) a guadagnare posizioni nel motore di ricerca.

Vi invito poi a seguirmi via twitter: http://twitter.com/IceMat89.

Infine se avete Facebook, potrete iscrivervi alla fan page di The Rebel Ekonomist (si quello in foto sono io).




Il tutto lo potete anche trovare nella nuova barra posizionata sotto il nome del blog.




E ora è De Benedetti a mettere le mani in tasca a Silvio








Berlusconi dovrà risarcire De Benedetti di 540 milioni
E alla fine la sentenza sul lodo Mondadori è arrivata: vince la Cir, Fininvest condannata anche in appello, seppure con una riduzione di 190 milioni di euro rispetto al primo grado. La sentenza è immediata esecutiva. Le ripercussioni sulla situazione politica. Al via il profluvio dei commenti.

Per Marina Berlusconi è un’aggressione a suo padre. E annuncia che sono già all’opera per studiare il ricorso da presentare in Cassazione. Per Antonio Di Pietro, invece, è bene che il Cavaliere non la butti in politica. L’ennesima settimana di passione della politica italiana si avvia alla conclusione con la sentenza più attesa, quella sul Lodo Mondadori: i giudici di appello di Milano hanno condannato la Fininvest a versare un risarcimento alla Cir di Carlo De Benedetti di 540 milioni di euro, contro i 750 stabiliti in primi grado dal giudice Raimondo Mesiano. Più le spese, il risarcimento arriva a 560 milioni. E la sentenza è immediatamente esecutiva.

Proprio in settimana Berlusconi aveva cercato di inserire nella manovra finanziaria una norma che sospendesse l’efficacia di questa sentenza. Provocando così l’ennesima tensione tra poteri dello Stato, uno scontro con Giulio Tremonti e Umberto Bossi, e ovviamente l’inquietudine del presidente della Repubblica.



560 milioni di euro, le tasche dovranno essere molto profonde, a differenza delle nostre (per chi ha ancora i pantaloni).

Un appunto poi sulla norma che Berlusconi ha cercato di inserire nella finanziara per sospendere la (prevista, perchè lui sapeva di essere colpevole) sentenza: QUESTO SI CHIAMA CONFLITTO DI INTERESSI cari "ometti" (detto alla Grillo) che fino ad ora lo negavate. Prendete nota: è colpevole, colpevole e condannato. Punto.

Spero che ora abbiate un briciolo di onestà intellettuale per ammettere che 1) Avevate i paraocchi e 2) vi siete fatti fregare, indottrinare per anni e anni.





venerdì 8 luglio 2011

Il figliol prodigo Fini vuole tornare a casa

Dal sito di FLI:

“Se davvero Berlusconi non fosse più candidato premier potrebbe emergere un nuovo quadro politico che darebbe ragione alle questioni poste da Fini nel Pdl e successivamente da Futuro e libertà. In tal caso – ma soltanto se non si ragionerà con un’ottica dinastica – tutti coloro che si ritengono politicamente e culturalmente alternativi alla sinistra avranno il dovere di verificare la possibilità di una nuova convergenza delle forze moderate e riformiste”. Lo dichiara il vicepresidente di Futuro e Libertà, Italo Bocchino.




Queste dichiarazioni sono state rilasciate subito dopo l'annuncio di Berlusconi in cui afferma di non volersi più candidare nel 2013.

Che strano. Già a suo tempo avevo avanzato i miei dubbi, ed ora si sono tramutati in certezze: Fini lasciò il PDL in quanto non avrebbe avuto più la possibilità di essere il candidato premier nel 2013. Ora che Berlusconi se ne va, ecco che di colpo ritorna sui suoi passi. Strana la vita.


giovedì 7 luglio 2011

Gli hackers portoghesi attaccano il sito di Moody's e lo declassano a sito Z--



Chi la fa l'aspetti...


Solo un referendum può abolire le province




Se si vuole veramente abolire TUTTE le province c'è solamente un modo: il referendum.

Sebbene entrambi gli schieramente bene o male hanno manifestato la volontà (chi prima chi dopo) di abolire questi enti inutili e dannosi, nessuno voterà mai per abolirle.


Certo, voi mi direte che Casini e i Radicali hanno votato Sì all'abolizione nell'ultima votazione, però guardiamo bene ai fatti.

Casini (prendo lui come esempio) sapeva benissimo che 1) il suo voto contava zero e 2) nel caso remoto fosse passata, lui avrebbe perso poco o niente, visto che il peso politico dell'UDC.

