giovedì 30 giugno 2011

Ma quanto ci costano gli immigrati sbarcati?



Ho parlato ieri dell'aumento di 4(+4 da domani) centesimi sull'accisa della benzina che, secondo il governo, servirebbe per ripagare le spese non previste causate dal maggiore afflusso di immigrati in questi primi 6 mesi dell'anno.

Facciamo due conti:

Nei primi 5 mesi sono sbarcate circa 40 mila persone.

Il consumo di carburante in Italia nel 2010 è stato di 36477000000 litri.

4 centesimi in più di accisa equivalgono a 1459080000 euro all'anno, pari a 3997479,45 euro (arrotondiamo a 4 milioni) al giorno incassati in più dallo stato.

Vuol dire che ogni immigrato, dal bambino all'anziano, costa allo stato circa 100 euro al giorno. Bisognerebbero poi diminuire il numero di immigrati, in quanto molti sarebbero sbarcati anche senza la guerra: nel 2008 erano 37 mila circa, nel 2007 20 mila circa e ad aprile 2009 erano già a quota 6 mila (Da Repubblica). Ponendo una media di 28 mila arrivi annui (media 2007-2008), quindi di 14 mila per i primi sei mesi, potremmo stabilire che il surplus di persone è di circa 28 mila (arrotondiamo a 30 per tenerci larghi).


Questo vuol dire che ogni immigrato in più arrivato costerebbe 4milioni/30000 = 133 euro al giorno.

L'ultimo ragionamento è forzato, ma la sostanza cambia di poco: dove alloggiano queste persone per costare 100-133 euro al giorno? Non per dire, ma è la tariffa di un hotel 4 stelle a Roma.

Edit:

Un utente su NFA (Marco, che ringrazio) ha svolto i calcoli (più precisi) moltiplicando per il peso specifico di benzina e diesel, quindi per 1.14. Il risultato viene 42.120.000.000 lt di carburante circa e, come calcolato da Marco, fa circa 109 €/immigrato al giorno (se si prendono i 42 mila immigrati). Se invece si prendono i 30 mila si arriva a circa 154 euro al giorno.

mercoledì 29 giugno 2011

Il trucchetto dell'ultimo doppio aumento sull'accisa della benzina




E' passato sottobanco, però il governo ha deciso di aumentare l'accisa sulla benzina in fretta e furia ben due volte. IlSole24Ore ha scritto un articolo a cui vi rimando, anche per leggere le surreali giustificazioni per questo aumento.

Non per essere eccessivamente sospettoso, ma questa manovra arriva puntuale dopo l'annuncio dell'immissione sul mercato di 60 milioni di barili di petrolio deciso dall'amministrazione Obama il 23 giugno scorso, scatenando anche polemiche come si legge:

La decisione dell’amministrazione Obama di accedere alle riserve strategiche solleva subito polemiche, con molti che interpretano l’iniziativa come politica, un’azione per far scendere i prezzi dei carburanti. «È stata una decisione mal consigliata e non il segnale di cui il mercato aveva bisogno», osserva il l’amministratore delegato dell’Istituto per l’Energia della Camera di Commercio americano, Karen Harbert. «Le turbolenze in Medio Oriente probabilmente continueranno e un aumento temporaneo delle forniture non è un sostituto di una soluzione di lungo termine. le nostre riserve devono gestire emergenze vere e non prezzi elevati politicamente non convenienti».


Si perchè aumentando l'offerta di petrolio, il prezzo dello stesso (a parità di domanda) calerà. Il risultato è, di conseguenza, un minor prezzo anche della benzina.

Da qui la mia idea: non è che, approfittando di questo evento, l'accisa sia aumentata perchè tanto essa verrebbe mascherata dalla diminuizione del prezzo del greggio?

In sintesi: il prezzo del petrolio diminuisce, diminuisce quindi la benzina. Io (governo) però aumento l'accisa, così il prezzo finale risale. Il risultato è che, bene o male, il prezzo della benzina per il consumatore rimane invariato, quindi non si accorge del trucchetto. In realtà le tasse sono aumentate (perchè noi le tasche degli italiani le lasciamo stare..).


