Allen Sinai famoso (per chi lo conosce) economista, uno dei più preparati in Usa se non nel mondo, nel 2007 aveva avvertito tutti che la crisi dei sub-prime non era ancora entrata nella fase più pericolosa..a voi l'articolo:
Allen Sinai lancia l'allarme Si aprirà un nuovo baratroDopo averlo letto sono rimasto confuso in quanto se un economista di questo livello esce con parole di questo peso, è perchè si sente sicuro e può dimostrare quello che sostiene.
Repubblica — 29 ottobre 2007 pagina 2 sezione: AFFARI FINANZA
Dimenticate la crisi dei subprime, perché ancora non avete visto nulla: nuove minacce sono pronte a colpire Wall Street. E' l' allarme che lancia Allen Sinai, uno dei più prestigiosi guru di New York: economista della scuola di Milton Friedman alla Northwestern University di Chicago, è stato chief economist della Shearson Lehman negli anni '70, poi consulente della Federal Reserve, quindi di due presidenti americani in stile bipartisan, Bush padre e Clinton. Oggi presiede la Decision Economics, thinktank che offre le sue consulenze a governi, corporation, imprenditori e finanzieri. L' allarme sorprende perché si credeva che il peggio fosse passato ora che le banche hanno affrontato la spietata operazionepulizia, e anche perché Sinai non ha fama di allarmista in cerca di titoli sul giornale. Stavolta, raggiunto al telefono nel suo ufficio, non dà spazio alla cautela. Così, non è il caso di abbassare la guardia? «Certo che no. Intanto perché una crisi come quella dei subprime non si assorbe facilmente. Colpisce senza distinzioni sia le banche commerciali che le banche d' investimento, e qui sta un paradosso: negli ultimi anni entrambe le categorie, liberate dai vincoli dalle liberalizzazioni, si sono avventurate con sempre maggior incoscienza, nelle obbligazioni strutturate, le famigerate Siv (Structured investment vehicles), alla ricerca di nuovi affari e di terreno da togliere sotto i piedi dei concorrenti. Così, è nato questo mostro dei subprime: 500 miliardi di dollari di mutui a tassi troppo alti. E' il 910% dei mutui erogati in America, ed è stato utilizzato per creare una montagna di titoli securitized della quale si perdono i contorni. Quando si va a vedere i titoli nati in questo modo, la percentuale sul totale dei titoli backed in generale dai mutui immobiliari di qualsiasi tipo compresi i migliori, sale di parecchio. Questo perché per le banche era più urgente cartolarizzare questo tipo di crediti più difficilmente esigibili». E quanti di questi crediti sono finiti male? «Quasi tutti, diciamo il 95%. Ma non sono gli unici a creare problemi perché qui si apre il nuovo capitolo della storia, che ha un nome che le consiglio di ricordare perché lo sentirà spesso: Arm, e più precisamente i mutui della categoria Alta». Ovvero? «E' una categoria di mutui intermedia fra i subprime e i prime: il tasso non è quello capestro dei primi ma non può essere neanche quello invidiabile dei secondi (vedere grafico a fianco, ndr). Sono regolati da un complesso meccanismo per cui, dopo i primi cinque anni di tasso fisso, l' interesse viene rinegoziato anno dopo anno. Tutto dipende da come andrà il mercato immobiliare: se continuerà ad essere debole, inesorabilmente lo spread fra questi tassi e quelli prime si amplierà, e quindi si aprirà un nuovo capitolo identico a quello dei subprime». E quante possibilità ci sono secondo lei perché ciò accada? «Molte. Tendenzialmente, il mercato immobiliare resta debole sia come numero di affari che come prezzi, e lo sarà per molti mesi. E il mercato del credito che ad esso è collegato si trova in un' analoga situazione. Il credit crunch non è passato. E' difficile ottenere un prestito da una banca, e questo sta già avendo dirette e pesanti conseguenze sui consumi americani. Esiste una forte probabilità, infine, che al calo dei consumi corrisponda sul medio termine, comunque entro il 2008, un calo del fatturato delle aziende». Quindi, recessione? «Non necessariamente. In un periodo che potremmo individuare dai 6 ai 9 mesi a questa parte ci troveremo in semirecessione: l' economia potrebbe non finire in rosso, o tutt' al più per un trimestre, ma procederà al rallentatore ad un tasso annualizzato dell' 1% o appena di più». Però Wall Street, pur con qualche tentennamento, avanza... «Starei attento. Il mercato non potrà non risentire della pesantezza della situazione. Ripeto, non parlo di oggi ma del medio termine». Ma tutto deriva dalla crisi immobiliare? «Sì, per quanto difficile da credere. L' importanza di questo settore in America è senza uguali. Si può finire in semirecessione anche senza che alcun settore manifatturiero vada in crisi. Del resto, guardi quello che sta succedendo nelle banche: tutte, grandi e piccole, scelgono la linea dura, contro se stesse. I consigli d' amministrazione, rapidamente uno dopo l' altro, si rendono conto che quei soldi sono persi per sempre e preferiscono contabilizzarli in perdita ed escluderli dallo stato patrimoniale. Le conseguenze personali per i presidenti, accusati di non essersi resi conto dei rischi che andavano a correre con tutte le manovre sui titoli derivati (derivati da quei crediti), passano in secondo piano». Ma com' è possibile che gente così preparata si sia fatta sorprendere da una crisi di tali proporzioni? «Non ci stupiamo troppo. E' caratteristica di qualsiasi business: c' è sempre il rischio di qualche sorpresa, di qualche "contrattempo" anche grave. E' quello che è successo». Anche lei pensa, come altri economisti, che sia anche colpa della Fed che ha tenuto per tre anni i tassi innaturalmente bassi incoraggiando così qualsiasi avventura e scoraggiando il risparmio? «Mah, non lo so. Anzi, non credo: probabilmente sarebbe andata lo stesso così». e.o.
E' vero che non si poteva credere al 100% delle sue parole, però un minimo di attenzione in più la si poteva avere..
Non sono un esperto (per ora) di queste cose, però da quasi ignorante della materia mi sorgono dei dubbi: la crisi poteva veramente essere evitata? Se si, in che modo?