Se però il voto contasse e lui avesse avuto un gran numero di province sotto il suo controllo (come il PD, PDL, Lega) io scommetto che non avrebbe votato a favore dell'abolizione così facilmente.


La via quindi è una sola: un referendum. Ne abbiamo fatto uno un mese fa, potevano benissimo accorpare l'abolizione delle province a quello. Così non è stato per ovvi motivi, però sarebbe una proposta seria (e di sicuro successo) per abolire un servizio che rimane in piedi solo e soltanto per la casta.




mercoledì 6 luglio 2011

Tremonti stupra il risparmio degli italiani




Nuova imposta di bollo variabile per i depositi titoli. Lo prevede il testo definitivo del decreto legge sulla Manovra che é stato trasmesso al Quirinale e che Radiocor anticipa. Si passa da 10 euro per quello mensile a 120 per quello annuale; dal 2013, poi, per importi sotto i 50mila euro da 12,50 euro a 150 e per quelli sopra i 50mila euro da 31,66 a 380 euro.

Se così è poco chiaro, queste due tabelle (fonte) vi aiuteranno a capire meglio che cosa questo comporta:

dal 2012 (appena Napolitano lo firmerà):



e dal 2013:



Carino vero? Ovviamente dobbiamo aggiungere anche l'inflazione, il che porterà il rendimento dei risparmi, soprattutto dei piccoli risparmiatori (10-20 mila euro), pari a zero se non negativo (anzi, è molto probabile arrivare al segno meno).

Una vera e propria mini patrimoniale a carico dei piccoli risparmiatori.

C'è poi anche la questione dell'aliquota, di cui il blog Phastidio ha parlato nel post "Appello in difesa del risparmio":

Elevare dal 12,5 al 20 per cento l’aliquota della cedolare secca sul risparmio potrebbe essere una scelta accettabile, se ciò fosse parte di una più generale revisione del sistema fiscale finalizzata ad una maggiore omogeneità tra le aliquote sulle varie tipologie di reddito. Tuttavia, considerata l’elevata pressione fiscale italiana, ciò sarebbe possibile solo accompagnando all’aumento dell’aliquota sui redditi da capitale una contestuale diminuzione delle altre imposte sui redditi da lavoro dipendente, autonomo e d’impresa. Non è quanto sta avvenendo, essendo la riforma dell’imposizione delle diverse forme di reddito affidata ad un disegno di legge delega, mentre i provvedimenti sul risparmio produrrebbero i loro effetti giuridici ed economici nel breve periodo.

Ovviamente i titoli di stato (quelli per finanziare il deficit e che andranno ad aumentare il debito pubblico) sono esclusi da tutto ciò.

Il ragionamento di Tremonti è semplice: signori, non comprate titoli privati, o comprate i nostri di stato, oppure dovete spenderli per consumare...ah ovviamente noi non vi diamo più soldi per consumare (riducendo chessò, le aliquote sul reddito da lavoro).


Quello che non tengono in considerazione è che, a fronte di consumi che calano, anche il risparmio delle famiglie sta calando!




Se si voleva dare una spinta ai consumi, questa è la via più sbagliata in assoluto, forse persino peggiore degli incentivi.



martedì 5 luglio 2011

La colpa di chi è?



Riporto questo ottimo post di Piero Torazza (da Chicago Blog) sul debito pubblico e sulla situazione italiana e non.


Tutti giù per terra! Di P. Torazza


In questi giorni discutiamo tanto di default della Grecia, ma la verità è che quasi tutto l’Occidente è affogato dai debiti, tendenzialmente privati nel mondo anglosassone “liberista”, tendenzialmente pubblici nell’Europa continentale “statalista”.

Dopo la Grecia verrà il turno degli altri Piigs (tra cui l’Italia), ma non è mica finita lì. Anche il Re è nudo: gli Usa sono pieni di debiti. Ormai il primo detentore di Treasury non è più la Cina ma la Fed: essa crea base monetaria, una “partita di giro” che si sfoga sui mercati finanziari e poi nel reale. Il debito pubblico Usa (dopo i salvataggi 2008) è al 100% del Pil se includiamo anche i Federali. Se aggiungessimo anche il debito privato il totale Usa sale a circa 400%.