Conoscendoli, l'ipotesi a me non sembra nemmeno così remota. E a voi?

martedì 28 giugno 2011

Se questo non è un paese da quasi terzo mondo








[...]

Il ministero ha provato a far valere le sue ragioni scrivendo (su carta) al Consiglio di Stato: «La presentazione in formato cartaceo comporterebbe un notevole aggravio» con un costo aggiuntivo «quantificato in 8 milioni di euro». Un tesoretto che se ne andrebbe tra fotocopie, acquisto di copie aggiuntive (il candidato ne deve mandare una sola), spedizioni con raccomandata o corriere. E una somma che basterebbe per gli stipendi di 150 ricercatori, non un dettaglio visto che molti vincitori di concorso restano a bocca asciutta proprio perché non ci sono i soldi per pagarli. Ma il Consiglio di Stato ha risposto (sempre su carta) senza spostarsi di una virgola: «I risparmi di spesa non sembrano così rilevanti a fronte della complicazione che si introduce, pretendendo l'invio delle pubblicazioni esclusivamente per via informatica». La decisione finale spetta al Consiglio dei ministri, ma il no del Consiglio di Stato può essere superato solo all'unanimità. Chissà se anche tra i ministri c'è chi pensa che le mail hanno «tempi di confezionamento e lettura più lunghi»?



6 luglio, muore il Web italiano
Dalla settimana prossima l'Autorità delle comunicazioni avrà il diritto arbitrario di oscurare siti senza un processo. Una norma che non esiste in nessun Paese libero. Fortemente voluta da Berlusconi e da Mediaset

[...]
Nel testo definitivo dovrebbe insomma restare il principio di fondo, già presente nell'attuale bozza della delibera: Agcom avrà il potere di oscurare siti web accusati di facilitare la pirateria. Senza passare da un regolare processo, ma solo a fronte di una segnalazione da parte dei detentori di copyright.



SIAMO NON DICO DA TERZO MONDO AFRICANO, MA QUASI. SIAMO PEGGIO DELLA CINA. ALMENO LORO SONO UNA DITTATURA DICHIARATA, CON UN'ECONOMIA IN CRESCITA ESPONENZIALE.

NOI SIAMO UNA FALSA DEMOCRAZIA IN CRISI DA 20 ANNI....


domenica 26 giugno 2011

Quegli immigrati che salvano i posti di lavoro



Uno dei luoghicomuni diffusi in Italia (ma non solo) soprattutto dalla Lega Nord è che gli immigrati che lavorano nelle imprese edili, di pulizia, nei campi etc etc siano un grosso problema per noi italiani: ci rubano, secondo quelle menti, il lavoro. Sono loro la causa della grossa disoccupazione, giovanile e non.


Probabilmente questi non hanno mai letto un articolo o letto un libro (serio) di economia, perchè sennò si accorgerebbero delle cantonate che stanno prendendo. Se non ci fossero gli immigrati che, lavorando di più e a meno (sia quelle regolari, sia quelli in nero) ci costruiscono le case, queste costerebbero molto di più, nessuno le comprerebbe, le aziende fallirebbero e altri posti di lavoro verrebbero persi. Pensiamo agli imprenditori (italiani), ai contabili (italiani), agli amministratori (italiani), a tutti i commercianti legati agli acquisti che italiani e non fanno con gli stipendi derivanti dalla vendita di quelle case.

Di fianco a casa mia stanno costruendo una casa: sono tutti lavoratori stranieri che lavorano, anche oggi che è domenica, e sono tutti regolari, assunti che pagano i contributi (e quindi le pensioni, magari ad italiani che a 35 anni se ne sono andati in prepensionamento).