Il debito pubblico del mitico Giappone è al 200%. La nostra Italia e il Belgio con solo il 120% sembrerebbero meno-malate dei virtuosi americani. Spagna 60% e Portogallo 90% (che sulla stampa son più cattivi di noi) hanno avuto un deficit (velocità di incremento del debito) molto superiore al nostro… Grazie Tremonti. Grecia ed Irlanda non le analizziamo neppure: sono piccoline rispetto a noi ed alla Spagna. Come reagisce l’opinione pubblica (il famoso ceto medio) di fronte a questa situazione?

In Italia spesso diamo “quasi-tutta” la colpa ai nemici esterni, cito ad esempio:

  • la Merkel, perchè ha le sue banche piene di titoli greci e quindi cerca di spostarne un po’ dentro la Bce
  • le Agenzie di Rating Usa, perchè ci danno brutti voti e sono in conflitto di interessi (vedi Buffet)
  • la Speculazione (vedi GS), perchè con futures, cds ed altri derivati si arrichisce sfruttanto le malattie altrui
  • le grandi banche, perchè scaricano i loro debiti sulla collettività ricattando i governi e facendosi salvare
  • eccetera eccetera eccetera… ognuno ne aggiunga quanti vuole…
Questi nemici esterni sono in buona parte reali, non sono solo il frutto di un furbo populismo come qualcuno dice, ma comunque non sono loro il vero fattore fondamentale del declino. I greci danno “tutta” la colpa ai tedeschi: ne hanno molta, ma non esageriamo con gli scaricabarile. Il fattore fondamentale è banale, ma nel nostro inconscio viene spesso rimosso: l’Occidente ha vissuto al di sopra della sua produttività, è giunto il momento di pagare.

Questo dato è ineludibile: non dipende nè dalla volontà della gente nè dai governi nè dalle lobby finanziarie. E non è neppure una questione di Liberismo Usa vs Statalismo Europeo: entrambi hanno fatto debiti perchè non volevano ridurre il proprio livello di vita. Privati in un caso, pubblici nell’altro.

Un potente club di economisti internazionali anni or sono (preveggenti?) discusse il seguente tema: “è preferibile che in Occidente il livello di vita si riduca rapidamente per adeguarci agli standard di produttività imposti dalla globalizzazione, oppure è meglio pilotare un lento declino?”. To be or not to be, this is the question. Non è importante sapere cosa abbiano deciso questi signori, le forze in gioco non sono controllabili.

Oscar Giannino ci ricorda ogni tanto che il mondo corre al 4% annuo: quella è la media del pollo tra la Cina e noi.

Tra chi deve ancora crescere e chi è già cresciuto ed ora stà invecchiando. Il baby boom degli anni ’60 è in fase pre-senile. Una primaria banca di investimento svizzera ha rilasciato per i suoi clienti un report “privato” in cui dice: “i Piigs in Europa hanno solo due possibilità: attuare manovre fiscali recessive oppure default”. Col termine manovre fiscali si intendono sia le tasse che la spesa pubblica.

Dall’altra parte dell’oceano, in questo momento, il dibattito finanziario verte su questo punto: la Fed farà o non farà il QE3? Traduzione: la Fed per la terzavolta nel giro di 3 soli anni stamperà o non stamperà altra Base Monetaria? Se non lo farà questo è l’inizio del Double Dip in Occidente (doppia recessione). Se lo farà rinvieranno l’Amaro Calice di uno/due anni, ma poi sarà ancora peggio. Di mezzo c’è pure la lotta politica tra Obama che vuol essere rieletto ed i suoi rivali che vogliono sostituirlo. Ricordiamoci la dichiarazione di Obama quando le Agenzie comunicarono che pure la AAA degli Usa potrebbe un giorno essere “downgradata”: “questa è una intromissione nella politica”.

Di seguito la Base Monetaria (stock di Liquidità nel sistema) degli Usa (bilancio Fed):

1990 = 400

2000 = 700

2008 = 800 (crack Lehman)

2009 = 1700

2011 = 2700

Negli ultimi 20 anni mano a mano che la produttività Usa non cresceva più “naturalmente”, il sistema politico/finanziario ha drogato l’economia con una iniezione “artificiale” di liquidità (= Inflazione = Signoraggio = Debito Pubblico Occulto) pari al +600%!!! Secondo la teoria monetarista (la moneta deve rimanere neutrale) spannometricamente potrei stimare che un +100% in 20 anni è “naturale” : il +500% in eccesso si chiama bolla.

La stessa BCE, storicamente prudente, ripulendo un po’ di bilanci bancari e finanziando più o meno indirettamente alcuni stati ora si trova con un bilancio che scricchiola (forse l’abolizione del principio contabile Mark To Market fa comodo pure a lei!). Pare che all’estero un suo componente (chi sa chi è…) abbia dichiarato: “per ora la questione del salvataggio della Bce non si pone perchè può tenere i titoli sino a scadenza prima di evidenziare eventuali perdite”. Ognuno di noi scelga liberamente se ridere o piangere. A luglio 2011 pare che la Bce aumenterà i tassi: vedremo, se non lo farà li pretenderà il mercato.

Questo momento storico è molto peggiore del quasi-default italiano del 1992 (prelievo forzoso di Amato), del crack russo del 1998 o dell’Argentina nel 2001: all’epoca gli altri stati erano ancora in condizioni di metterci delle toppe, ed i fallimenti mirati non generavano contagio, potevano essere riassorbiti. Oggi quasi tutti gli stati son mal messi: l’effetto domino è una realtà dietro l’angolo. Quelle soluzioni oggi non funzionerebbero più.

Ma veniamo all’Italia che corre seri pericoli. Infatti il 120% di debito pubblico non include:

Enti Locali
Società Pubbliche tipo Trenitalia/Poste e Trasporti Locali
Derivati (autorizzati anni fa da Tremonti, abusati furbescamente da molti amministratori locali di tutti i colori)
Debito pensionistico (non quotato direttamente sui mercati)

Se ci mettessimo tutto sarebbe probabilmente al 300%. Come attenuanti citiamo: il 55% del debito pubblico si chiama risparmio privato degli italiani, e la duration media (allungata furbamente sia da Padoa-Schioppa che da Tremonti) è di circa 7 anni (quindi meno elastica all’aumento dei tassi = “il cerino rimarrà in mano ai creditori”).

E’ pure interessante notare che circa 150 miliardi (il 9% del totale) è in mano al nostro sistema bancario-assicurativo: anche questo ci aiuta a capire come mai l’avvertimento sul nostro rating nazionale si sia poi propagato al rating di quasi tutte le banche italiane, con il conseguente crollo in borsa delle loro quotazioni.

Venerdì 24 giugno 2011 una nostra grande banca è stata pure sospesa per ecceso di ribasso, ed un crack violentissimo delle quotazioni intra-day (flash crash) è stato quasi giustificato come un “errore tecnico dei computer” : della serie “gli asini volano con le sveglie al collo”. Nelle altre borse non è successo. Strano?

Un mito da sfatare

Non è vero come spesso si dice che il debito pubblico si è “gradualmente” formato nel corso di 60 anni: numeri alla mano il debito è raddoppiato dal 60% al 120% in soli 10 anni, erano i dorati anni ’80 gestiti dal Caf, con l’entusiasmo della maggioranza della gente che vedeva crescere la propria ricchezza. Poi cadde il Muro, scoppiò Tangentopoli, quasi-default nel 1992, privatizzazioni forzate, l’euro, Silvio.

L’euro (o meglio: “la furbizia di molti agenti economici”) ci ha portato un bel po’ di inflazione durante la sua introduzione, ma ha bloccato la possibilità di svalutare il cambio (= inflazione importata) e ci ha costretti a ristrutturazioni nel settore manifatturiero ed in “alcuni” servizi “aperti” alla concorrenza (non il pubblico). Dall’atra parte le violente turbolenze finanziarie del 2008 avrebbero già fatto fallire l’Italia se avesse avuto ancora la vecchia lira: ma questo la gente non lo “vuole” capire (per ragioni ideologiche o di pancia od altro). Oggi spero che la gravità della situazione italiana sia ormai chiara alla maggior parte degli italiani.

La spesa pubblica è continuata a crescere nonostante i tagli lineari.
La pressione fiscale è troppo alta (il sito è pieno di articoli su questo punto).
L’evasione fiscale è enorme ed è aumentata in valore assoluto ed in percentuale (con Pil reale quasi stagnante).
La corruzione/concussione ha ormai superato i livelli/costi di Tangentopoli.
L’aumento dei tassi e del costo degli interessi aumenteranno il deficit prospettico.
La prevedibile recessione diminuirà il denominatore del rapporto Debito/Pil.
Il debito è a forte rischio di andare fuori controllo in breve tempo.
Che fare?