Il problema non sono loro, anzi, per fortuna ci sono! I problemi sono altrove, in quelle caste chiamate "ordini" in cui è praticamente impossibile accedervi e che il potere politico (quindi i vostri politici) non vogliono liberalizzare. A questo aggiungiamo la quasi impossibilità di fare impresa et voilà, ecco a voi la disoccupazione.

Sia ben chiaro che un po' di colpa è anche degli italiani stessi. Se questi di fianco a casa mia lavorano anche oggi, e da un'altra parte, in un posto pubblico, un italiano si lamenta perchè ha due pomeriggi di fila e chiama il sindacato (che ovviamente lo difende), allora c'è ben poco da fare.


lunedì 13 giugno 2011

E ORA FATTI PROCESSARE




REFERENDUM 4 (scheda verde)
Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale
sezioni% votantisch. bianchesch. nullecontestate
5124456,99
Si
voti2070335395,07 %
No
voti10731204,93 %



E VAI IN GALERA...




venerdì 10 giugno 2011

La qualità del governo italiano dipende dall'istruzione degli italiani



Segnalo questa curiosa ricerca di Piergiuseppe Fortunato e Ugo Panizza apparsa su vox.org dal titolo "Democracy, quality of government, and the average voter" (Democrazia, qualità del governo e l'elettore medio). Si dimostra che la democrazia garantisce il buon governo SOLO se l'elettore medio è sufficientemente educato.
A questo si deve aggiungere che, con una popolazione che ha studiato, anche i regimi (quindi governi non democratici) saranno migliori al fine di evitare ribellioni (che a quanto pare avvengono lo stesso).
Se masticate un pochino di inglese vi consiglio di leggerlo (non è lungo).

Le considerazioni sono abbastanza semplici: i governi migliori sono quelli del nord europa e gli elettori più preparati, guarda un po', sono proprio loro.


Se guardiamo all'Italia, non c'è da stupirsi se il nostro governo (destra e sinistra) sia qualche cosa di impresentabile da anni e anni, infatti il nostro livello di istruzione è bassino come ho già riportato.

La cosa si vede bene anche dentro all'Italia, in quanto al Sud (zona meno istruita) vi sono politici ancora peggiori della media che malgovernano in maniera esponenziale rispetto ai colleghi di centro e nord.

Un popolo più somaro è più facile è da ingannare...se poi chi lo inganna possiede anche la maggior parte degli strumenti di comunicazione il gioco è fatto.

Il miglior modo per capire come stanno veramente le cose e cambiarle è uno solo: studiare, tanto, ed informarvi. Avete internet, usatelo anche per cose serie che male non vi fa.

mercoledì 8 giugno 2011

Una ricetta per rilanciare i consumi e il paese


C'è stata una riunione fra Bossi, Berlusconi e Tremonti la scorsa notta. Tema centrale: questione tasse.
Sembrerebbe che, causa pessimi risultati delle amministrative, finalmente il governo voglia abbassare queste maledette tasse.

Tralasciando il fatto che questa sarà la centesima volta in cui sento dire "Abbasseremo le tasse", la questione è molto semplice. Con tasse alte:

  1. Il reddito delle famiglie cala e quindi hanno meno reddito da utilizzare per i consumi
  2. Le imprese si vedranno diminuire i ricavi e quindi avrammo meno reddito da investire
  3. Gli stranieri difficilmente investiranno in Italia per pagare più tasse, considerando che nel nostro paese ad alta pressione fiscale NON corrisponde l'alta qualità dei servizi (come ad esempio è nei paesi nordici)

I consumi in Italia sono molto bassi e questo danneggia tutto il mercato dei beni. Alta pressione fiscale non favorisce la domanda di beni, soprattutto se l'inflazione ha eroso (se non superato) gli aumenti salariali negli ultimi 10 anni.


Il punto è che le aziende non sono stimolate ad investire in Italia anche per questo motivo: se la domanda attesa è bassa, le tasse sono alte, i servizi scadenti, la giustizia che non è eguale e in generale non funziona, l'investitore non ha alcun stimolo a mettere soldi (miliardi di euro) in un paese così.
Che senso avrebbe spendere 1-2 miliardi di euro in un paese in cui c'è una domanda attesa ferma se non in calo e in cui non ho alcun altro vantaggio rispetto ad andare, chessò, in Francia? Perchè aumentare la capacità produttiva di un paese, se nessuno comprerà il surplus di beni che andrò a produrre?