Nessuno vorrà pagare. All’inizio ci scaglieremo contro i nemici esterni che elencavamo ad inizio articolo? Poi si scanneranno i vari gruppi di nemici interni:

Pensionati + dipendenti pubblici tutti fannulloni vs Partite Iva tutti evasori ?
Dipendenti privati a tempo indeterminato vs precari ?
Sindacati vs Confindustria?
Grande impresa vs Pmi /Artigianato / Commercianti?
Industrie vs Banche?
Nord vs Sud?
Tizio contro Caio?
La Marcegaglia, per cui in verità non nutro una grande simpatia, dice spesso una cosa che condivido: “Senza crescita la società si incattivisce”. Io sono da tempo profondamente convinto che alla fine “quasi” tutti saranno “costretti” a bere l’amaro calice. L’unico dubbio che “razionalmente” possiamo avere è “come” lo pagheremo:

sotto forma di default (e cacciata dall’euro… ammesso e non concesso che resista)?
di restrizioni fiscali recessive?
oppure una bella iper-inflazione che dimezza il valore reale del debito e dei risparmi privati?
Magari sarà un mix di tutte queste cose. La soluzione magica della crescita del Pil reale (in cui a parole spera la Marcegaglia) che crea gettito e rimette le cose apposto è ragionevolmente impossibile dato il contesto. Naturalmente se ci decidessimo a fare un po’ di liberalizzazioni (vincendo le corporazioni, atavica mentalità nata all’epoca dei comuni) la produttività migliorerebbe e questo sarebbe un bel vantaggio per il Pil. Ma numeri alla mano questo non basterebbe al bilancio ed ai mercati. Sorry: ci vuole molto di più e molto più velocemente.

Negli ultimi anni, per gioco e per esperimento, ogni tanto dico ad un po’ di gente che incontro per la strada che stiamo rischiando il fallimento, quindi verranno tagliate pensioni ed introdotti nuovi balzelli, e molti mi rispondono così: “se ci provano faremo la rivoluzione nelle strade”. Spesso per quieto vivere non rispondo, ma tra me e me penso (ed oggi scrivo): contro chi? Quanti soldi recupereremo con la rivoluzione? E poi il resto chi lo pagherà?

I politici in Tv mentono, e ci dicono che si son tagliati gli emolumenti del 10%. Oscar l’altro giorno su Radio24 ha fatto una bella trasmissione sul tema. I costi della politica centrale+locale son stimati in circa 25 miliardi di euro (50.000 miliardi di lire). Se l’opinione pubblica sarà furba pretenderà un forte taglio di questi costi (es. le province!). Se sarà ingenua si farà distrarre dai finti litigi mediatici e pagheremo “tutto” noi.

Comunque sia, le cifre in gioco vanno ben oltre questi 25 miliardi di euro. Anche i 47 miliardi in 3 anni sono una favoletta: il conto sarà molto ma molto più salato. Il debito pubblico “formale” è di 1.900 miliardi di euro (il famoso 120%). Se azzerassimo tutta la politica avremmo un risparmio dell’ 1,3% annuo (25 / 1900). Poi però ci troveremmo con una plutocrazia: rimembro Benito che di queste cose se ne intendeva. La conclusione a cui sono giunto è che :le élite politico/finanziarie occidentali dapprima non hanno avuto il coraggio (per ragioni di consenso e di tenuta democratica) di dire alla gente che la festa era finita, ed ora non hanno il coraggio di dirgli che questo è solo l’inizio di un lungo doloroso processo di ristrutturazione, che colpirà quasi tutti.

Il pessimismo della ragione, l’ottimismo della volontà. Let it be.

PS The nation’s highest ranking fiscal official Friday reaffirmed the Aug. 2 deadline for raising the U.S. debt ceiling — urging Congress to act soon. In a statement, U.S. Treasury Secretary Timothy Geithner implored Congress to act “to avoid the catastrophic economic and market consequences of a default crisis by raising the statutory debt limit in timely manner.”

di Piero Torazza


lunedì 4 luglio 2011

Dreamland: Un motivo in più per eliminare le province






Per realizzarlo 20mila euro dall'Apulia Film Commission e 10mila dalla provincia di Barletta, Andria e Trani


Ai 10mila euro della provincia si sono aggiunti anche i 20mila euro dell'Apulia Film Commission, una fondazione che aiuta il cinema in Puglia grazie ai finanziamenti della regione Puglia. Totale: 30 mila euro di soldi pubblici.







Devo aggiungere altro?


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