Se è vero che minori entrate peggiorano il deficit, è anche vero che abbassando le tasse le famiglie consumeranno di più, le imprese ricominceranno ad investire! Con queste condizioni, si creeranno posti di lavoro e si potrà quindi tagliare quella componente INUTILE di spesa pubblica. I lavoratori pubblici che oggi vengono pagati-assunti per fare lavori di cui possiamo farne a meno, si ritroverebbero a lavorare facendo e producendo cose utili.

Il risultato è: meno spesa pubblica, più consumi, più investimenti e più crescita.

Speriamo che prima o poi riescano a capirlo.

sabato 4 giugno 2011

Le amministrative viste dall'Economist





Vi invito a leggere questo articolo tratto dall'Economist in cui discute dei risultati delle scorse elezioni amministrative.

I punti salienti sono: crisi di Berlusconi, conflitto con Tremonti, alleanza con la populista e islamofobica Lega Nord, vittoria dell'opposizione e contemporanea sconfitta del maggior partito della stessa (il PD).

Qui alcuni passaggi:


WHAT could be worse for the euro than political instability in Italy? How about a government trying to buy popularity with higher public spending and/or tax cuts? ...

Yet soon after the elections it became clear that Mr Berlusconi wanted to change fiscal policy. Asked what he would do if his finance minister refused to loosen the purse strings, he replied: “We’ll make them open. Tremonti doesn’t decide. ...

The loss of Arcore was one of several that made these elections a personal calamity for Mr Berlusconi. ...

The loyalty of Umberto Bossi’s movement, which combines regionalism with populism and Islamophobia, is vital to the government’s survival. Its poor showing in the first round had persuaded many in the League that the time had come to sever links with Mr Berlusconi’s People of Freedom movement. The second round, in which the League lost control of the north-eastern city of Novara, will make that view more widely shared. ...

The new mayor of Milan, Giuliano Pisapia, was not the choice of Italy’s biggest opposition group, the centre-left Democratic Party, but of the smaller and more radical Left, Ecology and Freedom movement, led by the governor of Puglia, Nichi Vendola. The winner in Naples was a maverick former prosecutor, Luigi de Magistris, who ran for the anti-corruption Italy of Principles party, founded by another former prosecutor, Antonio Di Pietro. Not the least of the questions posed by these elections was whether they presage a shift not just on the right, but also on the left.



giovedì 2 giugno 2011

Nessuno tocchi i candidati!



Che le Amministrative siano state una disfatta per la maggioranza è oramai palese, soprattutto dopo i risultati dei ballottaggi (penso a Milano, Napoli, a Novara dove al primo turno le Lega era in vantaggio).

La disfatta però non riguarda tanto i candidati, quanto Berlusconi e Bossi stessi. Questa sconfitta è stata una battaglia persa a livello nazionali, quasi da elezioni politiche. I candidati di destra hanno parlato poco delle loro idee, ripetendo solamente ciò che Berlusconi diceva o ha detto loro di dire.

Prendendo ad esempio la Moratti, sembrava quasi indottrinata, posseduta da Berlusconi: era lui che parlava, non lei.

Berlusconi si è esposto di sua volontà con dichiarazioni vergognose, da dimissioni immediate (ricordate la frase detta ad Obama?) e il popolo lo ha BOCCIATO per queste.
I candidati, seppur non esenti da colpe, c'entrano ben poco con la disfatta nazionale.

Nessuno tocchi i candidati....chi dovrebbe dimettersi sono i loro capi. Se vi chiedono di andarvene, ribellatevi e cacciateli via, fuori a calci. E' ora che pure voi svegliate il vostro cervello addormentato da troppo tempo oramai.



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